Altra brutta storia dalla Francia Copertina, Generica

Inchiesta in Francia su un sistema di abusi ai danni di giovani tenniste. Angelique Cauchy accusa il suo ex allenatore: “Mi ha violentata più di 400 volte in due anni, ho pensato al suicidio”

14/09/2023 10:18 35 commenti
Angelique Cauchy durante la sua testimonianza
Angelique Cauchy durante la sua testimonianza

Terremoto nel tennis francese. Una commissione parlamentare sta portando avanti un’indagine che cerca di far luce su numerosi abusi subiti da giovanissime tenniste dai loro allenatori. Dopo le violenze raccontate dalla tennista tunisina Selima Sfar in giovane età, adesso è l’ex junior transalpina Angelique Cauchy a denunciare un incubo durato due anni, con continui stupri subiti dal suo allenatore Andrew Gueddes (oggi 55enne). La 36enne ex giocatrice ha deciso di raccontare la sua terribile storia di violenza fisica e psicologica davanti alla commissione, istituita dal parlamento francese. In questo video di RMC Sport, Angelique racconta alcuni momenti della sua bruttissima adolescenza rovinata da continui stupri e violenze psicologiche subita dal suo coach nel periodo trascorso a La Baule, nel nord della Francia. Le sue parole sono durissime.

 

“Il mio allenatore, Andrew Gueddes, mi ha violentata più di 400 volte in due anni” accusa Angelique. “Ha iniziato attaccandomi verbalmente. Ho provato a difendermi e gli ho chiesto di smetterla, ripetendo, giorno dopo giorno: ‘Non toccarmi, non è giusto. Non voglio’. L’allenatore le rispondeva: ‘Non preoccuparti, tra allenatori e ragazze succede molto spesso'”.

“Nel giro di poco tempo sono diventata una sorta di schiava sonnambula. Quando ci allenavamo a La Baule le nostre stanze erano a dieci metri di distanza. Cominciò entrando nel mio letto. Poi mi ha fatto andare nella sua stanza. Ho vissuto un incubo che mi ha rovinato la carriera. Ho pensato più volte al suicidio. Mi disse addirittura che avevo l’AIDS, ho vissuto dieci o quindici anni pensando che avrei potuto avere l’AIDS.”

Durante un ritiro di due settimane, toccò il fondo: “Furono i 15 giorni peggiori della mia vita. Mi violentava tre volte al giorno. Avevo un piccolo blocco notes dove tenevo gli autografi dei giocatori del PSG, andavo a vederli al Camp des Loges. Tra questi fogli avevo scritto: ‘Non ce la faccio più, deve finire, farò smettere tutto’. Ho pensato molte volte di suicidarmi”.

“Era noto nel mondo del tennis che il comportamento di Gueddes con le ragazze era violento. Ma quando una donna si è lamentata con il presidente del club, la risposta è stata: ‘Sì, ma ci porta i titoli’”. Accusa questa ancor più grave, che indica un sistema noto ma coperto.

Purtroppo Angelique non era l’unica ragazzina abusata da quest’orco. Andrew Geddes alla fine è stato denunciato grazie alle accuse di altre minori, tutte di età compresa tra 12 e 17 anni, sistematicamente aggredite e violentate nel tennis club di Sarcelles, nella periferia occidentale di Parigi. Secondo le testimonianze raccolte dalla polizia, Geddes si comportava sempre allo stesso modo, cercava di sedurre le ragazze, le “controllava e manipolava”, isolandole dalle loro famiglie e dai loro amici, diventando così facili prede. Nel gennaio 2021, Geddes è stato condannato a diciotto anni di carcere per aggressione e stupro di minori, ma all’epoca quel brutto caso fu visto come un “comportamento isolato”.

Angelique Cauchy adesso ha deciso aprire il vaso degli orrori, raccontando dettagliatamente la propria storia e sottolineando che anche i dirigenti del club Sarcelles e molti personaggi della Federazione sapevano ma facevano finta di non sapere nulla. Queste rivelazioni, confermate dalla testimonianza, sono state decisive all’istituzione di una commissione parlamentare davanti all’Assemblea Nazionale, con lo scopo di indagare in profondità in questo sistema per squarciare anni di silenzio e complicità a più livelli nel tennis francese. La commissione nel mese di dicembre pubblicherà i risultati delle indagini riferendo al governo.

Marco Mazzoni

 


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35 commenti. Lasciane uno!

Manu (Guest) 15-09-2023 12:45

Tutto giusto.
Ma 365 gradi, sono troppi.

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ilpallettaro (Guest) 15-09-2023 11:04

