Coaching? Capriati rilancia: “I giocatori dovrebbero avere un tablet statistico per le analisi in tempo reale”
Off-court coaching? Forse per i giocatori sarebbe meglio un accesso ai Big Data in tempo reale, statistiche profonde su ogni aspetto del gioco da usare per cambiare la propria strategia o colpi nel corso della partita. Questo il pensiero originale di Jennifer Capriati, ex stella del tennis statunitense, nel dibattito aperto in questi giorni dopo la decisione dei massimi organi del tennis sulla definitiva introduzione del coaching dal 2025. La regola, in “prova” da un po’ di tempo, diverrà ufficiale dalla prossima stagione, e molti giocatori (Fritz, Shapovalov, l’ex n.2 Norman per citarne alcuni) ed addetti ai lavori si sono detti contrari a questa innovazione, che sminuisce l’aspetto “uno contro uno” del gioco e l’abilità di lettura e decisione di un tennista nel corso del match.
Proprio su quest’aspetto, abilità di prendere decisioni e intuire l’andamento di un incontro, si basa il pensiero di Capriati. Secondo la ex campionessa Slam newyorkese, un tennista più che un coach a guidarlo avrebbe bisogno di poter accedere in tempo reale, magari su di un tablet posizionato alla propria panchina sul campo, a tutte le statistiche del gioco e di ogni colpo, per valutare in profondità l’andamento di ogni settore della prestazione e quindi poter capire cosa non sta funzionando nel suo tennis e in quello dell’avversario.
“Penso che i giocatori dovrebbero avere uno stat pad per vedere le analisi in tempo reale. Un giocatore dovrebbe essere in grado di capirlo istintivamente, ma a volte ciò che pensi di fare non è ciò che sta realmente accadendo. Devi poter vedere i dati. Quindi usarli per eseguire” scrive Jennifer in un post su X in risposta ad una discussione sul tema del coaching.
I think players should be able to have a stat pad to see the analytics in real time. A player should be able to figure this out instinctually, but sometimes what you think you are doing is not what’s actually happening. you need to see the data. Then use that to execute
— Jennifer Capriati (@JenCapriati) October 22, 2024
Quello di Capriati è certamente un’idea nuova, diversa, che sposta l’attenzione sui numeri e sulla bravura del singolo giocatore nell’interpretarli ed usarli per migliorare la propria prestazione in tempo reale. Invece di un coach che ti parla, ti stimola, ti “guida” con i suoi consigli, con il supporto dei Big Data (il rendimento di ogni colpo, la prestazione in risposta, nella lunghezza degli scambi, le posizioni del campo da cui si fanno vincenti o si commettono errori e via dicendo) il tennista avrebbe un supporto da poter usare a proprio vantaggio, ma sempre dovendo usare la sua testa e lucidità in autonomia. Sempre più in allenamento e nell’analisi delle prestazione gli staff dei vari tennisti usano i Big Data, per sviscerare ogni singolo aspetto tattico e tecnico e intervenire di conseguenza.
Una proposta interessante, che non necessariamente è contraria a quella del coaching (le cose potrebbero anche andare di pari passo), ma resta nel solco di dare un supporto esterno al tennista. Uno dei motivi di grande fascino del tennis, come sottolineato ad esempio da Taylor Fritz, è sempre stato quello di essere un confronto totale – fisico, tecnico e mentale – tra due giocatori. Soli in campo, uno contro l’altro, separati da una rete ma in totale e feroce competizione per abilità tecnica e lucidità nel comprendere quel che sta accadendo sia nel proprio lato che in quello dell’avversario. Una competizione unica, che forse con troppi aiuti esterni rischia di perdere parte del suo fascino. Nell’idea di Capriati almeno resterebbe il tennista a dover usare le statistiche, senza altre interferenze esterne. L’unica certezza è che il tennis, lentamente, si sta trasformando in qualcosa di diverso dal passato. Meglio? Peggio? Vedremo…
Marco Mazzoni
TAG: big data, Jennifer Capriati, Marco Mazzoni, off-court coaching, statistiche tennis
Per me il Coaching é la negatzione di una parte importante e assai significativa dello Sport.
