Deconstructing Matteo. Recensione a “Berrettini. La forza del pensiero”, libro di Valentina Clemente e Marco Mazzoni
È appena uscito il libro “Berrettini. La forza del pensiero”, di Valentina Clemente e Marco Mazzoni (Ultra Sport Edizioni, 2022, 168 pp), prefazione di Stefano Meloccaro. È disponibile in libreria e negli shop online.
Pubblichiamo la recensione scritta dalla sapiente penna di Paolo Silvestri.
Solo un anno dopo Momenti di gloria. Storia ed emozioni delle Olimpiadi, Valentina Clemente e Marco Mazzoni tornano ad unire le loro esperienze giornalistiche e le loro brillanti penne in Berrettini. La forza del pensiero (Ultra Sport ed. 2022), un minuzioso ritratto della punta di diamante della straordinaria new wave del tennis italiano maschile. Sanno, con intelligenza, agire come profondi conoscitori del mondo del tennis ma anche, con umiltà, come direttori d’orchestra che danno spazio ad altre voci, in un concerto polifonico di indubbio interesse. A cominciare da Stefano Meloccaro, a cui è affidata la prefazione, sono infatti moltissimi gli esperti che intervengono per contribuire a descrivere i punti forti ed i punti deboli del tennis di Matteo, la sua parabola evolutiva, le sue potenzialità, la sua fragilità fisica, la sua immagine pubblica, ma soprattutto il suo profilo psicologico ed umano, la forza del suo pensiero appunto, come recita il sottotitolo del volume.
Non è un segreto che il tennis sia uno sport in cui l’aspetto mentale ha un ruolo determinante e, pertanto, un ritratto di un giocatore non può limitarsi ad analisi e valutazioni tecniche. In una intervista di un paio d’anni fa Berrettini sparava questa sorprendente risposta, che può spiazzare chi non lo conosce: “Come mi definirei? Profondo”. Ed effettivamente, sulla base di molte dichiarazioni sue e altrui, affiora il ritratto di un ragazzo intelligente, educato, amante della lettura e del cinema, sempre alla ricerca di risposte. E anche coraggioso, il che non significa, come ben sappiamo, immune da paure e insicurezze. Coraggioso è chi le paure e le insicurezze le sa superare con acume, umiltà forza e determinazione, come Berrettini ha sempre cercato di fare fin dall’inizio della sua carriera insieme al mental coach Stefano Massari, che affianca la guida tecnica di due grandi coach come Vincenzo Santopadre e Umberto Rianna.
Un percorso di crescita tennistica e umana basato su lavoro, serietà e pazienza, e non esento da quel pizzico di distacco un po’ ironico e sornione tipicamente romano, capace di relativizzare tutto. Matteo, solo per fare un esempio, ama citare una frase che il suo primo maestro Vannini gli diceva prima dei match e che lo ha in qualche modo segnato: “Mal che vada perderai”. A me sembra una frase geniale e assai più profonda di quanto possa sembrare. A proposito di sconfitta, il tennista italiano in più di un’occasione ha parlato della sua utilità sostenendo che, per quanto possa bruciare, è parte necessaria del precorso di crescita di uno sportivo ma, aggiungerei, di qualsiasi essere umano. “Le sconfitte – dice Berrettini – sono più utili delle vittorie perché mi aiutano a imparare. Ho sempre vissuto più intensamente la delusione della sconfitta che la gioia della vittoria. È una cosa che ho sentito fin da giovane e su cui ho lavorato tanto […] Sono convinto al 100% che per arrivare in alto bisogna perdere. Se non provi quella delusione, quella voglia di rivalsa, è difficile che si possa eccellere in uno sport individuale come il tennis”. E lo dimostrano i tantissimi casi, vicini e lontani, di giocatori che hanno vinto tanto (troppo) da ragazzini e che, nel passaggio al professionismo, si sono visti impreparati alla sconfitta, fino a spegnersi.
