La diversità dei tennisti USA. Gilbert: “I nuovi giovani sono tutti diversi. Finalmente…”
La novità più interessante degli ultimi Australian Open è stata certamente il ritorno del tennis a stelle strisce. Alla fine il titolo è andato al più forte, Novak Djokovic, ma è indubbio che gli statunitensi dopo anni di vacche magrissime sono tornati protagonisti. Tommy Paul è giunto in semifinale, due giovani come Korda e il sorprendente Shelton nei quarti. Nonostante il deludente torneo di Taylor Fritz, considerato da molti alla vigilia uno dei possibili “underdog”, i tennisti americani hanno confermato la crescita generale del loro movimento che, anche a livello di quantità, è tornato ad essere importante. Nel ranking ATP di questa settimana infatti c’è un top10 (Fritz), altri due top20 (Tiafoe e Paul) e in totale ben 10 nei primi 50. Ancor più interessante il dato se rapportato all’età dei top50: eccetto il super veterano Isner (37 anni), gli altri sono tutti al massimo 25enni.
Oltre all’ottimo numero di giocatori a stelle e strisce nei piani alti della classifica, quello che è interessante sottolineare è la diversità degli stessi giocatori. Tutti tennisti piuttosto offensivi, dotati di un tennis aggressivo alla ricerca del punto vincente, ma con caratteristiche tecniche e peculiarità assai diversificate. Si va infatti dal gioco a tutto campo di Fritz a quello più estemporaneo di Tiafoe, continuando con la progressione di Paul, pulizia d’impatto ed eleganti geometrie di Korda, la continue variazioni “sotto ritmo” di Brooksby, la potenza dirompente di Shelton, la fantasia di Wolf, il super servizio di Opelka, la capacità difensiva e pressing di Nakashima. C’è davvero un po’ di tutto e questo non è affatto scontato per il tennis USA. Uno dei principali “problemi” che ha afflitto le ultime generazioni di giocatori statunitensi è stato proprio la mancanza di diversità, l’aver perseguito un solo modello di gioco: gran fisico, servizio potente e diritto pesante su palla alta. Stop. Un idealtipo che ha certamente funzionato qualche lustro addietro, quando il tennis si stava spostando verso un gioco sempre più aggressivo e di pressione da fondo campo, ma non più sufficiente dal nuovo millennio, quando i migliori giocatori al mondo sono diventati via via sempre più completi, rapidi, flessibili e pronti a passare da difesa ad attacco con un bagaglio tecnico mediamente piuttosto evoluto. Non è un caso da molti anni il tennis di vertice è Europa-centrico: tennisti cresciuti con scuole più reattive al cambiamento, con l’ausilio del tennis sul “rosso” che permette da giovanissimi di affinare meglio la tecnica dovendo affrontare situazioni di gioco meno uguali rispetto ai campi rapidi; con maestri e accademie che hanno maggiormente assecondato le peculiarità di ogni ragazzo, invece di forzarne la direzione tecnica verso un solo modello. Tutti tendono all’efficacia più che alla fantasia, ma lasciando comunque spazio alla differenziazione. Del resto, è la differenza e l’unicità che creano un crack. Un vantaggio competitivo.
Proprio questo ha parlato Brad Gilbert, ex top10 poi coach e oggi stimato analista di tennistv. Il californiano ha confermato le parole di Shelton in merito alla sua capacità di giocare molto bene anche su terra battuta, e che mediamente i giovani tennisti statunitensi arrivati nei piani alti del ranking hanno un tennis più completo, moderno e soprattutto vario tra di loro.
“Dopo molti anni, credo che nel 2023 e da qua in avanti potremo (tennis statunitense) fare bene anche in Europa in primavera sulla terra battuta. Prendiamo per esempio Ben: con quel servizio esplosivo, la sua forza nelle gambe e il suo movimento eccellente da fondo campo, Shelton potrebbe essere molto interessante sulla terra battuta”. afferma Gilbert.
“Sono sicuro di una cosa, e non da oggi: i tennisti americani non sarebbero tornati ai vertici della disciplina finché non fossero diventati abbastanza bravi sulla terra battuta. Non è un discorso di vincere i tornei lì, ma per la qualità del gioco espresso. Troppi dei nostri ragazzi erano solo un servizio e un dritto. Da anni questo non basta più. Ora molti dei nostri ragazzi sono più atletici, quindi possono fare più cose. La cosa bella dei giocatori USA attuali è che giocano tutti in modo diverso. Non sono lo stesso tipo di giocatore, ed è interessante osservarli”.
