Elis Calegari racconta la chirurgia che ha curato l'anca dello scozzese ATP, Copertina

“Hip Resurfacing”, il segreto di un Murray rinato

27/02/2023 13:30 20 commenti
Andy Murray, che maratone a Doha (foto Getty Images)
Andy Murray, che maratone a Doha (foto Getty Images)

Probabilmente a Sir Andrew Barron Murray, meglio conosciuto come Andy Murray, forse non riuscirà mai quella che è da considerarsi l’impresa più difficile della sua vita, risultare anche simpatico. Ma chissenefrega. Intanto bisognerebbe conoscerlo bene e d’appresso per poter formulare un giudizio che non sia frutto soltanto da quanto ti irradia uno schermo o ciò che un match visto in un giorno qualunque può dirti.
Sì va bene, quello che si vede proiettato in campo nei momenti clou d’un incontro è lo specchio degli aspetti più reconditi dell’animo, e quello che Murray comunica col suo vociare verso il suo angolo autorizza a immaginarlo non proprio come l’essere più simpatico dell’universo.
Ma di nuovo, chissenefrega.

A quasi 36 anni – li compirà il prossimo 15 maggio – quella che oggi vediamo in campo è una delle migliori edizioni mai esibite dall’ex numero 1 al mondo. Chi oggi vediamo correre in campo, dare una copertura del court come raramente abbiamo visto, non sembra ricollegabile all’uomo che nel gennaio del ’19, agli Australian Open, comunicava in lacrime che avrebbe dovuto sottoporsi a un nuovo intervento all’anca per provare a staccarsi da dolori sempre più atroci che, ipse dixit, gli impedivano di “infilarsi anche i calzini”.

Chi ha la fortuna di non aver mai provato cosa comporti il problema degenerativo dell’anca, non può capire. Il dolore è continuo e si fa più feroce persino a letto e non fa differenza la posizione che provi ad assumere. Un dramma tentare di infilarsi in auto e poi sfilarsi dalla stessa, visto che abduzione e adduzione dell’arto sofferente regalano dapprima fitte lancinanti per poi sconfinare in un dolore che pare sempiterno. Cominci a conoscere che razza di carogna sia un muscolo che prima manco sapevi d’avere e che ora è un inopportuno compagno di viaggio e che ha nome ileopsoas. Prima di arrivare all’inevitabile intervento, passi attraverso una trafila interminabile di esami, valutazioni e infiltrazioni di acido ialuronico ad alta densità molecolare per cercare di allontanare il giorno in cui finirai sotto i ferri, ma che è ineluttabile.

Anche Andy deve, più o meno, aver vissuto le stesse cose, con le stessa identica progressione di dolore, più o meno lo stesso “turismo medico” prima di arrendersi all’ineluttabilità degli eventi. Solo che lui non è, non era una persona normale. Sembra un secolo fa, ma quando Murray prese a stare male era qualcosa come il n° 1 al mondo e faceva parte dei Fab Four in modo stabile, quelli che, con rare eccezioni, si annettevano ogni edizione degli Slam e/o Master 1.000 che fosse, quelli che concedevano briciole a tutti gli altri.

All’inizio del 2018 Murray si sottopose a Brisbane a un primo intervento chirurgico in artroscopia che sulle prime sembrò aver risolto parecchi problemi, ma nel giro di poco rigettò nel più nero sconforto Andy, ricollegandolo con quei terribili dolori che pensava d’essersi messo alle spalle. Anzi, prese ad andare sempre peggio, tanto da indurlo ad annunciare un possibile, un più che probabile ritiro dall’attività agonistica nel gennaio del 2019. Agli Australian Open lottò per quattro ore contro Bautista Agut ma andava sempre peggio. Dopo averne ascoltate tante, diede retta a Bob Bryan che gli consigliò un intervento chiamato “Hip Resurfacing”, un rivestimento dell’anca consistente in due lamine di acciaio emisferiche inserite per andare a ricoprire l’articolazione. Il professor Derek McMinn, il primo chirurgo ortopedico che ha tentato questo tipo d’intervento e che ha poi operato Murray a Londra, sostiene che il problema degenerativo dell’anca, nella maggior parte dei casi, sia un problema dettato dall’usura della cartilagine e non l’osso. Per cui, meglio intervenire con un rivestimento e la sostituzione della cartilagine, sia sul versante acetabolare che femorale, restituendo una nuova superficie di carico e quindi praticamente una nuova anca.

