
Intervista Esclusiva a Matteo Arnaldi: “Lavoro tanto su servizio ed essere più aggressivo. Il match della vita? Lo sogno sull’Ashe a US Open”


Matteo Arnaldi è uno dei tennisti italiani della nuova generazione più intriganti da osservare e seguire. Con lui in campo non ci si annoia mai: si passa da difese estreme, con quelle “spaccate” clamorose al limite dell’impossibile, ad attacchi improvvisi con impatti in totale anticipo che gli valgono vincenti favolosi, il tutto sostenuto da una voglia di vincere e lottare che lo contraddistingue da sempre. “Eroe” della prima Davis Cup vinta a Malaga nel 2023 insieme a Sinner e compagni, da mesi è alle prese con un importante processo di evoluzione del proprio tennis per aggiungere soluzioni vincenti e diventare un giocatore più offensivo e completo. Non è un processo indolore: a ottime prestazioni e vittorie alterna qualche sconfitta anche inattesa, ma è parte del viaggio, l’importante è guardare lontano con obiettivi chiari e la forza, fisica e mentale, di perseverare nella costruzione di se stesso. Lui ne è consapevole e segue il processo, sapendo di non partire mai battuto anche contro i migliori perché il suo gioco è “scomodo” per tutti da affrontare. Quest’anno ha ottenuto due buoni risultati negli Stati Uniti a febbraio tra Dallas e Delray Beach, mentre a Indian Wells con una prestazione di livello ha superato Andrey Rublev (n.8 del mondo). Adesso la terra battuta, questa settimana al 500 di Barcellona. Matteo ci ha concesso un’intervista in esclusiva, nella quale si sofferma sul suo gioco, sulla voglia di migliorarsi e anche qualche curiosità. Ecco le risposte di Arnaldi alle nostre domande.
Hai acquisito una certa esperienza sul tour, dimostrando di avere ottimi colpi e un livello di gioco molto vicino ai migliori, battendone alcuni. A tuo avviso cosa marca la differenza tra il tuo status attuale (n.35 ATP, vicino al tuo best di n.30) e chi staziona nella top15?
La differenza principale è la costanza. Nella maggior parte dei tornei I top 15 hanno più costanza nell’ottenere risultati importanti. Io in questo momento ho ancora un andamento un poco altalenante, con tornei in cui faccio bene, tornei in cui gioco un pochettino peggio, e tornei in cui faccio qualche primo turno. Credo che questa sia la differenza principale ancora tra me e un top 15.
Già dallo scorso anno, osservando (e commentando) molti tuoi incontri, ho avuto la sensazione che tu stia cercando una decisa evoluzione nel tuo gioco, spostandoti maggiormente da straordinario contrattaccante a tennista più offensivo, con una ricerca più rapida del colpo vincente. È un’osservazione corretta e, se sì, a che punto ti senti in questo passaggio? O dove vuoi spingere il tuo gioco per migliorare ulteriormente?
Sì, sicuramente sto cercando di lavorare un po’ sul mio gioco, di adattarlo, di migliorarlo, quindi essere un pochino più offensivo e migliorare il suo servizio è una delle cose principali che stiamo facendo dall’anno scorso. Allo stesso tempo però non voglio snaturare del tutto il mio gioco, l’obbiettivo è quello di aggiungere armi e giocate in più a quello che ho già.
Guardando le statistiche ATP nelle ultime 52 settimane, sei 13esimo per rendimento complessivo in risposta (e nono per punti vinti rispondendo alla prima di servizio), davanti a gente come Zverev, Ruud, Rublev, Fritz… Pensi che sia proprio la risposta il tuo punto forte e, allo stesso tempo, la chiave per eccellere nel tennis attuale?
Diciamo che la risposta è sempre stato il mio colpo forte. Per quel motivo stiamo lavorando maggiormente sul servizio perché credo sia importante avere entrambi, non puoi rispondere bene e poi servire male, quindi la risposta si, è sempre stato uno dei miei punti forti in cui ho sempre fatto giocate, ho sempre fatto tanti punti e magari tanti break, però bisogna concretizzare col servizio e quello è parte dal lavoro che stiamo facendo.
