Le “disconnessioni” di Alcaraz
Desconectado. Ossia disconnesso, dal gioco, dal campo, dal rivale e dalla partita. Perso in un limbo dove niente funziona, incapace di trovare un modo per focalizzarsi di nuovo e ritrovare il filo perduto del suo tennis. Così in più di un’occasione Juan Carlos Ferrero spiegava una brutta prestazione del suo pupillo Carlos Alcaraz. L’ultima volta che aveva usato questa parola fu in quel di Madrid, dove il più giovane n.1 della storia all’improvviso staccò la spina dall’incontro vs. Rublev, uscendo malamente sconfitto. Quella battuta d’arresto è piuttosto diversa per contesto e momento dal terribile e inatteso KO patito ieri notte a US Open da Botic Van de Zandschulp, ma pur nella diversità è innegabile che si possano trovare dei punti di contatto per il modo in cui Carlos si perde, crollando sotto i colpi dell’avversario incapace di reagire.
Nessuno ipotizzava che potesse anche solo esserci partita… Incredibile quel che è accaduto nella notte di New York. L’olandese è tennista potente e dotato di colpi pericolosi, ma veniva da un’annata a dir poco storta, per problemi fuori dal campo e tecnici, tanto da ventilare alla stampa nazionale addirittura un ritiro definitivo, “così non ha senso continuare”. Invece, all’improvviso, si è preso una clamorosa rivincita esplodendo tutta la forza del suo diritto, prodigandosi in attacchi vincenti e proponendo schemi offensivi che hanno mandato in bambola Alcaraz. Bravissimo Botic, si merita questa ribalta e soddisfazione, ma il Carlos vero, o almeno anche solo una sua versione accettabile, non s’è proprio visto.
È interessante rileggere con attenzione i passaggi del suo pensiero – che abbiamo riportato in un altro articolo e che invitiamo a rileggere. Lui è un ragazzo molto sereno, anche nei momenti difficili e più duri parla con pochi filtri e va diretto al punto. Non ha cercato scuse o ventilato chissà quali problemi. Niente. Tutta farina del suo sacco, purtroppo per lui farina rancida. Non trovava la distanza dalla palla, non la sentiva proprio. Non vedeva bene il gioco, i movimenti del rivale. Non sapeva cosa fare per riprendersi perché niente ha funzionato. Questa è una constatazione davvero pesante per un tennista così forte, quasi disarmante, perché esterna con candore quasi eccessivo una totale incapacità di reazione alla difficoltà, che venga da un rivale per suo merito, o che sia totalmente interiore. Non è la prima volta che gli accade, e spesso è accaduto nei momenti di bassa fiducia ed energia.
Fiducia ed energia. Ecco i due impostori, quelli che portano “Carlito” a diventare una macchina da tennis clamorosamente bella ed efficace, ma che allo stesso tempo, se non lavorano in sinergia, lo affossano pesantemente. L’Alcaraz di Wimbledon a tratti è stato straripante. In finale contro Djokovic non gliel’ha fatta vedere… Perfetto per aggressività, lucidità di gioco, facilità di accelerare la palla e dominare ogni angolo del campo. Con quella rapidità di piedi, esplosività muscolare e facilità nel colpire con una rapidità assoluta, non gli stai dietro. Ti mangia il tempo di gioco, e il campo. Non rifiati, comanda lui e non hai altra chance che correre a rete a stringergli la mano, “too good”. Ma la forza di Carlos sta forse diventando in questa fase della sua giovane carriera anche il suo limite.
Alcaraz oggi è un tennista clamoroso, bello e vincente. È adrenalina pura e spettacolo. Ma è… tutto o niente. Si accende e brucia tutto e tutti, uno tsunami irrefrenabile; ma se non è acceso, non va al 90%, al 70%, …cala, cala tanto. Cala troppo. Perché non è bravo come altri a gestire i momenti di difficoltà. Li soffre, non riesce ancora a gestire quello stress del momento “no” e trovare il modo di ripartire. Ricordiamoci di quella partita allo scorso Wimbledon contro Tiafoe. Beh, ha rischiato di brutto di perderla perché era lì lì per andare di nuovo in caos totale, e deve ringraziare solo quel gigione dello statunitense che non ha trovato quel paio di colpi nel quarto set che potevano buttarlo giù nel burrone. Ogni tennista spesso vince un grande torneo superando una partita difficile o un momento delicato. Ma è difficile trovare nel recente passato un tennista tanto forte quanto Alcaraz ma ancora così in difficoltà a reagire da una giornata no, o quando la fiducia e l’energia non vanno a braccetto e lo sorreggono.
Ha giocato tanto dalla scorsa primavera Carlos, tanto e bene. Due Slam, momenti di tennis fantastici. Poi è arrivata la sconfitta a Parigi 2024, contro un Djokovic così duro che non lo batti. Quella sconfitta ha evidentemente minato qualcosa nella sua fiducia e, visto un calo atletico “normale” a fine agosto con tanti match di grande intensità nelle gambe, ecco che è arrivato il black out. Non si pensava potesse arrivare ieri notte. Oltretutto abbiamo sottolineato come il suo percorso in questo US Open fosse probabilmente il più comodo tra i big, ma se Carlos non c’è con testa, non è “connesso” con il gioco e il contesto, ecco che può arrivare la derrota fatal.