Scritto da Alessandro Zijno
Senza arrivare a queste situazioni da codice penale, veri e propri abusi, azioni disgustose da parte di allenatori/docenti/tutori ecc ecc, sarebbe il momento di aprire un dibattito su un tema centrale dello sport e dell’educazione in genere. Io faccio l’allenatore (coach, istruttore, chiamate come volete) a tempo pieno, è il mio lavoro, mi ci guadagno da vivere per intenderci. E vedo cose assai pericolose. Non mi riferisco ovviamente a situazioni dell’articolo, sennò avrei già denunciato, ma a una deriva un po’ pericolosa sul piano etico e sociale: il ruolo dell’allenatore (giovanile e non solo) legato sia economicamente sia come “stima sociale” ai risultati ottenuti sul campo. I miei giocatori vincono? sono bravo. I più avveduti tra gli osservatori del sistema sport (anche all’interno delle stesse federazionj) si spingono almeno un po’ più in là e dicono: “i ragazzi migliorano tecnicamente, atleticamente?”, “Ok, anche se non vincono l’allenatore è bravo”. Eppure nessuno si chiede mai se l’atleta è FELICE. Si fa un gran parlare dell’allenamento mentale, ma ci si ferma alle prestazioni, all’atteggiamento in campo, in allenamento. Conosco atleti che hanno sviluppato ottime forme di atteggiamento mentale in campo grazie a routine rigorose ma che faticano fortemente fuori dal campo a gestire la loro esistenza. In altre parole NON SONO FELICI. Ecco, vi dico una cosa: sempre più mi sto orientando verso la FELICITA’ (poi potremmo iscutere ore su cosa sia la felicità, ma ci siamo capiti credo, insomma il SENTIRSI BENE CON SE STESSI) dei miei allievi. Che siano essi agonisti, amatori, ragazzini, bimbi piccoli, chiunque: la prima cosa che guardo al loro arrivo al campo sono i loro occhi e oggi (diversamente a molti anni fa) valuto più questo che la prestazione. Se tutti noi educatori guardassimo principalmente questo, non avremmo casi di cui sopra (cioè ne avremmo perchè quelle sono persone malate) ma ce ne renderemmo conto molto prima; e forse avremmo anche atleti di maggior livello.
P.S: ho scritto un po’ a ruota libera, spero si sia capito il concetto

caro collega,
tutto bene ma va contestualizzato. il maestro di tennis vede i ragazzi in una fascia specifica della loro giornata, ed il suo ruolo di educatore dipende molto dal tipo di lezione/allenamento/gara che deve preparare, in quale prospettiva si colloca.
più il suo insegnamento è un insegnamento di base, non c’è dubbio che l’apprendimento tennistico è un mezzo per un’educazione più ampia, più orientata alla capacità del ragazzo di stare bene e in mezzo agli altri piuttosto che alla qualità tennistica.
più il suo insegnamento è un insegnamento di alto livello, più si avvicina al ruolo di professore che deve preparare gli allievi per superare test di ammissione o per consentirgli di raggiungere risultati che poi aprano porte ai posti di eccellenza. lì, in quell’ambito, il suo compito è necessariamente molto più tecnico e l’equilibrio dell’allievo e la sua capacità di stare nel mondo è affidata ad altre componenti della sua educazione.

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ilpallettaro (Guest) 15-09-2023 10:58

Scritto da Dewey Schmilsson

Scritto da Tafanus
Non metto in dubbio le parole della tennista, ma i numeri si. 400 volte in due anni? E la tennista ci ha messo due anni e 400 abusi prima di denunciare la cosa e prima di reagire? O ogni volta è stata minacciata di non so cosa? E “anche altre” hanno denunciato gli stessi abusi? Con la stessa frequenza?
Ma questo personaggio, per quanto sia ignobile anche se lo avesse fatto una sola volta, passava le giornate far sesso, con una frequenza che non reggerebbe neanche Rocco Siffredi?
Premetto che credo nella denuncia della tennista, condannerei questo farabutto anche se lo avesse fatto una volta sola, ma non mi tornano i numeri, le frequenze degli “eventi”, e il fatto che in tante abbiano sopportato tanto e per tanto tempo.
Qualcuno vorrebbe darmi una spiegazione ipotetica su questa faccenda?

A me non torna che “Eh, ma ci porta titoli (con i suoi modi sbrigativi e aggressivi)” equivalga al fatto che i dirigenti sapessero della natura sessuale dei suoi comportamenti.
Ergo non vedo l’omertà sotto quel punto di vista.

quantomeno veniva tollerato un metodo pubblicamente “forte”, un sistema di abuso psicologico che poi consentiva all’uomo di avvicinare anche fisicamente la ragazzina. che poi di fronte a certi comportamenti non ci fosse stata nessuna voce, nessun sospetto, nessun indizio sulla gravità della deriva del comportamento appare stranissimo.

anche se, detto questo, va anche detto che 20 anni fa il bullismo e l’abuso psicologico dei docenti verso gli studenti era una pratica diffusa: chi ha più di 30 anni, sicuramente ha vissuto durante il proprio percorso scolastico atti di bullismo da parte di qualche insegnante, atti allora normali e che oggi ci farebbero andare dai carabinieri.

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ilpallettaro (Guest) 15-09-2023 10:51

Scritto da Tafanus
Non metto in dubbio le parole della tennista, ma i numeri si. 400 volte in due anni? E la tennista ci ha messo due anni e 400 abusi prima di denunciare la cosa e prima di reagire? O ogni volta è stata minacciata di non so cosa? E “anche altre” hanno denunciato gli stessi abusi? Con la stessa frequenza?
Ma questo personaggio, per quanto sia ignobile anche se lo avesse fatto una sola volta, passava le giornate far sesso, con una frequenza che non reggerebbe neanche Rocco Siffredi?
Premetto che credo nella denuncia della tennista, condannerei questo farabutto anche se lo avesse fatto una volta sola, ma non mi tornano i numeri, le frequenze degli “eventi”, e il fatto che in tante abbiano sopportato tanto e per tanto tempo.
Qualcuno vorrebbe darmi una spiegazione ipotetica su questa faccenda?

l’abuso di un istruttore verso l’allieva/allievo è una condotta fatta di tanti aspetti durante le lunghe ore di convivenza che poi arrivano al rapporto sessuale che in sé alla fine può addirittura essere un atto formalmente libero – qui la Cauchy racconta che alla fine fosse lei ad andare nella camera d’albergo di lui -. percui non è detto che i 400 abusi significhino necessariamente 400 rapporti completi, che poi in due anni significherebbe un rapporto completo ogni 2 giorni che per un uomo di 35-40 in salute – e purtroppo eccitato dalla situazione – non è così eccezionale.

