Il racconto dell’allenamento di Sinner a Torino vs. Ruud. Sinfonia di potenza e bellezza
Come e più di una Rockstar. Jannik Sinner a Torino è ovunque, nei cartelloni pubblicitari, nelle vetrine dei negozi, nelle piazze e agli angoli delle strade. Ancor più nei pensieri della gente, basta girare per il centro dell’elegante città sabauda per avvertire una presenza palpabile del nostro magnifico n.1. Stamattina verso le 11 c’erano non meno 300 persone assiepate fuori dall’Hotel che ospita i giocatori, e bastava girare l’angolo per imbattersi in una caffetteria con un poster gigante di Jannik a svettare tra dolci e praline. Passeggi per i portici della città e la gente parla di tennis, del prime time serale della domenica con l’esordio di Sinner alle ATP Finals. Vedi bambini correre con in mano la palle giganti o gadget di ogni genere, e basta voltarsi in un qualsiasi shop per scorgere racchette moderne e vintage, cimeli e qualcosa che rimanda all’evento. Tutti in qualche modo vogliono partecipare alle Finals, anche un arguto signore, almeno 80enne, che in uno dei caffè storici del centro stamani tuonava di fronte al Bicerin d’ordinanza: “Ho visto Laver e Pietrangeli, Panatta e McEnroe, tutti. Ma nessuno gioca come Sinner e vincerà il domenica il torneo”. Zero scaramanzia e totale fiducia nella forma e classe di Sinner, ma c’è un torneo importante da giocare e i rivali sono agguerriti. Come il Carlos Alcaraz ammirato oggi pomeriggio nel catino dell’Inalpi Arena, impressionante la facilità di uscita della palla delle sue corde, anticipo e potenza. Una bellezza.
A pochi metri, nel campetto laterale allestito per gli allenamenti, ecco Jannik impegnato in servizi e risposte, sotto lo sguardo vigile del suo team, al completo in campo con lui. Badio lo massaggia a tratti al collo, per scioglierlo, poi Panichi parlotta con un bel sorriso e pure palleggia con le palline da tennis (bravo), c’è un’aria rilassata ma la sessione di lavoro è importante, e si lavora duro. Vagnozzi e Cahill sono agli angoli opposti del campo, qualche sguardo tra di loro mentre Jan serve, provando seconde palle molto cariche di spin, con una spazzolata vigorosa delle corde sulla palla che rimbalza e schizza nell’aria impazzita. Altissima. Dopo qualche risposta c’è un time out, tutti insieme, si parla e Cahill gesticola con la mano, come a guidare l’impatto di Sinner verso un angolo incidente ancor più acuto. Jannik lo guarda con massima attenzione, processa ogni informazione come massimo scrupolo, e la sessione riprende. Giusto 5 minuti, sono quasi le 16 e c’è il Centre court che lo aspetta per l’allenamento principale.
L’arena è piena di pubblico per metà, poco prima c’era Fritz e poi Alcaraz. Arriva Jannik, boato. Gesto d’intesa e “high-five” con l’amico rivale, quindi lo spagnolo esce dal campo, spedendo in tribuna qualche palla per la gioia del pubblico. Due minuti e via, tocca a Sinner allenarsi per un’oretta, il compagno è Casper Ruud, che entra sul campo saltellando e sprizzando energia da tutti i pori, stranamente un po’ spettinato. Uscirà dal campo poco prima delle 17 ancor più arruffato e pure un filo imbronciato, dopo aver subito molte, tante e bellissime accelerazioni vincenti del n.1, che in 49 minuti dà spettacolo. Un semplice allenamento, ma pure un campionario esaustivo della qualità, completezza tecnica e possibilità di gioco del nostro magico Sinner. Non ha forzato a tutta, evidentemente, ma è stato splendido ascoltare nel silenzio dell’arena il suono pieno e potente della palla maltrattata dalle sue corde. Enorme la differenza di decibel rispetto agli impatti del norvegese, assai meno “rotondi” e roboanti di quelli del nostro campione. Del resto, Cahill sempre ricorda il suo primo allenamento svolto in campo con Sinner nel 2022. “Rimasti stupefatto dal suono della palla di Jannik, bellissimo per pulizia d’impatto”. Sinfonia, in una città come Torino dove la musica è importante, dalla classica alle nuove tendenze. E quando gioca Sinner è una vera Rock Star, un Beethoven della modernità con un tennis classico per impatti puliti ma estremizzato al moderno, alzando l’asticella della velocità e della competitività oltre le nuvole, per assoli arditi e imprendibili.
