Da Milano: Il Cavaliere Solitario e il… Gigante (con il programma di domani)
Mai oltre il numero 298 ATP, Viktor Durasovic gioca uno splendido match ed elimina Brancaccio. Da due anni è senza coach e viaggia quasi sempre da solo. “La parte più dura è non avere nessuno che ti incita”. Impresa di Matteo Gigante: elimina in due set Marco Cecchinato, a cui non porta fortuna la maglia celebrativa dello scudetto del Milan. Passa anche Francesco Passaro.
“So long ago”. Tanto tempo fa. Quando Viktor Durasovic pronuncia questa frase, gli brillano gli occhi di commozione. Gli avevamo appena ricordato i suoi (ottimi) risultati a livello junior, quando giunse al terzo turno a Wimbledon e in semifinale allo Us Open di doppio. “A volte i sogni e la realtà sono cose diverse” aggiunge il norvegese di origine balcanica, una sorta di Cavaliere Solitario del tennis contemporaneo. È raro, rarissimo, che nel 2022 un professionista sia senza coach. Dopo diversi anni trascorsi in Spagna, Durasovic è tornato in Norvegia e da allora non è seguito da nessuno “nell’80-90% dei tornei”. Difficile riuscire ad emergere, ma lui ci prova ugualmente. All’ASPRIA Tennis Cup – Trofeo BCS (45.730$, terra battuta) ha raggiunto i quarti di finale. È la quinta volta in un torneo di questo livello: nelle precedenti quattro si è fermato qui per tre volte, mentre a Portorose 2019 si spinse in finale. Per lui, dunque, non è un traguardo banale. Lo ha fatto battendo Raul Brancaccio in rimonta, proprio come aveva fatto al primo turno contro Georgii Kravchenko. È finita 4-6 6-1 6-3: dopo un primo set con troppi errori, ha iniziato a spingere duro con il dritto e ha sempre fatto gara di testa. Il campano ha provato a tenergli testa fino alla fine, ma la differenza tra i due in termini di pesantezza di palla – almeno oggi – era notevole. “Sono partito troppo piano, non avevo la giusta energia – dice Durasovic – poi ho iniziato ad essere paziente. Le chiavi sono state due: lui non riusciva ad attaccarmi troppo perché non serviva così bene come nel primo set, mentre io ho trovato la giusta pazienza e tiravo un buon numero di colpi prima di spingere”. Nei quarti sfiderà un altro azzurro, il rampante Francesco Passaro che in pochi mesi ha già migliorato il best ranking di Durasovic (n.298, oggi è 315).
ORIGINI BALCANICHE
Dopo il match di oggi, in tutta onestà, è difficile credere che Durasovic non sia stato in grado di salire più in alto di così. “Molti giocatori possono giocare bene, ma ciò che conta non è un singolo match – dice Durasovic, con lo sguardo un po’ triste mentre addenta un panino: avendo giocato alle 13, è il suo pranzo-spuntino – bensì quante partite puoi vincere di fila, e quante volte vinci senza giocare bene. C’è un mix di tante cose a rendere forte un tennista. A volte sono stato sfortunato, altre non sono stato mentalmente forte per tutta la settimana. Soltanto una volta sono andato vicino a vincere un Challenger. È questione di solidità, soltanto adesso sto mettendo tutto insieme. Forse è un po’ tardi, ma adesso sto facendo le cose per bene. Vorrei raggiungere una classifica tale da poter giocare costantemente nel tabellone principale dei Challenger, in modo da avere una nuova chance ogni settimana. Nei Challenger si può crescere, giochi tante partite ad alti livelli, mentre quando ti alleni a casa le condizioni sono molto diverse”. Lui è nato ad Orkdal, nei pressi di Trondheim, ma i suoi genitori sono fuggiti dall’ex Jugoslavia per scappare dalla Guerra dei Balcani, nei primi anni ’90. “Onestamente non so perché hanno scelto proprio la Norvegia – dice lui, che però tiene a precisare – la città da cui provengono si trova in territorio bosniaco, ma è una zona in cui si segue soprattutto la cultura e la tradizione serba. Mia nonna era cattolica, noi non siamo super religiosi… diciamo che è un mix”. Non ci sono solo i Balcani e la Norvegia nella vita di Durasovic, ma anche la Spagna. Ci si è trasferito da adolescente, attratto dalla Mecca del tennis europeo, ma poco prima della pandemia ha scelto di tornare in Norvegia.
