
L’espansione del circuito Challenger: opportunità o rischio per il tennis?


Il circuito Challenger sta vivendo una fase di espansione senza precedenti. Questa settimana si disputano ben sei tornei Challenger contemporaneamente, con 288 giocatori impegnati nei vari tabelloni. Se a questo numero aggiungiamo i 24 tennisti attualmente in gara al Masters 1000 di Madrid, arriviamo all’impressionante cifra di 312 atleti professionisti contemporaneamente in campo nel solo circuito ATP-Challenger.
Numeri che fanno riflettere e che non rappresentano più un’eccezione, ma una tendenza consolidata: ogni settimana, anche quando sono in programma tre tornei del circuito ATP principale, si disputano regolarmente quattro o cinque eventi Challenger. Una proliferazione di tornei che solleva interrogativi legittimi sul futuro della struttura del tennis professionistico.
La domanda sorge spontanea: il circuito Challenger sta gradualmente prendendo il posto dei tornei Future, tradizionalmente considerati il primo gradino del professionismo? I dati sembrano confermare questa ipotesi, trasformando quella che un tempo era un’anomalia in una realtà consolidata.
Il progetto di espansione del circuito Challenger appare evidente, ma non privo di criticità. Con circa 300 tennisti impegnati settimanalmente in questa categoria di tornei, si rischia inevitabilmente un livellamento verso il basso della qualità complessiva. Se fino a pochi anni fa i Challenger rappresentavano un passaggio intermedio ben definito tra i Future e il circuito maggiore, oggi questa distinzione appare sempre più sfumata.
L’ATP sembra intenzionata a creare una struttura a due livelli principali: il circuito ATP propriamente detto, con i suoi tornei 500, Masters 1000 e Slam, e un ampio circuito Challenger che assorbe gran parte dei giocatori professionisti al di fuori della Top 100. In questo scenario, i tornei Future rischiano di essere relegati a un ruolo sempre più marginale o addirittura di scomparire.
Questa trasformazione offre indubbiamente maggiori opportunità per molti tennisti di confrontarsi a un livello superiore e di guadagnare punti preziosi per la classifica ATP. Tuttavia, comporta anche il rischio di una diluizione della qualità media dei tornei Challenger, con tabelloni che presentano dislivelli tecnici sempre più marcati tra i giocatori meglio classificati e quelli provenienti dalle qualificazioni.
Il futuro dirà se questa strategia porterà a una maggiore democratizzazione del tennis professionistico o se invece rischia di creare un divario ancora più ampio tra l’élite e il resto dei giocatori. Quel che è certo è che il panorama del tennis professionistico sta cambiando rapidamente, e il ruolo crescente del circuito Challenger ne è la dimostrazione più evidente.
Federico Di Miele
TAG: Circuito Challenger
Magari ma purtroppo no
Alla fine i tennisti sono sempre gli stessi…se non stanno al circolo, fanno futures o i challengers o gli atp…il modo in cui possono stratificarsi in classifica per qualità e guadagnare il massimo con il minimo di spesa per le fasce basse per me è il migliore.
Basta prendere la classifica, vedere che numero di tornei fanno i giocatori, quanto si spostano, quante volte possono godere dell’hospitality, quanto guadagnano a fine anno…non ci vuole un genio, basta avere i dati e chatgpt….
Alla fine poi un Cippalippa sarà suppergiù meno forte di un Antani il quale è meno forte di un Sbiriguda e la classifica si formerà così.
Ci sono 5 challenger alla settimana come era una volta per i futures?I giocatori guadagnano di più, chi li organizza evidentemente anche sennò passa la palla, non capisco dove sia il problema. Ci dobbiamo preoccupare che “una volta” le semi challenger avevano il n.60 vs 81 e adesso si giocano tra il 167 e il 200?Il sistema si riequilibra da solo….voler regolamentare mi sembra come impedire che un coach apra una accademia perchè dei 100 atleti che spederanno migliaia di euro forse in 10 anni ne uscirà uno sul circuito….
Io farei eventualmente MINIMO uno settimanale a continente . non massimo !
Di Miele è china firmato l’articolo
Per il loro livello standard sono aumentati e non di poco nelle classifiche…
Per quando riguarda nazioni come Francia,Portogallo(è uno dei casi più significativi),Spagna(erano praticamente spariti a livello challenger),etc,avoja se incidono. …
Il terzo
In cambio ci sarà un Atp 250…
Beh però un 175k in una sede importante è in pratica un 250 mascherato. Scomparirebbero i tornei maggiori medio piccoli o si moltiplicherebbero? Prevedibile con la presenza di più giocatori di una inflazione nei punti ranking intorno al 200 atp con tanti che gravitano in una certa fascia. Sarebbe una lotta feroce in cui un qualsiasi tennista che si programmi bene potrebbe emergere in varie parti del mondo e non solo nei paesi con tanti challegers per storia.
evidentemente conosce i nomi dei contributori…
@ Massimo.bianco29@yahoo.it (#4369822)
Sempre criptico, meglio non farsi capire: inglese,corso, sardo o siciliano?
