Archeo Tennis: 2 luglio 2001, Federer sorprende Sampras a Wimbledon
Ci sono dei match che segnano profondamente la storia del gioco, per la loro bellezza, per i protagonisti in campo, per l’importanza del momento. Ancor più quando rappresentano un ideale passaggio di consegne, chiudendo un’epoca ed aprendone una nuova. Il 2 luglio 2001 accadde esattamente questo, sul Centrale di Wimbledon. Pete Sampras, campione in carica e sette volte vincitore ai Championships (e imbattuto nelle ultime quattro edizioni) fu sconfitto dall’astro nascente Roger Federer negli ottavi di finale, in una partita leggendaria. Il 19enne svizzero, ex n.1 del mondo junior e già molto seguito dagli appassionati per il suo tennis classico e spettacolare, trionfò col punteggio 7-6 5-7 6-4 6-7 7-5, chiudendo di fatto l’epopea del californiano ai Championships e “prendendo le chiavi” del Centre court più famoso del mondo.
Dopo il primo trionfo in uno Slam a US Open 1990, Sampras necessitò di un discreto rodaggio per esplodere anche sui prati la precisione infallibile del suo servizio, la potenza del diritto e quel serve and volley muscolare terribilmente efficace. Nel 1993 in una finale “all-USA”, Pete sconfisse Jim Courier e alzò la sua prima coppa del torneo. Il suo dominio sui prati di Church Road fu dispotico, incontrastato. Velocissimo in campo, efficace in risposta e soprattutto infallibile al servizio, dopo aver alzato il primo trofeo Sampras sul Centrale di Wimbledon perse solo da un Richard Krajicek ingiocabile nel 1996, poi solo vittorie per lui. Appena metteva la testa avanti nel punteggio strappando un break, prendeva ritmo al servizio e addio, era finita. Anche un Agassi spettacolare nel 1999 fu ridicolizzato dalla battuta di Pete in finale. Non il servizio di Ivanisevic, nemmeno l’esperienza e potenza di Becker. Quando l’americano sbarcava a Wimbledon, non ce n’era per nessuno. Fino a quel lunedì di 22 anni fa, quando le cose per “Pistol” si fecero maledettamente complicate…
Sbarcò a Londra senza aver vinto un torneo dall’edizione precedente dei Championships. Era sceso al n.6 del mondo, sorpassato dalla nuova generazione di giocatori emergenti (Kuerten, Safin, Ferrero, Hewitt, oltre alla strepitosa “seconda carriera” di Agassi). Ad inizio torneo si parlava di declino, di tennista in difficoltà sul piano fisico, meno letale con il suo servizio. Ma ogni volta che entrava sul “quel” campo, in qualche modo Pete trovava il modo di alzare il suo livello e vincere. La sua strada nel 2001 non era iniziata come sperava, vinceva ma con troppa fatica. Al secondo turno fu spinto al limite in modo totalmente inaspettato da Barry Cowan (n.265 ATP), che lo costrinse ad un match durissimo vinto solo al quinto set (6-3 6-2 6-7 4-6 6-3). Ritrovò una buona efficacia al servizio nella partita successiva contro Sargis Sargsian, battuto in tre set ma senza brillare (6-4 6-4 7-5 lo score). Dopo la canonica domenica di sosta, nel super-monday ad aspettarlo agli ottavi c’era il giovane Roger Federer, fresco di un buon Roland Garros nei quali si era spinto sino ai quarti di finale. Sampras incerto, Federer in ascesa, ma nessuno prima del match osava ipotizzare che il dominatore dei prati potesse perdere contro quel talento ancora grezzo e poco continuo, sia per intensità fisica che soprattutto costanza mentale.
Il mondo del tennis si fermò idealmente quel 2 luglio. Enorme le aspettative, lo stile di Roger tanto ricordava la classe ed eleganza di Pete, e molti speravano che fosse proprio lo svizzero a prendere l’eredità tecnica dell’americano, tenendo alta la bandiera del tennis “classico”, del rovescio a una mano, del gioco offensivo proiettato a rete contro la forza dei “picchiatori” dalla riga di fondo campo. In realtà, il gioco di Roger era già profondamente diverso da quello di Pete: amava maggiormente lo scambio, i cambi di ritmo, la fantasia e schemi vari, mentre Pete era diventato leggenda applicando alla perfezione un tennis più scarno, totalmente focalizzato sul proprio incredibile servizio e sull’attacco il prima possibile, con un diritto potente o un taglio verso la rete.