L’anca destra di Murray non è stata ricostruita, né sostituita e neppure sono state inserite placche di metallo. L’articolazione del campione scozzese è stata rivestita, e quindi rinforzata, per ridurre l’attrito fra femore e bacino.

Certo che quando il professor McMinn gli disse che aveva il 90% di probabilità di tornare a competere ai suoi livelli, ci sarà voluto del bello e del buono perché Andy non facesse una decisa tara e provasse davvero a crederci. Dopo tutto quello che aveva passato…
Ma “under armour” c’era ancora il cuore del campione indomito che abbiamo imparato a conoscere, e Murray ha provato a ripartire. Dopo lunga, opportuna riabilitazione, deve essere stato durissimo, stoico sopportare certi carichi di lavoro per provare a tornare definitivamente, ricominciando praticamente da zero. Il ritorno però non è stato per nulla agevole, visto che i mesi sono stati costellati, sì dalla vittoria nel torneo di Anversa del ’19 e da qualche bella prestazione ma, qua e là, da varie e continue noie muscolari: prima a dolergli l’ileopsoas della gamba operata, poi l’inguine sinistro, infine un quadricipite a impedirgli di difendere a Tokyo il titolo olimpico.

Ma le forze sottili l’hanno sempre spinto ad andare oltre, a cercare il tempo perduto. Vederlo camminare dopo un match ti lascia intuire che le sofferenze possano essere sempre dietro l’angolo, ma ciò che lo anima è il desiderio puro di continuare a giocarsela. Con tutti.
Il 2023 sembra essersi aperto con il destino in grado di tornare a sorridergli, cavandolo d’impaccio anche quando la situazione sembra disperata. Murray, del quale fino a qualche mese fa era più facile contare i periodi di pausa che quelli d’attività, ha cominciato a inanellare vittorie da vero highlander.

Sfruttiamo una ricerca che qualche giorno fa, proprio su questo sito ha prodotto Marco Mazzoni per meglio capire.

Le vittorie monstre di Andy sono cominciate ad Adelaide, quando ha battuto Korda dopo due ore di lotta, per poi continuare coi cinque set giocati e vinti contro Berrettini agli Australian Open salvando un match point, quindi col turno successivo nel quale ha sconfitto Kokkinakis risalendo da due set sotto. Poi si è arrivati a Doha dove dapprima s’è avvalso della compartecipazione di Sonego, portando a casa un incontro dove s’è ritrovato ad avere altre tre palle-partita contro, per poi piegare Zverev dopo 3 ore e 30 di gara, quindi ha scavalcato l’interessante francesino Muller, prima di domare un Jiri Lehecka “on fire”, salvando altri cinque match point.
Vabbè, uno potrebbe dire che ha incontrato Berrettini in un momento un po’ così, che Kokkinakis non è proprio un genio, che Sonego s’è suicidato, che Zverev è poco più che al rientro e Lehecka ha proseguito sulla scia di Sonego e che se solo Matteo, Lori e Jiri avessero convertito una sola delle palle- partita avute, staremmo qui a raccontare un altro film. Ma è una mezza verità, visto che la storia non è fatta dai “se”.
Del resto, chi ha visto la finale di Doha, giocata e persa contro Medvedev, ha potuto constatare che intensità abbia messo in campo Murray e quanto abbia meritato d’essere lì.

