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“Carlos Alcaraz: My Way” – Quando la normalità sfida la leggenda (Video)

26/04/2025 09:42 10 commenti
Carlos Alcaraz nella foto
Carlos Alcaraz nella foto

Ho appena terminato la visione di “Carlos Alcaraz: My Way”, il nuovo documentario Netflix che promette di svelare i retroscena della vita di uno dei fenomeni più brillanti del tennis contemporaneo. E ciò che colpisce, paradossalmente, non sono tanto i momenti di gloria quanto quelli di normalità.
La produzione riesce nell’impresa non semplice di raccontare un campione in divenire senza cadere nell’agiografia. Quello che emerge è il ritratto di un ragazzo di 21 anni che, mentre insegue ambizioni stratosferiche (“essere alla pari con il Big Three”, nientemeno), lotta per preservare spazi di normalità e leggerezza.
Particolarmente illuminante è la sequenza in cui Alcaraz confessa di aver avuto bisogno di una pausa dopo la semifinale persa contro Djokovic al Roland Garros 2023: quel “devo andare a Ibiza” rappresenta la rivendicazione di un’umanità che il tennis professionistico tende spesso a sacrificare sull’altare del successo.
I momenti familiari rappresentano forse il cuore emotivo del racconto. Quella festa di compleanno con la nonna che canta e il fratello che promette “scappellotti” se si monterà la testa, vale più di mille parole per comprendere le radici di un campione che, nonostante tutto, sembra ancora saldamente ancorato alla terra.
Le figure di Federer e Agassi fungono da ponte tra generazioni. I loro consigli – godersi la vita anche durante i tornei, imparare dagli errori altrui – risuonano come un passaggio di testimone che attraversa epoche diverse del tennis.
Ma è forse Juan Carlos Ferrero a offrire lo spunto più interessante, descrivendo l’Alcaraz adolescente come “una montagna russa emotiva”. Una definizione che, insieme all’ammissione dello stesso tennista (“forse non sono così rigoroso con me stesso”), suggerisce come il vero talento del murciano non stia solo nei colpi spettacolari, ma nella capacità di costruirsi un percorso autentico in un mondo che spinge alla standardizzazione.
“My Way”, appunto. Nel titolo c’è già tutto: la storia di un ragazzo che, pur inseguendo le orme dei più grandi, sta tracciando una strada tutta sua. Sarà questo, forse, il suo vero asso nella manica nella corsa a entrare nella leggenda.

Ambizioni senza limiti
Una costante della serie è la chiarezza con cui Alcaraz esprime le sue ambizioni. Il giovane spagnolo non nasconde il desiderio di entrare nella storia del tennis: “Vorrei essere alla pari con il Big Three in termini di titoli. Fa parte della mia lotta per diventare il miglior atleta della storia.”
Il suo team spesso gli fa notare cosa serva per massimizzare il suo potenziale, usando la dedizione di Novak Djokovic come esempio. Alcaraz, però, ha la sua visione: “Forse non sono così rigoroso con me stesso. Mi prendo il tempo per godermi di più la vita – e forse più di quanto dovrei – ma alla fine questo è il mio metodo.”

Le difficoltà nascoste
Se il pubblico vede solo i colpi spettacolari e il sorriso contagioso di Alcaraz, la docuserie rivela anche i momenti difficili nella vita del campione. Le pressioni della vita da tennista professionista – e l’inseguimento della storia – talvolta si fanno sentire.
“Nel 2023 ero già mentalmente esausto,” confessa Alcaraz. “Era tennis al 100%, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, e al Roland Garros, dopo aver perso contro Djokovic in semifinale, avevo un amico in vacanza a Ibiza… ‘Lasciami andare, parto domani’.”
Alcaraz racconta di aver dovuto parlare con il suo agente Albert Molina: “Non sapevo come dirglielo… devo andare, anche solo per due o tre giorni a Ibiza.” Il suo team non era entusiasta dell’idea, con i tornei di Queen’s Club e Wimbledon all’orizzonte, ma la serie mostra come il giovane spagnolo sappia riconoscere quando ha bisogno di una pausa.

I consigli di Federer e Agassi
Nel documentario compaiono diverse leggende del tennis, tra cui Rafael Nadal, Roger Federer e Andre Agassi, che hanno offerto preziosi consigli al giovane talento.
Alcaraz ricorda un consiglio di Federer: “Gli ho chiesto cosa facesse per mantenere la motivazione per così tanto tempo, anno dopo anno, e mi ha detto che devo rendere la vita più piacevole e trovare il modo di divertirmi in ogni torneo. Incontrare amici, trovare cose da fare, andare a vedere film, cercare sempre qualcosa che ti renda felice ovunque tu vada.”
Agassi, durante un incontro in limousine a Las Vegas, ha invece suggerito ad Alcaraz di apprendere dall’esperienza di Nadal: “Quando deciderà di ritirarsi, dovresti contattarlo e chiedergli quali cose avrebbe fatto diversamente. Sii intelligente. Vuoi sempre imparare in 10 minuti ciò che a qualcuno è costato 10 anni.”

