L’addio di Carlos Bernardes, 8000 partite e 24 n.1 arbitrati
“Il mio capo dell’ATP mi ha detto che ho arbitrato 24 dei 29 n.1 ATP. Non lo credevo possibile…” Così Carlos Bernardes racconta uno spaccato della sua vita da giudice di sedia, arrivata al capolinea prima alle ATP Finals per il tour maschile, e quindi con la finale di Davis Cup a Malaga. Parlando al sito ATP e alla stampa in Spagna, il simpatico giudice di linea brasiliano da anni trapiantato in Italia ha raccontato alcuni dei momenti più significativi del suo lunghissimo viaggio in giro per il mondo grazie al tennis. Ben 40 anni: Carlos infatti visse la sua prima esperienza come giudice di linea in Fed Cup nel 1984, passando poi al tour ATP nel 1992, fino alla conclusione questo mese a Torino e poi Malaga a 60 anni. Bernardes tra l’altro nel 2021 in Australia ebbe un attacco di cuore, fortunatamente risolto senza gravissime conseguenze, tanto da aver ripreso l’attività regolarmente qualche mese dopo.
“Il mio primo contatto con il tennis è avvenuto da bambino in Brasile. Con gli amici saltavamo la recinzione per giocare al club locale, finché finalmente non ci siamo iscritti. Da allora, non ho mai più abbandonato il tennis e mi sento così fortunato di aver avuto queste esperienze”, ricorda Bernardes.
Il suo contatto con l’arbitraggio risale al lontano 1984, dopo poco aver iniziato ad allenare. “Giocavo a tennis a San Caetano, ho studiato ingegneria meccanica. Un venerdì comprai il giornale, alle otto andavo a giocare a Piñeros. E ho visto che cercavano 120 guardalinee per la Federation Cup. Ho detto al mio capo perché non ci andiamo? È una cosa bella, un torneo professionistico. Non lo avevo mai visto di persona. Così divenni uno di quei 120 guardalinee. Ci hanno fornito tutte le istruzioni e mi è piaciuto così tanto che ho iniziato a fare altri tornei. In Brasile ce n’erano molti, quasi 25, 30 settimane all’anno, tanto che i giocatori brasiliani non dovevano lasciare il Paese per ottenere punti, erano i tornei Gran Prix. Ho iniziato così. Mi è piaciuto molto, ho lavorato sempre di più, fino al momento in cui mi hanno detto: devi scegliere, o continuare a lavorare qui come insegnante di tennis o come arbitro, perché viaggi per quasi 20 settimane e dobbiamo sostituirti’. Ho scelto di continuare ad arbitrare, anche se non ero affatto sicuro all’inizio della mia scelta. Dopo 40 anni, penso che sia stata la migliore che potessi fare”.
La svolta è arrivata nel 1992 quando si è unito all’ATP Tour come arbitro di sedia. “Ho iniziato con i tornei in Sud America, poi sono stato assegnato agli Stati Uniti. Ricordo un primo evento a San Jose nel 1996. Quel torneo ha visto la partecipazione di Sampras, Agassi e Chang. Sampras era il numero 1. È stato incredibile: passare dal giocare a tennis nelle strade di un paesino in Brasile all’arbitrare Sampras e Agassi…”.
Dei 29 giocatori che hanno raggiunto il numero 1 nella classifica ATP, Bernardes ha avuto il privilegio di arbitrarne 24. Da Mats Wilander a Jannik Sinner. “L’ho saputo del mio capo, e quando me l’ha detto sono rimasto sorpreso, di stucco. Ho fatto partite con Sampras, Agassi, Chang, Edberg, Wilander, Becker. È stato fantastico vedere Boris Becker qui a Torino questa settimana. È venuto a parlare con me, il che è stato bello. Becker aveva un tale carisma in campo. E le partite Sampras-Agassi sono state indimenticabili“.
Bernardes ha vissuto in prima persona l’epoca d’oro dei cosiddetti “big three”, Roger Federer e Novak Djokovic e Rafael Nadal. Lo spagnolo ha tributato a Carlos un bel saluto, ma in realtà la loro relazione non è stata affatto rose e fiori… Un minaccioso Nadal il 21 febbraio 2015 si scagliò contro il giudice di sedia brasiliano nel torneo di Rio de Janeiro, reo a suo dire di averlo sanzionato con un warning per perdita di tempo nel corso del suo match contro Fabio Fognini. Al cambio di campo, Nadal così parlò a Bernardes: “Guarda la mia mano. Come vuoi che giochi con la mano in quel modo? È colpa mia se sudo molto? Andiamo amico, non c’è nessuno che mi fischia tanto quanto te… Non preoccuparti. Ti dico una cosa. Dico sul serio. Chiederò che tu non mi possa arbitrare mai più perché non posso più gestirti, sul serio. Non ne posso più, non ne posso più. E non ho nessun problema con te, ma non ne posso più. Sei tu quello che mi fischia e quello che mi mette più pressione dell’intero circuito, di tutti, e se no, guarda i video Non mi interessa, non hai ragione”. Il sorriso ironico di Bernardes mentre subiva le invettive di Rafa fece il giro il mondo, esempio di come abbia negli anni costruito un bel rapporto con tutti i giocatori basandosi su calma e moderazione, mai un litigio violento in campo, anche nelle situazioni più toste da gestire contro scatti d’ira ancor più violenti dei giocatori.