Dell’aspetto tecnico e mentale si occupa Marco Mazzoni nel capitolo iniziale Il tennis di Berrettini, con un percorso sulla sua carriera e un’analisi dettagliatissima delle sue principali “armi”, che sono poi i fulcri del tennis moderno (di cui Berrettini è senza dubbio un emblema) vale a dire il servizio e il dritto, nonché l’adattabilità alle diverse superfici e la solidità nella gestione tattica dei match. E lo fa condendo il suo discorso con decine di dichiarazioni di grandi nomi del tennis italiano e non, spettatori o in molti casi attori della storia tennistica e umana di Matteo: da Volandri a Colangelo, da Reggi a Bertolucci, da McEnroe a Wilander, da Santopadre a Massari, solo per citarne alcuni. Questo schema argomentativo è ripreso da Mazzoni nel secondo capitolo, intitolato Potenza e fragilità. Gli infortuni, purtroppo abbastanza esteso, dati i moltissimi problemi fisici di cui è stato vittima e che ne hanno spezzato ritmo e progressione, a cominciare dal più doloroso, quello che lo costrinse al ritiro nel match d’esordio alle ATP Finals dello scorso anno. Alle caviglie fragili si sono sommati il ginocchio, gli addominali, la mano, la schiena, un quadricipite… Predisposizione? Sfortuna? Squilibri nella preparazione fisica? Mali endemici del tennis moderno? Tensione emotiva? Mazzoni cerca una risposta a questi ed altri interrogativi, anche in questo caso con il supporto di noti esperti come per esempio Stefano Baraldo o Rodolfo Lisi.
La seconda parte del volume, Un impatto visivo e psicologico, è affidato a Valentina Clemente che sonda, ricorrendo al formato dell’intervista a importanti nomi del mondo del tennis di diversi paesi, le impressioni personali sul Berrettini tennista (aneddoti, punti forti, limiti, prospettive, margini di miglioramento, ecc.) ma anche l’eco del Berrettini personaggio nelle rispettive culture di provenienza. Grossomodo la stessa griglia di domande, artificio utile proprio per confrontare le diverse opinioni su alcuni punti specifici, viene sottoposta a noti giornalisti, tecnici ed ex pro come Alessandro Nizegorodcew, Antoine Benetteau, Simon Cambers, Arnaud Cerruti, Tatiana Golovin, Mark Woodforde, Richard Waumsley, Sebastian Fest, conosciuti da Valentina Clemente “sul campo”, nel suo ormai più che consolidato percorso nell’ambito del giornalismo tennistico.
Definirei Berrettini. La forza del pensiero un bel volume “corale”, senza con questo sminuire assolutamente i meriti del “doppio misto” Clemente-Mazzoni, che offrono il loro punto di vista, ma lo sanno coordinare con eleganza contenutistica e formale con quello di altri esperti e testimoni, senza mai cadere in eccessi retorici o banalità celebrative.
Paolo Silvestri
TAG: Libri, Marco Mazzoni, Matteo Berrettini, Recensioni, Stefano Meloccaro, Tennis e Libri, Ultra Sport edizioni, Valentina Clemente
si, c’è il vecchietto rinco che ripete sempre la stessa cosa, il saccente che deve sempre riprenderti su qualcosa perchè la sa più lunga degli altri, lo sfigato che interviene sempre a sproposito, il rozzo che si esprime volgarmente e spesso in dialetto, la comare che parla, parla, parla ma non arriva mai a niente, quello che fa sempre le battute pensando di essere spiritoso… qualcuno vi si riconosce?
Matteo ha vissuto più intensamente le delusioni della sconfitta che l’esaltazione delle vittorie. Ci credo, è’ proprio così! Mi ha ricordato il poker. Se vinci, ti metti i soldi in tasca e te ne vai tranquillo, se pigli una batosta, come è successo a me con due poker superati, una rarità, però è successo, la notte fai fatica ad addormentarti. Incubi, Assi, King e Queen, ti perseguiteranno fino alle ore piccole. Nel tennis poi, se perdi la partita perche la pallina è uscita di un centimetro, c’è veramente da perderci il sonno. Comunque, citare il tennis attuale come una straordinaria wave (onda) d’urto, mi esembra esagerato. enzo
Anche se Battiato non sarebbe d’accordo!
Simpatica la “new wave italiana”!
“allora non era UN strafalcione”
Ahi ahi che strafalcione
Soprattutto grande user di superlativi assoluti, a volte imprudenti.
“mi aveva infastidito illo tempore”.
