Ons Jabeur: “Sport e politica non si devono mischiare, ci sono bambini che muoiono ogni giorno per le guerre, come in Palestina da 74 anni”
Ons Jabber è una delle tenniste più talentose del tour. La tunisina, fiera di essere un prodotto del suo paese, è una delle giocatrici più attese nei grandi tornei su terra, dove il suo tennis ricco di variazioni e cambi di ritmo è assai temibile per tutte le avversarie. In attesa di scendere in campo nel WTA 1000 di Madrid, ha parlato con la stampa, e la discussione è scivolata inevitabilmente sul tema caldissimo della guerra in corso, sull’esclusione dei tennisti russi e bielorussi da Wimbledon, su come il mondo dello sport dovrebbe comportarsi. Su questi temi politici e sociali, il pensiero di Ons è netto: sport e politica devono restare distanti, quando lo fanno la cosa non funziona, e nel mondo ci sono tante situazioni calde che necessitano di attenzione e che, invece, vengono dimenticate, come la drammatica situazione dei palestinesi da lei direttamente citata. Ecco alcuni passaggi del pensiero della tunisina, intervistata da Arab News per Reem Abulleil.
“È una decisione molto difficile, capisco cosa sta passando il popolo ucraino e sono totalmente contraria alla guerra”, ha detto la numero 10 del mondo, “Ma quello che reputo importante e che mi è sempre stato insegnato è di non mescolare mai sport e politica. Ho vissuto alcune situazioni in prima persona, specialmente nel 2020 in BJK Cup quando avremmo dovuto giocare contro Israele. Sono molto dispiaciuta per il popolo palestinese, per quei bambini che muoiono ogni giorno da 74 anni. Quindi non capisco come ora per questa situazione vada bene mischiare politica e sport.Che dire di tutti gli altri paesi in cui persone e bambini muoiono ogni giorno?”
“Non credo che dovremmo mischiare politica e sport. È molto triste quello che sta succedendo nel mondo e una cosa che odio in questo mondo è la politica. È molto sporca e non possiamo mai avere il quadro completo. Quindi spero che questa situazione si risolva molto presto, non so cosa accadrà. Ma so che anche russi e bielorussi hanno le loro famiglie a casa, quindi non sono sicuro di quanto possano parlarne. È una situazione molto difficile per entrambi, soprattutto per gli ucraini. E onestamente, spero che questa guerra finisca presto, ma spero anche che le persone possano guardare al dramma dei palestinesi perché questo argomento mi tocca davvero come donna araba, non è giusto e spero che non mescoliamo politica e sport”.
Nell’intervista, Jabeur parla del suo rapporto di collaborazione con la la psicologa sportiva Melanie Maillard, che ritiene molto importante per la sua crescita. “Ho fatto alcuni tornei con lei, uno di questi è stato Wimbledon l’anno scorso”, quando Jabeur è diventata la prima donna araba nella storia a raggiungere i quarti di finale di Wimbledon. “Quindi mentalmente, tutta la pressione è su di lei, deve prepararmi per il torneo” scherza Ons. “Mi piace avere Melanie intorno a me perché non ci vediamo molto spesso. Di solito parliamo su WhatsApp o chattiamo online, ma non mi piace molto il mondo virtuale, quindi cerco di portarla il più possibile con me, ma ha anche altri atleti da seguire. Sono migliorata tantissimo sul piano atletico, è stato decisivo per la mia crescita, ma allo stesso tempo il lavoro con Melanie mi fa pensare molto in modo più positivo”.
Marco Mazzoni
TAG: guerra in ucraina, Marco Mazzoni, Ons Jabeur
@ Il Divino Opelka (#3157691)
Per fortuna non è mai successo quanto hai paventato tu!
Al massimo è avvenuto che qualche atleta israeliano non ha avuto la possibilità di prendere parte a eventi organizzati nei paesi arabi.
Oppure che a scrittori israeliani non hanno consentito l’accesso alla fiera del libro di Torino!
I TG si occuparono ossessivamente dei Balcani, tutti i giorni , tutte le ore, addirittura di piu’ dell’ Ukraina.