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Dewey Schmilsson (Guest) 15-09-2023 10:01

Scritto da Tafanus
Non metto in dubbio le parole della tennista, ma i numeri si. 400 volte in due anni? E la tennista ci ha messo due anni e 400 abusi prima di denunciare la cosa e prima di reagire? O ogni volta è stata minacciata di non so cosa? E “anche altre” hanno denunciato gli stessi abusi? Con la stessa frequenza?
Ma questo personaggio, per quanto sia ignobile anche se lo avesse fatto una sola volta, passava le giornate far sesso, con una frequenza che non reggerebbe neanche Rocco Siffredi?
Premetto che credo nella denuncia della tennista, condannerei questo farabutto anche se lo avesse fatto una volta sola, ma non mi tornano i numeri, le frequenze degli “eventi”, e il fatto che in tante abbiano sopportato tanto e per tanto tempo.
Qualcuno vorrebbe darmi una spiegazione ipotetica su questa faccenda?

A me non torna che “Eh, ma ci porta titoli (con i suoi modi sbrigativi e aggressivi)” equivalga al fatto che i dirigenti sapessero della natura sessuale dei suoi comportamenti.
Ergo non vedo l’omertà sotto quel punto di vista.

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Diridero (Guest) 14-09-2023 23:04

Purtroppo temo che qui si tratti solo della punta dell’ iceberg…
Le attività sportive fanno parte delle attività umane e non mi sorprende più di tanto questo orribile “fatto di cronaca”…
Gli abusi sessuali su minori e donne sono all’ ordine del giorno, basta interfacciarsi con qualsiasi fonte giornalistica…
La situazione è gravissima a 365 gradi e non solo nell’ ambito delle scuole sportive…
Serve davvero un impegno mostruoso da parte di tutta “la società sana” e a tutti i livelli per provare a fermare questi orrori…
La riflessione sulla gioia di praticare uno sport mi sembra eccezionale per contenuti e valore pedagogico…
Grazie, Maestro!!!

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Spigolo (Guest) 14-09-2023 20:52

@ Red Fury (#3763270)

Mah, secondo me ci “scaricavano” molto di più qualche decade fa; oggi mi sembra ci siano parecchi genitori sul paranoico andante; concordo che questo, di suo, non protegga molto: bisogna essere attenti ai cambiamenti, aperti al dialogo, e non è affatto detto che basti.

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Peter (Guest) 14-09-2023 18:56

Più di 400 volte.
Neanche negli incubi più terribili.
Dove si trova adesso questa persona?

28
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Giuliano Mc..Enroe (Guest) 14-09-2023 18:12

Ai tempi dell oratorio 50 anni c’era un prete che come vedeva noi ragazzini in sagrestia cominciava a sudare e si capiva il perché. Ai tempi a 11 o 12 anni già eravamo svegli e un giorno lo facemmo cadere dalle scale…e lo minacciammo..di dire tutto ai grandi…lui nego’ ma cambio atteggiamento…anzi mentre noi crescevamo era lui ad aver paura di noi.poi cambio chiesa e chissà…

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Red Fury (Guest) 14-09-2023 17:28

Tralasciando volutamente ogni tipo di commento su questa feccia umana (mi porterebbe solo ad esternazioni di pura rabbia), io penso che in generale bisognerebbe imparare a conoscere meglio i propri figli, i loro segnali di disagio , anche quelli più impercettibili , senza dare per scontato che un bambino/a o ragazzino/a possa sempre trovare la forza di crescere autonomamente , affrontando situazioni che sono più grandi di loro.
Ogni ambiente può nascondere delle insidie, praticare sport è un’abitudine sana e corretta ma non per questo si può pensare che tutti gli ambienti sportivi siano adatti alla crescita umana dei ragazzi.
Non dico di essere paranoici ma un po’ di sana diffidenza ci vuole sempre e deve essere trasmessa anche ai propri figli.
Oggi assistiamo ad un impoverimento culturale e sociale pazzesco all’interno delle famiglie, molti genitori con la scusa che un bambino deve imparare sempre di più ad essere autonomo e a cavarsela da solo, tendono letteralmente a “scaricare” i propri figli, favorendo in questo modo una loro chiusura totale a livello di dialogo ed un loro isolamento mentale.
E quanti genitori si fanno belli con gli altri per i risultati sportivi ottenuti dai propri figli , senza sapere cosa possa avvenire all’interno di uno spogliatoio o di un ritiro tecnico etc.??
Poi nella vita ci vuole anche sicuramente tanta fortuna , di questo ne sono perfettamente conscio, ma l’amore e la sensibilità che ogni genitore dovrebbe dimostrare e trasmettere al proprio figlio giorno dopo giorno, restano a mio avviso le misure di prevenzione migliori.

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+1: Oldcot@66, Stefano36
PingPong 14-09-2023 15:58

Scritto da Giorgione
sono cose che succedono molto più spesso di quello che si pensi. è toccato pure a me, quando negli anni 80 ero un pulcino della squadra di calcio del mio paese, un buco nella campagna veneta da 6000 abitanti con una squadra senza storia e senza agganci in alto.
E’ toccato a me non significa che sono stato abusato, ma ricordo bene l’allenatore e, sarà stata per la mia innocenza, non lo avvertivo come una persona malata, un orco.
Sta di fatto che poi, a distanza di 10 anni circa, quand’ero un ventenne, me lo vedo con tanto di foto nella cronaca locale accusato e poi condannato di palpeggiamenti vari nei confronti di ragazzini/e della locale squadra di calcio. personalmente, non avrei elementi per giudicare il suo operato quando ero un bambino, non ricordo nulla di particolare, ma dopo quando ho visto la sua foto sul giornale e l’articolo che ne parlava mi sono reso conto che queste persono possono essere chiunque e dovunque. se non ci finisci dentro, da fuori non le riconosci.

