La schiettezza di Rublev: “Sono in Top10, ma penso di essere uno dei peggiori in molte cose. Sinner? Non riesco ad immaginare lo stress che ha subito”
È stridente, quasi disarmante, il contrasto tra i “due” Rublev. Sì, due versioni totalmente diverse di un tennista davvero particolare e per questo a suo modo affascinante. Non sono affatto sovrapponibili l’Andrey che in campo perde totalmente di vista il controllo e la lucidità, in grande difficoltà a gestire la pressione, e quello riflessivo, pacato e anche piuttosto interessante quando fuori dal gioco riflette su se stesso, la vita sul tour e non solo, dando punti di vista originali e mai banali. Impegnato a Londra nel gran finale UTS (la serie di esibizioni organizzate da Mouratoglou), Rublev ha rilasciato diverse dichiarazioni a raccolte da AFP, Eurosport e altri media. È interessante riproporne alcune, soprattutto quelle nelle quale si mette a nudo affermando di essere il “top10 più scarso in tante cose”, la sua difficoltà nel tenere i nervi saldi e anche parole importanti a sostegno di Jannik Sinner, travolto in modo ingiusto da un’ondata di diffidenza dopo la brutta vicenda Clostebol, ancora ben lontana dalla sua conclusione. Andrey esprime enorme apprezzamento per Jannik, per come ha gestito le enormi difficoltà affrontate nel 2024, trasformate in benzina per far correre a mille all’ora il suo tennis in campo.
“Il gap con Sinner e Alcaraz? C’è un po’ di tutto. L’aspetto principale è ovviamente mentale, ma ci sono anche molti aspetti del mio gioco nei quali sono assai lontano da loro“, racconta Rublev. “Sono tra i primi 10, ma mi ritengo uno dei peggiori giocatori a rete! Gli altri tra i primi 10 possono colpire la palla da posizioni difficili; le mie a volte finiscono fuori dal campo di metri. Sto cercando di lavorare su tanti dettagli, ci dedico più tempo di prima. In passato, ero ossessionato solo dal mio diritto; oggi, sono un po’ più aperto a lavorare su altre cose in allenamento”. In effetti è sempre stato enorme il gap di rendimento del suo diritto rispetto agli altri colpi, lacune ha aprono il fianco agli affondi dei rivali.
Rublev è diventato famoso per i suoi sfoghi in campo, scatti d’ira talmente violenti da essersi ferito con la propria racchetta in più di un’una occasione. Scene tutt’altro che idilliache e che mostrano la sua eccessiva fragilità. Ha ammesso di aver cercato un aiuto professionale per gestire i suoi problemi di rabbia, ma per ora sta procedendo un passo alla volta. “Ci sto provando. Ma onestamente, è un lavoro a lungo termine. A volte si progredisce, poi si regredisce un po’”, afferma il russo. “Ci sono molti fattori che possono farti perdere la calma e ricadere nelle tue vecchie abitudini. Certo, voglio migliorare. Ma ci vuole tempo. Sono situazioni che ancora gestisco a fatica”.
Patrick Mouratoglou ha affermato in passato che Rublev probabilmente “ha bisogno di quella follia” per giocare al suo massimo. “Quando succede questo penso che gli faccia male e penso che danneggi i suoi risultati” afferma il coach francese. “Ha avuto questi comportamenti all’UTS, a Dubai e altrove, penso che sia uno dei motivi per cui ha sofferto così tanto quest’anno. Ritengo che abbia bisogno di un po’ di quella follia per giocare al meglio, e se cerca di controllarla perché ha paura di andare troppo oltre, allora fa fatica a trovare il suo tennis, quindi è una linea sottile che è difficile da trovare per lui”.
Così la pensa il diretto interessato: “Ho imparato tante cose recentemente. A livello di risultati ho avuto tanti alti e bassi, ma vorrei che tutte le mie brutte stagioni finissero così… L’anno è stato interessante, sono maturato e mi ha aiutato a crescere. Il mio primo obiettivo per il 2025 non è un risultato in particolare ma stare bene mentalmente“.
Molto importanti sono le parole spese dal moscovita per il nostro Jannik Sinner. “Quello che è riuscito a fare quest’anno è davvero impressionante. Non si augura a nessuno di passare quel che ha passato lui. Non riesco ad immaginare lo stress e l’ansia che ha provato durante tutto questo periodo. Nonostante tutto se l’è cavata benissimo. Ha continuato a giocare al suo miglior livello ed è riuscito a dominare il circuito, vincendo grandi titoli”.
Questo invece il parere di Rublev sulla super-coppia Djokovic Murray, con più di un dubbio su quanto lo scozzese possa realmente aiutare il serbo. “Novak è uno dei migliori giocatori della storia, quindi non so se Murray potrà dargli qualcosa, ma l’aspetto positivo è che sembrano buoni amici, quindi l’energia positiva a volte dà molto più di ogni altra cosa. Djokovic sa tutto del tennis, lo conosce meglio di chiunque altro, magari sarà l’amicizia con Andy fargli provare qualcosa di diverso e, per esempio, sembrare più fresco o più motivato. Sarà divertente perché Nole a volte è troppo emotivo in campo e parla male alla sua squadra nel corso dei match, quindi vediamo come Murray reagisce a quelle situazioni”, conclude Rublev.