Negli incontri di scacchi é ammessi il “Coaching” ?
Ovvio che No… il miglior giocatore é quello che dimostra di sapersela cavare da solo.
E cosi’ dovrebbe essere anche nel Tennis: é il giocatore che deve sapere dimostrare in campo di quali soluzioni é capace.
Con il Coaching si va ad annullare una delle abilitá piú importanti e caratterizzanti di questo Sport, che non é solo atletismo e forza brutal, ma anche tattica “scacchistica”.
Niente, c’ e’ il rischio che si vada da un lato Verso l’ intromissione di squallide PAGLIACCIATE: pseudo-Davis, Laver Cup, Union Cup, “big 6” anziche’ un serio 1000 – su erba – in Arabia Saudita, ecc.
dall’ altro lato alla amputazione di una delle abilitá piu’ preziose e rilevanti in questo Sport: saper prendere decisioni sulla tattica / stragegia di gioco, scegliere che impostazione dare agli scambi, quali colpo o “mosse” gioicare.
Da ultimo una ulteriore stretta sul numero di pochi privilegiati in grado di sostenere costi sempre piú pesanti per stare nel circuito
Il problema più grave, è lo stesso che ha fatto notare più d’uno: già il tennis è uno sport per ricchi o almeno benestanti (chi si può permettere di essere sempre in giro a giocare tornei?). Se si aggiunge il coaching il solco si approfondisce, e mi fa anche piacere che uno dei primi a lamentarsi sia stato Taylor Fritz che problemi di soldi non ne ha mai avuti, nemmeno lontanamente.
L’uso dei Big Data è concettualmente interessante ma, da come ne parla Capriati, dovrebbe essere fornito dall’organizzazione del torneo e… serve aggiungere altro?
Uno degli aspetti stupendi e terribili del tennis è proprio la necessità di usare il cervello, di capire i problemi in campo e trovare soluzioni! Qui si distingue il campione dal giocoliere e dallo sparapalline. Perché anche in questo caso si dovrebbe far ricorso alla tecnologia? La tecnologia deve essere un supporto quando serve, non la soluzione a tutto.
Questa sì che è un’idea del piffero!!!
Le critiche al coaching le comprendo: è vero che il tennis è uno sport molto personale e quasi “psicologico”. Essere aiutati nei momenti cruciali della partita dal proprio staff potrebbe un pochino (non tantissimo, ma un po’ si) falsare la capacità del tennista di confrontarsi con le sole proprie forze con i propri demoni tennistici
ma che cosa sta dicendo? sta delirando
Putroppo è inevitabile che il coach abbia questi strumenti.
Li usano da tanto tempo nella pallavolo.
Orrore!
Non sono daccordo, per vincere bisogna utilizzare oltre che la propria forza e tecnica anche la ragione e non il PC. Lo eviterei anche per i coach durante il match perchè devi essere bravo tu a capire dove si muove l’incontro senza un aiuto tecnologico esterno.
@ Kenobi (#4239990)
Tutto il contrario del tennis romantico e scanzonato degli anni 70 …80 a tal proposito non vedo l ora di vedere al cinema il docufilm NASTY sulla vita del più folle tennista di tutti i tempi Ilie Nastase….uscirà al cinema a novembre….
Lo dicevo per fare una battuta, ma questi sono seri, auricolare, tablet, manca il joypad poi al coach e al limite si potrebbero impiantare dei sensori nel cervello.
-servo sul dritto…0-15
-ok,vado al centro…0-30
-eh cacchio…ora ad uscire…-0-40
-mmm…ora lo frego..sul dritto ancora… break.
Porca vacca,avessi avuto almeno la tavola pitagorica … 7×6 …8×9… m’ha fregato la calcolatrice scarica alle elementari.
Jennifer, posa il fiasco