L’importanza della famiglia
Alcaraz è più a suo agio quando è circondato dalla famiglia e dagli amici. Ama vivere a casa con la sua famiglia a Murcia e adora la cucina di sua madre Virginia.
Una scena particolarmente importante di come sia realmente Carlos mostra la celebrazione del suo 21° compleanno a casa con familiari e amici. Sua nonna canta e Alcaraz è tutto sorrisi. Anche il fratello maggiore Alvaro lo aiuta a rimanere umile: “È davvero un ragazzo di famiglia. Adora stare con i suoi amici d’infanzia alla festa perché è quando è più rilassato e può essere davvero se stesso,” racconta Alvaro, che poi scherza: “Sappi che non importa quanto famoso deciderai di diventare, sarai sempre il mio fratellino e ti darò uno scappellotto se ti monterai la testa.”

Ferrero e l’evoluzione di Alcaraz
Juan Carlos Ferrero, ex numero 1 del mondo e attuale allenatore di Alcaraz, offre numerosi spunti durante la serie. Il sedici volte campione a livello tour racconta come l’agente di Alcaraz, Alberto Molina, gli chiese di unirsi al team.
“L’idea di lavorare con un ragazzino, aiutarlo a costruire qualcosa dalle fondamenta con le conoscenze che ho come giocatore e allenatore, mi ha parlato molto,” spiega Ferrero.
L’allenatore ricorda gli inizi, quando Alcaraz trascorreva un paio di settimane alla sua accademia prima di tornare a casa per il weekend: “Carlos era un ragazzo timido all’inizio con me. Credo avesse molto rispetto per la mia persona. Non era molto stabile emotivamente: si esaltava troppo con le vittorie e poi si lamentava se le cose non andavano come voleva, era giù. In pratica, era come sulle montagne russe.”

La docuserie “Carlos Alcaraz: My Way” offre così uno sguardo inedito e approfondito sulla vita e sulla mentalità di uno dei più brillanti talenti del tennis mondiale, mostrando sia la determinazione che le vulnerabilità di un giovane destinato a scrivere la storia di questo sport.



Francesco Paolo Villarico


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10 commenti. Lasciane uno!

Giampi 26-04-2025 14:00

Nulla che non sapessimo..Alcaraz è un giocatore da grandi classiche ma difficilmente sarà un vincitore di giri di italia e di tour de france. Quella è roba per Sinner..

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Aquila (Guest) 26-04-2025 12:02

Non ho visto il docufilm, anche perchè vengono sempre alterati per il piacere del pubblico, ai tempi ho detto che Alcaraz ama il tennis come divertimento e finchè vince facilmente il divertimento del tennis rimane, adesso non vince più facilmente e qualcuno gli ha riferito se vuoi diventare ancora numero uno, bisogna lavorare di più e divertirsi meno, vedremo più avanti la sua scelta e la probabile rottura con Ferrero se sceglie il divertimento…la sua scelta quale sia va rispettata è giovane ha gia vinto e guadagnato molto, se ora pensa di più a divertirsi fa bene è una sua scelta

9
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eumc2 (Guest) 26-04-2025 12:02

Ne viene fuori il ritratto di una bella persona con una forte petsonalita’ che non vuole essere schiava del tennis.

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Kenobi 26-04-2025 11:19

Vista anche io, c’è molta narrativa dietro e viene mostrata una parte di Carlos per fare parlare.
Niente di “anormale” nella normalità di Carlos , i problemi li ripeto,sono altri.

7
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mattia saracino 26-04-2025 11:18

È un documentario su Netflix ad carlos Alcaraz.

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Inox 26-04-2025 11:15

Lo stress da Superman se lo è autoinflitto, Jannik tutta un’ altra pasta

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+1: Detuqueridapresencia, il capitano
-1: TKT
vittorio carlito (Guest) 26-04-2025 10:44

Al posto di girare documentari e giocare esibizione sarebbe stato meglio che si riposava il carletto. Certo non e´ Frank Sinatra”

4
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Silvy (Guest) 26-04-2025 10:42

Ma io non ci vedo niente di strano a fare le vacanze. Se va qualche giorno a Ibiza che male c’è? O se Sinner va a sciare nelle sue montagne che male c’è? Boh le pause sono indispensabili per ritrovare l’equilibrio psicofisico. Non si vive di solo lavoro. Lo fanno passare come uno che fa chissà che vita sregolata ahah!

3
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Sasha (Guest) 26-04-2025 10:27

Come se Nadal o Djokovic o Federer non abbiano mai preso settimane di pausa per staccare la spina, o Sinner non abbia fatto le sue vacanze al mare in dolce compagnia!

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Taxi Driver 26-04-2025 10:12

Semplicità…..quanto si abusa di questo sostantivo

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