Dopo queste dichiarazioni la boicotteranno da ogni evento con organizzatori e sponsor israeliani o ebrei…
In effetti non ho giudicato la Jabeur, ho tratto uno spunto per disquisire dall’atteggiamento di molti sportivi quando si toccano certi argomenti.
Premesso che purtroppo si parla della guerra come omologata, per cui si condanna chi attacca ma si approvano forniture di armi (da parte di chi ha tutto l’interesse geopolitico ed economico a fomentare la guerra contro un nemico storico) a chi si oppone per diventare a sua volta responsabile di morti e per rivendicare propri pericolosi nazionalismi e mire espansionistiche, le misure contro i tennisti russi derivano dal fatto che lo sportivo finisce sempre per non essere indipendente ma un tutt’uno con la nazione di provenienza, altro spirito nazionalista e miope che preclude l’universalita’ e farebbe davvero dello sport, almeno dello sport diversamente dalla politica, un elemento di condivisione e di pace..e questo emerge anche pesantemente dagli stessi commentatori di questo sito, dove solo il giocatore italiano è da sostenere ed è quasi un reato tifare per un giocatore perché bravo ma reo di rappresentare un’altra nazione. Diventa quindi una contraddizione il tono di certi commenti che ho letto che rivendicano l’indipendenza dello sport dalla politica, perché se il campione vince inevitabilmente costituisce vanto per la nazione che rappresenta e strumento utile alla politica e a poco serve alzare bandiere o zittire l’inno (che nel tennis non usa comunque)..tutti sappiamo da dove vengono Medvedev e c., nei commenti non vengono chiamati per nome ma “i russi”, e ricordiamo come una finale Wimbledon abbia valso il tour di Roma a Berrettini (poco convinto) vicino alla nazionale campione d’Europa, con soddisfazione e orgoglio dei nostri capi politici, ben contenti di edulcorare presso gli italiani avviliti da Covid e regresso economico la pillola amara di un momento politicamente e socialmente difficile..è questo che si vuole precludere a Putin, con drastiche misure precauzionali per evitare che il rischio si materializzi
Probabilmente se è inevitabile qualche incrocio tra sport e politica, meglio che questo sia a favore di qualcosa o qualcuno, piuttosto che contro. D’altra parte la Jabeur ha rilasciato le dichiarazioni riportate in questo articolo in un’intervista a un canale arabo e nel momento in cui le hanno chiesto il suo parere su un argomento di attualità, evitare di rispondere in quanto sportiva, non era certo il caso. Allora è stato meglio che si sia esposta dimostrando di essere comunque un soggetto pensante e non dormiente, accettando anche il rischio di di venire criticata.
In questo senso forse è meglio evitare i boicottaggi ma accettare la promozione di qualcosa. D’altra parte la federazione tunisina venne anche sospesa dalla Coppa Davis qualche anno fa perché proibiva ai suoi giocatori di affrontare nei tornei giocatori israeliani.
D’altra parte, fortunatamente, la popolazione arabo-israeliana ha cominciato a sentirsi fieramente parte integrante della nazione a cui appartiene e anche in Cisgiordania la gente ha smesso di essere ostile a Israele. Purtroppo questo non sta ancora avvenendo a Gaza!
@ Alby73 (#3157025)
Scusa ma chi sarebbe la fantomatica “comunità internazionale” di cui parli?
Perché ci sono sanzioni imposte dagli USA, e altre imposte dalla UE, altre ancora imposte dalla stessa Russia – per ritorsione -, di cui ovviamente si parla pochissimo. E quindi? Stiamo parlando di singoli stati o di gruppi di stati, sarebbe questa la “comunità internazionale”?
L’ONU invece, che potrebbe aderire di più alla definizione, per quel che conta non ha deciso sanzioni, semmai ha sospeso la Russia dal Consiglio per i diritti umani; peraltro con votazione a maggioranza (93 voti a favore, 24 contrari e 58 astenuti): di nuovo, comunque, se uno stato ha molti alleati fedeli, molto difficilmente riceverà provvedimenti sfavorevoli, non ti pare?