“Penso che alcuni dei miei match più lunghi siano stati con Murray: quattro ore in campo, e lui continuava a spingere. Lo vedevo più tardi e gli chiedevo: “Come hai fatto?” e lui rispondeva: “Adesso non riesco a camminare”, ma tornava in campo il giorno dopo e vinceva. Quel rispetto da parte dei giocatori significa molto” continua Bernardes. “Ricordo con piacere l’arbitraggio della prima partita sul Tour Pro di Rafael Nadal a Maiorca nel 2002, seguito dal primo incontro di Nadal con Federer a Miami (2004). Ho arbitrato anche la finale di Wimbledon del 2011, dove Novak Djokovic ha sconfitto Nadal per aggiudicarsi il titolo e diventare al numero 1”.
“Wimbledon è magico”, continua Bernardes. “Ho iniziato a giocare a tennis grazie a Wimbledon. Arrivare ad arbitrare sul Centre Court è incomparabile. Quella finale del 2011 è stata davvero speciale. Amo Melbourne, posso tornare a piedi in hotel alle 2 di notte! Tokyo è sempre stata un passo avanti, la adoro. Monte Carlo è bellissima, soprattutto quando non piove. E New York, dove ho arbitrato il mio primo Grande Slam, è sempre indimenticabile. Anche Barcellona è speciale, il torneo è un vero evento. Se vuoi vedere un torneo con passione, quello è da vedere. Ci saranno magari dei tennisti classificati più in basso, ma gli spalti saranno pieni e l’atmosfera è bellissima”.
Bernardes lascia uno sport trasformato dalla tecnologia. Le chiamate di linea elettroniche sono la realtà e saranno obbligatorie sul Tour l’anno prossimo. Carlos riflette sul cambiamento: “Ora è diverso, con le chiamate elettroniche: non parli più tanto con i giocatori. Non c’è bisogno di annullare o spiegare le chiamate. Ascolto la musica nello stadio… Sta diventando tutto più meccanico e dobbiamo essere cauti. Mi piaceva la pressione di fare la chiamata giusta. Ora, anche se penso che una palla sia fuori, mi siedo e lascio che la tecnologia a decidere”. Del resto il giudice di sedia non può contraddire la chiamata elettronica, a meno di un errore marchiano.”Ho vissuto tante storie e sono fortunato. Ho fatto più di 8.000 partite. Ma sono le persone che ho incontrato che spiccano. Siamo lontani da casa per metà delle nostre vite, quindi abbracci le persone e i luoghi. Quest’anno, i tifosi e le persone sono venuti da me, è stato meraviglioso. È un ambiente fantastico di cui far parte” conclude Bernardes.
Marco Mazzoni
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6 commenti
Grande arbitro, molto umano e simpatico. Buona pensione!
Uno degli arbitri che ha saputo sempre bene gestire al meglio le tensioni sul campo, cosa non da poco. Poi di sciocchezze nel tempo ne ha fatte anche lui, ma vorrei anche vedere, in 8mila partite arbitrate!!!
Si godrà una meritata pensione, giustamente!
Grande Carlos!
Bravo, mi spiace che si fermi…
Gli auguri di una bella pensione e tanta felicità!
Buona ” pensione ” Carlos ! Mi hai fatto sempre tanta simpatia !!
A differenza dei sempre ottimi ma piu’ ” istituzionali ” Nouni e Lahyani , quando arbitrava lui … le partite ed i giocatori mi apparivano ” meno distanti ” , quasi di un’epoca passata .
Me lo ricordo visto dal vivo agli Internazionali e soprattutto qui al Challenger di Genova … sempre alla mano , sempre con il sorriso .
Davvero bello il saluto fattogli da Sinner durante il suo discorso , dopo la finale con Fritz alle Finals .
Chissà magari sfiderà Nadal nel PGA Tour !
😎
Un grande!! Lavoro meraviglioso e da privilegiati quando si raggiungono questi livelli!!
Certo che arbitrare Sampras vs Agassi deve essere stata una cosa troppo emozionante