Perchè non sono scemi, sono molto abili nel trovare bambini vulnerabili o disadattati. La “fortuna” è che poi tendono a diventare sempre meno attenti e meno contenuti nei confronti delle loro pulsazioni, si sentono invincibili e, prima o poi, si fanno beccare. A meno che chi gli è intorno non chiuda 2 occhi…

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Annie (Guest) 14-09-2023 15:44

Beh, anche se appena accennata, la causa di omertà dell'”ambiente” è venuta fuori chiaramente: l’orco portava a casa i risultati, prestigio al settore, conseguiva lo scopo desiderato e tutti tacevano..anche dalle ragazze italiane della ginnastica sono uscite lamentele di vessazioni, psicologiche ma sempre deleterie obbligando a regimi alimentari pericolosi se esasperati, ma anch’esse vincevano e allora andava bene così, anche se certe evidenti eccessive magrezze non possono non far pensare a sacrifici che diventano facilmente infelicità nella vita. Il ruolo dei genitori è fondamentale e salvifico, perché solo i genitori dovrebbero mettere in primo piano la salute fisica, mentale ed esistenziale dei figli rispetto alle “convenienze” del successo..chi ribalta i valori è complice dell’infelicita’ dei figli, e forse la ex tennista non ha trovato nella famiglia quel supporto, quel coraggio, quella vicinanza che poteva farla uscire prima dall’incubo..questo nei casi estremi, poi in quelli più diffusi di insofferenza dei ragazzi a pratiche sportive che piacerebbero tanto ai genitori ma non soddisfano gli interessati, rassegnamoci.. se i ragazzi non dimostrano subito passione e adesione per libera scelta, non ci saranno ritorni positivi né tanto meno saranno disposti ai sacrifici, quindi nessuna carriera sfolgorante, assecondiamo le loro propensioni

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Key70 (Guest) 14-09-2023 15:41

Brutta cosa l’omertà. Ricordo che anche nelle scuole si tende a fare altrettanto, Italia compresa. Un mio prof amava farsi corteggiare dalle studentesse acquiescenti. Per non parlare di quando avvenivano gravi episodi di razzismo. Allora diventavano tutti sordi e ciechi. Facevano gli scandalizzati solo quando lo studente maltrattato osava difendersi e ribellarsi!

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Alexandersupertramp (Guest) 14-09-2023 15:15

Credo che gli abusi sui minori sia molto più diffusa di quanto si immagini.Questi perfidi riescono a fare leva sui sensi di colpa,l’abusato vive nella vergogna,preferisce il silenzio come se bastasse a rimuovere la violenza. Ma queste bestie lo sanno bene, hanno affinato la tecnica. Ma sono anche convinto che spesso qualcuno ne è a conoscenza e si volta altrove.Poi questi soggetti non vanno apostrofati come allenatori, coach,istruttori,maestri,professori,preti e chi più ne ha più ne metta,sono mostri che a volte definirli malati attenua la loro perversione.

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Maria VM (Guest) 14-09-2023 15:10

La cosa che mi rattrista maggiormente è sapere che la ragazzina non aveva intorno a sé nessuno con cui parlare, aprirsi, da cui farsi aiutare. Una madre e un padre amorevoli si accorgono se qualcosa non va e cercano di capire. Questa ragazza era sola. Come tanti purtroppo

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Oldcot@66 14-09-2023 14:53

Fossi il padre di queste ragazze, non so ecco..

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+1: Aio051174, il capitano
Spigolo (Guest) 14-09-2023 14:46

Scritto da sander

Scritto da Alessandro Zijno
Senza arrivare a queste situazioni da codice penale, veri e propri abusi, azioni disgustose da parte di allenatori/docenti/tutori ecc ecc, sarebbe il momento di aprire un dibattito su un tema centrale dello sport e dell’educazione in genere. Io faccio l’allenatore (coach, istruttore, chiamate come volete) a tempo pieno, è il mio lavoro, mi ci guadagno da vivere per intenderci. E vedo cose assai pericolose. Non mi riferisco ovviamente a situazioni dell’articolo, sennò avrei già denunciato, ma a una deriva un po’ pericolosa sul piano etico e sociale: il ruolo dell’allenatore (giovanile e non solo) legato sia economicamente sia come “stima sociale” ai risultati ottenuti sul campo. I miei giocatori vincono? sono bravo. I più avveduti tra gli osservatori del sistema sport (anche all’interno delle stesse federazionj) si spingono almeno un po’ più in là e dicono: “i ragazzi migliorano tecnicamente, atleticamente?”, “Ok, anche se non vincono l’allenatore è bravo”. Eppure nessuno si chiede mai se l’atleta è FELICE. Si fa un gran parlare dell’allenamento mentale, ma ci si ferma alle prestazioni, all’atteggiamento in campo, in allenamento. Conosco atleti che hanno sviluppato ottime forme di atteggiamento mentale in campo grazie a routine rigorose ma che faticano fortemente fuori dal campo a gestire la loro esistenza. In altre parole NON SONO FELICI. Ecco, vi dico una cosa: sempre più mi sto orientando verso la FELICITA’ (poi potremmo iscutere ore su cosa sia la felicità, ma ci siamo capiti credo, insomma il SENTIRSI BENE CON SE STESSI) dei miei allievi. Che siano essi agonisti, amatori, ragazzini, bimbi piccoli, chiunque: la prima cosa che guardo al loro arrivo al campo sono i loro occhi e oggi (diversamente a molti anni fa) valuto più questo che la prestazione. Se tutti noi educatori guardassimo principalmente questo, non avremmo casi di cui sopra (cioè ne avremmo perchè quelle sono persone malate) ma ce ne renderemmo conto molto prima; e forse avremmo anche atleti di maggior livello.
P.S: ho scritto un po’ a ruota libera, spero si sia capito il concetto