Il Medvedev attuale può batterlo solo un “giocatore-chirurgo” che sappia togliere il tempo al russo, abbia nel servizio un’arma davvero letale capace di pescare angoli estremi e che sappia presentarsi a rete in modo perentorio. Battere Daniil tenendo lo scambio è cosa difficile e riesce solo al miglior Djokovic, ma pure lui soffrendo e ingarbugliando le trame, visto come Medvedev riesce a non perdere mai campo, anche quando va a rispondere in tribuna.

Se si fosse fatta un’analisi del match della finale di Doha sarebbe stato interessante vedere quanti sono stati i “15” giocati oltre l’ottavo scambio: così a spanne, veramente tanti. Segno d’una condizione atletica veramente eccellente di Murray, che è parso migliorato in ogni settore di gioco.
Quanto durerà? Difficile dirlo. Quando raggiunge l’asciugamano dopo la disputa d’un punto, la postura in avanti è accompagnata da quella che sembra una leggera zoppia. Ma poi il match riprende e non c’è più traccia d’incertezza. Sembra divertirsi come noi, e più gli scambi durano, più è chiamato a prodezze e più si diverte. Si diverte così tanto che al momento della premiazione, sentendo i complimenti che gli faceva Medvedev gli è apparso sul volto un inusitato largo sorriso.

Domani è un altro giorno, e per fortuna adesso c’è ancora tanto tennis all’orizzonte di un Murray così. Sarà protagonista d’un istante, d’un’ora? Non importa quel che sarà: basta vederlo giocare per farti dire che vale sempre la pena di continuare a crederci e lottare. Di farti dire che è un grande esempio. È lì a dirti che non è mai finita finché non è davvero finita. Anche quando hai cinque match point contro. Vero Andy?

Elis Calegari


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20 commenti. Lasciane uno!

Tony63 (Guest) 18-08-2023 23:32

Complimenti per l’articolo,ho fatto il rivestimento a Gennaio 2023 con il Dott.Calistri,in questo tipo di intervento è fondamentale l’esperienza e la precisione dall’ortopedico che opera,Murray dà sicuramente speranza a tutti quelli che hanno il problema della coxartrosi dell’anca.

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YouCannotBeSerious! (Guest) 28-02-2023 09:55

@ Ricciola (#3441086)

Davvero ottima la tua disamina, ma sorge spontanea una domanda:

ne sarà valsa la pena se poi quando si ritirerà sarà punto e a capo con gli stessi atroci dolori, nuova operazionne complicata da fare, e senza per giunta nel frattempo aver vinto niente di ché?

Insomma, nella sua testa ci sono ancora le possibilità d vincere almeno un paio di Master 1000 e uno Slam, ma stando così le cose , sembra davvero difficile e quindi non sarà valsa la pena.

Ma poi ha tre figli piccoli e già ha fatto palate di soldi, rischiare la salute in questo modo non è affatto saggio, né a livello sportivo professionistico e né a livello individuale, vero è però che Murray non è uno sportivo/persona normale, con tutti i pro e i contro che ne conseguono! 😐

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Amleto (Guest) 27-02-2023 22:11

Scritto da Dr Ivo
Ottimo articolo, grazie anche per aver fatto luce sulla leggenda metropolitana del bacino di metallo di Murray.
PS mi unisco però al coro di chi sostiene a ragion veduta che Sir Andrew in realtà è un simpaticone… non soltanto in privato ma persino quando borbotta in campo ed è chiaro a tutti che non ce l’ha né con l’avversario, né con l’arbitro, né col pubblico, ma solo con se stesso e con i suoi fantasmi

Quanta saggezza Dr Ivo. Non ho mai capito chi considerava Andy odioso, ce l’ha sempre con se stesso. In generale, seguendolo sui social, da davvero abbastanza divertire.
Simpatia a parte, si batte da sempre per la parità dei diritti e devolve spesso i suoi incassi per scopi umanitari.
Magari è ruvido in campo, ma simpatico e gentiluomo fuori

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Maria VM (Guest) 27-02-2023 20:26