Il fatto stesso che la ons sia qui a giocare a tennis è politica: lei rappresenta un unicum, le donne mussulmane a cui è concesso poco nella vita; lei viene da un paese che ha conosciuto una mezza democrazia e le è stato “concesso” di esercitare questo mestiere; quante donne possono farlo nelle Nazioni mussulmane? Ha torto quando dice che lo sport deve essere impermeabile alla politica. Molti atleti hanno pagato caro quando hanno voluto rendere pubblico con gesti eclatanti il disagio della loro gente anche in queste democrazie occidentali ( pantere nere,Olimpiadi del Messico). Quindi che le piaccia o meno anche lei fa politica. Quando parla dei bambini e perché no anche adulti palestinesi che vengono uccisi sono considerati dall’occidente morti di serie b, non da tutti ,non da me.
Giusto!!!
Tinapica, facciamo che ognuno fa come vuole, viviamo nell’anarchia e speriamo che i vicini ci Tirino bombe in testa
@ naltro (#3157325)
Ora e l’occidente che agisce come promotore della quera, incitando la vittoria ucrania, sacrificando anche l’ultimo ukraino.
Le sanzioni alla Russia le ha comminate una parte della “comunità internazionale” di cui parli.
Sia come numero di stati che come popolazione rappresentate, non si sfiora nemmeno la metà degli stati del mondo.
Quindi?
Potrà succedere che un atleta israeliano non venga fatto giocare i Nord-Africa perché i paesi arabi sono favorevoli ai Palestinesi?
Questa risposta non c’entra nulla con quello che ho detto io.
@ il capitano (#3156966)
Speriamo che tu non abbia ragione…ma temo di si
sono d accordo con la tunisina.
brava concordo jabeur perche è cosi voi e i palestinesi non siete tutti bianchi ecco perche
a me la reazione inorridita e diffusa che ha suscitato l’invasione russa starebbe anche bene, se la stessa reazione la avessimo di fronte a ogni guerra. Allora sì che si potrebbe sperare di vivere in un mondo in cui la pace è un valore universale condiviso. Purtroppo è evidente che non è così: la reazione occidentale non rappresenta il rifiuto della guerra, ma di questa specifica guerra, le altre continuano a essere ignorate o addirittura sostenute anche quando gli invasori siamo noi o i nostri alleati.
parla una donna di un Paese che non credo che riservi molti diritti umani nei confronti delle donne medesime, temo proprio, sulla psicologa agonistica mi ricordo ad ottobre scorso il match con blackout completo giocato contro Garbine Muguruza e pari quasi luce che si è spenta contro Valeria Zvonareva a Dubai, ergo tale psicologa non mi pare un granché a livello motivazionale
Credo, nel mio modesto parere, che è la politica che non deve condizionare lo sport? Le parole di Jabeur mi sembrano sensate, partono da un buon sentimento. Ci sono tante manovre che ci sfuggono, perciò l’opinione, qualsiasi sia, non è mai abbastanza istruita per renderla perentoria o definitiva.
Lo sport non va mischiato e non c’entra con la politica? Ma certo, come no, perchè infatti è giustissimo e non fa una piega che la quasi totalità degli atleti della nazione aggredita stiano rinunciando al proprio sport per rimanere in patria a combattere e molti di loro, con tanto di famiglia con figli, stiano anche morendo sul campo mentre contemporaneamente gli atleti della nazione che aggredisce possano tranquillamente continuare a gareggiare guadagnando anche tanti o tantissimi soldi e pure senza dover evidentemente nemmeno affrontare avversari della nazione aggredita
Aggiungo che le minacce di morte sono arrivate perfino a Mariana. Chi se la ricorda, Mariana? Nessuno, naturalmente.
Eppure ha rappresentato una delle foto più iconiche della guerra: è infatti la ragazza incinta immortalata, confusa e (lievemente) ferita, nel cortile dell’ospedale di Mariupol dopo il bombardamento del 9 marzo scorso.
Pochi giorni dopo è comparsa in una video-intervista russa, subito accusata di essere un fake, o al massimo la prova del fatto che era stata rapita dai russi e/o costretta a raccontare che stava bene.
Perché dunque ora riceve insulti e auguri di morte (rivolti sia a lei che alla bambina, peraltro)?
Lo racconta lei stessa in una lunga intervista realizzata da un giornalista italiano, facilmente reperibile su Youtube: non sono piaciute molto ai patrioti ucraini le sue dichiarazioni (peraltro molto spontanee ed ingenue, prive di volontà di trarre conclusioni).