Sinner inizia il set d’allenamento con Ruud con palle “tranquille”, non lascia correre a tutta il braccio, anzi gioca discretamente trattenuto e carico. Cerca con entrambi i fondamentali, e pure il servizio, uno spin piuttosto vigoroso, e lo si sente dagli impatti, da quanto la palla salta alta, ma nonostante i giri importanti le traiettorie sono belle profonde, tanto che Ruud non riesce a stazionare vicino alla riga di fondo, ed è costretto a sua volta a giocare col diritto una spazzolata a tutta. Un paio di game, come ad esplorare il campo, trovare misura e sensazioni. poi, per magia, Boom! Sinner decide che le sensazioni ci sono, che la misura è ok. Semaforo verde. Go. Come la partenza di un GP di formula 1, e lui è una Ferrari vincente. Serve Ruud, e Jannik fa un passo in avanti e impatta un rovescio così potente e veloce che il buon Casper si ritrova la palla nelle stringhe… Riesce a rimetterla di là in qualche modo il nordico, ma i piedi di Jannik hanno le ali. Con il rovescio Sinner su quel colpo occasionale scarica un altro rovescio inside out dal centro di una precisione, velocità e potenza strabilianti. Ero seduto dietro di Jannik, in prima fila, a due passi sulla sinistra ci sono Alex Vittur e Francesca Schiavone. Appena Jan tira quel vincente, una pallata irreale, istintivamente mi volto verso di loro, ed è bello cogliere i loro sguardi, un sorriso complice che dice più di mille parole.
Questa pallata è solo una delle accelerazioni vincenti che Sinner tirerà al “buon” Ruud per una mezz’ora. La sensazione è che Jannik sia molto libero, sciolto e sicuro. Non tira sempre a tutta, ma quando decide di farlo la sua palla va troppo più forte di quella del rivale, la colpisce con più anticipo, più rapidità di braccio, trovando precisione e profondità. Ruud cerca di muoverlo, apre bene l’angolo cross col diritto e qualche difesa Sinner la fallisce; ma appena Jannik prende il comando dello scambio, non ce n’è. Non ha senso tenere il conto dei game, questo set lo vince l’azzurro e poi giocano un tiebreak, dove Jannik alterna qualche smorzata – una splendida, una terribile! – a qualche attacco. È impressionante ammirare la facilità con la quale Jannik avanza due passi in campo, si piega sulle ginocchia facendo spazio lateralmente alla palla, carica il diritto come un fulmine andando a prendere la palla all’altezza ideale per spingerla fortissimo con quel pizzico di spin di controllo che la rende una “biscia” maligna, ingestibile anche per un ottimo difensore come il norvegese. Sinner sfrutta quest’ora di allenamento per provare un po’ tutto: risposta bloccata, risposta aggressiva; diritto potente al centro, diritto cross dal centro per aprirsi l’angolo e quindi avanzare e chiudere; rovescio cross di scambio e quindi cambio improvviso col lungo linea. È un buon allenamento, non c’è tensione ed energia non sempre al massimo, ma è bello vederlo esplorare ogni angolo del campo e colpo. Poche le volée, del resto quando attacca lo fa da tre quarti campo con un profondità che sbaraglia la resistenza di Ruud. L’ottima notizia è che il nostro campione sembra in ottima condizione fisica. Rapido, sciolto, sicuro. Sinner c’è.
La sessione di training termina con ampi sorrisi, abbracci tra i membri dei due team e un grande applauso degli spettatori. Esce dal campo Sinner sotto un’ovazione. Non concede il bis, come spesso fanno le rockstar. L’appuntamento è per domani sera, non prima delle 20.30. Quello sarà un concerto vero, e i decibel saranno altissimi…
Da Torino, Marco Mazzoni
TAG: Casper Ruud, Jannik Sinner, Marco Mazzoni, Nitto ATP Finals 2024
@ Ingmale (#4252071)
Dopo il tuo appunto, ho riletto l’articolo. Ho ancora una volta la bocca impastata. Chiariamo che ritengo Mazzoni un ottimo articolista, una rondine non fa primavera. Altre volte gli ho esplicitamente fatto i complimenti.
Per quanto riguarda Clerici, usava volentieri toni molto, molto più portati all’eccesso (ricordo ancora, non letteralmente per cui non la cito, una sua frase su Federer, che era pure bello, inutile negarlo), ma poteva permetterselo, erano sempre considerazioni inframezzate da altre memorie, il ritmo era quello che di uno che scrive con talento, ma che lo fa colpendosi continuamente con spietata autoironia. Non per caso in TV si affiancava all’uomo-statistica per eccellenza. Mazzoni è bravissimo, ma non ha ancora raggiunto Clerici, non confonderei i piani.
Per quanto riguarda me, anch’io super tifoso di Sinner, come praticamente tutti gli italiani, e anche molti non italiani, mi ritrovo tuttavia nella posizione panattesca per cui “santificazione-no grazie”, anche per rispetto al Sinner stesso, che è una persona, piuttosto che un santino.