Scritto da Ricciola
Articolo veramente interessante, ma forse andrebbe fatto un ulteriore approfondimento.
Sir Andy Murray è stato sottoposto ad un intervento di ” resurfacing ” dell’anca. Questo vuol dire che le superfici articolari dell’articolazione sono state preparate togliendo la parte cartilaginea dell’acetabolo e sagomando la testa del femore da tonda a quadrata togliendo la parte cartilaginea ed una parte dell’osso dalla testa del femore. Sulla porzione acetabolare è stata inserita a pressione una ” coppa “in materiale metallico ( cromo cobalto ) mentre sulla testa del femore è stata ” incollata ” con cemento acrilico una superfice emisferica sempre in cromo cobalto che ha inoltre uno stelo metallico che si inserisce nel collo del femore per renderla più stabile.
Questa procedura quindi crea una nuova articolazione tra una superficie metallica (cotile) ed un’altra metallica (testa del femore).
Le protesi metallo/metallo danno ottimi risultati soprattutto nelle persone più giovani ed attive ma non sono totalmente scevre da rischi o complicazioni.
La prima di queste è la formazione di una “limatura” del metallo causato dal ripetuto sfregamento delle superfici metalliche a stretto contatto. Tale formazione è direttamente proporzionale all’uso ed allo stress applicato sull’articolazione e porta a lungo andare ad una possibile mobilizzazione delle componenti protesiche.
La seconda , e meno frequente , complicazione è la frattura del collo femorale che nelle protesi ” resurfacing” è conservato.
Ora se consideriamo un paziente normale ( che non fa sport o che fa uno sport a livello moderato) è chiaro che la possibilità che l’impianto protesico possa sopravvivere oltre i dieci anni è notevole.
Se consideriamo il caso di Bob Bryan, questi si è operato a fine carriera e giocava esclusivamente il doppio. Probabilmente causava uno stress maggiore a livello dell’anca operata ma ancora accettabile.
Nel caso di Murray sinceramente sono molto preoccupato perchè oltre che giocare in singolare è uno di quei giocatori che dà tutto in campo e non regala una palla all’avversario.
Questo mi fa ancora di più ammirare Murray perchè sono sicuro che lui sa bene quello cui può andare incontro con la sua scelta di operarsi per continuare a giocare.
Ma tale è l’amore per il suo sport e per la voglia di competere da anteporre questi a rischi di cui ho parlato.

Infatti penso che corra un bel rischio a giocare così su un’articolazione già molto problematica. Ora è giovane, ma quando sarà più in là con gli anni, come reagirà il suo corpo? A volte la passione e l’ambizione non sono buoni consiglieri. Ogni volta che po guardo giocare senza risparmiarsi e correndo come una furia su tutte le palle ho paura che gli si spezzi qualcosa

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Luca Martin 27-02-2023 19:16

A me quella scorza dura e quel muso sempre un po’ giù di corda, non mi dispiace. Raramente l’ho trovato antipatico. Mi sembra più che altro un uomo onesto, autentico. Magari non molto brillante, come invece è Djokovic.
Il suo gioco nella modalità normale mi fa dormire.
Il suo Tennis diventa invece clamoroso, quando viene punto sul vivo, direi sfidato a dare il 100%.
Allora lì, in ‘survival mode’, diventa uno dei più spettacolari che si possano vedere.

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+1: il capitano
Losvizzero 27-02-2023 18:58

Grandissimo! Ancora più merito per essere qui di nuovo a lottare nonostante abbia vissuto in contemporanea ai magici 3 altrimenti avrebbe vinto mille volte di più.

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+1: il capitano
Ricciola (Guest) 27-02-2023 18:07

