McEnroe: “È ridicolo pensare che a Djokovic serva un coach”
Con il suo stile tagliente, John McEnroe liquida la questione Djokovic-coach come “ridicola”. Parlando ai microfoni di Eurosport da Parigi, il campione newyorkese afferma che in questa fase matura della carriera Novak non ha affatto necessità di un allenatore: se arriva, bene; altrimenti con la sua esperienza può benissimo gestirsi da solo.
“Per quanto riguarda il fatto che Djokovic abbia bisogno di un allenatore, penso che sia ridicolo”, afferma McEnroe. “Non credo proprio che abbia bisogno di qualcuno che gli dica cosa fare in campo. Se vuole qualcuno intorno, va benissimo. Ha funzionato incredibilmente bene nella sua carriera perché nessuno nei suoi sogni più sfrenati pensava che ne avrebbe vinti 24 (di tornei del Grande Slam)”.
“Ricordo di averlo visto giocare contro Gael Monfils quando erano entrambi giovani e vinse quella partita in cinque set” continua John. “Ho pensato tra me e me ‘quel ragazzo Djokovic ha un bel fegato’, ma se mi avessero detto che avrebbe vinto 24 tornei del Grande Slam, avrei detto che erano pazzi. Ora sta cercando di tornare a vincere e questi primi due turni sono stati davvero un bel sorteggio per lui. Due ragazzi che non avevano possibilità di batterlo. Vediamo come va quando le cose si faranno più dure. Djokovic sembra in buone condizioni. Ci sono state alcune volte in cui respirava affannosamente e altre volte sembrava che stesse per cadere, ma qua finora sembra non abbia avuto problemi”.
Intanto Novak, dopo il successo al secondo turno, ha parlato alla stampa di Boris Bosnjakovic, che lo accompagna a Parigi. “Si, Boris è qui con me. È una persona con cui ho lavorato nelle prime fasi della mia carriera. Era un vice allenatore, viaggiava con me. Poi è stato l’allenatore principale del centro tennistico che abbiamo avuto per anni a Belgrado” commenta il n.1 al mondo. “Negli ultimi anni ha lavorato su diversi progetti che abbiamo insieme, sulla metodologia e anche sulla video analisi, è stato lui a fornire spunti sul gioco del mio prossimo avversario e anche sul mio gioco. Così l’ho invitato a entrare e venire con noi. Lo conosco da molto tempo, così come conosco Nenad Zimonjic, che era con me negli ultimi due tornei. Per il momento mi trovo a mio agio con questi ragazzi. Non voglio affrettare le mie decisioni. Ho molta esperienza e so cosa bisogna fare, ma ho anche bisogno di qualcuno che abbia giocato a tennis e conosca il tennis. Ho bisogno di occhi dall’altra parte del campo perché non riesco a vedere tutto quello che sto facendo” conclude Novak.
Il prossimo avversario sarà Lorenzo Musetti, in grande spolvero ieri sera contro Monfils. Ma affrontare il n.1 in uno Slam sarà tutt’altra musica.
Marco Mazzoni
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Mac fa le solite affermazioni da ciucatòn
@ Pier no guest (#4066802)
E il coach “storico” di Sampras?
Cmq per Nole provo a buttare un nome poco conoscuto: Marian Vajda…
A proposito del prossimo turno
Sono 3 anni che sto aspettando…
TRE !!!
Partita che si preannuncia terribile ma bella
Posso fare l’esegesi del tuo pensiero e tradurlo in parole povere, che tutti comprendano? È UN MONDO DIMMERDA
Ricordi Rocky IV e il parallelo tra l’allenamento di Balboa con quello scientifico di Ivan Drago? Era un’esagerazione? Si ma prima c’era l’allenatore che faceva tecnica, curava l’alimentazione e motivata ma con quali conoscenze oltre quelle dell’esperienza personale? Tutti migliorano le prestazioni, il talento non basta, e servono staff adeguati. Come migliori il dritto puoi migliorare la gestione emotiva, i riflessi con esercizi specifici, usi la video analisi, ottimizzi telai/corde verificando velocità e rotazione.
Poco romantico? Si ma prima ti ritiravi a 26 anni ora neanche a 36.
Va accettato.
@ Pier no guest (#4066954)
Rimane il fatto, Pier, che tutta questa iperspecializzazione contemporanea, e non parlo del tennis, non sta portando a nulla di buono. Anzi…
Ci si illude di avere il controllo su tutto, ma non è così. Così come non si studia, ma si viene studiati. Non si compra, ma si viene comprati. Non diciamo, ma veniamo detti.
