Un'analisi dell'impatto dei nuovi tornei ATP, Challenger, Copertina

L’importanza dei nuovi Challenger in America Latina: i numeri

09/02/2023 08:48 16 commenti
Juan Manuel Cerundolo, due vittorie nel 2023
Juan Manuel Cerundolo, due vittorie nel 2023

Questa settimana è in programma a Cordoba in Argentina un ATP 250 e un dato è balzato ai nostri occhi: ben dodici dei tennisti presenti nel main draw del suddetto 250, nel 2022 hanno preso parte al circuito “Dove Men + Care Legiòn Sudamericana”, il tour di 36 tornei (fra Challenger e ITF) che rappresenta una vera e propria officina e rampa di lancio per i tennisti sudamericani.

Ideato e realizzato per iniziativa dell’ex giocatore Horacio De La Pena nel 2021 per ovviare alla carenza nel continente di tornei che potessero permettere ai giovani tennisti di accumulare esperienza e punti ATP, il progetto “Legiòn Sudamericana” ha già dato dopo due anni buonissimi risultati. Guardiamo un po’ di numeri: nel 2021 si sono disputati 20 tornei Challenger in Sud America e i successi dei giocatori “di casa” sono stati 17 così divisi per nazioni:

Argentina – 9 titoli
Cile – 3 titoli
Bolivia – 2 titoli
Brasile, Ecuador, Perù – 1 titolo

A farla da padrone fra i giocatori è stato invece Sebastian Baez vincitore di 6 Challenger, seguito a debita distanza, da Juan Manuel Cerundolo con tre titoli. Se a questo aggiungiamo che in ben 16 occasioni un giocatore sudamericano ha perso in finale, ben si comprende il peso avuto da questi tornei per la crescita del tennis della Legiòn.

Passando al 2022 i numeri sono stati i seguenti: su 33 tornei disputati in 22 occasioni la vittoria è andata a un tennista sudamericano. Per 17 volte ha trionfato un argentino, mentre una vittoria a testa hanno totalizzato Brasile, Ecuador, Bolivia, Colombia e Perù. Rispetto alla scorsa stagione si possono notare due differenze. La prima è legata al ridursi dell’emergenza Covid che ha facilitato la partecipazione ai tornei della Legion Sudamericana ai tennisti europei che, infatti, hanno portato a casa 11 titoli (3 per Svizzera e Inghilterra, 2 per la Germania e uno a testa per Spagna, Portogallo e Italia). E l’altra differenza riguarda il dominio argentino: non ci sono stati i cannibali di turno (come nel 2021 lo erano stati Baez e Cerundolo) e le vittorie sono così state spalmate su ben 13 giocatori, a testimonianza dello stato di buonissima salute del movimento argentino.

Stato di salute del resto confermato dall’inizio della stagione 2023 della Legion Sudamericana con i primi quattro tornei vinti da tre argentini, Juan Manuel Cerundolo (due titoli), Federico Coria e Andrea Collarini.

Guardando la classifica ATP, però, un paio di considerazioni vanno fatte: a causa del periodo di crisi di Schwartzman e dei limiti di Baez e Cerundolo, al momento non c’è un giocatore sudamericano fra i primi trenta giocatori del mondo. Dei sette giocatori argentini presenti nella top 100 solo due hanno meno di 24 anni, Baez ed Etcheverry. E se prendiamo in considerazione gli altri quattro sudamericani che hanno un posto fra i primi 100 giocatori del mondo, Monteiro, Galan, Varillas e Gomez, la media dell’età si aggira intorno ai ventotto anni.