“Abbiamo avuto un lungo periodo in cui i nostri ragazzi hanno saltato quasi del tutto la stagione sulla terra battuta”, conclude Brad. “Diversi anni fa avevi forse uno o due ragazzi nei tabelloni dei maggiori tornei in Europa, erano exploit isolati. Credo che nessuno di loro si sentirà solo quest’anno, avrà altri connazionali in gara”.
Un punto di vista interessante che conferma in pieno la nostra visione. Il tennis si è spostato sempre più verso atleti migliori, con poche debolezze importanti e capaci di rendere lungo tutto l’arco dell’anno. Per tornare ai vertici, anche il “gigante” USA ha dovuto rimboccarsi le maniche e studiare il lavoro fatto (bene) in Spagna, Italia, Francia, nelle migliori accademie e centri di allenamento di alto livello europei. Vedremo se in questa nuova generazione a stelle e strisce ci sarà finalmente un campione Slam, manca da venti anni (Andy Roddick – US Open 2003). Oltre a Fritz, è molto probabile che già alla fine di questa stagione altri tennisti statunitensi siano in top10 o a ridosso, e soprattutto protagonisti nei massimi appuntamenti.
Marco Mazzoni
TAG: americani, Ben Shelton, Brad Gilbert, Frances Tiafoe, giocatori statunitensi, Marco Mazzoni, movimento USA, Sebastian Korda, Taylor Fritz, Tennisti USA, Tommy Paul
@ Markux (#3424284)
A titolo di cronaca e logica elementare.
Primo Fatto.
Popolazione USA: circa 330 Milioni
VS
Popolazione italiana: circa 60 Milioni
Ergo, gli USA dovrebbero avere 5,5 volte in più giocatori ( uomini e donne ) professionisti di tennis di successo ( giocatori in Topo 100 ) rispetto all’Italia ma attualmente non è affatto così, chissà come mai….!!
Secondo Fatto
Nelle migliori accademie di tennis statunitensi che sono private si sono allenati e hanno avuto successo molti più giocatori professionisti non statunitensi che giocatori professionisti statunitensi, insomma, a loro come in ogni altro campo in cui mettono mano gli interessa solo che gira il soldo e arricchirsi, il motto americano riportato da TV e giornaloni occidentali “Dio, Patria e Famiglia” è solo un slogan propagandistico per fare il lavaggio del cervello alla popolazione locale e sopratutto alle popolazioni dei paesi vassalli degli USA, Italia compresa ovviamente, that’s it!
A me sembrano tutti buonini, ma forse solo un Korda messo finalmente sul binario giusto credo abbia delle potenzialità di esprimere un tennis di massimo livello.
Shelton l’ho visto troppo poco, ma non mi è sembrato avere un guizzo da top assoluto, Paul si sa che gioca bene da tanti anni, ma aveva avuto dei problemi, Brooksby mi sembra troppo impalato, Tiafoe ormai lo conosciamo…comunque rispetto al vuoto cosmico di 2 anni fa va molto meglio!
You can’t be serious (cit.) Ahahahaha
Quando a gli usa open Gilbert stava per perdere dal.mitico Tommy ho
Tutti nominati tranne cressy, per me uno dei pochi con un gioco piacevole da vedere
Chiedre a Brad Gilbert su i tennisti americani è come chiedere ad un pizzaiolo napoletano quale sia la pizza migliore…
Vediamoli all’opera, poi giudicheremo…
si dove sparano agli afroamericani…
Shelton mi ha impressionato davvero tanto, avrà grandi opportunità ovunque.
Korda è il tennis che piace a me, bello anche da vedere, probabile che vinca meno di Fritz, Shelton o Brookbsy ma è un piacere vederlo.
Questi statunitensi hanno la fissa del fisico bulked & shredded. Una autentica ossessione.
Un grande preparatore italiano dell’era d’oro del Milan, Vincenzo Pincolini, è andato negli States e ha detto al preparatore atletico di una famosa squadra di basket locale: “ma a cosa servono tutte quelle masse muscolari nel vostro sport?”
Risposta: “A nulla, è che però in tv attirano molto l’attenzione”.
Ecco nel Tennis gli americani hanno probabilmente fatto molti errori di concetto, nei due decenni passati.
