Pablo Llmas: “Il 2023 è il primo anno in cui non ho perso soldi giocando a tennis. Alcaraz? Amici, ma abbiamo vite diverse”
Il nome Pablo Llmas non dirà granché a una larga fetta degli appassionati di tennis. Il 21enne iberico è stato autore quest’anno di una scalata notevole nel ranking ATP, passando dal 371 di inizio stagione all’attuale 131, grazie a buoni risultati a livello Chalennger. Llamas era considerato uno dei talenti più interessanti del tennis iberico, ancor più dopo aver vinto il prestigioso Orange Bowl. Il suo nome è anche legato a quello di Carlos Alcaraz, visto che i due hanno trascinato la squadra giovanile spagnola alla vittoria della Davis Cup junior. Poi il murciano e Llmas hanno avuto due traiettorie assai diverse, dirompente e inarrestabile la scalata di Alcaraz, più sofferta e piena di alti e bassi quella di Llamas, che ha sofferto moltissimo i problemi derivati dal Covid, proprio quando stava iniziando ad ingranare nei Futures.
Quest’anno il nativo di Jerez de la Frontera ha vinto il Challenger di Segovia, disputato la finale a Vicenza e vinta la prima partita a livello ATP a Lione. È in corsa per un posto alle prossime NextGen ATP Finals, quest’anno non più in scena a Milano ma in Arabia Saudita. Llmas è stato intervistato dal quotidiano AS, ha raccontato uno spaccato di vita interessante col punto di vista di chi naviga nelle retrovie e la chiara ammissione che essendo finalmente entrato tra i migliori 150 al mondo per la prima volta da quando gioca a tennis seriamente riuscirà a chiudere un’annata senza un bagno di sangue economico. Il tema delle difficoltà finanziarie per chi ambisce ad arrivare nel tennis che conta resta il nodo più importante, quel che spesso segna la differenza tra chi ce la fa, e chi invece alla fine molla, nonostante il talento e risultati giovanili importanti. Riportiamo alcuni passaggi dell’interessante intervista a Llamas.
“Ho iniziato quando avevo quattro o cinque anni a Jerez, nel club Nazaret”, racconta Llamas. “Adesso non lo ricordo bene, ma penso che sia stato a causa di mio fratello Ivan, il più grande, che giocava lì. Mia madre mi regalò una racchetta per giocare e due palline, per vedere se riuscivo a colpirla. L’ho colpita subito e da lì ho detto ‘Ehi mamma, voglio giocare a tennis’, così ho iniziato. Ero abbastanza bravo, ho avuto buoni risultati nelle prime categorie giovanili. Quando avevo 14-15 anni i miei allenatori non potevano viaggiare tanto con me, non potevano darmi quello che volevo. Ho frequentato la Ferrer Tennis Academy, a Jávea, e sono rimasto lì fino all’età di 19 anni. In questo momento il mio allenatore è Agustín Boje e poi José Leal Gómez, ci alleniamo nella Federazione Andalusa”.
“Il 2018 è andato molto bene, è stato il mio primo anno da junior, anche il 2019 è stato un anno fantastico per me, ho vinto qualche ITF junior, mi sono qualificato per tutti gli Slam. È stato un anno di passaggio ai Futures, ricordo che nel 2020 vinsi il primo e poi arrivò la pandemia. L’avvento della pandemia ha sconvolto la mia carriera, mi ha ferito molto. Prima della pandemia avevo un livello di fiducia molto elevato, avevo appena vinto il mio primo Futures. Ero molto felice, volevo di più. Stare per mesi a casa, senza poter uscire, senza poter fare nulla, è stato pesante, l’ho accusato troppo. Dopo la pandemia crollavo a causa della pressione, la voglia di giocare è scomparsa, sono successe molte cose e allora ero molto lontano dalla mia famiglia. Quando ero giù, non avevo nessuno accanto. È stato un periodo duro. Così ho deciso di partire per affrontare una nuova sfida, darmi una nuova opportunità. Sono venuto a Siviglia, presso la Federazione Andalusa, mi hanno accolto come se fossi loro figlio”.
“In Andalusia sono rinato, me la sono cavata un po’ da solo, un po’ col supporto di famiglia, allenatori e amici. I miei amici erano a Siviglia, all’università, sono stato con loro quasi tutto il tempo. Ho iniziato ad allenarmi meglio, curando gli infortuni e poco a poco sono salito. Ho vinto partite, ho disputato tre buoni tornei di fila e ho acquisito un po’ più di fiducia. Da lì sono ripartito”.
