Sinner si racconta dopo il trionfo: “La svolta mentale è arrivata al Roland Garros 2023”
Dopo aver conquistato il Six Kings Slam 2024 e il premio record di 6 milioni di dollari, Jannik Sinner ha aperto il suo cuore in una lunga intervista, rivelando i segreti della sua crescita mentale che lo ha portato al vertice del tennis mondiale e approfondendo la sua speciale rivalità con Carlos Alcaraz.
Il numero uno del mondo, fresco di vittoria in un torneo che ha riunito sei tra i più grandi campioni del circuito, ha offerto uno sguardo intimo sul suo percorso di crescita, identificando nel Roland Garros 2023 il momento chiave della sua trasformazione mentale. La sconfitta contro Altmaier è diventata il catalizzatore di un cambiamento profondo nel suo approccio al tennis.
Nel corso dell’intervista, Sinner ha anche parlato della sua stimolante rivalità con Carlos Alcaraz, presenza costante nei suoi pensieri e fonte di motivazione quotidiana. “Mi sveglio ogni mattina pensando a come batterlo,” ha confessato l’altoatesino, sottolineando come questa sfida continua lo spinga a superare costantemente i propri limiti.
Sulla rivalità con Alcaraz
“Mi sveglio ogni mattina pensando a come batterlo. Questo tipo di rivalità ci spinge oltre il 100%. Siamo qui per mostrare a tutti cosa significa il tennis. Con Carlos ci capiamo, viaggiamo molto e siamo buoni amici. Ogni nostro match è di altissimo livello. Spero che questa rivalità duri il più possibile, anche se ci sono molti altri giocatori pronti a emergere.”
La finale del Six Kings Slam
“È stata un’esperienza nuova, giorni incredibili. Ho lottato cercando di trovare l’approccio giusto, controllando meglio gli scambi. Ho commesso errori evitabili nel primo set, ma alla fine si può vincere o perdere. Ho imparato molto da questo incontro.”
La crescita mentale
“Non è solo esperienza, sono ancora giovane. Ho imparato ad accettarmi per quello che sono. La svolta è arrivata dopo la sconfitta contro Altmaier al Roland Garros 2023: non ero pronto mentalmente. Da quel momento, ho iniziato a lavorare su me stesso, accettando le fatiche degli allenamenti e spingendomi oltre i limiti per diventare la migliore versione di me stesso.”
Una stagione memorabile
“Questa stagione è stata incredibile, con tanti successi e momenti significativi anche fuori dal campo. Ho dimostrato di saper entrare in campo dimenticando tutto il resto. L’anno non è ancora finito: ci sono le ATP Finals a Torino, un torneo importantissimo per me come italiano, e poi la Coppa Davis con l’Italia.”
Marco Rossi
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Dopo l’ingresso di Sinner in top100 ho notato che lui non ha mai accettato di essere sconfitto da avversari indietro, rispetto a lui, in classifica.
E scommetto che andando a filtrare tutti i suoi incontri si potrebbe scoprire che solo il 10-15% delle sconfitte viene da avversari classificati peggio di lui.
Questa è la TESTA del campione; mentre si può migliorare il fisico, il repertorio dei colpi… ma la testa no, oppure solo pochissimo.
Oggi non vedo altri italiani che siano “cattivi”, neanche in parte, come lui!
Non mi sembra un ragazzo come tanti, ognuno ha la sua opinione, a me sembra un ragazzo straordinario.
@ Giuseppe (#4238391)
Ancora con sta storia del talento innato e del campioni si nasce … lo ha spiegato anche piatti: sinner era un ragazzo come tanti. Il suo segreto è il lavoro e l’applicazione. Come per tutti.
Non mi pare che il pubblico abbia mai influito sul più forte in campo
Grazie, così ti sei spiegato meglio.
