Italiane nei tornei ITF: I risultati di Lunedì 11 Settembre 2023

Scritto da euge
@ paolo (#3757635)
La Cocciaretto ovviamente esula da questo discorso perchè a fine 2019 (quindi a 18 anni, è una 2001) era già vicina alle prima 150 per cui dentro la linea di guadagno.
Inoltre, Cocciaretto sta effettivamente studiando, è iscritta all’università

La Cocciaretto ha la fortuna di avere una famiglia benestante, quindi per lei l’aspettò economico non è mai stato condizionante.

Scritto da madmarat
La Paradisi è uscita da un’accademy e poi è andata in NCAA, in quale categoria appartiene?

Ma infatti, come dissi tempo addietro, ormai le academy sono diventate uno dei principali viatici PER l’NCAA. E iniziano a vendersi come tali! I ragazzini nelle academy ci vanno verso i 12/13 anni, con la speranza proprio di ottenere delle scholarship atletiche (ormai sempre più competitive) in NCAA. Il discorso è più complesso di quanto sembri…

Le riflessioni dell’utente @ilpallettaro non riguardano giocatori con chiare ambizioni di diventare professionisti, forti di oggettive capacità, ma quella miriade di ragazzi che si allenano con passione ma, per motivi misteriosi credono di poter mantenersi col tennis, abbandonando precocemente la scuola, emigrando in varie accademie che mutano quando i risultati non arrivano (e non arrivano perché il più delle volte non c’è la base) attratti da illusioni non certo a buon mercato.
Non è colpa dei ragazzi, neppure da chi li illude ma dei genitori che si illudono appena sentono “bravo il ragazzino, con lo staff giusto entrare tra i primi 100 non è un miraggio”.
Nessun insegnante dice ” Bravo a scuola il ragazzo, potrebbe diventare un grande manager, un giudice, un primario ecc” ma se lo si prospetta come un campione gli adulti spesso si sciolgono.
Poi è vero, via di casa è difficile, la lingua, il cibo, le abitudini lo sono ma si tratta di capire che non è una chimera.
Si può provarci e mal che vada tornare indietro, ma coniugare sport e scuola si può e, soprattutto, c’è entusiasmo, competitività, coaching costante e gioco di squadra.

@ paolo (#3757635)

La Cocciaretto ovviamente esula da questo discorso perchè a fine 2019 (quindi a 18 anni, è una 2001) era già vicina alle prima 150 per cui dentro la linea di guadagno.

Inoltre, Cocciaretto sta effettivamente studiando, è iscritta all’università

Scritto da paolo
La Cocciaretto che college ha frequentato?

La Cocciaretto sta portando avanti l’Università italiana, come fecero Gaudenzi e, mi pare, pure Paolo Lorenzi.
Tanto di cappello se riuscirà a laurearsi.

Scritto da Fabblack
@ Laura (#3757300)
Forse anche tu non hai compreso appieno il suo!

mi pare invece di averlo capito 😉
e gli ho proprio risposto che non tutti sono capaci di fare l’universita’ e non per mancanza di volotna’

lui scrive “per andare al college bisogna essere dei giovani uomini e delle giovani donne, pronti a lanciarsi nel mondo delle responsabilità, del lavoro e del sacrificio, della costruzione della propria esistenza”

e invece dico io che per andare all’universita’ bisogna avere capacita’ intellettuali che non tutti hanno …a meno di non laurearsi in uinversita’ tarocche ma allora i 100mila euro di primo stipendio di cui balterava te li puoi scordare 😉

La Cocciaretto che college ha frequentato?

Come ho già scritto l’argomento college merita un approfondimento specifico evitando le guerre talebane di opposizione. In ogni caso come tutte le alternative merita di essere conosciuta e proposta, come viene fatto all’estero, e poi dovrà essere valutata caso per caso. Il fatto che spesso si vede la difficoltà delle ns giovani nei 15 e 25k non è giusto perché poi se parli con le giocatrici che ce l’hanno fatta ti dicono che prima ne esci meglio è ma anche che si impara tanto e serve poi per diventare top100. Questo la fit nn lo capisce e spreca budget enormi per far inseguire a 18 anni successi effimeri da junior quando all’estero già a 16 anni si comincia la gavetta nei 15k, e al limite solo slam unior ma di sicuro nn vanno in Sudamerica a caccia di successi e punti. Per l’anno 2003 avevamo 5 ragazze top 100 Junior, ora nn si sa neanche se ancora giocano o si allenano

Mair giovane che si messa molto in evidenza. Turini interessante nonostante piu volte citata dal gazaro con le sue doti di intenditore di paddle. Monreale dopo l’Australia a sbafo della fit previa “contrattualizzazione” non ingrana ancora nei 15k..vediamo se per il fine anno ingrana la marcia superiore per avvicinarsi a ranking più interessanti

Scritto da Fabblack
@ Laura (#3757300)
Forse anche tu non hai compreso appieno il suo!

Direi proprio di no….

@ Laura (#3757300)

Forse anche tu non hai compreso appieno il suo!

@ ilpallettaro (#3757095)

non hai proprio capito il mio discorso 😉
Non tutti sono adatti ad andare all’universita’ e laurearsi e non eq’ questione ne di buona volontà ne di lavoro ne di sacrificio
Puoi metterci tutto l’impegno che vuoi ma se non hai la ” testa!” per studiare non riesci a laurearti…cosi come se non hai talento per il tennis non arrivi in alto

La Paradisi è uscita da un’accademy e poi è andata in NCAA, in quale categoria appartiene?

Erano 25 su 32 le tenniste italiane nel 15 di Fiano Romano.
Dissi tempo addietro che anche una sola presenza straniera, anche a caso,era minacciosa per la nostra mediocrità.

Scritto da Laura
@ ilpallettaro (#3755257)
secondo me hai una visione un pò distorta delle università americane….se esci con una buona laurea da una buona universita’ hai un lavoro assicurato ma non credo sia cosi se esci con una laurea minore da una uni che nessuno ha mai sentito nominare
E comunque come e’ gia’ stato fatto notare non tutti i ragazzi che giocano a tennis a livelli agonisctici sono in grado di laurearsi sopratutto in una lingua straniera ..perche per tenere la borsa devi anche avere certi voti etc etc…

il mio discorso non è fare una classifica su quale laurea e in quale università USA sia meglio andare.
il mio discorso è paragonare il percorso del college con il percorso della accademy: il risultato è 6-0 6-0, due categorie diverse sotto ogni profilo.
il punto che sollevi se vuoi è il punto critico che la chiacchiere delle accademy sulla propria insostituibilità a pagamento cerca di nascondere: per andare al college bisogna essere dei giovani uomini e delle giovani donne, pronti a lanciarsi nel mondo delle responsabilità, del lavoro e del sacrificio, della costruzione della propria esistenza. l’opposto del “inseguire il mio sogno” che è quello che vendono le accademy a decine di migliaia di euro l’anno, e che è un modo poetico per dire che si è dei ragazzini e delle ragazzine impreparati a raccogliere le sfide del mondo.

p.s. sono comunque molto contento nel vedere che la questione della qualità della preparazione è stata abbandonata da tutti, che si è passati dal ridicolo college=”scelta perdente” a un più corretto college=”scelta per chi ha gli attributi”.