Delicato il discorso economico: “Oggi, essendo al n. 130 in classifica, riesco gestire le spese. Questo è il primo anno della mia vita in cui non ho perso soldi giocando a tennis. Come facevo prima? Sono riuscito a sopravvivere grazie ad aiuti, principalmente da parte della Federazione spagnola e di quella Andalusa, che sostiene i miei allenamenti. Mi aiutavano dove potevano, perché la mia famiglia non poteva permettersi di pagare le spese per sostenere l’attività, i viaggi, ecc. Ho provato a prendere risorse da dove potevo. Sponsor? Ho uno sponsor tecnico, ma non mi dà soldi. E adesso ho un marchio di abbigliamento dal quale ricavo qualcosa al mese, nell’ordine di 400, 500 euro. Ora che ho raggiunto un ranking migliore, spero di poter ricavare qualcosa in più”.
Dopo i trascorsi giovanili è ancora in contatto con Alcaraz, ma non si sentono molto spesso: “Sì, ho il suo numero di telefono e quest’anno ho potuto incontrarlo un po’ di più. Ci siamo visti al Murcia Challenger, poi a Wimbledon la settimana in cui ha giocato l’ATP del Queen’s. Sono andato lì a trovarlo, mi ha dato dei biglietti. Poi agli US Open l’ho rivisto. Parliamo di tanto in tanto, condividiamo alcuni messaggi, ma questo è tutto. So che il rapporto con lui ci sarà sempre, ma capisco la vita che ha. Non posso disturbarlo ogni volta che vince, perché so che riceverà 500 messaggi, credo siano già abbastanza. Abbiamo avuto un bel rapporto da giovani e credo che riusciremo a mantenerlo, ma viviamo due vite diverse ora”.
L’intervista si conclude con la differenza che Llmas vede tra i livello degli ATP e quello dei Challenger: “C’è un livello superiore, questa è la verità. Tutti i tennisti sono super forti, molto ben preparati e colpiscono la palla fortissimo. Una delle cose che mi manca per reggere quel livello è il fisico. Ci lavoriamo molto adesso. Migliorando il mio fisico farò un ulteriore salto nel mio tennis e ne ho bisogno, perché qui tutti giocano molto bene, colpiscono molto forte, si muovono bene, sono veloci, esplosivi, servono bene… Devi essere in grado di adattarti alle situazioni, saper gestire un momento della partita o un altro, perché è quello che decide il risultato. Tutti colpiscono forte la palla e servono molto bene, quindi è come gestisci il tuo gioco a fare la differenza, non un colpo”.
Marco Mazzoni
TAG: ATP Challenger, Pablo Llamas
Quindi secondo te con 40.000 euro di premi ha guadagnato un buon stipendio come sostiene il tizio che ha scritto queste genialate ?
Pablo lo seguo da quando era junior e sono felice che adesso abbia due Pesos in saccoccia. Se lo merita.
ho controllato meglio e lavagno a gennaio ha fatto una mini tourneè in sud america, con 3-4 tornei, poi ha fatto base ad antalya in turchia per un mesetto, poi è tornato in italia, dove c’è rimasto fino a fine estate, con pochi spostamenti in europa, poi quali agli Us open, rientrato ancora in italia, un viaggetto in portogallo, e adesso è di stanza a SMDP.
aspetto con curiosità i dati su quanto gli costa un coach e un fisio. e dove si allena.
@ luca14 (#3807346)
non è che lavagno ha girato il mondo….è stato in italia e forse in qualche posto in europa, forse ha fatto soltanto il viaggio in america per gli USopen, non mi ricordo.
io però vorrei capire quanto costa un coach di un tennista a livello di lavagno, quanto costa un fisioterapista, e se magari si appoggia al suo circolo per gli allenamenti e quant’altro.
Il tennis non sarà mai uno sport popolare come il calcio, dove guadagni bene anche giocando in B o facendo la riserva… devi arrivare nello top-100 per vivere bene e per arrivarci devi trovare qualcuno che investe su di te a perdere, che sia la famiglia o un circolo illuminato con maestri che comprendono chi ha talento
Per una volta me tocca da’ ragione a Enzo
Quindi Lavagno con 65.000 € lordi e quindi 40.000 € netti di premi, si mantiene come un operaio, dopo aver girato il mondo, pagato il coach, il fisio e tutto il resto.
Hai ragione tu
è esattamente così, con buona pace di chi racconta di chi scambia l’hobbismo a tempo pieno di chi può permettersi di non lavorare e passare le giornate a giocare a tennis, con chi guadagna con quello che fa.
Ottimo articolo colo, molto interessante.
Sarebbe altrettanto interessante sapere com’è la vita dei changelleristi professionisti, quelli che navigano dalla 150 ma posizione alla 300 ma.