Purtroppo la ragazza ha certa una tendenza alla logorrea, per cui l’intervista andrebbe selezionata e montata, ma tra le cose che racconta, in ordine sparso:
– non è stata affatto rapita dai russi, ha partorito, è tornata a casa, e sta bene;
– le parve subito molto strana la presenza di inviati dell’Associated Press (AP) nelle immediate fasi successive al bombardamento;
– non si è trattato di un bombardamento aereo, nonostante gli intervistatori di AP insistessero molto su questo punto;
– a quanto ne sa lei, il bombardamento ha causato un morto (la ragazza inizialmente scambiata per lei), e molti feriti in maniera lieve (non da schegge, ma da frammenti di vetri, ecc.);
– in Donbass lei di bombardamenti ne aveva già vissuti molti, da parte delle forze ucraine, con tanti bambini fatti letteralmente a pezzi, raccolti e riuniti nel viale degli angeli.
Una video-intervista piuttosto interessante, ad ogni modo, e infatti i media se la stanno contendendo per mandarla in onda ripetutamente.
Molto lucida Ons, è salutare che ogni tanto qualcuno ci rinfreschi la memoria su ciò che accade (da decenni) dall’altra parte del Mediterraneo …
Quella attuale è sicuramente di serie A. Addirittura un tg in lingua ucraina. Mai s’era vista una cosa del genere. E dire che i cittadini dell’ex Jugoslavia erano nostri vicini di casa. Per loro niente tg. Mah
Cioè,un paese dove un presidente e votato da 30% della popolazione e un paese democratico? Un paese dove non c’è opposizione e democratico? Mah…
@ john (#3156850)
Questo pensavo anch’io…discorso non certo equidistante…
@ il capitano (#3156966)
Sempre detto, chi semina vento raccoglie tempesta,o altrimenti detto “ogni azione porta conseguenze”…il resto chiacchiere…e ognuno porta l’acqua al suo mulino, cioè chi è anti occidentale vede comunque sempre il torto qui (e solo talvolta viceversa)… comunque a me importa il giusto…chi gioca gioca…chi non gioca giocherà in futuro… adesso per favore parliamo di tennis e basta…
@ Alby73 (#3157025)
Eh già, gli ordini che vengono dall’alto non si discutono: ci si adegua.
Almeno si dormono sonni tranquilli, nelle proprie casette, guardando le bombe esplodere alla rassicurante distanza degli schermi TV.
@ DTER68 (#3157016)
O facciamo esattamente l’opposto, giusto!
@ Luchador (#3156884)
E, tra l’altro, la monarchia “rinascimentale” (cit.: Matteo Renzi) che bombarda lo Yemen è, non potendosi dire alleata, quantomeno chiaramente collusa, e non belligerante, con lo Stato di Israele contro la Repubblica Islamica Iraniana e la fazione loro alleata che suisce i bombardamenti in Yemen.
@ Scaino (#3156874)
Facciamo la conta separata e ne traiamo le proporzioni? Ed andiamo a vedere chi occupa territori che in base alle risoluzioni delle Nazioni Unite spettano alla parte avversaria?
Per me il discorso però è un po’ diverso: non si tratta di mescolare semplicemente politica e sport, ma di allinearsi o no alla comunità internazionale che ha comminato severe sanzioni ad un paese.
Qui si parla di Israele, in altre parti si fa il paragone degli USA che invasero l’Iraq; ma gli USA e Israele sono stati colpiti da sanzioni dalla comunità internazionale? No, o almeno mi pare di no. Le federazioni degli sport professionistici cosa fanno? Si allineano. Ed è quello che devono fare. Se per esempio una federazione sportiva non accettasse degli atleti di un paese belligerante che però non ha sanzioni, sarebbe allora una forte presa di posizione politica. Fare il contrario di quello che ha stabilito la comunità internazionale è un atto politico, allinearsi vuol dire non fare politica.
E visto che con le sanzioni si colpisce l’economia di quel paese, in modo indiscriminato, colpendo anche quei cittadini che sono contrari alle decisioni del proprio governo, anche il mondo dello sport PROFESSIONISTICO rientra in questo provvedimento. Signori miei, smettiamo di cogliere mammole nei prati, quando affermate che gli sportivi non devono subire le conseguenze, non stiamo parlando di dilettanti, qui lo spirito di De Coubertin non c’entra niente. I tennisti professionisti, se sono di alto livello, guadagnano i loro bei soldi, e con loro ci guadagnano il loro entourage, c’è un ritorno di immagine per i loro sponsor, smuovono un’economia.