Bene, ma non benissimo, direbbe il grande Flavio Tranquillo, anche se i prospetti che stanno venendo su fanno comunque ben sperare il Sud America. Fra i primi 1000 del mondo vi sono una serie di intriganti under 20:

Gonzalo Bueno (Perù – 18 anni – 551 ranking ATP)
Daniel Vallejo (Paraguay – 18 anni – 697 ranking ATP)
Ignacio Buse (Perù – 18 anni – 699 ranking ATP),
Lautaro Midon (Argentina – 18 anni – 785 ranking ATP)
Emanuel Ambrogi (Argentina – 19 anni – 799 ranking ATP)
Victor Couto Loreiro (Brasile – 19 anni – 813 ranking ATP)
Joao Fonseca (Brasile- 16 anni – 830 rankig ATP)
Juan Carlo Prado Angelo (Bolivia – 17 anni – 831 ranking ATP)

Una cosa è certa: le nuove leve del tennis sudamericano tenteranno di scalare il ranking, facendosi le ossa in quel vero e proprio scrigno di occasioni rappresentato dal circuito “Dove Men + Care Legiòn Sudamericana”.

Antonio Gallucci


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16 commenti. Lasciane uno!

Cdanielsan 09-02-2023 18:36

@ MITGA (Make Italian Tennis Great Again) (#3425287)

Magari!

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Detuqueridapresencia 09-02-2023 15:35

Scritto da Antonio
Ottima disamina! Sarebbe interessante applicare lo stesso ragionamento ai tennisti italiani e analizzare la percentuale di vittorie nei tornei italici e quanto esso abbiano contribuito alla loro crescita nel ranking

Falla tu l’analisi. Noi l’abbiamo fatta TANTE VOLTE e viene fuori il contrario di quello che pensi tu

Falla. E smentiscici!

Se ti riesce!!!

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+1: Marcus91
Oh, Reilly? (Guest) 09-02-2023 15:24

Mi pare che per mancanza di “esterofilia” ci si perda nelle valutazioni degli avvenimenti stranieri.

La Legion Sudamericana è stata approntata da Horacio de la Pena in seguito a discussioni avute con i vari tennisti latini di ogni estrazione tennistica e tutti ripetevano la stessa cosa, mancano tornei in Sudamerica.

La Legion Sudamericana non è il primo circuito di questo tipo, ma ha i suoi predecessori nella Copa Petrobas ed Ericsson degli anni ’90 e 2000, una serie di tornei locali ed itineranti in sud america per favorire i tennisti locali, come ogni nazione, anzi ogni continente fa.

Non ci si dimentichi che ciò che avviene nella “lontana” america latina avviene pure nella lontana Australia, con un circuito che privilegia quasi esclusivamente, vuoi per maggiori distanze, per livello inferiore di tennis, per mancata tradizione, i tennisti australiani. E non può che essere così date le distanze geografiche dai grandi centri mondiali del tennis.

Ne consegue che questo circuito è effettivamente stato creato per portare alla ribalta tennisti delle retrovie che non possono permettersi trasferte onerose in termini di distanza e lunghi periodi in Europa, o semplicemente economici in USA. E’ naturale quindi che non porti più tennisti in top100 e in top30, per quello bisogna partecipare ai tornei ATP dovunque vengano giocati, e bisogna avere i soldi anche solo per farsi accompagnare dal coach, cosa che molti giovani sudamericani non possono permettersi. A giudicare dalle classifiche ATP quindi questo circuito di tornei sta avendo buoni risultati.

Sul discorso superfici, è vero che hanno una quasi totale prevalenza di terra rossa, ma ciò dipende da una prima fase del progetto, lo stesso de la Pena ha infatti annunciato che una volta che verrà alzato il livello dei giocatori si procederà inserendo più tornei su cemento, cosa che per ora non è consigliabile perché tali tornei verrebbero cannibalizzati dai tennisti americani (che al contrario, ricordiamolo, non conoscono la terra rossa), e quindi renderebbe inutile lo scopo della creazione dei tornei della Legion Sudamericana.