Marco Mazzoni
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Verissimo. Oramai è “carta conosciuta”. Una carta solidissima e robustissima, ma conosciuta. Tutti sanno come affrontarlo. Poi c’è che chi pur sapendo come affrontarlo ci perde comunque perché lui è più forte, chi ci gioca alla pari e a volte vince a volte perde, e chi può peredere solo se si fa male
Lei è sicuro che @dequeridapresencia non sia uno psicologo?
Tante belle parole, quelle di Rublev.
Ma finchè si ostina a giocare allo stesso modo senza apportare modifiche sostanziali al suo gioco rimarrà il più scadente tra i top 10.
ad esempio io non gli ho mai visto giocare un back di rovescio.
Certo che anche con Murray succederà e lo scozzese capirà, è stato un top player anche lui e non era tranquillo in campo il buon Andy, sa cosa si prova in certi momenti e come alcuni si sfoggiano altrimenti non performance, non tutti però.
Djokovic rispettava Ivanisevic, Panichi e i suoi collaboratori, non li epitetava male per mancanza di rispetto secondo me.
Tutto giusto ma il vero suo problema è la paura di uscire dai suoi soliti schemi (gli stessi da Nextgen 2017). Per questa ragione sta facendo una carriera alla Berdick; per carità, rispettabile, ma abbastanza anonima. Gli avversari lo sanno e ne approfittano. Era lo stesso rischio che avrebbe corso Jannik se no6 avesse avuto il coraggio di dare una sterzata alla sua carriera col cambio di guida tecnica.
Detu in bacheca
Lessi anni fa un commento del coach su un talentuoso italiano che stava seguendo ed a proposito scrisse “Adelchi non conosce alcune zone del campo”.
Direi che vale anche per Rublev: i suoi automatismi dalla 3/4 campo in su non gli sono consoni,la manualità limitata del segaligno russo non lo agevola,la rete diventa troppo alta per il colpo teso,il ritorno poi lo vede fuori posizione o non in grado di opporsi in modo “attivo”.
Vero,tanti limiti ma è pure arrivato molto in alto, più di molti tecnicamente più dotati.
Credo fermamente che la Wada dovrebbe essere processata per i danni psicologici e fisici (il corpo subisce terribili conseguenze a causa dello stress e dell’ infamie subite) che ha arrecato a questo bravo ragazzo e a tanti altri/e.
Auguro alla Wada di sparire per sempre.
So di alcuni sport che hanno sciolto il rapporto con questo ente e hanno trovato servizi antidoping più umani ed equi.
A me piace, credo che nel ristretto gruppetto dei “neurotennisti” veri (altri secondo me “simulano” per infastidire l’avversario o prendere tempo) sia il più civile verso avversario e pubblico.
Verso gli arbitri meno, verso se stesso molto meno.. da un po’ di mesi, quando lo vedo giocare e andare sotto nel punteggio, ho sempre il timore che possa perdere il controllo e fratturarsi qualcosa con una di quelle racchettate furiose
Basta che la mia porta non sia accanto alla sua, mi va bene ogni cosa.
Buon Natale anche a quelli come lei
Mouratoglu dice che ha bisogno della sua follìa per essere efficace. Secondo me è una questione di adrenalina. Lui è adrenalinico in campo, iper aggressivo su ogni colpo, e ha bisogno di questa aggressività. Il problema è che se le cose non vanno rivolge questa aggressività verso chi lo circonda in quel momento o verso se stesso. Negli ultimi mesi dell’anno è sembrato più calmo, accettando anche le avversità e ammettendo la bravura degli avversari senza autoflagellarsi. Non tutto dipende da lui in campo. Secondo me farà un buon 2025, restando in top 10.
Bravo ragazzo
@ Detuqueridapresencia (#4273581)
È arrivato lo psicologo della porta accanto
Rublev è un giocatore coraggioso ed aggressivo, cosa che hanno in pochi.
Merita tutta la sua posizione.
Anche lui fa parte del club “Salviamo l’umanità” 🙂
Ragazzo intelligente e sensibile, uno dei migliori amici di Jannik, anche se lo ha battuto quasi sempre (ma è stato uno dei 4 che vanta una vittoria contro di lui quest’anno). Peccato per le sue difficoltà nel reggere lo stress, ma, pur non conoscendo il suo sviluppo, si ha l’impressione che nascano da ben prima del tennis…
Andrey è uno dei ragazzi più simpatici del circuito e anche uno dei più sportivi e corretti (con gli avversari, non con gli arbitri o la sua povera racchetta…).
E’ anche ovviamente uno dei più forti e da anni staziona stabilmente in top 10, grazie ad una aggressività sportiva unica che lo porta sempre ad attaccare a testa bassa, a volte magari perdendo il controllo dei colpi (se tutte le bombe di dritto entrassero sarebbe lui il numero 1).
Interessante la riflessione su Djokovic, il suo ex coach Ivanisevic si è preso parecchie “parole” da Nole negli ultimi tempi, Murray farà altrettanto quando le cose andranno male? ho qualche dubbio…
Rublev è un bravo ragazzo in preda a fantasmi più grandi di lui. I gesti autolesionistici e questa sua scarsa stima di (e fiducia in) se stesso (si chiama sindrome dell’impostore) sono suoi veri nemici, anche dal punto di visto sportivo.
Rublev vale più di quello che lui crede. Potrebbe fare di più, credendo in se stesso maggiormente. Probabilmente non vincerebbe uno slam nemmeno se facesse funzionare la testa meglio e si liberasse di questi fantasmi.