Un mental coach bravo riesce a dare una struttura solida al proprio atleta per esprimersi al meglio dentro al campo. Questo significa ordinargli anche il quotidiano, aiutarlo a capire che il fuori campo e il dentro il campo sono correlati, se mi comporto in modo sregolato, senza valori poi in campo mi presenta il conto. Il discorso felicità è
più complicato perchè ci sono vari step per raggiungere la felicità che ha vari colori e varie sfacettature. Io posso essere felice per il mio lavoro ma essere deluso dalla mia vita privata. Posso avere degli affetti importanti ma vivere la vita lavorativa come un inferno ecc. ecc. ecc.
Sul discorso rapporto coach e giovani atlete per tutela di queste ragazzine bisogna che le Federazioni investano su un codice etico che evidenzi alcuni paletti importanti che devono esserci tra le varie figure rappresentate. Una formazione che va fatta anche alle ragazzine
per aiutarle a capire e ad aiutarle nella loro fragilità.
il problema è che siamo in un mondo di struzzi, di società che non si vuole mettere in discussione e quindi non si previene i problemi.
Non è giusto che certe ragazzine si rovinino la vita per una società che fa finta di niente. Se ci sono i potenziali orchi bisogna lavorare
per frenare le loro malattia e rafforzare le potenziali vittime.

Post assai condivisibile.

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Luis Piz 14-09-2023 14:40

@ Pollicino (#3762992)

eh mi sa che ci credi solo tu infatti

18
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GIOTAD 14-09-2023 14:39

Scritto da marco.mazzoni
@ Alessandro Zijno (#3762831)
Ciao Alessandro, post interessante, che meriterebbe un confronto serio tra i professionisti del settore, ma che a mio modo di vedere andrebbe allargato anche alla scuola. Alla fine i maestri di sport, anche se di società private, sono ANCHE educatori a loro modo, in un ambito che può essere altrettanto delicato rispetto a quello familiare. Purtroppo nel caso della povera ragazza francese quell’Orco – perché di questo stiamo parlando, di un soggetto malato in modo patologico – della salute e benessere delle giovani interessa niente. Per questo è GRAVE, gravissimo che chi era intorno a quel soggetto non si sia accorto di niente o peggio copriva questi fatti.
Non credo che la povera ragazzina a quei tempi avesse un comportamento “normale”, felice, fuori dal campo come deve avere una teenager sana. Che famiglia, scuola, nessuno si sia accorto di niente è altrettanto grave o, come sopra, c’era omertà.
saluti
m.

Caro Marco, credo che Alessandro volesse spostare il “focus” dai risultati/miglioramenti alla felicità dei ragazzi/atleti/allievi volendo intendere che così facendo, forse, sarebbe più “facile” individuare anche situazioni al limite o che vanno oltre… sicuramente le ragazze che hanno avuto a che fare con la “bestia” non saranno state felici… poi è naturale che ogni ambito, scolastico, familiare ecc… debba fare la sua parte, ma già “insegnare” agli educatori a considerare il benessere socio/psico/fisico dei loro allievi in ambito sportivo sarebbe un’ottima strada da percorrere. Buon tennis e lavoro 🙂

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+1: il capitano
Pollicino (Guest) 14-09-2023 13:52

Ma mi chiedo: essere violentata 400 volte in due anni significa grosso modo una volta ogni due giorni. Possibile che questa povera ragazza non ne abbia parlato con la sua famiglia?

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Ozzastru (Guest) 14-09-2023 13:49

Scritto da Alessandro Zijno
Senza arrivare a queste situazioni da codice penale, veri e propri abusi, azioni disgustose da parte di allenatori/docenti/tutori ecc ecc, sarebbe il momento di aprire un dibattito su un tema centrale dello sport e dell’educazione in genere. Io faccio l’allenatore (coach, istruttore, chiamate come volete) a tempo pieno, è il mio lavoro, mi ci guadagno da vivere per intenderci. E vedo cose assai pericolose. Non mi riferisco ovviamente a situazioni dell’articolo, sennò avrei già denunciato, ma a una deriva un po’ pericolosa sul piano etico e sociale: il ruolo dell’allenatore (giovanile e non solo) legato sia economicamente sia come “stima sociale” ai risultati ottenuti sul campo. I miei giocatori vincono? sono bravo. I più avveduti tra gli osservatori del sistema sport (anche all’interno delle stesse federazionj) si spingono almeno un po’ più in là e dicono: “i ragazzi migliorano tecnicamente, atleticamente?”, “Ok, anche se non vincono l’allenatore è bravo”. Eppure nessuno si chiede mai se l’atleta è FELICE. Si fa un gran parlare dell’allenamento mentale, ma ci si ferma alle prestazioni, all’atteggiamento in campo, in allenamento. Conosco atleti che hanno sviluppato ottime forme di atteggiamento mentale in campo grazie a routine rigorose ma che faticano fortemente fuori dal campo a gestire la loro esistenza. In altre parole NON SONO FELICI. Ecco, vi dico una cosa: sempre più mi sto orientando verso la FELICITA’ (poi potremmo iscutere ore su cosa sia la felicità, ma ci siamo capiti credo, insomma il SENTIRSI BENE CON SE STESSI) dei miei allievi. Che siano essi agonisti, amatori, ragazzini, bimbi piccoli, chiunque: la prima cosa che guardo al loro arrivo al campo sono i loro occhi e oggi (diversamente a molti anni fa) valuto più questo che la prestazione. Se tutti noi educatori guardassimo principalmente questo, non avremmo casi di cui sopra (cioè ne avremmo perchè quelle sono persone malate) ma ce ne renderemmo conto molto prima; e forse avremmo anche atleti di maggior livello.
P.S: ho scritto un po’ a ruota libera, spero si sia capito il concetto

Beh!!! Hai la nostra stima, ma concretamente crediamo che tu sia una rarità, il mondo oggi è rivolto solo al guadagno, ricordo una lezione
in una grande università in cui si parlava di come rendere la vita più dura ai propri subalterni….siamo rimasti senza parole … Sei un grande!!!