E il sig Miele chi è?
Se ho visto bene, i 175 previsti quest’anno dovrebbero essere 6, l’Italia, che ne aveva due sino allo scorso anno, Cagliari e Torino quest’anno ha solo quello di Torino, Cagliari è stato sostituito da Estoril, privata momentaneamente dello storico 250. Non so come sarà dal prossimo anno, dai 5 originari si è cresciuti a 6, ma l’Italia ne ha perso uno, checchè ne dicano certi personaggi ed i loro seguaci.
La categoria dei 250 è frequentata soprattutto da tennisti fra la 20esima e la centesima posizione (fa eccezione Arnaldi, permettemi la battuta). Qualcuno s’indigna a causa di ciò, io no, perchè è giusto che anche degli ottimi tennisti (tali sono, a mio parere, quelli che ricadono in questo range) abbiano i loro spazi. Disputarne un buon numero fa bene al tennis, ed anzi, andrreebbero inseriti nella seconda settimana dei Masters su due e degli Slam, per consentire a chi uscisse precocemnete, non necessariamente un tennista di secondo piano, di recuperare punti e, soprattutto, gioco. Sono molto perplesso su i Ch 175, e lo dissi sin da quando vennero istituiti.
Per quanto riguarda la crescita del circuito Challenger, non si può che plaudervi, favorisce una crescita più rapida soprattutto dei giovani, anche se qualcuno paventa il rischio di una svalutazione del livello. Come scrivo da sempre, dimostrandolo con i dati, senza ricorrere a grottesche ed indimostrate teorie terrapiattiste, in realtà il numero di tornei influisce in misura minima su i risultati complessivi di un atleta, sia esso statunitense, italiano o uzbeco. Influisce se è, in primo luogo, bravo (sembra ridicolo ricordarlo, ma, leggendo alcuni interventi su queste pagine, lo trovo necessario), in secondo luogo possa venire da un paese sufficientemnte ricco ed interessato allo sviluppo di questa disciplina da fornirgli il supporto necessario, e possa contare su uno staff tecnico adeguato. Senza queste tre cose si combina poco, in Tunisia ed in Egitto si organizzano decine di Future ogni anno, ma quanti tennisti provenienti da questi paesi emergono? 0. Allargare il numero dei Challengers in ogni continente (interessante la proposta di giocarne sempre almeno uno a settimana per continente, un po’ difficile da realizzare, ma interessante) permette quindi a tanti giovani, se potranno contare su questi tre requisiti, di crescere più rapidamente ed avvicinarsi a quella zona che permetterà loro una buona e redditizia carriera. Da qualunque paese provengano.
Io onestamente sono a favore dei “challenger per tutti”
Perché così essenzialmente si tutelano tutti i paesi
Per farvi capire: i challenger in Italia non sono invincibili: un giorno potrebbero diminuire
E quindi dobbiamo tutelarci per fare crescere i nostri talenti
La Francia ora ha più challenger di noi e ovviamente dà wild card ai suoi, dobbiamo assolutamente avere più challenger possibili per dare wild card ai nostri talenti
Altrimenti ragazzi tipo Vasami resterebbero per sempre nel fondo della classifica
Credo sia inevitabile, con ormai quasi tutti i mille che si giocano in due settimane e i 250 che si stanno estinguendo, anche perché fai fatica a trovarci anche solo un top-20, i challenger cresceranno esponenzialmente di numero, basta che si garantisca quanto meno il rimborso spese a tutti i partecipanti
Pardon,Di Miele
Caro sig.Miele peccato che continuano ad essere privilegiati però sempre gli stessi.
Commento intelligente il tuo.
Chi ha voluto fortemente i ch.175 è ben noto e proviene da un’isola.
non mi piace che il biglietto per quello di Torino costa come una finale di playoff di pallavolo però
Dislivello nei challenger direi non davvero. La differenza a livello tecnico tra n. 200 è n. 400 è spesso inesistente, dipende solo da infortuni o diversa fase della carriera
ma non si era detto che i tennisti fuori dalla top150-200 non ce la facevano con le spese e che dovevano guadagnare di più? questa è la strada.
guadagnano di più con i challenger o con i futures?
andrebbero aumentati i punti nei challenger (diminuiti dal 2024)
Sono totalmente contrario ai challenger 175 ad esempio.
Che guarda caso sono nati con la creazione dei master a 2 settimane.
Ahimè temo ce ne saranno sempre più.
I challenger stanno aumentando anche per un altro motivo: che tutti i continenti ne vogliono uno a settimana… E questo nn sarebbe un male, anzi.. fosse per me metterei un challenger massimo a settimana per continente