Truyol (primo tennista sospeso per doping) racconta la sua storia: “Mi offrirono un silent-ban. Ci furono molte irregolarità nel mio caso”
Il 2024 sarà ricordato anche per le positività dei primi due tennisti nel ranking mondiale, due casi che hanno scosso il mondo della racchetta e non solo, suscitando importanti interrogativi. Molti di questi riguardano non solo i due giocatori ma anche l’attività dei controlli e la differenza tra livelli di sostanze rilevate talmente microscopici da non apportare alcun vantaggio competitivo, come quello delle contaminazioni. Problematiche che hanno spinto la stessa WADA ad affermare la necessità di chiarire la situazione, proponendo la creazione di un tavolo di lavoro congiunto con tutte le parti in causa. In attesa di ulteriori sviluppi sui recenti casi “scottanti”, arriva l’intervista allo spagnolo Nacho Truyol, un nome che non dirà molto agli appassionati, essendo stato un discreto tennista arrivato ad un passo dalla top100 nel 1996. Il classe ’73 di Madrid, nel suo miglior momento in carriera, fu trovato positivo ad un controllo in Belgio ed è diventato il primo tennista nella storia a subire una squalifica per doping. Allora la vicenda non ebbe un grande clamore, essendo Truyol il classico “pesce piccolo” in un periodo nel quale di tennisti spagnoli nella top 100 ce n’erano una quindicina e il doping nel tennis era ancora una sorta di tabù.
Truyol dopo moltissimi anni ha deciso di vuotare il sacco concedendo una lunghissima e dettagliata intervista ai colleghi Nacho Encabo e Salvador Fenoll di Relevo. Le accuse dell’ex tennista spagnolo sono pesantissime: non nega la positività, ma afferma che all’epoca dei fatti la procedura subita fu lacunosa, ricca di errori e ingiustizie, e di aver anche ricevuto la proposta di un “silent ban”. Una ricostruzione che riportiamo nei passaggi più significativi, e che getta ulteriori nubi sul passato del sistema di controlli nel tennis.
“Chi sono? Una persona che ha dedicato tutta la sua vita al mondo dello sport, nello specifico del tennis” afferma Truyol. “E ne ha attraversato tutte le fasi: da giocatore, da allenatore e ora sostanzialmente cercando di trasmettere ai giovani cosa significa il tennis e aiutandoli a raggiungere il massimo possibile nella loro carriera.(…) In quel periodo ho vinto un torneo Istanbul e poi sono arrivato in semifinale a Espinar. La verità è che quell’anno stavo attraversando un ottimo momento e arrivato vicino ai primi 100. Sono una persona abbastanza ambiziosa. Per me il lavoro è fondamentale e ho fatto un ottimo lavoro lì, ero molto competitivo e mi piaceva questo ed era la mia vita”.
Nel giugno del ’96 va a giocare in Belgio. E lì accade il fattaccio… “Mi ricordo tutto come se fosse ieri, il film della mia vita. Era a Ostenda e non ero mai stato in Belgio. È stata l’unica volta che ho giocato in Belgio e dopo tutto questo, non ho mai più voluto metterci piede. Ricordo perfettamente, era un esame delle urine prima di giocare. Sapevamo che c’erano controlli in questo torneo perché era noto tra i giocatori. Il Belgio, non so perché, era l’unico paese dove c’erano controlli. Sapevamo che c’era il controllo e bene, sono andato lì, ho giocato, ho perso ai quarti e poco dopo mi hanno detto che ero positivo. Come l’ho saputo? Ti mandano una lettera che te lo dice, che apre un processo in cui devi spiegare perché sei risultato positivo. Controanalisi? Sì, c’è sempre, a causa dei protocolli. Prendono, come suppongo funzioni in questo momento, due campioni e ne lasciano uno per la controanalisi”.
Risultò positivo al nandrolone e alla pemolina. “Sì, c’erano davvero tracce di nandrolone, non ce n’era una gran quantità. E poi la pemolina, che non sapevo nemmeno cosa fosse. È una delle diverse sostanze contenute nel complesso vitaminico che stavo assumendo. L’argomento del nandrolone riguardava un problema alla schiena, per rinforzare un po’ la mia schiena, che soffriva da molti mesi di un infortunio. Ed è per questo che hanno deciso di sanzionarmi. Se sapevo avrei potuto risultare positivo? No, non ne avevo idea. Non sarei andato al torneo. Fondamentalmente me l’hanno dato, non mi è stato comunicato, siamo andati al torneo e sono risultato positivo. Ma vi dico che sapevamo tutti che in quel torneo c’erano i controlli antidoping, quindi se lo avessi saputo ovviamente non sarei andato”.