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walden 09-02-2023 12:58

Scritto da Mino
@ Antonio (#3425229)
Con la sola “lievissima” differenza che per gli italiani la crescita, secondo te, facilitata del ranking finisce ai challenger (anche se quest’anno neanche uno si è svolto in Italia finora), avendo solo Roma nei tornei atp. Vatti a contare quante chance di WC hanno i tuoi cari protetti francesi a livello atp (con un GS tra l’altro). E quanti tornei atp si svolgono in Sudamerica o negli Stati Uniti o, come abbiamo appena visto, in Australia.

quello capisce quello che vuol capire….

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+1: Marco M., Detuqueridapresencia, Marcus91
Lo smadonnatore senza TESTAH!! di taggia (Guest) 09-02-2023 12:33

Scritto da carlos
un limite dei sudamericani, perlomeno dei top 30, è la statura.
Di Delpotro ce n’è uno solo evidentemente, e la garra può coprire fino a un certo punto limiti fisici evidenti.

Cerundolo è 1.85
Delbonis 1.93
Jarry lo ho visto dal vivo ed è uno stangone
Tirante è 1.88
Etcheverry sopra l’1.90
Galan 1.90

che poi per i tennisti sud-americani i migliori risultati ultimi anni li hanno ottenuti:
Shwarzi, Baez e Garin (due sono sotto l’1 e 70) che però ora è entrato in modalità cecchinato.
Quindi a dirla tutta non è nemmeno una questione di altezza. Specie sulla terra.
Aggiungo Pella che fece una grande stagione nell’anno pandemia o post,arrivando tipo ai QF di wimbledon sconfiggendo uno importante (non ricordo chi) ed è un giocatore di media statura.

Ma perché ,perché perchè,perché …questi commenti, quale motivo vi spinge a postare sta roba?

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Mino (Guest) 09-02-2023 12:10

@ Antonio (#3425229)

Con la sola “lievissima” differenza che per gli italiani la crescita, secondo te, facilitata del ranking finisce ai challenger (anche se quest’anno neanche uno si è svolto in Italia finora), avendo solo Roma nei tornei atp. Vatti a contare quante chance di WC hanno i tuoi cari protetti francesi a livello atp (con un GS tra l’altro). E quanti tornei atp si svolgono in Sudamerica o negli Stati Uniti o, come abbiamo appena visto, in Australia.

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+1: Marco M., Detuqueridapresencia, Lory99, Marcus91
MITGA (Make Italian Tennis Great Again) (Guest) 09-02-2023 11:58

Ma un bel challenger a Latina invece?

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+1: Cdanielsan
Il bello della Lucania (Guest) 09-02-2023 11:54

Il Don Abbondio sudamericano 😆

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+1: Detuqueridapresencia, Marcus91
MAURO (Guest) 09-02-2023 10:52

Se non ci fossero stati tornei in Sudamerica, molti argentini non sarebbero nei primi 300. Mica facile, X dei giovani andare in altri continenti X giocare a tennis, o meglio potrebbero andarci X brevi lassi di tempo, poi la voglia di casa, degli amici, della famiglia la farebbe da padrona e sarebbero costretti a tornare in patria, con molte meno possibilità di appare punti rispetto ad altri giocatori.

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+1: Er Cicala
-1: Detuqueridapresencia, Marcus91
ilpallettaro (Guest) 09-02-2023 10:42

Scritto da walden

Scritto da carlos
un limite dei sudamericani, perlomeno dei top 30, è la statura.
Di Delpotro ce n’è uno solo evidentemente, e la garra può coprire fino a un certo punto limiti fisici evidenti.
Stesso discorso per gli asiatici, la maggioranza è piccolina.