Per concludere si potrebbe questionare come mai USA e Israele non hanno avuto sanzioni, se invece sarebbe stato bene che li avessero avuti. Certo, sicuramente non c’è giustizia nel mondo, ma non è questo il contesto per parlarne. Mi limito a porre la questione sullo sport e politica. Se lo sport professionistico si allinea prona alle decisioni della comunità internazionale non fa politica. Questo è il mio pensiero.
E quindi, secondo il tuo ragionamento escludiamo gli sportivi Israeliani dalle competizione analogamente ai russi? Giusto?
Putin ha detto che la Pace ancora non la vuole…prima deve arrivare i suoi obiettivi…ossia morte e distruzione di intere città…se a te sta bene questo bene ..a me no…gli ucraini si difendono… è una guerra .. è ovvio che non porgono l altra guancia ..vuoi andare te a Mariupol a convincere i ceceni sgozzatori ??
scusi Jabeur ma se lo spazio aereo ai russi è interdetto significa che i russi per venire qua fanno le triangolazioni…
Mi piace la Jabeur per come gioca, non ho il piacere di conoscerla. Trovo però, da parte di molti sportivi professionisti, una forma di ipocrisia nel valutare il rapporto tra sport e politica.
Spesso si fanno promotori (quanto spontanei non so, di certo non sempre) di iniziative benefiche e sono sempre restii a fare dichiarazioni “contro” per non esporsi. Come? Beh, dire no alle discriminazioni , alle guerre, alle pene capitali e non dire no a chi le esercita, le applica, le provoca è una scelta a suo modo politica. È comprensibile, ci mancherebbe, ma poi dire che politica e sport dovrebbero essere impermeabili l’uno all’altro significa non essere realisti. Lo sport può essere “limitato” dalla politica ma le manifestazioni sportive sono spesso gesti politici.L’Italia in Cile nel 1976 fu solo un gesto sportivo? Con la maglietta rossa? Il match Ali-Foreman a Kinshasa, non al Madison Square Garden, fu solo un gesto sportivo? Il pugno alzato dei velocisti neri cosa fu?
Riassumendo: la politica non deve entrare nello sport perché limita la professione dell’atleta ma l’atleta in certi casi può prendere coraggio e dire la sua oppure evitare di farlo.
Sempre politica è, anche dire come Rublev, “non seguo e non so cosa stia accadendo”.Manco fosse un bambino di 7 anni…
che i giocatori comincino a parlare………e che cazz….
Purtroppo si è arrivati ad insultare e a minacciare di morte i cittadini russi nei social network, l’Olanda ha cominciato a licenziarne. Che dire, l’odio razziale fumentato dai media comincia ad avere i suoi frutti. Solo i soldati sovietici uccidono e stuprano, mentre quelli ucraini, come nel Vangelo, porgono l’altra guancia. Lo zio Sam (Biden) ha stanziato 30 miliardi di dollari per armare l’esercito ucraino, soldi che torneranno indietro con gli interessi. D’altronde l’incendio si spegne con la benzina e non con una mediazione. La mediazione significa raggiungere un accordo che soddisfi entrambe le parti e non solo gli alleati Occidentali. Noi abbiamo risolto il problema con “l’operazione termostato”, mentre sono stati già appaltati l’installazione di nuovi climatizzatori nei nostri Palazzi del Potere. Pane e cipolla per tutti quest’inverno, avremmo l’alito che puzza.
