L’artwork di US Open 2023 celebra i 50 anni dell’uguaglianza del prize money
“US Open 2023: celebrando i 50 anni di uguaglianza nel Prize money”. Con questo slogan chiaro e diretto, il torneo di New York lancia l’artwork che caratterizzerà l’edizione 2023 del quarto torneo stagionale del Grande Slam.
La protagonista del poster in uno skyline luminoso e audace di New York è una giovane Billie Jean King, paladina dei diritti delle donne del tennis e vero e proprio motore di quella rivoluzione che portò alla creazione del tour Pro femminile prima e quindi voce e volto di innumerevoli battaglie per le donne nello sport e nella società.
✨ Iconic ✨
2023 theme art honors @BillieJeanKing & the 50th anniversary of equal prize money at the US Open. pic.twitter.com/dqCt2z5Pba
— US Open Tennis (@usopen) March 14, 2023
Progettato e disegnato da Camila Pinheiro, un’illustratrice quarantenne madre di due figli di San Paolo, in Brasile, il poster ufficiale sarà presentato in una varietà di colorazioni nelle due varianti, orizzontale e verticale. Pinheiro è la prima donna a disegnare l’artwork degli US Open in un decennio. Ha affermato che il prodotto finale racchiude sia lo spirito perenne degli US Open, lo Slam più “rock” dei 4 Majors, che la celebrazione dei 50 anni da quando King e compagne guadagnarono per la prima volta lo stesso premio in denaro delle loro controparti maschili allo Slam americano.
Per la designer, quest’opportunità è come la chiusura di un cerchio nella sua stessa vita. All’età di 5 anni seguì la passione del padre, accompagnandolo sul campo da tennis, ma ben presto si rese conto di essere maggiormente attratta da un’area della disciplina. “All’epoca comprai una racchetta rosa e un completo coordinato da Sergio Tacchini. In effetti, ero più interessata alla moda del gioco che al gioco stesso, ben presto l’ho capito”, confessa oggi Camila.
Pinheiro ha studiato alla famosa scuola d’arte Marangoni di Milano, quindi ha lavorato per sei anni presso agenzie di branding, oltre che per la casa di moda Dior in Brasile.
“Quando ho iniziato a ricercare le foto di Billie Jean King risalenti al 1973, ero felicissima della sua figura”, racconta Pinheiro. “Occhiali da vista e quel completo da colletto anni ’70 erano fantastici, ho aggiunto anche il rossetto, un oggetto che oggi è diventato il marchio di fabbrica di Billie. Davvero sembrava una rock star! Un vero spettacolo inserirla così, iconica, nel cuore di New York. Il passato, per me, è molto importante per capire i momenti in cui ci troviamo oggi. Quando ho ricevuto il tema da sviluppare, il 50° anniversario dell’uguaglianza del montepremi per le tenniste agli US Open, tutto stava già trovando a posto nella mia testa, tutto aveva un senso, così non è stato difficile realizzare il progetto”.
“Ho semplificato il disegno per renderlo più forte e di maggior impatto. Inoltre, i colori sono stati scelti accuratamente per portare le vibrazioni e lo spirito celebrativo che volevo. Voglio che le persone guardino indietro e vedano i risultati e il valore che abbiamo nel presente. Voglio che quest’opera d’arte trasmetta l’emozione per il successo e la giustizia raggiunti da questa grande donna, e voglio tutti noi continuiamo a valorizzare le donne e riconoscere a ognuna di esse il proprio contributo sociale oggi. La parità di Prize Money, per me, significa giustizia e speranza. Come artista, non mi stanco mai di ritrarre le donne e raccontare le loro storie” conclude l’illustratrice brasiliana.
Così la King ha ringraziato via social:
A true honor to be featured on the 2023 @usopen theme art, which celebrates the 50th anniversary of equal prize money at the tournament.
Camila Pinheiro from Brazil is the brilliant artist. #USOpen https://t.co/6oSNybnnoO
— Billie Jean King (@BillieJeanKing) March 14, 2023
In effetti il tema e l’immagine sono di grande impatto, riconoscibili e accattivanti. Un “Affiche” notevole e soprattutto un riconoscimento assolutamente meritato per Billie Jean King, personaggio fondamentale nella storia del tennis.
Marco Mazzoni
TAG: artwork US Open, Billie Jean King, US Open 2023
Faccio fatica a rispondere a qualcuno che si presenta con il simbolo della zeta. A meno che tu non sia un amante di Don Diego de la Vega.