Bisognerebbe chiedersi come mai paesi come Argentina e Brasile, che vantano eccellenti formazioni nel basket e nel volley, dove la statura è fondamentale, abbiano tennisti “bassi”.
Il caso Sudamericano, ed in particoare Argentino, dimostra che i numerosi tornei “casalinghi” hanno come principale risultato, lungi dal “pompare” le classifiche, quello di aumentare la competizione fra i locali, aumentandone il numero, ma non favorendo la classifica di qualcuno in particolare. Infatto abbiamo tanti Argentini nei primi 200 posti del ranking, poco meno degli Italiani, 14 contro 18, ma pochi in posizioni alte.
Infine faccio notare che la “segregazione” che caratterizza i tornei in sudamerica riguarda anche quelli dell’ATP, non solo i Challenger: il torneo di Rio, che è un 500, vede la presenza di 8 sudamericani su i 22 ammessi al MD, contando WC e qualificazioni facilmente ce ne sarnno 4/5 in più, quindi la metà dei partecipanti. Non parliamo di Cordoba, che si sta disputando in questi giorni, Buenos Aires e Santiago.
Si tratta quindi di un “mondo a parte” del tennis, diverso da quello australo asiatico, che non ne ha le dimensioni, un fenomeno in controtendenza con la globalizzazione sempre più forte di questo sport, che andrebbe studiato approfonditamente.

il riflesso del verticismo dello sport pro è la necessità di organizzare tornei local a basso costo per selezionare chi potrà provare a frequentare gli ambienti dove girano i soldi veri.
dal sudamerica tendono ad uscire giocatori dalle leve corte e rapide e dai movimenti gestuali ampi perché giocano su terra, spesso lenta. Al contrario in USA dove giocano sul hard spesso rapido, escono ragazzi prestanti che cercano il punto in pochi colpi, che cercano l’accelerazione immediatamente colpendo la palla più in alto della rete.

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+1: marcusmin
velenopuro 09-02-2023 10:20

Scritto da walden

Scritto da carlos
un limite dei sudamericani, perlomeno dei top 30, è la statura.
Di Delpotro ce n’è uno solo evidentemente, e la garra può coprire fino a un certo punto limiti fisici evidenti.
Stesso discorso per gli asiatici, la maggioranza è piccolina.

Bisognerebbe chiedersi come mai paesi come Argentina e Brasile, che vantano eccellenti formazioni nel basket e nel volley, dove la statura è fondamentale, abbiano tennisti “bassi”.
Il caso Sudamericano, ed in particoare Argentino, dimostra che i numerosi tornei “casalinghi” hanno come principale risultato, lungi dal “pompare” le classifiche, quello di aumentare la competizione fra i locali, aumentandone il numero, ma non favorendo la classifica di qualcuno in particolare. Infatto abbiamo tanti Argentini nei primi 200 posti del ranking, poco meno degli Italiani, 14 contro 18, ma pochi in posizioni alte.
Infine faccio notare che la “segregazione” che caratterizza i tornei in sudamerica riguarda anche quelli dell’ATP, non solo i Challenger: il torneo di Rio, che è un 500, vede la presenza di 8 sudamericani su i 22 ammessi al MD, contando WC e qualificazioni facilmente ce ne sarnno 4/5 in più, quindi la metà dei partecipanti. Non parliamo di Cordoba, che si sta disputando in questi giorni, Buenos Aires e Santiago.
Si tratta quindi di un “mondo a parte” del tennis, diverso da quello australo asiatico, che non ne ha le dimensioni, un fenomeno in controtendenza con la globalizzazione sempre più forte di questo sport, che andrebbe studiato approfonditamente.

C’è un piccolo particolare che hai trascurato, il terreno di gioco.
In Sudamerica si gioca sulla terra ,che non è graditissima a tutti .
Per ora molti dei top-50* preferiscono continuare a giocare sul duro rimandando l’inizio di preparazione per i grandi tornei su terra (Roma,Madrid,Montecarlo e RG)

* Top-50 nei vari tornei dividendoli per settimane

Cordoba 250 4
Dallas 250 6
Montpellier 250 9

Rotterdam 500 19 (!!!)
Buenos Aires 250 6
Delray 250 11

Rio 500 6 (!!!!)
Doha 250 14 (!!!)
Mrsiglia 250 12

Ecco, proprio la settimana di Rio fa capire molto
I 250 hanno ognuno il doppio di top-50