MALEDETTA SOLITUDINE
“Da allora sono da solo, ma negli ultimi sei mesi la federtennis norvegese mi dà una mano. A volte un coach federale mi segue nei tornei, ma il più delle volte sono da solo”. Può capitare che un tennista viaggi da solo, ma ha comunque uno staff con sé. Più rara la situazione di Durasovic, che in carriera ha battuto un paio di top-100 (Hurkacz nel 2018 e Andujar lo scorso gennaio). E allora gli chiediamo quanto sia difficile viaggiare continuamente in solitudine. “Dopo un po’ ti abitui, ma non è facile. Ogni singola cosa è più complicata, ma il tennis non è per chi vuole una vita facile. La cosa più complicata è credere in te stesso: non c’è nessuno che ti spinge, nessuno che ti dice “Let’s go!” quando giochi. È davvero dura. Ma c’è un altro lato della medaglia: se riesci ad andare avanti, trovi qualcosa di extra che non tutti hanno. Sarebbe bello poter investire su un coach e un preparatore atletico, ma è dura. Quando sono a casa la federazione mi dà una mano, ma è sempre molto difficile”. C’è un po’ di disincanto, nelle parole e – soprattutto – nello sguardo di Viktor Durasovic. La malinconia diventa enorme quando gli chiediamo un obiettivo e un sogno per il resto della sua carriera. Prima sorride, poi risponde solo alla prima domanda. “A breve termine avrei il traguardo di giocare uno Slam. Il tabellone principale sarebbe fantastico, ma anche nelle qualificazioni andrebbe bene. Li ho giocati solo da junior”. E da lì nasce il “So long ago” di inizio articolo. “Se avessi la chance di giocare uno Slam sarebbe molto bello. Da giovane avevo tante speranze, ma a volte realtà e sogni sono cose diverse. Se riuscissi a giocare almeno uno Slam nella mia carriera sarebbe un grande ricordo. Vedremo come andrà”. Lo dice con uno sguardo tale che viene da augurargli tutto il bene del mondo.
GIGANTE A SORPRESA SU CECCHINATO
Con quel cognome lì, è fin troppo facile fare giochi di parole nel titolo. Per una volta è lecito caderci, perché l’impresa di Matteo Gigante nel match-clou di giornata è stata davvero notevole. Il romano, classe 2002, ha raccolto il successo più prestigioso in carriera battendo in due set l’ex semifinalista del Roland Garros Marco Cecchinato. Un 7-6 6-1 che trova la sua chiave nell’andamento del primo set, in cui Cecchinato è sempre stato avanti (2-0, 4-1, 5-2, poi anche 2-1 nel tie-break), ma non è riuscito a portarlo a casa. Sono tornati i segnali di scarsa fiducia evidenziati negli ultimi mesi, che sembravano essere stati allontanati dalla buona semifinale a Parma. E in questi giorni si era visto un Ceck rilassato e sorridente, stato d’animo ideale. Prima del match aveva anche ricevuto la visita di Mauro Tavola, direttore vendite del Milan, che gli aveva donato la maglia celebrativa dello scudetto vinto qualche settimana fa, premio alla sua grande fede rossonera. Non è bastato contro un Gigante super-motivato e molto attento tatticamente: con il suo dritto mancino a uscire ha spesso trovato il rovescio di Cecchinato, e per lui è stata una buona base per essere aggressivo e comandare lo scambio. Le variazioni e l’eleganza del palermitano avevano disinnescato la strategia di Gigante, ma gli è mancato quel qualcosina in più per vincere il primo set. Lo avesse portato a casa, sarebbe stata una partita diversa. Nel secondo set, dopo aver mancato una palla break in avvio, ha incassato un duro parziale di 16 punti a 1 che ha indirizzato il match a favore di Gigante, che adesso se la vedrà con il qualificato ungherese Fabian Marozsan, emerso nella parte di tabellone lasciata sguarnita da Benoit Paire. Per Gigante è il quarto piazzamento nei quarti in appena due mesi: ormai è una realtà a questo livelli, e la sua carriera è appena iniziata.
PASSARO FA IL SUO DOVERE: CHE SFIDA CON DURASOVIC
Stesso discorso per Francesco Passaro, i cuoi progressi in classifica sono simili a quelli di Gigante, ma ancora più fragorosi. A Milano sta confermando il rendimento che gli ha permesso di entrare a gamba tesa nel circuito Challenger. Il perugino ha onorato nel migliore dei modo la collocazione nel match delle 17, tenendo a debita distanza il canadese Alexis Galarneau, un battuto con un 6-1 6-3 piuttosto agevole. C’è stata lotta solo nel finale: sul 2-2 nel secondo, Passaro aveva preso il largo fino al 5-2 e servizio. Lì c’è stata la reazione di Galarneau, che nel penultimo game ha trovato l’unico break della sua partita. Passaro non ha fatto una piega e nel gioco successivo ha scippato il servizio al canadese per la quinta volta, chiudendo prima dello scoccare dell’ora e mezza di gioco. Molto esuberante sul piano atletico, Passaro ha anche mostrato un rovescio in slice decisamente ben giocato, soluzione tecnica che gli tornerà utile anche sul lungo termine. In virtù di quanto visto in questi giorni, il match contro Durasovic promette spettacolo e intensità. Venerdì si parte alle 11 e tutti i match sul Campo Centrale saranno colorati d’azzurro: Coria-Darderi, Passaro-Durasovic e (non prima delle 14.30) Gigante-Marozsan. Sul Grandstand le semifinali del doppio e l’incontro tra Alexander Shevchenko e Shintaro Mochizuki.