Articolo veramente interessante, ma forse andrebbe fatto un ulteriore approfondimento.
Sir Andy Murray è stato sottoposto ad un intervento di ” resurfacing ” dell’anca. Questo vuol dire che le superfici articolari dell’articolazione sono state preparate togliendo la parte cartilaginea dell’acetabolo e sagomando la testa del femore da tonda a quadrata togliendo la parte cartilaginea ed una parte dell’osso dalla testa del femore. Sulla porzione acetabolare è stata inserita a pressione una ” coppa “in materiale metallico ( cromo cobalto ) mentre sulla testa del femore è stata ” incollata ” con cemento acrilico una superfice emisferica sempre in cromo cobalto che ha inoltre uno stelo metallico che si inserisce nel collo del femore per renderla più stabile.
Questa procedura quindi crea una nuova articolazione tra una superficie metallica (cotile) ed un’altra metallica (testa del femore).
Le protesi metallo/metallo danno ottimi risultati soprattutto nelle persone più giovani ed attive ma non sono totalmente scevre da rischi o complicazioni.
La prima di queste è la formazione di una “limatura” del metallo causato dal ripetuto sfregamento delle superfici metalliche a stretto contatto. Tale formazione è direttamente proporzionale all’uso ed allo stress applicato sull’articolazione e porta a lungo andare ad una possibile mobilizzazione delle componenti protesiche.
La seconda , e meno frequente , complicazione è la frattura del collo femorale che nelle protesi ” resurfacing” è conservato.
Ora se consideriamo un paziente normale ( che non fa sport o che fa uno sport a livello moderato) è chiaro che la possibilità che l’impianto protesico possa sopravvivere oltre i dieci anni è notevole.
Se consideriamo il caso di Bob Bryan, questi si è operato a fine carriera e giocava esclusivamente il doppio. Probabilmente causava uno stress maggiore a livello dell’anca operata ma ancora accettabile.
Nel caso di Murray sinceramente sono molto preoccupato perchè oltre che giocare in singolare è uno di quei giocatori che dà tutto in campo e non regala una palla all’avversario.
Questo mi fa ancora di più ammirare Murray perchè sono sicuro che lui sa bene quello cui può andare incontro con la sua scelta di operarsi per continuare a giocare.
Ma tale è l’amore per il suo sport e per la voglia di competere da anteporre questi a rischi di cui ho parlato.

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+1: il capitano, Paky 71, Marcus91
Octagon 27-02-2023 17:06

L’articolo, molto apprezzabile, mi fa tornare in mente un geniale tweet postato dalla mitica madre di Murray, l’inarrivabile Judy Murray, dopo una delle sue incredibili recenti vittorie:

“Hip hip hooray!”

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+1: Detuqueridapresencia
tinapica 27-02-2023 15:37

Murray è un idolo, senza se e senza ma.

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+1: il capitano
tinapica 27-02-2023 15:36

Scritto da il capitano
Dall’infanzia traumatica (scampato dalla strage assieme al fratello), ai problemi ortopedici, la “scorza” dello scozzese si è sempre fatta sentire. L’unico “rimprovero”: quello di non aver permesso a Federer di vincere l’oro olimpico nel 2012.

@ il capitano (#3440917)

Condivido il rammarico, ma secondo me chi il rimprovero a chi impedì a Federer di mettersi al collo la più importante e prestigiosa medaglia d’oro olimpica della Storia della disciplina va rivolto a Del Potro (che, evidentemente, si divertiva particolarmente a fiaccare le energie del Basilese, come aveva già provato a fare nella SF del RG 2009; a cui, per fortuna, seguì una finale in cui fu Soderling a non averne più, altrimenti Federer avrebbe un’altra grave lacuna in bacheca trofei).
Murray in quella finale olimpica si limitò a raccogliere i frutti del duro lavoro di sfinimento argentino.
Che avrebbe dovuto fare? Scansarsi per rispetto?
Non credo proprio.
Contro un Federer meno al lumicino di energie Murray non avrebbe avuto speranza.
Quello per me resta il miglior Del Potro visto su una superficie da lui non troppo amata: quell’anno ci giocava così bene da riuscire lo stesso a battere Giocovic (che abbiamo poi potuto ben vedere come su erba sappia giocare, eccome!) nella finalina, nonostante in SF fosse rimasto in campo esattamente quanto Federer.