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Pier no guest 14-09-2023 13:42

Scritto da Alessandro Zijno
Senza arrivare a queste situazioni da codice penale, veri e propri abusi, azioni disgustose da parte di allenatori/docenti/tutori ecc ecc, sarebbe il momento di aprire un dibattito su un tema centrale dello sport e dell’educazione in genere. Io faccio l’allenatore (coach, istruttore, chiamate come volete) a tempo pieno, è il mio lavoro, mi ci guadagno da vivere per intenderci. E vedo cose assai pericolose. Non mi riferisco ovviamente a situazioni dell’articolo, sennò avrei già denunciato, ma a una deriva un po’ pericolosa sul piano etico e sociale: il ruolo dell’allenatore (giovanile e non solo) legato sia economicamente sia come “stima sociale” ai risultati ottenuti sul campo. I miei giocatori vincono? sono bravo. I più avveduti tra gli osservatori del sistema sport (anche all’interno delle stesse federazionj) si spingono almeno un po’ più in là e dicono: “i ragazzi migliorano tecnicamente, atleticamente?”, “Ok, anche se non vincono l’allenatore è bravo”. Eppure nessuno si chiede mai se l’atleta è FELICE. Si fa un gran parlare dell’allenamento mentale, ma ci si ferma alle prestazioni, all’atteggiamento in campo, in allenamento. Conosco atleti che hanno sviluppato ottime forme di atteggiamento mentale in campo grazie a routine rigorose ma che faticano fortemente fuori dal campo a gestire la loro esistenza. In altre parole NON SONO FELICI. Ecco, vi dico una cosa: sempre più mi sto orientando verso la FELICITA’ (poi potremmo iscutere ore su cosa sia la felicità, ma ci siamo capiti credo, insomma il SENTIRSI BENE CON SE STESSI) dei miei allievi. Che siano essi agonisti, amatori, ragazzini, bimbi piccoli, chiunque: la prima cosa che guardo al loro arrivo al campo sono i loro occhi e oggi (diversamente a molti anni fa) valuto più questo che la prestazione. Se tutti noi educatori guardassimo principalmente questo, non avremmo casi di cui sopra (cioè ne avremmo perchè quelle sono persone malate) ma ce ne renderemmo conto molto prima; e forse avremmo anche atleti di maggior livello.
P.S: ho scritto un po’ a ruota libera, spero si sia capito il concetto

Concetto chiaro e condivisibile.
Ma io credo che tutto parta dalla famiglia.
È un paradosso: il disinteresse dei genitori verso lo sport dei figli era un classico in passato, ti portavano all’allenamento e ti riprendevano, la domenica c’era la corriera e pochi seguivano i figli.
Ora hai tutti appresso, genitori, zii, nonni che interferiscono, contraddicono l’allenatore, minano il rapporto di fiducia. La famiglia è importante, spesso indispensabile per gli spostamenti (molte società sono prive di pulmini) ma una volta “consegnati” i ragazzi vanno lasciati nelle mani degli educatori.
Poi, però, serve il dialogo che non è “il rovescio non va fatto così come vuole questo maestro” ma leggere se tutti si svolga serenamente, se il giovane voglia tornare in campo quanto prima o magari sia contento che l’allenamento sia terminato, o la stagione.
E vincere o perdere non significa che vada bene tutto.
A volte basterebbe davvero guardare negli occhi i giovani e non mandare uno stupido, freddo messaggio (o emoticon) su wa per sapere come stanno.

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+1: il capitano
Sporadico (Guest) 14-09-2023 13:36

Mai una volta che incappino in quella che ha il padre sbagliato…

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+1: GIOTAD, DavidAce, il capitano
Tafanus 14-09-2023 13:09

Scritto da Spigolo
Domando a chi ha seguito la vicenda più approfonditamente: come mai si sta muovendo una commissione parlamentare e non un organo giurisdizionale? Forse stanno seguendo percorsi paralleli?

Dove hai letto che “non si sta muovendo un organo giurisdizionale”? Pensi che sia stato condannato a 18 anni di galera per decisione di un gruppetto di parlamentari? Da quando in qua, in Francia, le condanne soono emesse dai gruppi e/o dalle commissioni parlamentari?

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Tafanus 14-09-2023 13:05

Non metto in dubbio le parole della tennista, ma i numeri si. 400 volte in due anni? E la tennista ci ha messo due anni e 400 abusi prima di denunciare la cosa e prima di reagire? O ogni volta è stata minacciata di non so cosa? E “anche altre” hanno denunciato gli stessi abusi? Con la stessa frequenza?

Ma questo personaggio, per quanto sia ignobile anche se lo avesse fatto una sola volta, passava le giornate far sesso, con una frequenza che non reggerebbe neanche Rocco Siffredi?

Premetto che credo nella denuncia della tennista, condannerei questo farabutto anche se lo avesse fatto una volta sola, ma non mi tornano i numeri, le frequenze degli “eventi”, e il fatto che in tante abbiano sopportato tanto e per tanto tempo.