Sì, la terra rossa non piace a tutti.
O forse nei top-50 ci son solo “Picchiatori” che non reggono scambi di 10 punti

6
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Antonio (Guest) 09-02-2023 09:59

Ottima disamina! Sarebbe interessante applicare lo stesso ragionamento ai tennisti italiani e analizzare la percentuale di vittorie nei tornei italici e quanto esso abbiano contribuito alla loro crescita nel ranking

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+1: Er Cicala
-1: Marco M., Detuqueridapresencia, Lory99, Marcus91
walden 09-02-2023 09:15

Scritto da carlos
un limite dei sudamericani, perlomeno dei top 30, è la statura.
Di Delpotro ce n’è uno solo evidentemente, e la garra può coprire fino a un certo punto limiti fisici evidenti.
Stesso discorso per gli asiatici, la maggioranza è piccolina.

Bisognerebbe chiedersi come mai paesi come Argentina e Brasile, che vantano eccellenti formazioni nel basket e nel volley, dove la statura è fondamentale, abbiano tennisti “bassi”.
Il caso Sudamericano, ed in particoare Argentino, dimostra che i numerosi tornei “casalinghi” hanno come principale risultato, lungi dal “pompare” le classifiche, quello di aumentare la competizione fra i locali, aumentandone il numero, ma non favorendo la classifica di qualcuno in particolare. Infatto abbiamo tanti Argentini nei primi 200 posti del ranking, poco meno degli Italiani, 14 contro 18, ma pochi in posizioni alte.
Infine faccio notare che la “segregazione” che caratterizza i tornei in sudamerica riguarda anche quelli dell’ATP, non solo i Challenger: il torneo di Rio, che è un 500, vede la presenza di 8 sudamericani su i 22 ammessi al MD, contando WC e qualificazioni facilmente ce ne sarnno 4/5 in più, quindi la metà dei partecipanti. Non parliamo di Cordoba, che si sta disputando in questi giorni, Buenos Aires e Santiago.
Si tratta quindi di un “mondo a parte” del tennis, diverso da quello australo asiatico, che non ne ha le dimensioni, un fenomeno in controtendenza con la globalizzazione sempre più forte di questo sport, che andrebbe studiato approfonditamente.

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+1: Marcus91
espertodipallacorda 09-02-2023 09:02

Credo che l’articolo esaurisca il problema: la Légion è una grandissima opportunità di crescita per federazioni con finanziamenti scarsi e per giocatori con difficoltà a imporsi nel resto del mondo, anche per via dei continui viaggi, ma purtroppo è e resta un circuito chiuso, una specie di torneo interno dove si trovano quasi solo tennisti latini. Poi anche lì andrebbero fatte le giuste considerazioni, nel senso che l’unico movimento abbastanza in salute è quello argentino (che infatti domina ogni tabellone; addirittura ho visto wild card date a tennisti argentini in tornei cileni o brasiliani), mentre altri movimenti storici, come quello brasiliano e cileno, sono in declino e si aggrappano a singoli giocatori che più che buoni terraioli non sono, e lo stesso di casi per movimenti nulli come quello boliviano, peruviano, colombiano etc. Pertanto per ora è solo una palestra utilissima per accumulare punti, ma non per proiettare i tennisti nella dimensione internazionale.

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+1: Marcus91
carlos (Guest) 09-02-2023 08:09

un limite dei sudamericani, perlomeno dei top 30, è la statura.
Di Delpotro ce n’è uno solo evidentemente, e la garra può coprire fino a un certo punto limiti fisici evidenti.
Stesso discorso per gli asiatici, la maggioranza è piccolina.

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Brufen (Guest) 09-02-2023 08:06

Pandaman, sei tu?

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+1: Detuqueridapresencia, il capitano, Marcus91