Vedi Nole…
In una intervista, rilasciata dopo la vittoria agli AO mi sembra, Sinner disse che è “un predestinato al lavoro”, mi par che la frase fosse proprio questa. Perciò, è proprio come hai osservato tu, il lavoro duro non gli pesa, perché solo tramite esso può spingere le sue qualità fino al loro limite. È una cosa rarissima, che hanno solo i grandi.
Infatti non è facilissimo da capire.
Diciamo che se il lavoro è un mezzo per raggiungere un fine (cioè il miglioramento), quel mezzo può essere o diventare un sacrificio, soprattutto nei periodi in cui ti sembra di non vedere i frutti e quindi la vocazione al lavoro può vacillare.
Se il lavoro è il fine e cioè il tuo obiettivo è guardarti la sera allo specchio e dire sono contento di aver fatto tutto quello che dovevo a prescindere dal risultato, allora il lavoro non diventerà mai un sacrificio, perché è esso stesso ciò che persegui.
Per Jannik è così, il suo fine è il lavoro. È una cosa rarissima e che lo rende speciale e lo fa sembrare invulnerabile a cali motivazionali.
Meglio pensare ad Alcaraz che a Larussa.
Campioni si nasce, poi, però, se non ci si applica duramente non si raggiungono grandi risultati. Insisto sul concetto, perché è importante in ogni campo: madre natura deve dotarti di qualità straordinarie, senza questo non si può incidere in nessun campo. Tuttavia, è solo col duro esercizio che si possono raggiungere vette altissime e sfruttare e affinare le qualità innate. Senza studio e dedizione al miglioramento non si può sperare di eccellere. Si possono fare innumerevoli esempi, nello sport, nella scienza, nello spettacolo, ecc. Tempo fa mi è capitato di parlare con una persona che ha conosciuto Sinner da ragazzino e mi ha parlato di un episodio che l’aveva particolarmente colpita. Sinner aveva 10 anni e usci ai quarti in uno dei suoi primi tornei. Ebbene, al termine del torneo Sinner non si riusciva a trovare, cominciarono a cercarlo e infine lo trovarono disteso sull’erba, occhi al cielo, con un filo d’erba in bocca. Stava riflettendo sul perché fosse stato battuto… Aveva 10 anni. Mio figlio si metterebbe a piangere, forse, oppure accamperebbe scuse, come fa la maggior parte degli studenti che danno la colpa all’insegnante se prendono un 4. Lui no, non una lacrima, non una recriminazione, riflette’ piuttosto su come poteva migliorare, già a 10 anni. Vi rendete conto?! Non è assolutamente comune, tutt’altro. Sinner lo ha ripetuto in mille interviste, è il suo mantra, lui è consacrato al lavoro, per spingersi sempre oltre. Ma, è anche un predestinato, un essere dotato di qualità fuori dal comune, e la combinazione di questi due aspetti lo hanno portato ad essere il n.1 al mondo nel tennis moderno. Solo il talento non basta, solo il lavoro duro non basta.
Sul tubo c’è questa recente (almeno credo) intervista a Piatti che parla anche della formazione di Sinner.
Secondo me è interessante e fa capire anche come sia stato fondamentale il periodo “Piatti Center”
https://www.youtube.com/watch?v=OW90iBTgCC0&t=652s
@ MARMAS (#4238280)
Infatti faccio fatica a comprendere la differenza.
In verità il primo amore di Jannik è andare a sciare.
Con questi 6 milioni ci compriamo la wada,l Itia con tutto il personale pagato x 2 anni…
Infatti nell’articolo non c’è scritto ma mi sembra che nell’intervista post match poi abbia corretto dicendo che non era vero (o forse mi sono inventato tutto).
Ma quel “quasi” non era riferito ai giocatori di seconda fascia.
La russa ormai è alle spalle, jan è di nuovo sul mercato
@ csigalotti (#4238301)
È sulla base di questo che considerazioni del tipo: quello ha più talento, quello meno … quello più di così non può fare eccetera… sono vecchie e senza senso.