Il match tra i due inizia con un testa a testa formidabile e rispetta le attese, anzi va persino oltre. Si temeva che Roger sentisse la “strizza” del contesto, del suo idolo al di là della rete. Invece no, gioca con classe e calma, sempre focalizzato. Sampras è un fighter nato, non ha alcuna intenzione di lasciare il palcoscenico al giovane avversario, che non ha mai affrontato finora. Stimolato dalla sfida e dalla forza tecnica di Roger, ritrova il suo miglior tennis, il servizio gira, il diritto è tornato quella mazzata dei momenti migliori. Semmai è meno rapido nel trovare gli appoggi per il passante, e in risposta è meno efficace, anche perché Federer è bravo a servire non col bazooka come Ivanisevic e compagnia, dando così a Pete una palla rapida da impattare di puro timing, ma variando tantissimo angoli, rotazioni e velocità di palla, di fatto non dando ritmo all’americano e costringendolo a lavorare con le gambe, sia in risposta che nello scambio. Esattamente quello che Sampras non amava….
Entrambi i giocatori servono bene e sono precisi nella chiusura di volo, c’è equilibrio. Il primo set, come prevedibile, approda al tiebreak. Sampras è arrivato a set point, Federer lo annulla con un servizio perfetto, finendo poi per aggiudicarsi il parziale pochi punti dopo, perfetto nelle scelte tattiche ed esecuzioni. Nel secondo set arriva la zampata di Sampras, trova un break – il primo del match – e come suo solito mette il pilota automatico nei turni di battuta, pareggiando il conto dei set. Federer gioca un tennis impeccabile nel terzo, vinto 6-4 con momenti di qualità sublimi, costringendo Sampras ad alzare ancora il proprio livello per restare in partita. Gli appassionati sono incollati alla sedia, nel Centre court e davanti alla tv, si intuisce che la sorpresa può arrivare. Che questo Roger non è solo un prospetto di talento, ha la magia dei predestinati, e che questo torneo diventerà presto il “suo” torneo. “Pistol Pete” non ci sta a prendere, ha un nuovo sussulto. Il servizio torna quell’arma imprendibile, di volo è perfetto, vince il quarto set al tiebreak e forza il match al quinto.
Il livello di gioco è altissimo, come la tensione. Federer regge, non sbanda. Sul 4 pari Sampras ottiene due palle break, ma non riesce a sfruttarle. L’equilibrio regge fino al 6-5 Federer. Sampras serve, ma sbaglia due volée. Lo score segna 15-40. Due Match Point Federer. Pete guarda il cielo, poi quell’erba a lui così storicamente amica. Chissà cosa passa per la testa, forse niente, forse un film di una vita sportiva, con vista i titoli di coda. Inizia il movimento del servizio. Dove tirerà? Si pensa una botta al centro, per solleticare il rovescio di Roger, il colpo meno sicuro ma che in questo match gli ha regalato molte risposte bloccate ottime. Sampras rischia il suo slice esterno, ma Federer lo intuisce, fa un passo laterale in avanti e trova una risposta di diritto lungo linea perfetta, che l’americano può solo ammirare mentre sfila via, vincente. Un colpo eccellente, che regala al teenager rossocrociato la vittoria contro il suo idolo d’infanzia e tennista più vincente (fino a quel momento) nel torneo.
Sampras dopo la sconfitta riconobbe i meriti del suo giovane avversario: “Sono molto deluso, ovviamente, ma oggi ho perso contro un giocatore davvero, davvero bravo. Ha giocato alla grande. È un grande colpitore. Ha vinto i punti importanti, ha inventato delle soluzioni davvero sensazionali nei momenti cruciali. Totale credito a lui, ha giocato davvero molto bene, il futuro è suo”.
Dopo lo straordinario successo, molti pensavano che Federer potesse volare fino al successo, diventando il primo teenager vincente nel torneo dopo Boris Becker nel 1985. In realtà lo svizzero fu sconfitto al turno successivo dal favorito di casa Tim Henman in quattro set (7-5 7-6 2-6 7-6), tennista che Federer ha sempre sofferto nei suoi primi anni di carriera. Il primo titolo a Wimbledon arriverà due anni dopo, battendo Mark Philippoussis in finale e dando via alla sua epopea. Il suo successo contro Sampras sarebbe rimasto uno dei più grandi incontri nella storia del torneo, una battaglia unica tra due generazioni e tra due leggende, e unico episodio di una rivalità che avrebbe potuto generare partite eccezionali. Forse anche per questo, la sua unicità, quella partita è ancor più nella memoria degli appassionati.
Il declino di Sampras si protrasse anche nei mesi successivi – uscirà dalla top 10 dopo Wimbledon e non vinse un solo torneo nel 2001. Ma non fu il canto del cigno per lui. Perse la finale di US Open nello stesso anno, dominato (a tratti ridicolizzato) da Lleyton Hewitt, ma trionfò un’ultima volta agli US Open del 2002, superando Andre Agassi in quattro set, in un’altra finale leggendaria e in quella che si rivelò come sua ultima partita in carriera.