Il problema non è nel rapporto tra sport e politica inevitabile come in qualunque altra forma di attività umana, ma il problema nasce quando la politica strumentalizza come in questo caso in lo sport a fini propagandistici peraltro con scarsi risultati visto che i sondaggi dimostrano come l’opinione pubblica italiana ,nonostante la stragrande maggioranza dei media, sia schierata apertamente su posizioni cobelligeranti manifesta il suo dissenso , e aggiungo che è singolare per non dire molto paradossale che la stessa fazione ora impegnata a discriminare gli atleti russi proclamava l’indipendenza dello sport rispetto alla politica quando si trattava di giocare una finale di Coppa Davis in uno stadio che era stato trasformato da un regime fascista in un gigantesco lager
E’ evidente che la parola politica può assumere diversi significati, a volte non sempre giusti. Io credo che la Jabeur quando parla di politica intenda il lavoro di decisioni, compromessi, scelte fatti da mestieranti della “politica”. E’ altrettanto vero che per “fare politica” si possa intendere il fare qualunque scelta che impatti sulla vita della comunità e per cui anche il solo parlare di guerra si possa intendere “fare politica”. La questione russa e bielorussa a livello di impatto nello sport frulla tutta attorno alla rottura della tregua olimpica durante le paraolimpiadi: a mio parere c’è un’ipocrisia di fondo. in generale avrei preferito non escludere nessun atleta da nessuna competizione: se abbonda nella contestazione della guerra l’aspetto punitivo (sanzioni, impoedimento a partecipare degli atleti), manca poi di fatto l’aspetto propositivo e io vedrei bene un centrale dove gioca Rublev con scritte in ogni dove “la guerra è una follia”. Sarò un po’ patetico ma la guerra la possono fermare solo i russi: almeno questa.
La cosa di base è capire che la “realtà” dell’Occidente nostrano portata avanti dai nostri politicanti condizionati dalla anglosfera non necessariamente è la realtà del resto del mondo! Se il 70% del mondo la pensa diversamente è dura imporre proprie verità come se fossero assolute e indiscutibili per tutti. Possiamo concordare noi ma vediamo se riusciamo a cambiare la testa di tutti gli altri con le armi senza che spazzino via i più servi e vicini per primi! Io ho visto solo grandi fughe dall’Afganistan con gente non più utile zerbinata con l’occidente che cadeva aggrappata alle ruote degli aerei in fuga! Che crebibilità si può avere nel mondo dopo episodi simili? Se i non più utili diventiamo noi fare i feroci potrebbe essere rischioso perchè come cuscinetto di mezzo siamo sacrificabili dai “capi” del mondo!
E’ normale che non si voglia mescolare sport e politica QUANDO CI FA COMODO.
La campionessa tunisina ha ragione nelle sue esternazioni e va compresa nella sua solidarietà al popolo arabo. Ma sta facendo dichiarazioni politiche, è evidente.
Bandire gli atleti russi dalle competizioni internazionali serve in primis proprio ad impedire che i successi sportivi vengano sfruttati a scopi politici, come sta accadendo in Russia adesso.
Lo sport non è un’isola felice isolata dalla vita reale, anzi se ci riflettete lo sport agonistico non è altro che l’evoluzione verso una forma virtuale delle lotte che si svolgevano fra i popoli, lo sport non è altro che guerra evoluta in forma incruenta: invece che eserciti in un campo di battaglia ci sono squadre che si affrontano su un campo di calcio, invece di duelli all’ultimo sangue con spade e pancrazi ci si affronta su pedane tecnologiche con fioretti o sul ring con i guantoni, ma c’è sempre un vincitore ed uno sconfitto.
Risolvere i conflitti con uno scontro tra individui anche non mortale è pratica antica, sicuramente è una evoluzione estremamente positiva, ma resta pur sempre un legame profondo tra sport e guerra, lo sport è sempre divisivo, da un lato il vincitore, dall’altro il perdente.
E questo è il motivo per cui non è opportuno che mentre è in atto una guerra vera si mettano in scena eventi sportivi, cioè guerre simulate, con gli stessi partecipanti.
Qui sta la fondamentale differenza tra sport e cultura: quest’ultima unisce popoli e persone, lo sport no.
Buongiorno
@ Marcus91 (#3156893)
se legge bene il messaggio nessuno ha mancato di rispetto alla tennista come LEI afferma a mio personale parere offendendomi, ho semplicemente detto che se uno/a afferma che sport e politica non devono mescolarsi allora non serve neanche fare paragoni con altre guerre altrimenti si mescola di nuovo sport e politica come magari si è già fatto per WIMBLEDON ecc.Saluti a tutti e buona giornata e la chiudo qui altrimenti diventa un dibattito a due che penso annoi anche le persone..