Ora però sono temibili e con il futuro pensionamento di Nadal e Djokovic, torneranno sul podio.
Shelton è molto spumeggiante, ma non credo sia assolutamente pronto per questa primavera (Montecarlo, Roma) e per Parigi.
Diversi come una società multirazziale che si chiama USA sa esprimere.
E Korda, va detto, è molto gentile e discreto. Come lo era il padre, del resto.
Altro che sbruffoni alla Fils e Alcaraz…
Si ma come ho detto considerare 26-27 enni (generazione QuinX) come grandi prospetti per il futuro non è realistico. Diverso sarebbe il caso in cui ci fosse una messe di ventenni nei 100 ATP ma anche per gli USA questo non è il caso. Se ci entrassero Passaro, Arnaldi,(praticamente è fatta) e poi Nardi e Bellucci staremmo meglio noi! I fenomeni nuovi e giovani USA (a parte forse Korda) se notate compaiono all’improvviso nei loro torneoni cementizi nel mezzo del nulla ai bordi del deserto urbanizzato o tra una mandria e un campo di granturco con tanti punti ma spesso non è che abbiano grande continuità altrove! Anche Gilberd dice: penso che Shelton possa far bene su rosso..ma questo rimane pur sempre un esperimento e non ci sono anni di pratica li! Penso che un macchinone fatto misurando a pollici con 5000 di cilindrata possa vincere il rally in europa: vai a farlo davvero!
sinceramente, parlare di Paul, Nakashima e Wolf come di grandi prospetti mi sembra eccessivo, discorso diverso per Fritz, Tiafoe, Korda, Brooksby e Shelton, specie gli ultimi 3 per età, molto giovani e con ottime potenzialità
Del Nulla??!! Io seguo il tennis da inizio anni 80 e non ricordo un biennio migliore per il tennis italiano del biennio 2021-2022. Lei può citarmi un biennio migliore per il nostro tennis negli ultimi 40 anni?
Inoltre, io credo che sia difficile trovare 5 nazioni che adesso abbiano un movimento migliore del nostro. Se non è d’accordo, me le può elencare? Se invece ho ragione io, vuol dire che siamo nella top 5, e non mi sembra il “nulla” ma un risultato mai raggiunto negli ultimi 40 anni e di cui non capisco come non si possa essere orgogliosi.
Antonio, ti stiamo aspettando nei commenti relativi ai risultati dei giocatori italiani nella giornata di oggi. Su, su, non avere paura.
Credo che i suoi messaggi arrivino in ritardo, non è che li abbia inviati nel 1995?
Inoltre se gli USA sfornano elementi di rilievo va detto che sono ancora troppo pochi. Nei college si allenano gratuitamente prima e dopo le lezioni,se vogliono allenarsi ulteriormente hanno palle a disposizione, non pagano le corde e a volte vengono pagati per le incordature che fanno.
Ha idea cosa significhi economicamente? Eppure noi abbiamo giocatori fortissimi.
Scusi, sig. Antonio, va bene trollare. Ma abbiamo un 2001 e un 2002 in top 20, migliori giocatori dei rispettivi anni di nascita. E un 1996 che ha fatto due semifinali e una finale slam, ed è considerato quasi unanimemente il secondo miglior giocatore al mondo su erba (dietro Djokovic). E questo senza contare il numero ingente di giocatori (2001, 2002, 2003) tendenzialmente più avanti dei loro pari età, o speranze premature come Cinà. In che modo tutto questo le pare nulla?
Che avrebbe detto, se fosse stato americano, considerate le difficoltà di Fritz (1997), Paul (1997), Tiafoe (1998) nel passaggio al circuito maggiore?
Mi dispiace che scriviate cose irragionevoli e vi ergiate a paladini della ragionevolezza e competenza contro l’irrazionalità.
Mah!!! Paul è arrivato in semifinale un po’ per caso Korda è un buon giocatore però è tutto da verificare cosa potrà fare in carriera Specialmente a livello di Slam Shelton non mi sembra un fenomeno Fritz è stato una delusione A inizio torneo poteva essere considerato uno dei più pericolosi avversari per Djokovic ma poi ha giocato piuttosto male Nel complesso io mi tengo Sinner Berrettini Musetti e pure Sonego
E noi italiani ci riempiamo la bocca del nulla. Grandissimi talenti che presto regaleranno grandi soddisfazioni alla loro nazione