Dove pensi di aver più margine di crescita nel tuo gioco, forse la seconda palla di servizio?
Più che la seconda palla di servizio, direi che l’essere più aggressivi durante lo scambio e il trovare più giocate anche al volo è dove ho più margine, infatti è quello su cui stiamo lavorando a partire dal servizio.
Il tennis italiano sta vivendo un momento magico, e non solo per Jannik Sinner al n.1 del mondo. Si parla di sistema, di miglioramento nei coach e metodi di allenamento, di mentalità. A tuo avviso, qual è la chiave di questi grandi successi? E cosa prendi di ispirazione da Jannik, con il quale hai vissuto e scritto pagine indimenticabili in Davis Cup?
Negli ultimi anni, la Federazione ha fatto un lavoro straordinario portando sempre più tornei in Italia, e questa è stata una delle chiavi fondamentali per la crescita del movimento. Avere così tanti eventi sul territorio significa poter assegnare più wildcard ai giovani talenti, offrendo loro l’opportunità di confrontarsi con un livello di gioco più alto, che altrimenti sarebbe difficile raggiungere. Questo permette di accumulare esperienza preziosa, ma anche di prendere consapevolezza del livello dei tornei maggiori. Oltre a questo, credo che sia stato determinante il lavoro di squadra di tutto il sistema: quando vedi sempre più giocatori italiani ottenere risultati importanti, i più giovani iniziano a crederci di più e cambiano mentalità. È un processo che spinge tutto il movimento verso l’alto.
Il tennista è un globetrotter sempre in giro per il mondo… C’è qualcosa che ti pesa in questa vita frenetica, tra mille aerei e continui spostamenti, e qualcos’altro che invece ti piace da morire e non cambieresti mai?
Non c’è qualcosa che amo in modo assoluto o che non mi piace per niente. Sicuramente una delle cose che apprezzo di più è viaggiare: adoro scoprire nuove città e vivere l’esperienza dei tornei in posti diversi. Allo stesso tempo, però, la stagione è lunga e impegnativa, quindi ha i suoi pro e contro. Viaggiare è stimolante, ma alla fine dell’anno si sente la fatica.
Dall’inizio di questa stagione sei entrato nella “famiglia” di Armani – EA7, brand simbolo della classe ed eleganza italiana. Che rapporto hai con la moda, è un mondo che ti interessa?
Ho cominciato ad appassionarmi un po’ di più l’anno scorso quando ho fatto il primo contratto fuori dal campo con Golden Goose e poi quest’anno con Armani è stata un’evoluzione in cui siamo riusciti ad unire lo stile fuori dal campo e dentro al campo. È una cosa prendo anche come interesse al di fuori del tennis e dello sport, quando esco a cena o con amici mi piace cercare di vestirmi bene dai.
Ringraziandoti per la tua disponibilità, un’ultima domanda. Devi giocare il match della vita: su quale superficie lo giochi, e perché?
Campo centrale dello US Open. Atmosfera fantastica e giocare in America mi è sempre piaciuto.
Marco Mazzoni
TAG: Intervista esclusiva, Marco Mazzoni, Matteo Arnaldi
che
Bene,l’importante è tu sia convinto.
Come massacrare la lingua italiana
Scusa,ma hai letto cosa ha detto Arnaldi nell’intervista?
Poi ti chiedi il perche’ uno dia ragione a quel tizio.
Ma davvero pensi che dicano tutti sciocchezze quelli che lo dicono,addetti ai lavori e non.
Arnaldi necessita per il suo gioco di una grande intensità fisica.
Probabilmente non può giocare di più perché, se giocasse i 250, arriverebbe stanco agli altri tornei.
Anche nei tornei che gioca, mostra spesso la massima intensità nei primi turni. Andando avanti nel torneo cala.
Per questo, finché non ha problemi di classifica, cerca di preparare al meglio i tornei più remunerativi dal punto di vista economico.
La classifica che si cistruirabbe sfiancandosi nei 250 non sarebbe più tanto migliore dell’attuale.
Nessuna, a partire da un libro mai scritto.