Non è questo il momento per fare alcun paragone tra Sinner e Alcaraz, ma il nostro certamente ha una resilienza maggiore, è più forte nel reggere mentalmente ai momenti difficili e trovare un modo per uscirne, che sia con un cambio tattico, con qualche colpo usato in modo differente. Pazienza e visione, quel che serve per far passare la tempesta e ripartire appena si intravede uno squarcio di sereno e i venti calano d’intensità. Invece Alcaraz è come un toro che, appena è ferito, non pensa a come ripartire ma corre ancor più forte contro il rosso e si spacca la testa. Da 100 a 0, on-off, tutto o niente. Alcaraz è adrenalina pura, ti travolge se è acceso, ma se è in preda alla tensione e non reagisce in modo positivo. Quando è spento, brancola nel buio della sua testa cercando un interruttore che, al momento, non c’è. Il prossimo step deve essere lavorare per trovarlo quel bottone, e accenderlo quando le cose vanno male. Non sarà facile.
Alcaraz è un giocatore formidabile, una benedizione per lo sport perché ha un tennis bellissimo, divertente e diverso da quello dei suoi migliori avversari. Mostra ancora qualche debolezza interiore, sulle quali dovrà certamente impegnarsi. Lavorare su se stesso, non tanto sul campo. Maturare e crescere. È vita, e il tennis è una parte divertente di essa che ci piace tanto. E ancora, riesce a sorprenderci, talvolta con queste sconfitta davvero imprevedibili.
Marco Mazzoni
TAG: Carlos Alcaraz, Editoriale LiveTennis, Marco Mazzoni
@ Hsiisks (#4191560)
Tifa ALCARAZ e non rompere gli ZEBEDEI! 😆
Ah@ Atom (#4191070)
Ahaha non è un fenomeno? È solo il n1 più precoce della storia (19 anni e 4 mesi) ha solo vinto due Wimbledon in finale cn djokovic, ha solo vinto 4 slam a 21 anni (meglio di Nadal, federer e djokovic), a 21 anni gli manca un solo slam (nn certo il più difficile da vincere) per fare il career grand slam. Anche i big 3 da giovani persero partite “scontate che avrebbero dovuto vincere” (soprattutto federer meno Nadal e djokovic). È un fenomeno; ma deve migliorare l’aspetto evidenziato da Mazzoni; non è invincibile. Ma ad oggi è il più “fenomeno” tra i giovani (per aver ottenuto il n1 così precocemente, per aver vinto 4 slam, più degli altri giovani, è quello con più master mille tra i giovani ecc). Se lui non è un fenomeno allora sinner cos’è? Una schiappa? No sono entrambi dei ragazzi fortissimi, fenomeni e campioni entrambi: con molti aspetti che sicuramente saranno in grado di migliorare e li faranno vincere ancora di più di quanto nn hanno già vinto. Nn so allora per te chi sono i fenomeni “nuovi” tra i giovani, se nn lo è chi tra loro ha vinto di più. Sinner su questo aspetto è molto più bravo di alcaraz (gestione della partita quando è in giornata storta), ma in altri aspetti invece alcaraz gli è superiore (secondo me sia pk quando giocano al massimo per ora, nn è detto in futuro, è più forte, ed è quello che è riuscito a battere di più i vecchi fenomeni, Nadal e djokovic). Alcaraz super fenomeno, tornerà più carico di prima. Ora sinner ha un occasione ghiottissima che deve approfittare (sia per i punti che per accorciare le distanze con lo spagnolo in termini di slam). Non prendiamoci in giro: fenomeno lo è, così come sinner. Non denigriamo un ragazzo che ha vinto 4 slam a 21 anni. Questo è da tifosi “acciecati”. Ora vediamo sinner: è un occasione d’oro.
Disconnesso no perché stanotte connesso non lo è mai stato. È ancora più grave
@ Gianluigi74 (#4191469)
Tu hai scritto che sinner avrebbe fatto il grande slam,più le olimpiadi, più tutto….ma cosa stai vaneggiando? Ma da quanto tempo è che segui il tennis? Giusto x capire….
Bravo Marco un bellissimo articolo. La penso come te.
Ok, quoto.
@ Marco58 (#4191463)
Il 47% di Alcaraz erano aliquote fiscali, non previdenziali.
Parliamo invece della canotta, per quella ci vorrebbe una sovrattassa, e anche piuttosto elevata. 😛
Il 47% di Alcaraz erano aliquote fiscali, non previdenziali.
Parliamo invece della canotta, per quella ci vorrebbe una sovrattassa, e anche piuttosto elevata. 😛
@ Onurb (#4191394)
????
Dopo la positività Sinner non è stato più lo stesso e quello che penso io, ma non sono certo il solo, è che tutto il proseguo della stagione è stato falsato.
E hai proprio ragione, un bagnino sembra!
La quota fissa (una ogni trimestre) è così fissa che ogni anno aumenta dell’ 8% circa, alla faccia del bicarbonato.
Poi c’è la parte eccedente