@ MARMAS (#4238280)
È un poco quello che predica la psicologia motivazionale ultimo grido. Miglioramento continuo, a piccoli passi, gestione della sconfitta come mezzo per imparare e allenamento per miglioramento come vero piacere. Aggiungendo che il talento è nulla senza questo ‘processo’ e che, sopprattutto, con questo processo si arriva veramente lontano.
Per questo continuo a dire che Unico e straordinario, altro che Alcaraz.
Intelligenza artificiale chi, Sinner?
Mai sentito parlare di lavoro umano?
@ Sangalletto (#4238241Sarebbe inquietante se pensasse a La Russa
Premesso che Jannik ha un talento atletico e tecnico straordinario, ciò che lo ha reso il tennista che ormai è diventato e che lo renderà ancora più dominante in futuro è la cultura del lavoro
Lui prende una sberla (es. partita con Altmaier), non si compiange, non si abbatte, non si deprime,ma si rimbocca le maniche.
Vince titoli e Slam, diventa n.1 del mondo e inizia a sconfiggere tutti i top players, non si esalta, non si sente arrivato, non si adagia sugli allori, ma si rimbocca le maniche.
Io all’inizio pensavo che il suo obiettivo fosse diventare sempre più forte e migliorare continuamente e che il lavoro fosse il mezzo per arrivare a questo fine ultimo.
Poi in realtà ho capito (per la verità l’ho sentito dire a lui e ho impiegato un po’ di tempo per comprendere a fondo il concetto) che il suo vero obiettivo è arrivare a fine carriera sapendo che ha fatto tutto quello che poteva per migliorare e diventare il più forte possibile.
Nel suo modo di ragionare il lavoro addirittura trascende il suo ruolo di mezzo per raggiungere un fine ma diventa fine esso stesso.
Se vi fermate a riflettere su questo concetto, che è quasi difficile afferrare pienamente nella sua estremezza, capirete veramente chi è Jannik Sinner e perché sta diventando quello che giorno dopo giorno si palesa sotto i nostri occhi.
Una domanda per chi è ferrato: perchè oggi Sinner nel tennis è il protagonista di una canzone di Nino Bonocore?
“Quando si chiude una porta, si apre un portone”….
Ah ah ah, in effetti… Il primo amore di Sinner è il tennis, poi viene la russa ah ah
Ringraziamo allora quel nastro che gli negò la vittoria sul match point…….sliding doors?
Ahahah
Ho scritto quasi …
Comunque svegliarsi tutte le mattine pensando ad Alcaraz e non alla russa è inquietante
@ Roberto Eusebi (#4238221)
4U, Bublik e Lajovic dove li collochi?
Alla fine però il pubblico tenderà a parteggiare per il più umano dei due.
Sinner in molti momenti a me spaventa.sembra davvero l’intelligenza artificiale applicata al tennis
Quella è stata atroce, ma anche la prima vittoria con Medvedev fu importante.
La differenza tra Sinner e Alcaraz la si capisce da queste parole e da quelle precedenti di Carlos.
L’altoatesino ha il rifiuto ossessivo per la sconfitta , il murciano mi sembra molto più rilassato quando perde, e il sorriso radioso con abbraccio alla stretta di mano ne è la dimostrazione.
Mi ricorda le sfide Nadal Federer quando Roger prendeva con filosofia tutte le sue sconfitte nella seconda parte della loro rivalità.
Ovviamente in termini di risultati se l’approccio è così differente la differenza piano piano esce
In effetti dai tempi di Altmaier, non ha più subito sconfitte con giocatori di “seconda fascia”. Mi permetto però di dire che anche dal punto di vista tecnico e fisico è migliorato molto da allora. Si vince con la testa, ma il braccio e le gambe devono essere al top. Sinner ormai è messo benino sotto tutti i punti di vista. Ed è per questo che non perde quasi mai.