Federer impiegò un paio d’anni a prendere fiducia in se stesso ed esplodere a pieno il suo talento, diventando il nuovo dominatore della disciplina. Ma quella vittoria negli ottavi di finale di Wimbledon del 2 luglio 2001 resterà iconica, un vero passaggio storico e che allo stesso tempo dimostrò come il tennis stesse stesse cambiando. Dai super-servizi dei migliori e di Sampras in particolare, il n.1 incontrastato degli anni ’90, si passò a un’epoca dominata da tennisti più completi tecnicamente ma assai più ancorati allo scambio e alla costruzione, con l’attacco classico alla rete passato sempre più in secondo piano. Colpa dell’evoluzione della nuova generazione, fatta di tennisti meno alti, più equilibrati con i fondamentali e soprattutto per via di condizioni di gioco sempre più lente. Quell’edizione di Wimbledon 2001 fu anche la ultima vera “erba veloce”, ideale al serve and volley. Dal 2002 la combinazione di nuove palle e di un manto erboso stravolto rispetto alla tradizione cambiò totalmente regole del gioco, per i rimpianti dei grandi attaccanti da fondo e regolaristi dell’epoca precedente (Lendl, per dirne uno che mai trionfò a Wimbledon), aprendo così la strada a nuovi campioni. Ma questa, è un’altra storia…
Marco Mazzoni
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quando sei in difficoltà e trovi la foglia del moralismo per cavartela… 🙂
ah,c’è hurkacz prima?
non l’avevo notato 😛
Ma piantala! Si parla di tennis e tennisti e fai l’ennesima figura …valutandoli in base alla nazione di origine.
Vuoi avere dei pregiudizi? Benissimo ma una persona con del sale in zucca non se ne vanterebbe.
Ma in fondo sei già ampiamente conosciuto. Nulla di nuovo, ho sbagliato io ad interloquire con tale soggetto, altri hanno già desistito.
L’eventuale replica non sarà letta, il mio masochismo ha dei limiti.
A parte che qui il caldo forte non è ancora arrivato e le giornate sono gradevoli,quindi non può essere quella la causa ma molto più semplicemente sei tu che non vuoi ammettere di aver scritto una cretinata tirando in mezzo la geopolitica.
Ti senti troppo superiore mentre dal tuo post traspare ignoranza.
E allora usa pregiudizi e non tirare in ballo la geopolitica che non c’entra niente in questo contesto.
Rammento poi che simpatie ed antipatie esistono,esattamente come quelli che nei commenti si disperano quando vince un russo o che tifano contro gli spagnoli.
ps se proprio ci tiene a saperlo non mi piacciono nemmeno francesi e inglesi.
No scusa:”non ho mai simpatizzano per gli americani (in qualsiasi sport)” sarebbe una rettifica?
Hai confermato ciò che hai scritto nel primo messaggio, la risposta alla mia critica avrebbe dovuto essere ” Esatto, ho un pregiudizio”.
Pier
fai tanto il sofisticato e poi usi i termini fuori contesto per sentirti dotto.
Secondo te provare o meno simpatie verso un determinato paese ricade nel campo della geopolitica? Manco fossi il presidente del consiglio.
Nel tennis venivamo da una decade di quasi totale dominio americano e francamente la cosa mi aveva stancato,unisci poi il fatto che non ho mai simpatizzato per gli americani (in qualsiasi sport) ed hai la risposta, ma non tirare fuori cose che non c’entrano niente.
Per ora non ne voglio sentire parlare… se lorenzo batterà hurkacz allora va bene. Da notare che le tds sono molto simili
Pensavo proprio a quell’incontro quando ho visto di un possibile incontro agli ottavi tra musetti e djokovoc
Cioè era doloroso seguire il tennis perché i tre che dominavano erano nati in una nazione che non piaceva?
Ma guardi il tennis o la geopolitica?
Annamo bene…
Se non sbaglio il 2 luglio 1976 incominciò l’epoca di Borg a Wimbledon. Battendo Nastase incominciò il dominio dello svedese che si fermò solo 5 anni dopo al cospetto di McEnroe. Giusto Marco?
Ero un ragazzino, dovetti andare ad un matrimonio e non riuscii a vedere tutto l’incontro trasmesso dalla Rai con la voce di Disguido Oddo.
Due grandi giocatori, con un bellissimo tennis…
La ricordo molto bene! Gli anni 90 erano stati gli anni del dominio americano nel tennis, ne ero nauseato. Eccezion fatta per Rios e bum-bum Becker, il tennis lo seguivo poco in quanto per me era diventato doloroso veder sollevare i trofei ad Agassi,Sampras e sorpatutto Courier.
Ma i primi anni del 2000 l’aria era già cambiata e cresceva la speranza del pensionamento di pistol pete e di Agassi,e il torneo giusto si materializzo proprio in quel wimbledon 2001.
All’epoca già si sapeva che quello svizzero aveva la stoffa dei grandi solo doveva dimostrarlo.
Oggi il tennis sta cambiando di nuovo,sta entrando in un’altra epoca e sinceramente io non vedo Alcaraz cosi dominatore come lo dipingono alcuni. Stiamo entrando in un’era più “caotica” rispetto agli ultimi 20 con quei 3 sovraumani lì.
Mi unisco a Dad, davvero un bell’articolo.
Complimenti Mazzoni