Da Torino: Fritz batte Medvedev e si schiera contro il coaching: “Il tennis deve restare una sfida uno contro uno”
D:Congratulazioni, Taylor. Che sensazione conquistare la prima vittoria. Puoi raccontarci il match di oggi?
TAYLOR FRITZ: Ho giocato una partita davvero solida. Il servizio ha funzionato bene, cosa fondamentale contro di lui che è un eccezionale ribattitore. Anche quando servi bene, spesso riesce comunque a rispondere. Sono riuscito a conquistare punti diretti importanti, a resistere negli scambi più duri mantenendo la solidità. Gli ho fatto capire che non avrei commesso errori gratuiti né gli avrei regalato punti. Sono davvero soddisfatto della mia prestazione.
D: Guarderai il match di stasera? Per chi farai il tifo?
FRITZ: Probabilmente no. In realtà non guardo molto tennis. Di solito rivedo i match solo dopo aver saputo il risultato, per studiare l’avversario che dovrò affrontare. Mi concentro su aspetti specifici, sapendo già contro chi giocherò. Ma guardare la partita solo per guardarla, no (sorride).
D: Se Sinner dovesse vincere stasera, probabilmente lo affronterai. Il match di oggi era una sfida tra potenziali numeri 1 e 2 del girone, più che de Minaur che, pur essendo un ottimo giocatore, ha un curriculum e una classifica diversi dai vostri. Quanto era importante vincere oggi? Come vedi l’eventuale sfida con Sinner, pensando anche allo US Open?
FRITZ: Per qualificarsi bisogna vincere probabilmente due partite, quindi… Sì, partire con una sconfitta sarebbe stato molto complicato. Questa vittoria è fondamentale per le mie possibilità di passare il turno. Detto questo, può succedere di tutto. Tutti i giocatori del girone sono fortissimi e non mi sorprenderei di vedere qualsiasi combinazione di due giocatori qualificarsi. Sono solo poche partite.
Sicuramente affronterò Jannik, non so se sarà il prossimo match ma siamo nello stesso girone, quindi ci incontreremo. Sono stimolato perché dopo averlo affrontato agli US Open, ho giocato contro Carlos alla Laver Cup e poi contro Novak a Shanghai. Da quelle tre partite ho imparato molto su cosa dovevo migliorare per competere a quel livello. Credo di aver lavorato bene su quegli aspetti e di essere migliorato. Sono curioso di vedere se il lavoro fatto darà i suoi frutti.
D: Quanto è stato importante vincere alcuni di quegli scambi prolungati con Daniil, ancora prima che perdesse la calma?
FRITZ: È stato fondamentale. È stata una partita molto equilibrata, lui ha avuto palle break, io sono stato spesso pericoloso in risposta. Poteva andare in entrambe le direzioni. Sono riuscito a salvare quelle palle break proprio grazie ad alcuni scambi lunghi, lottando su ogni punto.
È molto incoraggiante perché lui è fortissimo dal fondo e nel logorare l’avversario. Oggi l’ho visto più aggressivo del solito, probabilmente non voleva darmi il tempo di attaccare e controllare gli scambi. Cercava di muovermi e prendere l’iniziativa.
Durante gli scambi, ho attaccato solo quando vedevo l’opportunità giusta. Altrimenti ero contento di difendere e correre. Come dicevo, penso di essere stato bravo a mostrargli che non avrebbe ottenuto punti facili.
D: Ho letto il tuo tweet della scorsa settimana contro il coaching che sarà permesso ovunque dalla prossima stagione. Puoi spiegare meglio la tua posizione?
FRITZ: Quello che rende il tennis uno sport unico è proprio l’essere tanto mentale quanto fisico. Poter elaborare strategie e trovare soluzioni da soli è fondamentale. I giocatori modificano il proprio gioco per adattarsi all’avversario. Non voglio che un coach possa interferire con questo processo.
Chi guarda da fuori vede le cose diversamente. Ma l’aspetto “uno contro uno” del tennis, dove non c’è solo la sfida fisica ma anche quella mentale, è cruciale. Molti non lo capiscono, probabilmente bisogna giocare ad alto livello per comprendere quanto sia importante la componente strategica.
Questo deve rimanere un duello tra i due giocatori. La capacità di elaborare strategie, prendere decisioni e gestire la pressione è importante quanto saper servire o colpire un dritto. Sarebbe assurdo se qualcuno potesse entrare in campo e servire al posto tuo, no? Allora perché qualcuno dovrebbe dirti cosa fare?