E comunque sei la stessa persona, ormai mi è chiatissimo
Non mi pare che il lettore da te contestato si sia proposto come mental coach, o sbaglio?
Invece di buttare fango sulle opinioni altrui potresti provare ad argomentare le tue ragioni, rispettando quelle (tutt’altro che strampalate!) degli altri.
Sarebbe un principio minimo di educazione, almeno tra tennisti, ma forse tu sei un tifoso di calcio…
Scusa Dancas, ma sotto l’effetto ipnotico del Noto .., hai detto una sciocchezza. È da trent’anni che abbiamo Challengers in gran numero in Italia, e da venti abbiamo solo un ATP, ma, guarda caso, adesso, abbiamo grandi risultati. La verità è che quella della WC è la solita fissazione dell’appunto, Noto Fissato. Vi ricordate quante WC ebbero m, per fare qualche esempio, Quinzi e Napolitano? Quella della Federazione è una narrazione “pro domo sua” ma le ragioni sono ben altre….
Ti dà così fastidio il tifo? Moderato, civile, semplice tifo. Bisogna sempre pensare razionalmente, vedere il bicchiere mezzo vuoto, stare bassi, non gasarsi?
E poi replicare acidamente con l’aria di saperla lunga, di avere l’ironia ficcante…
E goditela un po’!
@ Marco M. (#4361291)
Come già detto più volte,rappresento anche il mio specchio e ne sono davvero onorato.
Per quanto riguarda Riedi e Stricker soprattutto sono perseguitati da infortuni di ogni genere,in più il secondo con il fisico piuttosto rotondetto che si ritrova di certo ha un problema in più da risolvere.
Tra l’altro nelle ultime due settimane ha giocato i 25k di SMP battuto in entrambi i due tornei da un panda caro al mio specchio.
PS:se sei andato a rivedere cosa scriveva anni fa,quante cose che diceva allora si stanno verificando?
Sull’essere ancora più aggressivo?
Per me dovrebbe lavorare sul contrario… Inserire variazioni ed essere più riflessivo
Di spara palle ne abbiamo gia’ avute a sufficienza
Penso anch’io che Arnaldi giochi troppo poco. Quest’anno dopo quasi quattro mesi ha fatto solo 17 partite, pur avendo giocato 9 tornei. Come ranking è fermo da un anno e mezzo. Non si capisce perché non giochi i tornei 250 in Europa (tranne Umago), mentre in America ed Asia li gioca. Eppure non ha mai superato le semifinali in un torneo ATP! Intanto i più giovani Cobolli e Darderi hanno già vinto tornei 250 …
Sono andato (per pura perversione) a rileggermi molti commenti di MM&i e esattamente come te si autoquotava spessissimo, poi le identiche fisse, ma non sei la stessa persona, figurati!
Comunque dai, ora vieni a raccontarci che i nostri top 100 e il nostro numero Uno sono da anni protagonisti in Atp (e vincono pure) grazie ai challenger italiani 😎
Tanto per fare un esempio: Riedi e Stricker ex-prospetti svizzeri di buon talento non sono mai arrivati dove sono Cobolli, Arnaldi e Darderi. Eppure li battevano nei challenger.
Sarà colpa di Gaudenzi?
Meno chiacchiere e più sostanza.
Perdere sulla terra al primo turno con Korda non mi pare una grande impresa
Tutti lo riconosciamo. È un grande merito della nostra federazione. C’è qualche regola che lo vieta? No. L’Argentina ha fatto la stessa cosa e anche il numero dei loro giocatori tra i primi 300 è aumentato. Rimane il fatto che poi per rimanere nei 100 bisogna fare bene negli atp, dove abbiamo un solo torneo. Quindi i nostri 10-12 top 100, sono li per meriti propri.
Così è la situazione. E tu parli da 5 anni di questa ….. ata , che tutti capiamo meglio di te, ed è spiegabile con un commento di 10 righe. Ma non ti stufi mai?
Posso dire che lo vedo un po’ confuso? Anche rispetto a dichiarazioni passate.