Esatto.
Purtroppo pensano che la politica sia suonare ai campanelli o farsi i selfie.
Invece è un concetto un poco più complesso.
Sembra che la parola politica sia una parolaccia, invece è una parola nobile che fa la differenza tra civiltà ed inciviltà.
In linea di principio sono d’accordo anche se la Jabeur la sta facendo esprimendosi così, sono d’accordo sul fatto che nel mondo ci sono decine di guerre e nessuno fiata .
Secondo me questa guerra è particolare per due motivi:
coinvolge più da vicino tutti noi ed il mondo civilizzato, è la prima aggressione di una dittatura contro una democrazia dal tempo di Hitler.
Solo applausi. Ed è anche uno spettacolo vederla giocare. Cosa chiedere di più?
Io ho capito benissimo io messaggio, ma Lei ha letto la mia risposta? Dove l’avrei offeso??
Ma ribadisco che trovo di cattivo gusto additare questa dichiarazione come “politica” quando la politica è entrata di prepotenza nello sport.
La Jabeur ha fatto presente che ci sono guerre ben più note ,lunghe e sanguinose di cui nessuno parla ed ha sacrosanta ragione. Questi sono fatti non opinioni.
Definizione di politica presa dalla Treccani:
“L’attività di chi partecipa direttamente alla vita pubblica, come membro del governo, del parlamento, di un partito, di un sindacato, di un movimento, ecc.”.
Tutti gli sportivi, i tennisti in primis, fanno parte di un sindacato o di un movimento (nel caso delle tenniste, la WTA) e quindi “fanno” politica.
Lo sport è parte integrante della vita e dell’economia e fatalmente è coinvolto nella politica, ma questo coinvolgimento non deve essere pretestuoso come spesso accade.
Brava Ons ha centrato il punto!!! Già la ammiro come giocatrice ora anche come testa pensante!
Grande Ons 💡
Da donna araba però dovrebbe anche sapere che non bisognerebbe giocare nei ricchi tornei arabi per quello che stanno facendo allo Yemen
Chapeau Miss Jabber !
Saluti
Ci sono guerre di serie A, guerre di serie B e guerre di serie Z
Massimo rispetto. La adoro come giocatrice, ora la ammiro anche come testa pensante, cosa non molto frequente nel mondo sportivo.
@ Marcus91 (#3156862)
impara a leggere il significato dei messaggi senza offendere chi non la pensa come te ;poi ognuno ha la sua opinione e come rispetto la Sua senza condividerla tu rispetta la mia perchè il concetto di democrazia prevede la libera espressione che non è per forza quella che piace a te.
E per i bambini israeliani ammazzati dai terroristi palestinesi non si dispiace?
Quindi non solo brava,anche intelligente…diciamo che guardiamo dall’altra parte negli altri 50 guerre al mondo,guardiamo solo dove ci indicano,da bravi cittadini democratici.
@ john (#3156866)
Tu sei un genio…minchia un super genio direi
ahhh!
per la serie:
la tocco piano.
@ gisva (#3156856)
se un discorso scivola in un altro non è necessario a tutti i costi prendere una posizione o fare paragoni con altre guerre;se sport e politica non devono mescolarsi allora non servono dichiarazioni in merito alla guerra,perchè altrimenti si cade in contraddizione..
Come non essere d’accordo! Parole giuste, serie e senza alcuna ipocrisia!
Ma cosa dici?
Lei come tutti gli altri si sono trovati in mezzo ad una decisione politica e poi Ons parla anche di vita vissuta, essendo lei araba sa cosa vuol dire la guerra, portate rispetto!
Molto giuste le parole della tunisina, concordo in toto.
E già sono 2 Top10 che fanno delle dichiarazioni chiare, sincere e ragionate, speriamo che altri ne seguano l’esempio
E’ costretta a mischiarsi con la politica da decisioni come quelle prese a Wimbledon.
Esatto.
Come facevano politica i giocatori arabi che in passato si sono rifiutati di giocare nei tornei contro gli israeliani…
se uno sportivo fa una dichiarazione del genere per quanto possa essere giusta allora è lui stesso a mischiarsi con la politica.
Sottoscrivo ogni singola parola della Jabeur. Per me, ad ora, l’intervento più lucido.