Qualcuno vorrebbe darmi una spiegazione ipotetica su questa faccenda?

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-1: tombizzle
Giorgione (Guest) 14-09-2023 13:04

sono cose che succedono molto più spesso di quello che si pensi. è toccato pure a me, quando negli anni 80 ero un pulcino della squadra di calcio del mio paese, un buco nella campagna veneta da 6000 abitanti con una squadra senza storia e senza agganci in alto.
E’ toccato a me non significa che sono stato abusato, ma ricordo bene l’allenatore e, sarà stata per la mia innocenza, non lo avvertivo come una persona malata, un orco.
Sta di fatto che poi, a distanza di 10 anni circa, quand’ero un ventenne, me lo vedo con tanto di foto nella cronaca locale accusato e poi condannato di palpeggiamenti vari nei confronti di ragazzini/e della locale squadra di calcio. personalmente, non avrei elementi per giudicare il suo operato quando ero un bambino, non ricordo nulla di particolare, ma dopo quando ho visto la sua foto sul giornale e l’articolo che ne parlava mi sono reso conto che queste persono possono essere chiunque e dovunque. se non ci finisci dentro, da fuori non le riconosci.

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+1: DavidAce, Aio051174
sander (Guest) 14-09-2023 12:45

Scritto da Alessandro Zijno
Senza arrivare a queste situazioni da codice penale, veri e propri abusi, azioni disgustose da parte di allenatori/docenti/tutori ecc ecc, sarebbe il momento di aprire un dibattito su un tema centrale dello sport e dell’educazione in genere. Io faccio l’allenatore (coach, istruttore, chiamate come volete) a tempo pieno, è il mio lavoro, mi ci guadagno da vivere per intenderci. E vedo cose assai pericolose. Non mi riferisco ovviamente a situazioni dell’articolo, sennò avrei già denunciato, ma a una deriva un po’ pericolosa sul piano etico e sociale: il ruolo dell’allenatore (giovanile e non solo) legato sia economicamente sia come “stima sociale” ai risultati ottenuti sul campo. I miei giocatori vincono? sono bravo. I più avveduti tra gli osservatori del sistema sport (anche all’interno delle stesse federazionj) si spingono almeno un po’ più in là e dicono: “i ragazzi migliorano tecnicamente, atleticamente?”, “Ok, anche se non vincono l’allenatore è bravo”. Eppure nessuno si chiede mai se l’atleta è FELICE. Si fa un gran parlare dell’allenamento mentale, ma ci si ferma alle prestazioni, all’atteggiamento in campo, in allenamento. Conosco atleti che hanno sviluppato ottime forme di atteggiamento mentale in campo grazie a routine rigorose ma che faticano fortemente fuori dal campo a gestire la loro esistenza. In altre parole NON SONO FELICI. Ecco, vi dico una cosa: sempre più mi sto orientando verso la FELICITA’ (poi potremmo iscutere ore su cosa sia la felicità, ma ci siamo capiti credo, insomma il SENTIRSI BENE CON SE STESSI) dei miei allievi. Che siano essi agonisti, amatori, ragazzini, bimbi piccoli, chiunque: la prima cosa che guardo al loro arrivo al campo sono i loro occhi e oggi (diversamente a molti anni fa) valuto più questo che la prestazione. Se tutti noi educatori guardassimo principalmente questo, non avremmo casi di cui sopra (cioè ne avremmo perchè quelle sono persone malate) ma ce ne renderemmo conto molto prima; e forse avremmo anche atleti di maggior livello.
P.S: ho scritto un po’ a ruota libera, spero si sia capito il concetto

Un mental coach bravo riesce a dare una struttura solida al proprio atleta per esprimersi al meglio dentro al campo. Questo significa ordinargli anche il quotidiano, aiutarlo a capire che il fuori campo e il dentro il campo sono correlati, se mi comporto in modo sregolato, senza valori poi in campo mi presenta il conto. Il discorso felicità è
più complicato perchè ci sono vari step per raggiungere la felicità che ha vari colori e varie sfacettature. Io posso essere felice per il mio lavoro ma essere deluso dalla mia vita privata. Posso avere degli affetti importanti ma vivere la vita lavorativa come un inferno ecc. ecc. ecc.
Sul discorso rapporto coach e giovani atlete per tutela di queste ragazzine bisogna che le Federazioni investano su un codice etico che evidenzi alcuni paletti importanti che devono esserci tra le varie figure rappresentate. Una formazione che va fatta anche alle ragazzine
per aiutarle a capire e ad aiutarle nella loro fragilità.
il problema è che siamo in un mondo di struzzi, di società che non si vuole mettere in discussione e quindi non si previene i problemi.
Non è giusto che certe ragazzine si rovinino la vita per una società che fa finta di niente. Se ci sono i potenziali orchi bisogna lavorare
per frenare le loro malattia e rafforzare le potenziali vittime.

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+1: Fighter1990
marco.mazzoni 14-09-2023 12:24

@ Alessandro Zijno (#3762831)

Ciao Alessandro, post interessante, che meriterebbe un confronto serio tra i professionisti del settore, ma che a mio modo di vedere andrebbe allargato anche alla scuola. Alla fine i maestri di sport, anche se di società private, sono ANCHE educatori a loro modo, in un ambito che può essere altrettanto delicato rispetto a quello familiare. Purtroppo nel caso della povera ragazza francese quell’Orco – perché di questo stiamo parlando, di un soggetto malato in modo patologico – della salute e benessere delle giovani interessa niente. Per questo è GRAVE, gravissimo che chi era intorno a quel soggetto non si sia accorto di niente o peggio copriva questi fatti.
Non credo che la povera ragazzina a quei tempi avesse un comportamento “normale”, felice, fuori dal campo come deve avere una teenager sana. Che famiglia, scuola, nessuno si sia accorto di niente è altrettanto grave o, come sopra, c’era omertà.
saluti
m.