Il Coach è indispensabile a giocatori con esperienza ventennale, come un gatto nero aggrappato ai maroni a un povero Cristo.
Da tifoso di Mac.. Un po’. Piatti con Raonic gli chiese assistenza e dovette impedirgli di farla “in” campo perché, come disse “John osserva, in campo ti metti a giocare e poi provi a, fargli un punto e non serve”.
Nole è un maestro ma attenzione, un tecnico serve anche solo per avere conferma delle proprie impressioni, non solo per essere corretti. Se in sede di videonalisi si notano due errori consecutivi simili avere chi ti dice “si, il gomito qui era troppo vicino” ti conferma su cosa lavorare altrimenti resta il dubbio che dipenda magari dalla fase di preparazione, da un errato o ritardato movimento del busto.
Per ciò che conosco Mac la sua opinione potrebbe essere diametralmente opposta a quella di Lendl o Becker.
Non è un caso che lui, come coach, non sia richiesto, anzi si sia proposto non ricevendo offerte.
Secondo te perché?
Ma infatti cosa je spiega? Come impugnare la racchetta sul dritto? Come affrontare Rublev?
È come se ad Hamilton si sedesse vicino un operatore di scuola guida e gli dice come affrontare una curva
Non vorrei si pensasse che stia facendo un paragone totalmente fuori linea, poiché viceversa segue la stessa logica. Anche un premio Nobel della letteratura ha ed avrà sempre bisogno di un correttore di bozze.
I coach servono sempre, sopratutto a chi non ha caratteri da etereo come lui
Non serve solo per dire come allenarsi, ma come consigliere e supporto
Però da lui ce lo si poteva aspettare
Il vecchio Mac parla a c…o.
Ascoltate una sua telecronaca e se dopo 5 minuti non cambiate canale siete masochisti.
@ Pier no guest (#4066802)
E, infatti, anche il calcio si è fatto noioso e non si può più -diciamocelo francamente- guardare.
Comunque: Mcenroe è un matto?
@ Pippolivetennis (#4066778)
Credo, però, che tutta questa “scientificità” maniacale applicata al tennis, dove non deve sfuggire neanche un capello, sia mai un imprevisto, sia mai, dove tutto é pianificato, vada poi a danno del gioco dello spettacolo e della fantasia, come ahimè possiamo ben vedere.
Ma è in ogni caso un problema dei tempi, in vari campi, non solo nel tennis.
Ussignur. Quanto incise Bergelin con Borg? Palafox nel tenere a freno Mac? Boetsch e Tiriac con Boris? Vogliamo parlare di Edberg e del suo coach? Tony Roche che migliorò tantissimo Lendl su erba?
Io credo che ogni tanto davvero tu faccia difetto di umiltà partendo da presupposti che non approfondisci.
Parli di Barazzutti? Ciò che sei da giocatore può diventare l’opposto di come sarai da coach. Una dimostrazione? Ivanisevic e aggiungerei un ottimo confabulatore con sé stesso quale Brad Gilbert che dai suoi limiti, tecnici e mentali, ha saputo infondere sicurezza ai suoi assistiti.
Se vuoi restare all’antico sei libero di farlo ma il mondo del professionismo viaggia su binari diversi, come nel calcio dove c’era un allenatore mentre ora, mutuato dal football americano, c’è chi cura la fase difensiva e chi quella offensiva, con statistiche che dicono come gestire la palla.
@ Givaldo Barbosa (#4066646)
Il discorso è lungo Givaldo. Ora rispetto al passato la concorrenza in tutti gli sport si è decuplicata. La sola popolazione è raddoppiata rispetto agli anni 70, si sono moltiplicate le accademie che sono sempre più numerose e agguerrite. Ma la concorrenza molto spesso per gli sport non è nemmeno più tra una scuola e l’altra ma tra uno stato e l’altro.
Si sta vedendo alle Olimpiadi e alla distribuzione del medagliere come stanno cambiando le cose perchè allo strapotere USA-URSS degli anni 70/80/90 si sta aggiungendo al Cina con una molteplicità di altri stati.
Lo sport nelle sue componenti principali: materiali, parte tecnica, tattica e atletica si è evoluto a tal punto che per poter far prevale un atleta rispetto ad un altro si gioca sui particolari.
Perchè oramai non si parla più di vittorie di un tennista ma di un gruppo? Perchè in effetti la sola testa di un atleta non può più competere contro la testa di un altro atleta affiancato però da un suo staff… E’ probabile che più si va avanti e più figure verranno inserite per trascurare ancora meno particolari.