ASPRIA TENNIS CUP – TROFEO BCS (45.730€, terra battuta)
Secondo Turno Singolare
Fabian Marozsan (UNG) b. Alexei Vatutin (RUS) 6-2 6-3
Viktor Durasovic (NOR) b. Raul Brancaccio (ITA) 4-6 6-1 6-3
Matteo Gigante (ITA) b. Marco Cecchinato (ITA) 7-6(3) 6-1
Francesco Passaro (ITA) b. Alexis Galarneau (CAN) 6-1 6-2
Quarti di Finale Doppio
Hidalgo / Rodriguez (ECU-COL) 6-4 b. Huey / Skugor (FIL-CRO) 4-6 6-3 10-7
Arneodo / Eysseric (MON-FRA) b. Arnaboldi / Ferrari (ITA-ITA) 4-6 6-3 10-5
Darderi / Romboli (ITA-BRA) b. Matuszewski / Paulson (POL-CZE) 4-6 6-2 10-8
Lomakin / Manafov (KAZ-UCR) b. Vatutin / Weissborn (RUS-AUT) 7-6(4) 7-6(2)
Center Court – Ora italiana: 11:00 (ora locale: 11:00 am)
1. [1] Federico Coria vs [7] Luciano Darderi
2. [8/Alt] Francesco Passaro vs Viktor Durasovic
3. [WC] Matteo Gigante vs [Q] Fabian Marozsan (non prima ore: 14:30)
Grandstand – Ora italiana: 11:00 (ora locale: 11:00 am)
1. [3] Romain Arneodo / Jonathan Eysseric vs [2] Diego Hidalgo / Cristian Rodriguez
2. [LL] Shintaro Mochizuki vs [5] Alexander Shevchenko
3. Grigoriy Lomakin / Vladyslav Manafov vs [4] Luciano Darderi / Fernando Romboli
TAG: Matteo Gigante
8 commenti
articoli come questo dovrebbero essere scritti più spesso.
non solo per conoscere meglio i vari tennisti, nostrani e non, ma soprattutto per far capire ai vari leoni da tastiera, (di cui qua si abbonda), che non sempre è facile per un tennista giovane giocare al meglio ogni partita. non sempre si è al 100%. capita di avere il giorno, in cui fisicamente non si è al meglio e non c’è nessuno che ti rimette a posto, c’è il giorno in cui sei più sfiduciato e non c’è nessuno che ti tira su il morale e che ti incoraggi, c’è il giorno in cui hai fame ma dopo una partita di 3 ore puoi mangiare solo un panino perchè quello puoi permetterti….
a tutti questi giovani, che hanno fatto dello sport la loro vita e che nonostante le mille difficoltà continuano a crederci, penso sia dovuto solo sostegno e incoraggiamento.
in bocca al lupo a durasovic e a tutti coloro che in generale provano costantemente a migliorarsi
@ Markuxo. Siamo seri (#3236997)
Io direi che Gigante è tanta roba con ampi margini di miglioramento…Amen
questo articolo farebbe piacere a Dario Puppo e Max Ambesi che coniarono il termine “cavaliere solitario” per il biathleta norvegese Lars Berger.
Ma nn per una gara di biathlon ma per una di fondo quando vinse partendo prestissimo perché senza ranking e grazie a una nevicata improvvisa conquistò l’oro ai mondiali de2007
Un personaggio incredibile.
Tornando al tennis magari in Norvegia potrebbero anche organizzare qualche torneo.. con la fama di Ruud non dico un atp ma almeno un paio di challenger.
Il caso Durasovic è emblematico.. la fatica ad emergere è incredibile, vidi il suo match all’atp Cup contro l’Italia e sicuramente questo ragazzo vale ampiamente più della sua classifica.
Tra il numero 50 e il numero 300 la differenza è davvero minima, soprattutto fiducia.
La misura di Gigante la su vedrà col tempo. Per ora mi sembra un Gigante di nome ma non di fatto.
Bella intervista, mi ha fatto apprezzare l’intervistato come non mai! Se dovesse vincere il torneo sarei mebo diapiaciuto per le sconfitte azzurre! Complimenti
penso che l autore dell intervista, anzi , non penso perche’ li ho visti, sial l ottimo riccardo bisti, che fa l ufficio stampa del torneo.
Avevo già fatto ieri i complimenti all’autore del pezzo, li rinnovo oggi ancora più convinto. Sarebbe bello, e giusto, che questi begli articoli fossero firmati
Bellissima intervista a Durasovic, complimenti a chi ha scritto l’articolo. Mi avete fatto empatizzare con il norvegese. Mi spiace solo che mi trovo a Milano ma sono talmente oberato di lavoro da non poter passare a vedere i nostri ragazzi.