In omaggio all’uguaglianza, e in odio al neoliberismo, potremmo dare lo stesso prize money a tutti: chi esce ai 64esimi e chi vince il torneo. Anzi, se il primo ha figli premio doppio. Teoria dei meriti e dei bisogni..
Il femminismo spinge ad uno statalismo per donne e ad un liberismo per gli uomini. Non c’entra nulla con il neoliberismo, non mette in discussione il sistema economico, cerca solo di spostare risorse dalle mani maschili a quelle femminili.
E tenendo conto che la maggior parte dei senzatetto e dei commensali alla Caritas sono uomini, che il sesso femminile è il principale gestore e beneficiario degli acquisti di consumo, il femminismo è ascrivibile ad una formazione di estrema destra.
Dai commenti qui, ormai si può notare come pure questa community sia diventata una fogna a cielo aperto! Ah belli i tempi in cui il tennis in Italia non era così famoso e a portare in alto i nostri colori c’erano Pennetta e Schiavone (vincendo Slam tra l’altro). Almeno si respirava un’aria migliore!
A me sembra bellissimo.
E trovo che la pur brillante tirata di Alecon vada fuori bersaglio in quanto il femminismo non è affatto la foglia di fico del capitalismo neoliberista.
Il femminismo, così come l’antirazzismo, la lotta contro la catastrofe climatica e la ricerca di uguaglianza rappresenta la speranza di uscirci, da questo capitalismo neo-liberista. Almeno IMHO.
Nove commenti, pochissimi, di cui otto critici verso l’eguaglianza del prize money.
Di questo passo non si capirà più dove è il politicamente corretto.
Applausi
Beh, sì, diggiammolo!
Uguaglianza senza alcun merito. Scelta ridicola
Fai bene a essere meravigliato, perchè contraddice la retorica neoliberista, come giustamente osservi. In verità i fautori del neoliberismo sono incongruenti, quando gli conviene. Nello specifico si tratta di un tacito accordo tra il capitalismo neoliberista e il neofemminismo. Il capitalismo neoliberista è la struttura, il femminismo la sovrastruttura. il primo ha bisogno di una copertura ideologica, il secondo ricerca denaro e potere. Questo dovrebbe essere chiarissimo, ma ormai la nostra società occidentale è talmente priva di strumenti interpretativi che quanto ho scritto pare una stranezza. Per di più la propaganda mediatica non fa altro che confondere, aizzare la conflittualità orizzontale, così l’individuo comune abbocca continuamente all’amo, e prende lucciole per lanterne. Il capitalismo neoliberista sta distruggendo il pianeta, ha prodotto una sperequazione economica mai vista, sta imbarbarendo gli animi, aizzando guerre, ma se riesce attraverso il femminismo a spacciarsi come sistema “progressista”, può stare ancora in sella a lungo. il neofemminismo lo sa bene e tira la corda e ottiene, perchè in cambio copre le magagne di un sistema fallimentare.
Sono sempre stato molto meravigliato che il paese che più di tutti crede nella mano invisibile del mercato, che l’intervento regolatore dell’uomo sia dannoso per l’economia, che dev’essere la legge della domanda e dell’offerta a creare il prezzo di qualcosa, che questo paese insomma faccia un’eccezione così grande nelle questioni di genere e di etnia, rendendole più importanti dei principi economici su cui basa la sua democrazia, che mi chiedo fino a dove può spingersi il politicamente corretto, quali comportamenti antieconomici può arrivare a giustificare.
@ SlamdogMillionaire (#3453726)
Il bello è che pur essendo l’unico sport con parità almeno nei four majors, anzi direi diseguaglianza per i maschietti che giocano di più, c’è chi continua a volere di più tralasciando la differenza di interesse mediatico tra tennis maschile e femminile…
I tennisti guadagnano tanto perché fanno guadagnare tanto. Siamo nell’ambito del mercato. L’uguaglianza del prize money è una deroga a questi principi, magari per ragioni anche giuste, ma indubbiamente lo è.
Vorrei confrontare gli incassi, tra spettatori paganti, televisioni, etc., se gli slam si disputassero separatamente, tra donne e uomini.
E allora, siccome nessuno dà niente per niente, è evidente che l’uguaglianza si raggiunge abbassando i prize money che spetterebbero, in termini di mercato, agli uomini, per aumentare quelli delle donne.
Le tenniste dovrebbero ricordarselo ed essere grate.
L’uguaglianza del prize money è una cagata pazzesca
Dal punto di vista artistico di bell’impatto e di notevole valore sociale. Tutto molto “IN”