Lo vedi che lo stesso Sinner ha due allenatori. Uno per la parte più prettamente pratica (in campo) e l’altro più come supervisione, programmazione e approccio alla partita. Anche se poi decidono tutti assieme. Senza tutte quelle figure probabilmente ci sogneremo di vedere Sinner dov’è.
Anche Djokovic con la sua esperienza non può prescindere dall’avere un coach (un’altra testa, altri due occhi, altre idee, altre soluzioni) che gli servirà probabilmente anche solo per una circostanza ma quella circostanza potrebbe anche fargli vincere un’altra finale Slam.
L’allenatore è fondamentale sempre.
Guardate dove poteva arrivare Camila con un coaching “serio”, guardate Kyrgios (non ha mai voluto un allenatore ed è autodidatta) con quel talento che risultati avrebbe avuto.
E’ chiaro che non si modifica il gesto atletico di Nole. L’allenatore studia l’avversario, guarda filmati, confronta statistiche, cose che il giocatore non deve fare. Poi insieme al tennista elabora una strategia vincente: un piano A, uno B, un eventuale C.
Jannik va sempre in campo con una tattica che adatta poi dopo i primi giochi, non è che improvvisa al momento.
Vagnozzi e Darren servono anche a questo e i risultati si vedono!
@ Pippolivetennis (#4066637)
Sì, capisco il tuo punto di vista, che c’è, ci sta. Ma si tende,a mio parere, a dare troppo potere agli esterni e ai coach. Da qui, il mio appoggio al Mcenroe. E mi viene da domandare: una volta i coach o non c’erano o erano limitati a portar borse. Come facevano ad andare avanti i grandi campioni?
@ Pier no guest (#4066599)
Poi, sulle voci interiori. Dici che un Barazza (storico uditore di voci interiori… per chi se lo ricorda) sia ora così determinante e capace di scacciarle dalla testa dei suoi “assistiti”?
Ancora coi motivatori e con gli Jung a bordo campo?
Givaldo, la penso come Pier. Non sapevo come risponderti perchè avevo paura ci rimanessi male, proprio perchè leggo volentieri i tuoi commenti e ti ritengo una persona seria. Mi è sembrato strano questo tuo commento, ma rispetto comunque la tua opinione. La penso come Pier no guest, ma è esemplare ed esaustiva la dichiarazione di Djokovic che ammette, per quanto conti meno rispetto al passato, la necessità di avere un esperto al fianco (un coach):
“Ho molta esperienza e so cosa bisogna fare, ma ho anche bisogno di qualcuno che abbia giocato a tennis e conosca il tennis. HO BISOGNO DI OCCHI DALL’ALTRA PARTE DEL CAMPO PERCHE’ NON RIESCO A VEDERE TUTTO QUELLO CHE STO FACENDO”.
Lui che è un perfezionista con una determinazione rara per il raggiungimento dei suoi obiettivi sa che un coach può vedere dove lui non vede e qualche dritta gli è utile per portare a casa anche un punto in più a partita. Ora che il fisico non risponde più ai recuperi come qualche anno fa una dritta tattica o una spinta motivazionale per lui fanno la differenza.
@ Pier no guest (#4066599)
Dici che Federer non ci sarebbe arrivato da solo a capire che coi back stretti incrociati contro Nadal non la si spunta e che bisognava spingere col rovescio? C’ero arrivato io, figuriamoci lui…
@ Givaldo Barbosa (#4066541)
Potrebbe migliorarlo tecnicamente, ma Medvedev mi sembra un giocatore che preferisca non cambiare la sua tecnica di base.
Givaldo io apprezzo i tuoi post quando sono sensati ma perché scrivere certe cose? Ma da quando un coach fa tecnica durante un match? Il ruolo di Vagnozzi con Sinner in Australia durante i match ti ricorda nulla?
Quando Federer tornò grande fu o no perché Ljubicic gli disse che a giocare con Nadal back stretti incrociati era inutile e bisognava spingere col rovescio? La tecnica e la tattica la fai fuori ma dal box quella voce esterna che ti dà imput secchi come in allenamento serve a far tacere le voci interiori che Musetti ma pure Nole a volte sentono in modo negativo.
Parole sante, in barba a scienziati e professionisti del pugnetto dal box. Io il coach lo abolirei per tutti. Ce lo vedete un Vagnozzi a bordo campo con Medvedev? Cambia impugnatura quando fai la palla corta, piegati sulla gambe e copri il lato destro. Roba da matti.