Come si muovono, come gestiscono, quanto gli rimane ecc ecc.
Complimenti per l’articolo. Bisognerebbe parlare più spesso di questi problemi e fare conoscere la realtà dei tennisti in giro per il mondo, piuttosto che di pettegolezzi che non insegnano nulla. Complimenti ancora.
Esatto che poi DJokovic nell’intervista ha detto che soltanto i primi 300 atp campano col tennis, e lo spagnolo a inizio anno era numero 320 quindi la sua intervista mi è sembrata onesta, chi vince soltanto 2 it all’anno voglio vedere come fa a tirare avanti, o è un giovanissimo e ha la federazione che paga, oppure dopo qualche anno si ritira, se non ha una famiglia che gli sopportare viaggi, alberghi ecc
A mio avviso il problema non è la quantità di soldi in sé (almeno non solo quella), ma il come arrivano quei soldi. I 130.000 dollari di Llamas non gli derivano da un contratto, ma da cifre più o meno grandi che mette insieme torneo per torneo. Il tennista è una microazienda, in certi momenti devi anticipare le spese, per i viaggi,ma anche per i professionisti, tipo un fisio. Sicuramente rendi meglio se l’allenatore ti accompagna, ma gli devi pagare le spese. Devi sempre tenerti buono chi ti finanza, tipo le federazioni, che poi in cambio dei soldi vogliono mettere becco sulle tue decisioni (ne sappiamo qualcosa, no?) Non è detto che questi investimenti abbiano un ritorno, magari un risentimento muscolare e il torneo è andato. Lo stress è enorme. Sono decisioni continue, rischi continui. Nei Challenger i premi sono ridicoli, ma i Challenger si basano solo sulla raccolta di sponsor, non hanno pubblico sufficiente, non hanno entrate televisive. Aumentare i primi dei Challenger è una strategia difficilmente percorribile. L’unica possibilità è cercare di ridistribuire alla fine dell’anno i soldi in base alla classifica. Baseline è un inizio, ma si può fare di più in questa direzione. In ogni caso, ci saranno sempre centinaia di tennisti conteggiati nelle classifiche internazionali che sogneranno di vivere di tennis ma non ci vivranno mai
Quest’anno l’ho visto proprio a Vicenza contro Nardi e in finale, dove ha perso peraltro avendo vinto il. Primo set piuttosto in scioltezza. Avevo pronosticato un ingresso nei top 100 entro fine anno. Può ancora farcela, il talento c’è e si è visto abbondantemente a Vicenza
Ma di cosa parli?? Butti numeri a caso??
A parte che io non ho detto che il n.200 o 300 sia ricco. Ho solo detto che si mantiene come un normale operaio medio, e che non è vero che vanno sotto come dicono molti. Inoltre ti ricordo che al 2023 circa 80% dei tornei ha Ha (ospitalità), quindi risparmiano anche in quello
Una famiglia con due figli, se non deve pagare l’affitto con 1500 € ci campa. Certo non bene, ci campa e basta. Poi dipende dove si vive, se nord/sud città/periferia etc. Niente ristorante né pizzeria se non raramente, vacanze magari qualche giorno in campeggio o pensioncina economica, spesa alimentare e abbigliamento con budget fisso e bandito il superfluo. Senza figli in due ci si può campare decentemente facendo molta attenzione.
Vivo a Torino, città industriale operaia in tremenda crisi con la chiusura di tante fabbriche.
Io non conosco NESSUNO che guadagni 1500 euro al mese e mantenga 2 o 3 figli, ma proprio NESSUNO .
I casi limite sono per l’appunto casi limite,sono una coda della gaussiana.
Ma infatti il problema si pone solo per i giocatori sotto il n. 200.
I top 200 fanno le quali slam e quindi già hanno 60K garantiti l’anno anche senza passare turni e in media tra quali atp e CH guadagnano facilmente la cifra che dici te
In questo articolo viene chiamato o LLMAS o LLAMAS.
Motivo?
Anno 2024 sarà l’ anno del buon Pablito.
Ricomporremo la coppia DAVIS con CARLONE ed il buon Givaldo non dormirà più sogni tranquilli.
