A Kaylan Bigun ed Emerson Jones la 64ª edizione del Trofeo Bonfiglio
Lo statunitense Kaylan Bigun e l’australiana Emerson Jones sono i nuovi campioni del Trofeo Bonfiglio. L’edizione numero 64 dell’evento in scena al Tc Milano Alberto Bonacossa, il quinto torneo under 18 più importante al mondo dopo i quattro Slam, ha visto il pubblico delle grandi occasioni sullo storico Campo Tribuna per ammirare il trionfo dei due junior provenienti da oltreoceano. La curiosità per vedere in azione i campioni di domani era tanta e non è andata delusa. La finale femminile, che vedeva di fronte l’elegante australiana Jones e l’esplosiva italo-americana Tyra Grant, seguita in tribuna da papà Tyrone, celebre ex cestista arrivato direttamente da New York per assistere al match, si preannunciava molto equilibrata. Il successo è andato alla 15enne di Gold Coast che, in 1 ora e 34 minuti, ha chiuso con lo score di 7-6 6-2. Il primo set è stato un festival di break, con entrambe le giocatrici molto più a loro agio in risposta che al servizio. Al nono gioco l’americana riesce per la prima volta a tenere il servizio e, nel game successivo, ha anche una palla per chiudere i conti. Fallita, la Grant deve subire il ritorno della n.3 del mondo che riesce a chiudere al tie-break il primo parziale. Il secondo set va via veloce, con la 15enne aussie capace di prendere il largo grazie a un tennis che potremmo definire d’istinto e a un rovescio che ha lasciato spesso senza parole il pubblico sugli spalti. “Vincere il Bonfiglio significa davvero tanto – ha detto dopo il match Emerson Jones – e non me lo aspettavo, non pensavo di avere chance di vittoria. Mi sono divertita e sono orgogliosa di ogni match che ho giocato qui questa settimana”. E, a proposito della finale, ha aggiunto: “Il piano prima del match era quello di essere aggressiva ed è quello che ho fatto”. Emozionata, con il trofeo stretto tra le mani, l’australiana – che dopo il Bonfiglio è a un passo dal guadagnare la vetta del ranking juniores – ha concluso: “Questo è un torneo molto importante, è stata una delle mie vittorie più belle, soprattutto perché è arrivata sulla terra battuta che non è esattamente la mia superficie preferita. Adesso mi prendo qualche momento per festeggiare e poi mi concentrerò sul Roland Garros”.
Lo ricorderà a lungo, questo successo agli Internazionali d’Italia juniores, anche Kaylan Bigun. Giunto a Milano da n.13 dell’Itf Junior Ranking, il 18enne di Los Angeles, grazie al successo sul 17enne sudcoreano Jangjun Kim (battuto per 6-3 6-3 in un’ora e 20 minuti) lascia la città della Madonnina da top 10. Match dominato, come da pronostico, e che ha messo in evidenza le qualità del mancino che adora Rafa Nadal e che – a detta del coach USTA (la federazione americana) Mario Rincon – ha lavorato molto duro per presentarsi in forma per il J500 milanese. In effetti, il californiano è apparso fisicamente in grande condizione, cosa che gli ha permesso di giocare i punti più impegnativi senza affanno e di dominare l’avversario grazie ad un diritto in cross sempre molto efficace. L’altro colpo con cui Bigun ha fatto la differenza è stato il servizio. Incontenibile la gioia della testa di serie numero 6 dopo il match-point: “Prima dell’ultimo punto, nella mia testa stavo già pensando a come festeggiare”. La scelta è caduta sul gesto della star Nba D’Angelo Russell, che si indica un ipotetico orologio al polso, come a dire: “It’s my time”, è il mio momento. Fan sfegatato dei Lakers, il ragazzo di Los Angeles ha commentato così il successo milanese: “Questo è il J500 più impegnativo del circuito. È anche uno dei tornei più belli al mondo e, senza dubbio, il migliore evento junior del calendario. Sta per arrivare il Roland Garros, per cui vincere qui è stato grandioso. Esco da questo torneo con tanta fiducia perché da noi, negli Stati Uniti, non capita spesso di giocare sul rosso”. Il successo di Kaylan Bigun e la finale di Tyra Grant, con il titolo di doppio che è andato alla coppia a stelle e strisce Exsted/Woestendick, permette agli Stati Uniti di vincere, per il terzo anno consecutivo, la Coppa delle Nazioni. A dimostrazione che il Paese nordamericano ha ormai decisamente superato le storiche diffidenze verso il mattone tritato.
I RISULTATI DELLE FINALI
Tabellone singolare maschile, finale
K. Bigun (Usa, 6) b. J. Kim (Kor, 8) 6-3 6-3
Tabellone singolare femminile, finale
E. Jones (Aus, 1) b. T. Grant (Usa, 2) 7-6(3) 6-2
Tabellone doppio maschile, finale
M. Exsted / C. Woestendick (Usa, 2) b. H. Jones / C. Robertson (Aus/Gbr) 6-4 7-6(0)
Tabellone doppio femminile, finale
I. Ivanova /A. Kovackova (Bul/Cze, 3) b. J. Pastikova / J. Stusek (Cze/Ger) 4-6 7-6(1) 10/7
TAG: Trofeo Bonfiglio, Trofeo Bonfiglio 2024
6 commenti
Credo si riferisse a Moraing che gioca in B1 per Olbia
La parte che ho quotato sembra un post dell’utente Givaldo Barbosa.