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+1: il capitano
-1: tinapica
Donatella (Guest) 27-02-2023 14:58

Per un Del Potro che invece dopo tanti tentativi ha dovuto gettare la spugna felice per Murray
Il tennis ci guadagna

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Dr Ivo (Guest) 27-02-2023 14:34

Ottimo articolo, grazie anche per aver fatto luce sulla leggenda metropolitana del bacino di metallo di Murray.

PS mi unisco però al coro di chi sostiene a ragion veduta che Sir Andrew in realtà è un simpaticone… non soltanto in privato ma persino quando borbotta in campo ed è chiaro a tutti che non ce l’ha né con l’avversario, né con l’arbitro, né col pubblico, ma solo con se stesso e con i suoi fantasmi

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+1: il capitano, Paolo Papa, Massi
Ruzzo 27-02-2023 14:23

Ho avuto la fortuna di vederlo dal vivo a Doha settimana scorsa, e, in linea con l’articolo, e’ incredibile vederlo quasi “arrancare” e “zoppicare” ai cambi campo, con una postura abbastanza innaturale.

Pero’ poi in alcuni scambi lo vedi chiudere con un vincente e ti sembra che non si sia mai fermato il tempo, come quando era a pieno diritto uno dei Fab4

8
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+1: marcusmin
Kenobi 27-02-2023 14:19

Lo adoro quest’uomo.
È una speranza anche per i tanti che hanno avuto problemi seri con l’anca.

7
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+1: MarcoP
il capitano 27-02-2023 14:13

Dall’infanzia traumatica (scampato dalla strage assieme al fratello), ai problemi ortopedici, la “scorza” dello scozzese si è sempre fatta sentire. L’unico “rimprovero”: quello di non aver permesso a Federer di vincere l’oro olimpico nel 2012.

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+1: Emma_Woodhouse, tinapica, Paolo Papa, MarcoP, Mauriz70, Losvizzero, Luca Martin, Detuqueridapresencia, Marcus91
Pier (Guest) 27-02-2023 13:57

Per alcuni aspetti i professionisti sono come le auto di Formula 1,si sperimentano soluzioni da applicare poi sui modelli di serie. Murray alimenta inoltre la speranza di spostare più il là il traguardo che, raggiunta una certa età, è più sinonimo di “fine” che non di vittoria.

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+1: il capitano, Detuqueridapresencia
Thiago (Guest) 27-02-2023 13:54

Calegari per chi non lo conosce (i più giovani) ha una lunga storia nel giornalismo del tennis e non solo, Nuovo Tennis, 0-15, ecc. È uno bravo e questo articolo è un piacere da leggere.
Ma… Elis Elis Elis, Murray è tra i più simpatici! Se ti leggi i suoi tweet al veleno, la ironia, i commenti ficcanti, per me è assai più gradevole la sua ruvidità verace rispetto al buonismo (credo fintissimo) esternato tante volte da Nadal e compagnia.
Spero di rileggerti spesso qua Elis

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+1: Dobion
Perugino doc (Guest) 27-02-2023 13:50

Ah ora la chiamano così

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-1: sergiot, Just is Back, il capitano, Detuqueridapresencia, Marcus91
brunodalla 27-02-2023 13:42

premessa: a me sir Andy è simpaticissimo.
se fosse rimasto in salute in questi anni, sia nole che nadal non avrebbero 22 slam a testa, ma qualcuno di meno. ma con i se non si gioca a tennis.
quello che per me è interessante, per uno che vede interventi chirurgici tutti i giorni, anche di ortopedia, è la descrizione tecnica di quello che ha fatto Murray (e quindi, prima di lui, Bryan, un altro che ha rivinto ad alti livelli, anche slam dopo l’operazione), la tecnica chirurgica sta facendo sempre più progressi, che anche solo 20-30 anni fa erano impensabili.

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+1: Giampi, MarcoP
Mauriz70 27-02-2023 13:40

Ribadisco i complimenti già fatti qualche giorno fa in occasione dell’articolo sulla vittoria di Camporese a Rotterdam nel 91. Anche in questo caso lettura piacevole,ben dettagliata e mai banale.

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+1: sergiot, il capitano, Paolo Papa, j, Marcus91