
“La pressione mi ha distrutto”: Alcaraz si apre sull’assenza di Sinner e il peso delle aspettative. Il documentario Netflix – l’atleta oltre le telecamere


Nel suggestivo scenario del Principato di Monaco, il Media Day del Masters 1000 di Montecarlo 2025 ha offerto molto più di una semplice conferenza stampa. Carlos Alcaraz, uno dei protagonisti più attesi del torneo, ha aperto uno squarcio sulla sua dimensione più intima, condividendo riflessioni sorprendentemente sincere sul periodo vissuto durante l’assenza di Jannik Sinner dal circuito. Una confessione che ridisegna la narrazione delle ultime settimane e illumina le complessità psicologiche che si celano dietro il sorriso del campione spagnolo.
La confessione: quando le aspettative diventano un fardello
“Molti hanno parlato di questo tema, la gente ha pensato che per il semplice fatto che Sinner fosse fuori, sia Sascha [Zverev] che io avremmo dovuto vincere tutto, o giocare meglio di prima”, ha esordito Alcaraz con voce ferma ma venata di una consapevolezza nuova. “Questo non è corretto, a partire dal fatto che ora c’è molto più equilibrio nello spogliatoio, ci sono molti più giocatori che possono spingersi avanti nei tornei.”
Nonostante la narrativa pubblica che lo voleva impermeabile alle pressioni esterne, il murciano ha finalmente ammesso quanto il peso delle aspettative abbia influito sul suo rendimento: “Probabilmente, questa pressione mi ha distrutto in qualche modo”. Una frase che risuona particolarmente significativa, pronunciata da un atleta che ha sempre fatto della leggerezza mentale una delle sue armi principali.
Il bilancio sportivo di questo periodo – quarti a Doha, titolo a Rotterdam, semifinali a Indian Wells e secondo turno a Miami – sarebbe straordinario per molti, ma non per chi viene costantemente misurato con parametri eccezionali. “Non mi sorprende non essere tornato numero 1 del mondo, anche se molte persone continuano ad aspettarsi che io vinca tutto”, ha aggiunto con una maturità che trascende i suoi 21 anni. “Molti me lo chiedono, mi chiedevano di sfruttare al massimo questo periodo di assenza di Jannik per tornare in cima… Anche se Jannik non sta giocando, la realtà è che sono troppo lontano da lui… e ora sulla terra non avrò la possibilità di risalire. Semplicemente mi concentrerò sul dare il meglio di me.”
Montecarlo: la rivincita in un torneo stregato
Il torneo monegasco rappresenta paradossalmente un’opportunità quasi simbolica per Alcaraz: qui gli basta vincere una sola partita per migliorare il suo bilancio storico. Nella sua unica partecipazione, nel 2022, fu sconfitto al primo turno da Sebastian Korda in un match combattuto (7-6, 6-7, 6-3), mentre gli infortuni gli hanno impedito di tornare negli anni successivi.
“Qui la sensazione è strana per il fatto di non aver mai ottenuto neanche una vittoria”, ha riflettuto. “Sembra che ci sia qualcosa nel torneo che non gioca a mio favore, anche se in realtà i numeri dicono semplicemente che ho partecipato solo una volta, quando ho perso.” Il suo approccio a questa edizione sembra però più maturo e consapevole: “Sono felice di essere qui, questa volta senza infortuni, per cercare di giocare il meglio possibile, con la speranza di ottenere un grande risultato. Le sensazioni negli allenamenti sono state positive.”
Il documentario Netflix: l’atleta oltre le telecamere
La conferenza ha offerto anche l’occasione per approfondire i temi del prossimo documentario Netflix dedicato ad Alcaraz, un progetto che promette di mostrare il lato umano del campione “quando le telecamere si spengono”. Non una semplice celebrazione, ma un viaggio nei “momenti buoni, ma anche nei momenti cattivi” che caratterizzano la vita di un giovane proiettato così presto nell’olimpo del tennis mondiale.
Il documentario affronta una domanda esistenziale che trascende lo sport: è possibile conciliare la felicità personale con l’ambizione di diventare il migliore della storia? La risposta di Alcaraz è tanto sincera quanto rivelatrice: “Probabilmente no. Non lo so. Come si mostra bene nel documentario, siamo sulla strada per scoprirlo.”
Questa riflessione racchiude il grande dilemma che definisce il presente e il futuro del tennista spagnolo: preservare la sua autenticità, la spontaneità e la gioia che trasmette in campo, mentre insegue un livello di eccellenza che storicamente ha richiesto sacrifici totali e una dedizione quasi monastica.
