Archeo Tennis: 16 marzo 2007, Roland Garros annuncia l’uguglianza nei Prize Money, seguendo gli altri Slam
Ultimamente il tema del “Gender Gap”, ossia la differenza di trattamento tra tennis maschile e femminile, è tornato di grande attualità. Forti le parole della n.1 del mondo Iga Swiatek e di molte altre colleghe pronunciate di recente. Inoltre proprio il prossimo agosto verrà festeggiato a New York il cinquantesimo dalla prima edizione di US Open con lo stesso Prize money tra tabellone maschile e femminile, tanto che la ricorrenza è stata scelta anche come artwork del prossimo torneo.
Per questo nella rubrica che ripercorre alcune giornate importanti nella storia del nostro sport, è giusto ricordare quel che accadde 16 anni fa a Parigi. Christian Bimes, allora Presidente della Federazione francese tennis, proprio il 16 marzo annunciò che anche a Roland Garros i Prize money di uomini e donne sarebbero stati uguagliati. Nel mese di febbraio dello stesso anno, Wimbledon aveva fatto lo stesso annuncio, anticipando di poco la mossa della FFT. L’Open di Francia fu quindi l’ultimo Grande Slam ad arrivare alla parità nella retribuzione per tennisti e tenniste, ben 34 anni dopo l’US Open (1973). L’Australian Open invece optò per l’uguaglianza nel 2001, 28 anni dopo la USTA.
Quando nel 1968 si passò al tennis Open e professionistico anche negli Slam, l’idea di un’equità retributiva tra uomini e donne non era nemmeno immaginabile. Non era una questione sportiva, praticamente in nessun campo del sociale le donne avevo lo stesso trattamento degli uomini, eccetto rari campi. Nel primo Wimbledon dell’Era Open, Billie Jean King trionfò portandosi a casa solo il 37,5% di quanto incassato dal vincitore del singolare maschile, Rod Laver.
Il gap tra uomini e donne in Europa e Australia si è ridotto col passare degli anni: nel 1990, Monica Seles a Parigi alzò il trofeo guadagnando il 79% di quanto incassato da Andres Gomez, vincitore su Agassi in finale nel draw maschile. Dopo 10 anni il divario si era notevolmente ridotto, con la campionessa femminile dell’anno 2000 (Mary Pierce) che portò a casa un assegno pari al 95% di quanto aveva incassato il campione maschile (Guga Kuerten). Grandi passi in avanti, ma gli Slam europei erano ancora riluttanti a concedere la parità di retribuzione tra uomini e donne, sostenendo che gli uomini attiravano più spettatori sugli spalti e che le donne non giocassero al meglio dei cinque set. Ma ormai la corsa verso la parità era lanciata da tempo, e la pressione affinché tutti i più grandi tornei si allineassero a New York era crescente.
Quando fu annunciata la svolta anche da parte di Parigi, così commentò Amelie Mauresmo (allora miglior tennista di Francia): “Era l’ora. È un’ottima cosa per il tennis femminile e per le donne in generale. Ho sempre creduto che lo sport dovesse riflettere la nostra società. Adottando la piena parità nei Prize money, Roland Garros ha fatto un passo avanti verso il futuro. Sono molto felice e molto orgogliosa, come francese, di questa decisione”.
Ovviamente felice anche Billie Jean King, che tanto si è battuta nella sua vita per la parità di trattamento: “La parità dei Prize money nei quattro tornei del Grande Slam è ormai diventata un non problema e non potrei essere più felice”.
Justine Henin vinse l’edizione 2007 di Roland Garros, sbaragliando in finale Ana Ivanovic (6-1 6-2) e diventando così la prima campionessa di Parigi a ricevere lo stesso assegno del campione maschile (Rafael Nadal).
Marco Mazzoni
TAG: archeo-tennis, gender gap, prize money, Roland Garros 2007
In effetti è ingiusto che la vincitrice del torneo femminile guadagni il 37,5% di quanto incassato dal vincitore del torneo maschile. Forse anche il 79% è ingiusto. Ma se il guadagno raggiunge il 95% ci si poteva anche stare, anche perché la differenza media in termini di pubblico sugli spalti a favore dei match tra uomini è ben maggiore.
Una volta condivisi pienamente quanto scritto da Ubaldo Scanagatta che le discriminazioni sono orribili e ci dovrebbe essere parità (che non è l’uguaglianza [n.d.r.]). Tuttavia non esiste discriminazione peggiore che dare lo stesso peso a cose e fatti distantissimi!
Parita’ a convenienza come al solito.
Pazzesco…, l’idiozia umana è non soltanto infinita, ma anche molto contagiosa (oltre che pericolosa) .
Parità di compensi per eventi sportivi nemmeno paragonabili, per prestigio, durata, audience, interesse mediatico generale .
Basta fare un po’ di vittimismo per ottenere un bel po’ di soldini in più.
Trattare situazioni diverse in modo uguale è profondamente ingiusto e diseguale.
Purtroppo il mondo và in questa direzione, il montepremi di un tornei di tennis è di gran lunga il male minore…
Forse hai ragione. Vanno calcolati i due volumi di affari. E poi in percentuale andrebbero applicati i relativi montepremi. In questo modo non si offende nessuno o meglio si applicherebbe la giustizia distributiva il cui motto è: “a ciascuno il suo”. E se, magari scoprissimo, puta caso, che il giro di affari che ruota intorno al tennis femminile è di gran lunga più piccolo…..
Parità ?
Incomincino a giocare 3 su 5… 🙂
È assurdo,facessero al meglio dei 3 set pure nel femminile allora.
Politically correct e woke culture imperanti. 200 euro per la finale femminile degli internazionali col cavolo che li andavo a spendere.
Concordo, veramente ridicolo.
Tanto la fanno lunga da essere riuscite a manipolare addirittura decisioni derivanti da semplici interessi economici, o meglio, a forzare la mano in merito a chi prende le decisioni in tal senso.
Assurdo, l’interesse e il giro d’affari che ruota intorno al tennis maschile è enormemente più alto.