Buona parte del resto del messaggio, invece, un post dell’utente “ilpallettaro”.
PS: il nome di quel tedesco? (magari tempo fa ne avevo sentito parlare…).
Non credo tu abbia colto l’essenza del messaggio. Ci sta. Sarò più esplicito. La classifica ATP (2000 giocatori? Assurdo…) è composta più che altro da braccia rubate all’agricoltura o mezzofondisisti, di nullo interesse sociale (il tennis come spettacolo). Tralasciando il caso del giocatore tedesco, ci sono tanti seconda categoria, pure di bassa classifica, gente che fa la serie C, o ex seconda, che a tennis sanno giocare meglio, se non molto meglio, dei cosiddetti “””professionisti””” o presunti tali che a fatica passano due turni in un Challenger e passano anni e anni nei Futures (che dovrebbero limitare fino ai 23/24anni) alla ricerca dei punti con le bacchette del rabdomante. Spesso sono “professionisti” solo in virtù:
1] del babbo (frustrato/ ex-negato per il tennis) che ha sborsato un sacco di soldi per far passare la vita su un campo da tennis al figlio
2] – conseguenza di 1] – del fatto che costui ha alle spalle ha un numero di ore di pratica infinitamente superiore alla stragrande maggioranza dei giocatori non presenti in classifica ATP
3] della preparazione atletica che è la principale responsabile della differenza di valore tra un sedicente “pro” e un bravo seconda o ex seconda categoria non presenre nella classifica ATP
In vita mia ne ho visti talmente tanti di pro scarsi e dopolavoristi che davano la paga ai pro scarsi nelle competizioni a squadre che mi domando:
1]come possa esistere gente che chiede sovvenzioni per chi è oltre la duecentesima posizione (saranno certamente genitori di gente scarsa che hanno investito sui figli e l’investimento è fallito…). A questo proposito la via corretta è quella di aumentare il montepremi dei GS. Chi non è in grado di giocare le qualificazioni di un GS non può essere chiamato professionista, pertanto il numero dei pro, e di conseguenza la classifica ATP, dovrebbe essere limitata a 2/300 giocatori – quelli che riescono a giocare le qualificazioni Slam.
2] come sia possibile far pagare il biglietto nei Challenger quando a parte 4 o 5 Challengers, sono di un livello imbarazzantemente basso. Capisco (mica tanto a dire il vero: i Challenger dovrebbero essere usati come promozione sociale del tennis) far pagare una finale… ma far pagare i primi turni è un oltraggio all’intelligenza oltreche sfruttamento della dabbenaggine altrui.
@ Giberda (#4059503)
Eccolo Rino Tommasi
Faranno sicuramente ancora parlare, ma due cose da dire sulla Jones legate prettamente a questo successo.
Era solo una trentina di punti dietro Laura Samson ex onova,la quale oggi in Croazia ha vinto il suo secondo 15.000,ma quel che più pesa sono i 500 punti che mette in bisaccia, contemporaneamente ai 350 che invece perde la numero 1 Jamrichova,della finale del Bonfiglio dello scorso anno persa con Quevedo.
Quindi l’Australiana che sarà testa di serie 3 si presenterà comunque a Parigi da nuova #1 juniores.
La vincitrice dello scorso anno Quevedo aveva 17 anni.
L’ultima ragazza a vincere il Bonfiglio prima dei 16 anni era stata nel 2015 colei che oggi occupa la sesta posizione mondiale.
Riposto qua che è meglio visto il numero esiguo di interessati. Scusate per il doppione.
Ero lì per vedere la finale maschile ma ho visto solo un set: il mio occhio ha preferito seguire un incontro di serie B che si giocava in contemporanea tra 2 tennisti sconosciuti: un mirabile mobiliere che tirava comodini e giocava assai meglio dei due finalisti del Bonfiglio (specialmente del coreano, davvero poca roba costui), e un tipo un po’ bassino devo dire anche un po’ scarsino (per i miei alti standards). Il mobiliere, un armadio lui stesso, che ho scoperto essere tedesco e classificato 2.2, ha battuto piuttosto facilmente il 2.1 un po’ bassino, italiano. Il mobiliere tedesco, quello che ha subito acchiappato il mio occhio per come colpiva la palla, ho poi scoperto che in passato vinse alcuni Challenger, batte’ Rublev, lotto’ con Rune, perse da Djokovjc, ma non sfondo’ ma tra i pro. Ormai seguo pochissimo, ma il mio occhio è rimasto infallibile: mi bastano 10 minuti per vedere se uno sconosciuto è negato per il professionismo (il 2.1 italiano) o meno (il mobiliere). Tennisticamente quel tedesco, come colpi, non aveva nulla a che invidiare a un top player. Evidentemente, la capoccia, oltre che una non eccelsa mobilità, sono stati per lui un limite per sfondare ad alto livello. Ma al mio occhio, della capoccia e delle mobilità interessa poco: il mio occhio vuole vedere gente che sappia giocare a tennis, non braccia rubate all’agricoltura o mezzofondisti. Di cui la classifica ATP è stracolma.