Eredità dei Big Three e orizzonti futuri
I paragoni con Federer, Nadal e Djokovic sono inevitabili per chiunque mostri un talento straordinario in giovane età, ma Alcaraz sembra aver trovato un equilibrio nel suo rapporto con queste leggende: “È un complimento essere messo al livello dei tre migliori giocatori della storia, ma io sono Carlos Alcaraz. Cerco di fare la mia strada, non mi piacciono i paragoni.”
Con una consapevolezza che sorprende per la sua età, ha anche ridimensionato dichiarazioni precedenti sul suo obiettivo di diventare il migliore della storia: “Mi piacerebbe esserlo e sedermi al tavolo con loro tre, ma non è qualcosa che mi ossessiona.” Questa evoluzione del pensiero riflette una crescita personale che va di pari passo con quella atletica.
Per il futuro, gli obiettivi sono chiari: Australian Open, ATP Finals e Coppa Davis rappresentano i trofei ancora mancanti nella sua bacheca, quelli che lui stesso definisce “Pokémon” ancora da catturare. Ma forse la frase che meglio sintetizza l’Alcaraz di oggi è quella con cui ha chiuso la conferenza: “Sono molto consapevole di essere un privilegiato, lo ripeto spesso”. Una consapevolezza che, paradossalmente, potrebbe alleggerire il peso delle aspettative che tanto lo hanno “distrutto” nei mesi passati.
Francesco Paolo Villarico
TAG: Carlos Alcaraz
6 commenti
Menomale che siamo solo noi sostenitori di Jannik accecati dal tifo, perché a leggere certi commenti non mi sembra proprio
Eh addirittura?? Addirittura distrutto dalla pressione senza Sinner…Parole che non ti aspetti da un plurivincitore slam. Le sue motivazioni dovrebbero essere solide a prescindere se un avversario è presente o meno. Lo vedo parecchio confuso.
Vero, Alcaraz sempre molto maturo e onestonelle dichiarazioni.
Solo gli ultras malati ci credevano e passavano le giornate sudando freddo, chi conosce davvero tennis sa che non c’è nulla di facile e automatico. Sinner aveva accumulato talmente tanto vantaggio e lo stop forzato è così corto che sarebbe stato strano se ci fosse riuscito.
Il sorpasso se ci sarà quest’anno sarà sul campo ed è giusto così, si deciderà soprattutto nella seconda parte dell’anno quando Sinner dovrà difendere tutto.
Caro Carlitos, sei stato tu che ti sei messo pressione da solo parlando dell’assenza di Sinner come di un’opportunità per tornare numero 1, non la gente
Sono chiacchiere per costruirsi una giustificazione, per convincersi e convincere.
Se non riesce a confermarsi tra Parigi e Wimbledon saranno costretti a certificare la crisi.
Senza nulla togliere ad Alcaraz ma per me fu un caso #1 del 2022.
Il caso fu una serie di circostanze favorevoli, fortuite e rare.
Nel 2021 da sconosiuto nel tour salì rapidamente di ranking grazie certamente alle sue qualità ma a covid-19 finita e con tabelloni non proibitivi.
Ad anno nuovo con il ranking da tds e poi in USO senza Djokovic, senza Zverev fuori per infortunio ed uno Jannik ancora “pupa a causa di un servizio altalenante” vinse in carrozza USO contro Ruud.
Venne fuori quasi dal nulla ma già fatto e finito, più giovane di Jannik ma già totalmente sviluppato e con pochi margini e molti nel circuito furono spiazzati,non avevano armi tattiche.
Con 6820 punti conquistò la vetta, ricordiamoci che in caso di vittoria di Ruud sarebbe diventato primo il norvegese che non ha mai vinto un 1000, così per capire i valori.
Infatti quello è rimasto, pure con gli stessi punti mentre gli altri si sono sviluppati, lui è il ragazzo del 2022.
Lo vedo a rischio con Cerundolo? Sì.
Come fa a pensare che Sverev possa vincere tutto senza Sinner, che a memoria l’ultimo grande torneo vinto dal biondo tedesco è stata Roma lo scorso anno??
la verità è che oggi Jannik è di un’altra categoria rispetto a tutti gli altri a partire dal numero 2 al mondo.
Lo stesso Alcaraz mi sembra che siano mesi che non ci stia capendo più una cippa, a partire dalla vittoria a Londra dello scorso anno.
Sinner sta al circuito, come Serena era in Wta 15 anni fa….senza rivali.