Ah, ma allora oggi hai proprio deciso di martoriare l’italiano, perfino nelle sue nobili origini !!
Troppo yogurt fa male, e si vede.
Ti ringrazio per escludermi dalla tua cerchia a cui dispensi i tuoi buon consiglioni, validi per gli altri ma non per te stesso. Mi raccomando non cambiare idea al riguardo, eh, non facciamo scherzi.
Pensavo fosse divertente l’espressione sul passaporto che aveva il principe Filiberto, ma oggi mi son dovuto ricredere.
Ah bello il… Ruzzola male.
Per inciso: non ho mai contestato né valutato un utente dall’ortografia né dalla consecutio temporum (fretta, dita infortunate, conoscenza della lingua) perché la forma per me non è sostanza ma un abito che può distrarre dall’essenza.
Ti avevo già “escluso” in forza di un atteggiamento che mi aveva infastidito illo tempore.
Non intendendo riprendere alcuna corrispondenza “gioiosa et amorosa” ti lascio nel tuo brodo.
…..
Mi auguro che le tue priorità non ti raggiungano alla guida di veicoli, altrimenti dimentichi il codice della strada e diventi un pericolo per gli altri.
Comunque hai dato una bella dimostrazione del “non prendertela” che dispensavi a chilate agli altri (ovviamente), 4 frasi e 3 frecciate acidofile. Come ti sei rimangiato tutto il tuo buon consiglione con gli interessi.
Predica bene e ruzzola male.
Put your room in order. Again.
ps: “ma non avrei io pazienza”. Eh, ma anche post-cliente vedo che il tuo italiano non migliora. Allora non era un strafalcione, è proprio un problema sistemico, mi sa che le lezioni invece di darle è meglio se le prendi.. almeno sull’italiano.
Vedo che in qualcosa sei competente.
Ahimè se ti arriva un cliente in studio io ho delle priorità.
Comunque grazie per l’osservazione. Ricambierei sul tennis giocato ma dovrei partire da zero con te e magari potresti permettertelo ma non avrei io pazienza.
“..che HA volte pregiudica…”
Che scivolone da penna rossa di terza elementare!!
Visto che si citava Jordan Peterson, forse è meglio richiamare una delle sue “rules”: put your room in order, che significa pensa piuttosto a mettere a posto le tue cose PRIMA di guardare (accusare e criticare da facilone) gli altri.
“L’importante è non prendersela” ovviamente.
un grande atleta purtroppo spesso infortunatosi…
ci sono altri 2 libri su Berrettini: uno scritto da Panatta e Daniele Azzolini di Tuttoport, molto interessante e divertente, e un altro di Riccaro Bisti che ho appena cominciato e sembra un pelino meno
Confesso di non conoscere Valentina Clemente, mentre tutti conosciamo il
valore di Marco Mazzoni che illumina sovente queste pagine.
Il libro mi attira, devo solo farmi una ragione della prefazione.
‘Mal che vada perderai’
‘Le sconfitte sono più utili delle vittorie perché mi aiutano a imparare”.
Sono molto perplesso.
A piccole dosi le sconfitte aiutano, fanno riflettere.
Ma fino ad un certo punto… perché poi a livello fisico/ormonale il testosterone si produce quando vinciamo (vedi neuroscienziato Andrew Huberman e lo psicologo Jordan Peterson).
Grande. Come ho detto alla sconfortata Arifor in fondo questo è un supercondominio ed ogni condomino ha il proprio trascorso, stile,, competenza e la non trascurabile capacità di esposizione che ha volte pregiudica un’ottima considerazione o confeziona un pensiero vuoto.
L’importante è non prendersela se non ci si “prende” e bypassare al limite gli “incompatibili” …che possono essere “inconciliabili” o da non compatire…il termine ha un fantastico duplice significato.
E post prefazione amletica di Mauro:”Legnare col dritto o col servizio? Questo è il dilemma…”.
Deconstructing Matteo, se è voluta, è una citazione molto gradita.
Con prefazione di Enzo.”La forza del pensiero, la fragilità del corpo. L’insostenibile leggerezza dell’essere e dello sbilanciamento della racchetta.
Matteo Berrettini, cervello fine e caviglie fini”.