Lo vedo come qualsiasi altro aspetto del gioco: perché dovresti ricevere aiuto? Non ho problemi con il coaching negli eventi a squadre come United Cup, Coppa Davis o Laver Cup. Lì ha senso. Ma nei tornei individuali, durante la stagione, è semplicemente illogico.
D: Sono d’accordo.
FRITZ: Come la maggior parte delle persone (sorride).
D: Sul tema coaching, ritieni che vada eliminato completamente negli incontri singolari. Oggi neanche le indicazioni base sono permesse. Hai parlato di aver imparato dalle partite contro Sinner, Alcaraz e Djokovic. Cosa hai capito da quelle sfide?
FRITZ: Sul coaching, credo che l’unica cosa ammissibile dovrebbe essere l’incoraggiamento: “Bel colpo”, “Bravo”, “Continua così”, “Non mollare”. Questo tipo di cose.
Quando si entra nel tecnico – “Arretra”, “Colpisci così”, “Copri quella zona” – no, non va bene. Credo che abbiano introdotto questa regola quasi forzatamente, perché tanto molti la infrangevano già facendo coaching illegalmente.
Servirebbero microfoni nei box, controllati costantemente. Con penalità immediate se si va oltre il semplice incoraggiamento. Così risolvi il problema. Zero coaching, i giocatori devono cavarsela da soli. È uno degli aspetti più belli del tennis.
Sulla seconda domanda, non posso entrare troppo nei dettagli perché rivelerei le mie debolezze contro di loro. È troppo facile dire “avrei potuto servire meglio” dopo una sconfitta. Posso sempre servire meglio, non ho mai perso pensando di aver servito alla perfezione. Quando servo benissimo, di solito non perdo.
Ci sono aspetti più profondi: la costruzione del punto, certi colpi negli scambi, situazioni specifiche che mi mettono in difficoltà. Quelle tre partite consecutive mi hanno fatto vedere dei pattern ricorrenti. Sto lavorando su quegli aspetti specifici.
D: Cosa hai pensato vedendo Medvedev con la racchetta capovolta?
FRITZ: Mi sono fatto una risata. Lo trovo davvero divertente, anche quando non gioca contro di me mi fa sempre ridere. Mi divertivo soprattutto tra un punto e l’altro quando lanciava la racchetta in aria.
È fatto così. Ok, aveva la racchetta capovolta, ma era 40-0 sul mio servizio. Non cambiava nulla. Ha persino risposto lo stesso.
Ho dovuto ricordarmi di restare concentrato. Dal suo modo di giocare sul 5-2 al servizio, ho capito che voleva tenere quel game per poi provare a brekkare sul 5-3.
A volte quando gli avversari sembrano non impegnarsi, magari mollano un game, rischi di perdere concentrazione. Poi riprendono a giocare sul serio e ti colgono di sorpresa. Nel tennis professionistico succede più spesso di quanto si pensi: fanno finta di mollare, poi accelerano improvvisamente e ti sorprendono.
Dovevo restare concentrato sul 5-3. Sapevo che se non avessi servito bene, non mi avrebbe regalato nulla. Si sarebbe battuto al massimo. Per fortuna ho servito un game perfetto, non gli ho dato chance. Ma sono certo che avrebbe lottato duramente. Con un break lì, saremmo tornati in parità.
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Ma di brutto!! 🙂 🙂
A Ferrero saranno fischiate le orecchie..
Ma infatti.
Se non lo radiocomandano da bordo campo…
Ha completamente ragione.
Uno dei cambiamenti che snatura l’essenza di questo sport.
Fritz dal punto di vista mentale lo sto rivalutando.
Bravo.
Bella intervista, con un Fritz non banale e per me del tutto condivisibile nella contrarietà al coaching.
La capacità di saper leggere il gioco dell’avversario, di individuarne i punti deboli, di adottare contromisure per contrastarne i punti di forza – insomma l’intelligenza tennistica – è uno dei fondamentali di questo sport, importante quanto la perfetta esecuzione stilistica di un colpo. Il coaching annulla, o comunque riduce, la differenza di intelligenza tennistica tra due giocatori, alterando la sostanza di questo bellissimo sport.
Clap clap
E come farebbe Alcaraz senza coaching?
Ha ragione.
@ Onurb (#4252403)
Desu …..detto su danilo
Concordo in pieno con fritz,su tutto….io abolirei addirittura la figura del coach, penalty point se da suggerimenti al tennista….Concordo anche su quello che ha desu Danilo…..s è fatto una risata, divertente….