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+1: Massi, pmiroddi, il capitano, GIOTAD, Oldcot@66, Fighter1990, DavidAce, Aio051174
Fabblack 14-09-2023 12:07

@ Alessandro Zijno (#3762831)

Beh, sono due piani diversi.
Sport agonistico:
da una parte il “tecnico” deve comunque essere valutato in base ai risultati; se poi riesce a fare in modo che i suoi atleti (qualunque disciplina pratichino) sono anche felici… mooolto meglio.
Sport amatoriale:
tutto l’opposto.
Poi abbiamo visto pure atteggiamenti tipo “vincere non è importante… è l’unica cosa che conta” 😕

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Spigolo (Guest) 14-09-2023 12:03

Scritto da velenopuro

Scritto da Spigolo
Domando a chi ha seguito la vicenda più approfonditamente: come mai si sta muovendo una commissione parlamentare e non un organo giurisdizionale? Forse stanno seguendo percorsi paralleli?

L’organo “giurisdizionale” (???) si è già espresso visto che la merda si è beccato 18 anni (pochi).
La commissione parlamentare si sta muovendo per cercare di capire se esistesse un sistema che proteggesse (gente che sapeva e faceva finta di non sapere) comportamenti del genere

Capisco.
Evidentemente le fattispecie all’attenzione della commissione o sono state oggetto di prescrizione o non hanno rilevanza in altri ambiti all’evidenza attuale.
Grazie

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Alessandro Zijno (Guest) 14-09-2023 11:56

Senza arrivare a queste situazioni da codice penale, veri e propri abusi, azioni disgustose da parte di allenatori/docenti/tutori ecc ecc, sarebbe il momento di aprire un dibattito su un tema centrale dello sport e dell’educazione in genere. Io faccio l’allenatore (coach, istruttore, chiamate come volete) a tempo pieno, è il mio lavoro, mi ci guadagno da vivere per intenderci. E vedo cose assai pericolose. Non mi riferisco ovviamente a situazioni dell’articolo, sennò avrei già denunciato, ma a una deriva un po’ pericolosa sul piano etico e sociale: il ruolo dell’allenatore (giovanile e non solo) legato sia economicamente sia come “stima sociale” ai risultati ottenuti sul campo. I miei giocatori vincono? sono bravo. I più avveduti tra gli osservatori del sistema sport (anche all’interno delle stesse federazionj) si spingono almeno un po’ più in là e dicono: “i ragazzi migliorano tecnicamente, atleticamente?”, “Ok, anche se non vincono l’allenatore è bravo”. Eppure nessuno si chiede mai se l’atleta è FELICE. Si fa un gran parlare dell’allenamento mentale, ma ci si ferma alle prestazioni, all’atteggiamento in campo, in allenamento. Conosco atleti che hanno sviluppato ottime forme di atteggiamento mentale in campo grazie a routine rigorose ma che faticano fortemente fuori dal campo a gestire la loro esistenza. In altre parole NON SONO FELICI. Ecco, vi dico una cosa: sempre più mi sto orientando verso la FELICITA’ (poi potremmo iscutere ore su cosa sia la felicità, ma ci siamo capiti credo, insomma il SENTIRSI BENE CON SE STESSI) dei miei allievi. Che siano essi agonisti, amatori, ragazzini, bimbi piccoli, chiunque: la prima cosa che guardo al loro arrivo al campo sono i loro occhi e oggi (diversamente a molti anni fa) valuto più questo che la prestazione. Se tutti noi educatori guardassimo principalmente questo, non avremmo casi di cui sopra (cioè ne avremmo perchè quelle sono persone malate) ma ce ne renderemmo conto molto prima; e forse avremmo anche atleti di maggior livello.
P.S: ho scritto un po’ a ruota libera, spero si sia capito il concetto

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+1: brunodalla, il capitano, Massi, pmiroddi, Maxia, GIOTAD, tacchino freddo, Oldcot@66, Fighter1990, gisva, j, Psyco Fogna, Aio051174, etberit, Lory99, tombizzle
Gian (Guest) 14-09-2023 11:55

@ Spigolo (#3762768)

Le commissioni parlamentari possono intervenire la dove la legge non può, non possono condannare ma possono accertare la verità in ambiti di particolare difficoltà, e rappresenta anche un’assunzione di responsabilità importante da parte di un parlamento, a volte, come in Italia, possono essere usate strumentalmente, non mi sembra questo il caso

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velenopuro 14-09-2023 11:47

Scritto da Spigolo
Domando a chi ha seguito la vicenda più approfonditamente: come mai si sta muovendo una commissione parlamentare e non un organo giurisdizionale? Forse stanno seguendo percorsi paralleli?

L’organo “giurisdizionale” (???) si è già espresso visto che la merda si è beccato 18 anni (pochi).

La commissione parlamentare si sta muovendo per cercare di capire se esistesse un sistema che proteggesse (gente che sapeva e faceva finta di non sapere) comportamenti del genere

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Spigolo (Guest) 14-09-2023 11:09

Domando a chi ha seguito la vicenda più approfonditamente: come mai si sta muovendo una commissione parlamentare e non un organo giurisdizionale? Forse stanno seguendo percorsi paralleli?

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Pippo, Pluto & Mao Tse Tung (Guest) 14-09-2023 11:09

Persone di merda!!

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+1: velenopuro