Qui arriva il passaggio più controverso della sua storia, come funzionava allora il procedimento dopo esser risultato positivo. E le accuse dello spagnolo al sistema. “In pratica non esisteva un sistema antidoping. Mi sono reso conto di tutto questo attraverso l’intero processo che ho portato avanti nei loro confronti, in cui dal primo momento mi sono sentito impotente, perché ti rendevi conto che stavi lottando contro un muro. Se vai contro qualcuno e lui è il giudice, ovviamente avrai molte difficoltà a vincere… se vieni sanzionato dall’ATP, il comitato è dell’ATP, l’arbitraggio è dei giudici dell’ATP… Questo era quello che c’era in quel momento. Da lì si sono resi conto che il sistema era, non so se incostituzionale o che altro si dica, ma quello che è chiaro è che andava contro tutte le norme giuridiche. In altre parole, devi avere il diritto di difenderti e io non l’ho mai avuto perché stavo combattendo contro di loro. L’unica arma che avevo per difendermi era ricorrere alla giustizia ordinaria”.
Truyol scelse di difendersi con la giustizia ordinaria, ma le cose non andarono bene per lui. “Mi sono rivolto alla giustizia ordinaria. La cosa era iniziata molto bene perché ho cercato di dimostrare che c’erano parecchie irregolarità nell’intero processo a mio carico. Ebbene, alla fine il caso è stato archiviato, ho raggiunto un piccolo accordo con loro. Le cose andavano molto bene finché il giudice che si occupava di tutta questa faccenda rimase incinta e cambiarono giudice. Da lì tutto si è rivoltato contro di me. Era un argomento che i miei avvocati non capivano. Volevano verificare in prima persona vedendo tutti i casi che aveva (il giudice), ma dal primo momento mi hanno detto che le cose si erano fatte molto sporche e da quando hanno cambiato il giudice che tutto si è rivoltato contro di me. Da lì ho raggiunto con loro un accordo finanziario per chiudere la questione”.
C’era la possibilità di ricorrere al TAS? “La verità è che non ricordo perché non l’ho preso in considerazione. È una questione delicata, e se pensavi di continuare a giocare, come ho fatto all’inizio, non mi interessavano più altri problemi perché la mia mente era già decisa a tornare di nuovo, per recuperare di nuovo la mia forma e la mia classifica. (…) È tutto difficile quando non giochi da un anno. Hai perso livello. In quel momento ero emozionato e ho iniziato bene l’anno, quello che è vero è che anche, non avendo gareggiato per un anno, il corpo deve adattarsi a tutto questo. Giochi anche con molta ansia, il che ti fa sentire più dolore del normale e avere più infortuni del normale”.
Chiedono a Nacho se pensa di essere stato il primo tennista a risultare positivo o il primo ad essere sanzionato? “Non si può sapere, è come lanciare una moneta in aria, ma quello che è certo è che se avessi voluto non sarebbe stato pubblico, perché se fosse stato raggiunto un accordo con loro, avevano promesso di non renderlo pubblico. Quando lo rendono pubblico è perché vai contro di loro. Vedo tutte le irregolarità del processo e non mi lasciano altra scelta se non quella di dovermi difendere. Quindi, volendo difendermi, il processo inizia e da lì in avanti non è possibile alcuna negoziazione. Ma avessi voluto questo, non sarebbe stato reso pubblico, perché me lo avevano offerto. Una sanzione nascosta? Sì una sanzione occulta in cui perdi la classifica, dici di essere infortunato e non sarebbe accaduto nient’altro”.
Truyol racconta quindi le irregolarità subite nel processo, vista la sua scelta di difendersi. “La mia difesa si basava sul medico, che dichiarava di avermelo messo senza il mio consenso. L’ATP è stata informata prima che risultassi positivo, dicendo che mi avevano dato questa quantità di questa cosa quando mi avevano sottoposto al controllo antidoping. E poi durante l’intero processo ci sono state molte irregolarità. La cosa peggiore è che c’era una commissione composta da tre medici e doveva esserci una unanimità da parte loro per dire che ero colpevole. All’inizio non c’era, il che ha annullato l’intero processo e hanno costretto un medico a modificare la sua testimonianza per dire che ero colpevole. Questa è stata la cosa più grave e più grande che hanno fatto contro di me“.
Sono passati quasi 30 anni dalla vicenda del tennista spagnolo e tutto è cambiato rispetto ad allora, è importante sottolinearlo perché i meccanismi attuali sono totalmente differenti. Tuttavia oggi più che mai è importante che l’attività antidoping sia non solo assolutamente efficace ma anche chiara, senza zone d’ombra e con una distinzione netta tra quantità di sostanze rilevanti all’alterazione della prestazione e quando invece si tratta di contaminazioni non rilevanti.
Marco Mazzoni
TAG: antidoping, Ignacio Truyol, Marco Mazzoni, primo tennista dopato
Si, si ok…, però è la sua versione, ci sta che uno poi cerchi di difendersi in tutti i modi e non bisogna essere colpevolisti, ma forse ci sono modi più usuali e leciti per curarsi il mal di schiena…
Eh ,magari.Pensa, almeno è ciò che ho trovato,che in quel periodo alcuni tennisti vennero beccati con presenza di Nandrolone nelle urine (non si seppe il nome di tutti) ma sai come se la cavarono? L’ATP ammise d’aver fornito lei stessa delle bevande contaminate agli atleti.