Non mi risulta che un 200 atp guadagni la cifra che hai detto. Intanto gli sponsor nemmeno ti vedono. I premi nella maggior parte dei challenger li conosciamo, se sei bravo e riesci a vincerne uno o due all’anno, riesci a tirar su qualcosa, altrimenti con i soli piazzamenti ti paghi le spese di una stagione che tra trasferte, materiali, staff, tasse e quant’altro, ti tolgono praticamente tutto. Resta la borsetta di mamma’…
Se per partecipare ai tornei e allenarsi spende due terzi di quanto guadagna, gli rimangono circa 55mila euro. Da capire poi se sono netti in tasca o se ci deve pagare le tasse. Supponiamo un 30% di tasse, rimangono circa 40mila €. Se consideriamo la vita che fanno, guadagnare poco più di 3mila € al mese non è certo una vita da nababbi. Se poi hanno famiglia, peggio ancora. Certo chi guadagna 1500 € al mese fatica a far quadrare i conti, ma non fa la vita vagabonda del tennista. E non ha un guadagno così variabile (un anno sei 200 al mondo, l’anno dopo potresti essere 300, o peggio, potresti anche essere fermo per infortunio). Quindi guadagnano bene si, ma non tutti e soprattutto non si sa per quanto tempo
La cifra dei premi che hai citato è al lordo dele tasse, per cui, con la tassazione italiana si ridurrebbe del 40%. Aggiungo che non so quanti anni tu abbia, ma con la cifra che tu citi con il cavolo che una famiglia con 2 o tre figli ci campa, a meno che non abbia entrate extra, immobili di proprietà, etc. Con un guadagno lordo di 200.000 € ad un tennista non so quanto resti in tasca.
Il tennis è sempre stato uno sport per benestanti. Se la famiglia può supportarlo economicamente, il giovane tenta il professionismo, se non ha i mezzi, è meglio che si cerchi un lavoro. Al tennis oggi partecipano atleti di tutto il mondo, gli asiatici sono in piena evoluzione, la concorrenza è spietata. Fatevi bene i conti. enzo
non hai capito granchè dell’argomento.
I soldi di cui parli sono al lordo delle tasse, il che vuol dire andare in zona 100.000 €. Sponsor il 200 del mondo non ne ha, forse gli danno i completini gratis come al buon LLamas.
Togli le spese di viaggio, coach, fisio e varie e vai a zero, se sei stato bravo. Se no sei sotto e devi metterci soldi tu.
Che poi parti da una palla spaziale:
Gaio 217 133.583
Travaglia 206 112.844
Bonadio 207 152.958
Lavagno 251 69.692
Forti 351 28.338
Llamas 131 128.338
Dollari non Euro, e quindi ancora di meno in termini di euri…
Ribadisco che non sai di cosa parli
In effetti ricordo un intervista di Sports Illustrate del 2021 a un tennista americano che veleggiava tra i primi 200 al mondo.
Ricordo che paragonava in proporzione guadagni-spese annuali il n.300 al mondo ad un normale impiegato, se non ricordo male fece come esempio un netturbino.
Ovviamente su 3000 tennisti nella classifica Atp è davvero poco che solo 300 possano viverci, ma è anche vero quello che dici sul fatto che non solo i primi 50 al mondo possono vivere di tennis.
Affronta cavolate a cui molti credono. Bisogna finirla con questa storia che solo i primi 50 atp non hanno problemi economici. La maggior parte delle persone in Italia e dintorni guadagna meno di 1500€ al mese, cioè 18.000€ l’anno. Pagano un mutuo, pagano le bollette, mantengono 2/3 figli. Sapete quanto a guadagnato attualmente nel 2023 il n.200 atp? 162.000€ di soli premi (e siamo in ottobre), a cui aggiungere qualcosa dagli sponsor e dai campionati nazionali che alcuni giocano.
Direte “hanno delle spese come viaggi, allenatori ecc.”, ma in paragone con guadagni/spese di una persona “normale” stanno benissimo.
Concordo,
uno degli articoli più interessanti, affronta un tema di cui pochi parlano
Lo stesso Quinzi mi pare disse che aveva deciso di smettere perché non si campa giocando solo i challenger, o meglio giocando solo quelli per tutta la carriera, a meno che non sei di famiglia ricca stile Gul bis
É dura emergere a questo livello…complimenti a chi ci é riuscito…
interessante articolo, brava redazione
Tema attualissimo, sul quale troppo poco ci soffermiamo. Quando sei nel limbo tra i 100 e i 200, devi sperare che gli eventi ti svelino presto se da grande dovrai fare il tennista o meno. Perché se entri in top 100, inizi a guadagnare bene, e se poi sali ancora, ti si possono schiudere orizzonti fino a quel momento inimmaginabili. Ma se scivoli con un piede fuori dalla top 200, o hai una famiglia che ti continua a sostenere o col tennis professionistico hai chiuso. Insomma, quella tra i 100 e i 200, come ho già detto, è davvero la posizione più scomoda per un tennista giovane: già troppo in alto per non continuare a provarci, ancora troppo in basso per pensare di campare col tennis tutta la vita.