Poi l’aggressività tra le tante cose è proprio quella dove non difetta, anzi è proprio nel saper gestire il palleggio , saper incanalare lo scambio per un vincente facile che manca perché viene sovrastata dalla troppa aggressività.
Almeno.
E insieme a te Cobolli e Darderi.
E il povero Sonego non ce lo vogliamo?
Meno male che Berrettini e Musetti sono top 10 e liberano due posti, altrimenti avrei cominciato a pensare che è difficile entrare nei 20. Troppi pochi posti, con tanti italiani di diritto nella categoria.
Gli altri 50 candidati meritevoli si arrangino, i posti sono quelli che sono.
Io Arnaldi lo vedo come uno assai mobile e con potenzialmente una difesa ottima. Uno così se è il primo a sparare e magari in corridoio non utilizza una parte importante delle sue caratteristiche in estirata. Dunque ok a migliorare servizio e discesa a rete ma occorrerebbe anche potenziare passante e pallonnetto mortifero che sia preciso (magari in corsa alla Musetti che prende l’impossibile e lui potrebbe riuscirci più spesso di Musetti senza miracoli) se reso necessario in difesa. Inoltre la palla corta andrebbe giocata in circostanze più appropriate e non per liberarsi dallo scambio. La parola d’ordine dovrebbe essere lucidità tattica aiutata dalle ottime caratteristiche in recupero. Non ha bisogno di una aggressività insensata e scriteriata. Si ritiene forse che il più vincente di tutti come Djokovic sia estremamente aggressivo? Non credo proprio per lui è stata solo una opzione migliorando il servizio e la presa della rete. La base è assai difensiva e di lucidità tattica.
@ no Sinner no Party (#4361116)
Cavolo. Poteva prenderti come mental coach
della lingua a senso unico alternato finalmente lo capirà.
dopo Lorenzi,il suo idolo presidente,etc.,ora lo riconosce anche Arnaldi sull’importanza del sistema messo in piedi dall FIT(p),chissà se l’inventore della
Forza arnardi il tuo obbiettivo è la top 20.
Due mesi fa aveva dichiarato che lui e il suo team erano concentrati alla ricerca della solidità. Oggi la parola d’ordine è diventata “aggressività”. A me, che lo vedo dai primi challenger, sembra che di aggressività ne abbia sempre avuta parecchia, certe volte anche troppa, spesso disordinata. Ora non è che può snaturarsi, difficilmente lo vedremo arrotare di più e avere margine sopra la rete ma migliorare nell’interpretazione dei momenti del match magari sì. Dice inoltre che il problema non è la seconda di servizio. Certo che non lo è, se metti il 70% di prime con cui fai l’80% di punti, altrimenti lo diventa. Margini sulla prima ne ha, in particolare su quella alla “T”, dive spesso sbaglia di un metro.
Il livello di Arnaldi si è pressoché “cristallizzato” da almeno 2-3 anni, per una serie di problematiche rimaste irrisolte:
1) programmazione, per cui gioca troppo poco evitando i 250 dove potrebbe fare esperienza e punti
2) piano tattico, perché a vederlo sembra quasi giocare a “casaccio”, con colpi sparacchiati anche in condizioni di scarso equilibrio
3) piano mentale, dove non si vedono progressi e forse a causa delle poche partite importanti giocate; ha già un mental coach?
4) piano tecnico, dove non c’è stato un miglioramento né in potenza né in fallosità dei colpi
Senza modificare il modo di allenarsi e di preparazione degli incontri, difficilmente questo ragazzo potrà fare progressi costanti (può sempre azzeccare la settimana fortunata!) e salire in classifica in modo definitivo.
Anzi potrebbe fare fatica a restare in top50 vista la progressione di una serie di teenager promettenti.
Una soluzione? Prendere un “consulente” (ad esempio per la terra, come ha fatto la Paolini) per un paio di mesi non dovrebbe alterare l’equilibrio del team ma arricchire tanto lui quanto il coach.
Se Arnaldi non investe oggi su se stesso, anche tra un anno potrebbe essere troppo tardi…
Se questo essere più aggressivo si tradurrà in meno UE a partita, bene.
Forza Arna
Ti vogliamo almeno in top 20