Ora… cioè…che si dovrebbe pensare? È come se il Comitato Olimpico avesse detto “Abbiamo dato noi la bevanda a Ben Johnson con steroidi anabolizzanti,non è punibile”.
Da ridere per non piangere.
@ Lo Scriba (#4270982)
Si scriba
Mazzoni, non concordo neanche un po’ sull’ultima frase da lei scritta. Cosa facciamo! Cosa facciamo, stabiliamo che un prodotto dopante è se se ne prende tanto, e non lo è se se ne prende poco? In questo caso il moliardesimo di grammo della sostanza “ingerita per via cutanea” da Sinner, oltretutto a sua insaputa, è reato?
E se qualche cameriere prezzolato, al bar, mi infila il famoso miliardesimo di grammo di roba nel caffè a mia insaputa, che c…. di colpa ne ha Sinner? E tutti i “cinque” che i giocatori accettano di scambiarsi quando entrano in campo fra due ali di folla???
Ma perchè gli espertoni del tennis non hanno trovato niente da ridire nella reintroduzione della pessima abitudine che le povere raccattapalle debbano di nuovo maneggiare gli asciugamani coi quali i giocatori si sono asciugati il fondo chiena, l’interno cosce, e la faccia? Costa troppa fatica, ai giocatori, fare due metri in più e armeggiare quella roba che è un ricettacolo di batteri?
Andiamo! Torniamo seri!
@ Lo Scriba (#4270982)
Filippeschi?
È vero, ma lui lo ha preso perché aveva mal di schiena…
Ora non è che persino i nandrolonici possano guadagnarsi la riabilitazione postuma! Si è passati dal condannare solo i pesci piccoli pieni come uova al condannare come esempio solo i pesci grandi sulla base di mezze contaminazioni! Invece l’ ideale sarebbe stato pescare i pesci grandi pieni come uova e per me c’è ne sono stati!
Monnecchi?
Ogni caso è a sè stante, ma qui si parlava di nandrolone…., credo non servano commenti….
Commette reato chi, nello sport professionisto, assume VOLONTARIAMENTE una sostanza proibita che lo aiuta nella prestazione. In sostanza se sei consapevole di ciò che fai ed accetti il rischio di essere beccato, è giusto che tu venga sospeso. Moralmente sei un pezzo di m….e come uomo o donna vali meno di niente. Questo è il punto cardine di qualsiasi vicenda doping. Tutte le altre norme, comprese quelle della responsabilità verso coloro che dovresti controllare, come direbbe Fantozzi, è una cagata pazzesca. Per non parlare di contaminazioni involontarie infinitesimali che nulla hanno a che vedere con il doping. Se non si comprendono le differenze, vuol dire che chi è preposto a sanzionare e a cercare i disonesti non capisce nulla e dovrebbe cambiare mestiere.
@ Ging89 (#4270676)
Quando qualche giorno fa scrissi dei commenti su questo arrivò lo scettico che insinuò fossero semplici “voci” (lo ha detto mio cuggino…cantavano Elio ELT) ma che fosse già accaduto lo disse pure Agassi e McEnroe e chissà in quanti altri casi è successo.
Non credo certo che il tennis sia marcio ma come alcune prestazioni abbiano spesso destato scalpore (non solo i nuotatori cinesi ma pure le prestazioni degli atleti giamaicani ad esempio o quelli Usa nell’atletica) in altri sport è curioso pensare che il tennis ne sia esente.
Ai tempi Tommasi sosteneva che tennis e doping non potessero coesistere perché trattavasi di sport tecnico ma il tempo ha insegnato che non è così se persino negli scacchi ci sono dei controlli,così come in discipline che necessitano di precisione al tiro ed in cui l’eccessivo battito cardiaco può essere d’ostacolo.
Coria, Canas,Puerta, Chela…
Mi viene da pensare che anche Kyrgios potrebbe essere in silent-ban con un infortunio inesistente ed un accordo con WADA , si potrebbe spiegare anche questo accanimento contro Jannik e Świątek.
Fai ricorso al TAS!!! È tempo di riprenderti ciò che è tuo! 😀
Non è che il testo sia chiarissimo, ma se ne evince che si faceva e probabilmente si continua a fare un certo uso di anabolizzanti non per aumentare la massa in sé ma per cercare di velocizzare la ripresa da acciacchi fisici e infortunio. Tra l’altro, non è neanche certa la loro efficacia in questi casi, ma ovviamente ci si affida a tutto
Il silent ban allora esiste, o per lo meno esisteva… Fu insinuato persino a carico dei big 3 in certi momenti della loro carriera, senonché a farlo erano i sostenitori ultras di uno di loro contro uno degli altri due…
Scopro ora da questo signor Nacho che una pratica del genere c’era realmente (poi, va a sapere chi è quando)
Mi é tornato a mente…ma quel tennista dell’est che aveva venduto un sacco di match, che era stato nei top 25 ….sicuramente silentbannato? Dolgopolov?
NANDROLONE????? roba pesa ma pesa sul serio
Io nel 94 ho perso una finale in un torneo satellite in portogallo con truyol……