Se l’articolo di Mazzoni avesse messo in ridicolo la Sinner-mania che evidentemente contraddistingue il tempo libero torinese di questi giorni, avrei apprezzato maggiormente, ma l’ha descritta come una inevitabile conseguenza della forza e del valore del nostro. Appunto: un’agiografia, come ha detto perfettamente in due parole chi mi ha preceduto.
@ Di Passaggio (#4252043)
Riflessione condivisibile, ma a mio parere applicata all’,esempio sbagliato. È un articolo scritto bene da una persona che ha direttamente assistito a un fatto. Ci informa che il nostro tennista di punta appare in forma. Ricorda quali sono i punti di forza di un atleta che ha dominato la scena quest’anno (il che converrai con me è oggettivo) e che quindi per definizione è un fenomeno di questo sport. Se i giornalisti si limitassero a riportare i punteggi basterebbe Google. Come avresti commentato gli articoli di Clerici su Sampras?
Aggiungerei che Jannik ha quei 2 fondamentali da fondo che gli consentono di tirare colpi eccezionali con una continuità e un’apparente facilità tali da farli sembrare normali dopo una manciata di games.
Ma poi vedi giocare altri tennisti, anche fortissimi, e di nuovo ti rendi conto che quei rovesci incrociati veloci e precisi e quei drittoni veloci e carichi in realtà non hanno niente di “normale”
Fra le moltissime qualità di Jannik a mio avviso ce ne è una che lo contraddistingue e, spesso, lo rende ingiocabile. E’ quella capacità di muoversi con rapida leggerezza, fluidità ed eleganza con un timing di impatto impressionante, conseguendone una “facilità” di gioco per cui fa apparire facili giocate che in realtà sono difficilissime. E tutto ciò ha anche l’effetto di destabilizzare e, talvolta, deprimere l’avversario.
È l’effetto dell’eccesso di retorica. Lascia la bocca impastata a chi è giunto al messaggio senza preconcetti, infiamma gli animi di chi era già predisposto a recepire l’afflato. In pratica, è perfetta per comunicare con gli arruolati. Tutti i capi-popolo conoscono questo meccanismo.
Quanto luogo comune, chi ha fatto il punto più spettacolare di questo 2024 ad Halle contro Maroszan? vogliamo parlare del recupero con relativa caduta sul polso con Draper concluso in maniera micidiale? lui non mette il dito sull’orecchio ad ogni prodezza come qualcun’altro nel circuito ma le smargiassate le sa fare benissimo anche lui solo che si vanta meno.
Immagino che chi storce il naso per questo bell’articolo (peraltro offerto gratuitamente e senza obbligo di lettura) fosse presente all’allenamento di Jannik e abbia visto accadere cose completamente diverse rispetto a quelle descritte
Spessore e tensione incidono al 10% il suono e fatto da potenza di impatto accompagnato dalla pallina che c’entra esattamente il punto del piatto corde, dove la racchetta esprime il suo massimo di controllo e potenza
sinfonia di potenza, bellezza e noia
proprio così, si sta esagerando
Sei prosaico! Hai distrutto tutta la romantica poesia del “suono del tocco di palla”! 😉
(Tra l’altro lo si diceva anche di Del Piero, e in questi giorni lo si è tirato fuori nuovamente, in occasione del 50esimo compleanno)
Grazie per lo stupendo articolo.
Leggendolo mi sembra di aver visto un bellissimo e poetico film.
6-2 2-1(con break) e 7-4 nel tiebreak simulato, questo è stato lo “score”.
God
@ Kenobi (#4251861)
il suono sono:
– tensione corde
– spessore corde
Solo Jannik può giocare da n. 1 con questi settaggi.
Provate a dare il tutto ad Alcaraz o Nole: fanno fatica a battere il n. 300 al mondo
Io onestamente ho visto un Sinner più in difficoltà rispetto a ieri e molto più nervoso e preoccupato rispetto a ieri,mi sembra che rispetto all’anno scorso trovi più difficoltà ad adattarsi a questo campo
Complimenti e grazie per il racconto di Mazzoni.
Due cose mi hanno colpito del racconto perché sono quelle che colpirono pure me quando vidi Jannik dal vivo.
Il signore incontrato al caffè che spiega che ne ha visti molti di campioni ma nessuno gioca coma Sinner.
E Cahill quando parla di suono, quello di Jannik lo capisci subito, è indistinguibile per perfezione, in più il timing al limite della perfezione di Jannik dà al tutto una specie di sinfonia.
Da chiudere gli occhi ed ascoltarlo.
Per chi amava il rumore della F1 a Montecarlo quando passava Senna o al Mugello con Rossi, lascia lo stesso turbinio di emozioni.
Un’agiografia in perfetto stile rinascimentale.
In realtà uno come Sinner in Italia non è mai nato…
Uno come Sinner in Italia nasce una volta ogni cento anni e a sei km dal confine, non a caso. Jannik sei leggenda!!!
Musica, Maestro! 😎