Rafa, Carlitos e lo sbocciare delle grandi speranze
Qualche settimana fa, in occasione dell’eliminatoria di coppa Davis Spagna-Romania, è stato organizzato un omaggio per il recentemente scomparso Manolo Santana, il profeta del tennis spagnolo, il Pietrangeli iberico tanto per intenderci. Non a caso Nicola, suo rivale ma anche grande amico, era presente sui campi del lussuoso Hotel Puente Romano di Marbella, insieme a Borg, Kodes, Tiriac e alcuni ex giocatori spagnoli di spicco, a cominciare da Alex Corretja che, con le sue notevoli capacità comunicative, ha svolto il ruolo di maestro di cerimonia. Ma, allineati sul centrale, c’erano anche Albert Costa, Nico Almagro, Pato Clavet, José López-Maeso, Anabel Medina, accompagnati, anche se solo in collegamento esterno, da Nadal, oltre che da Federer, Djokovic e Laver. Ho provato, per gioco, a pensare di allineare sullo stesso campo tutte le coppe che questi grandi campioni hanno vinto, convincendomi di non avere spazio sufficiente a disposizione. Numeri da capogiro. Che storia straordinaria, che tradizione incredibile e che progressione constante quella del tennis spagnolo, sia in ambito maschile che femminile. Innumerevoli trionfi su tutte le superfici e in tutti i continenti, fra Slam, Davis, Fed Cup (ora Billie Jean King Cup), Olimpiadi, con poltrone riservate stabilmente fra i top ten e diversi numeri uno. Il tutto, in fondo, in poco più di mezzo secolo e poche generazioni: dal 1961, anno in cui Santana vinse il suo primo Roland Garros (in finale con Pietrangeli) fino alla sorprendente vittoria di Nadal in Australia di quest’anno.
Come pesa Nadal! Per chi se lo trova dall’altra parte della rete, ma soprattutto per i ragazzini che prendono una racchetta in mano e sognano di diventare campioni. Corretja, vincitore di Gstaad in tre occasioni, fu invitato qualche anno fa con tutti gli onori dagli organizzatori del torneo e una delle sue figlie gli disse, con un tono a metà fra il rimprovero e la commiserazione “Ma l’hai vinto solo tre volte? Guarda quante volte Rafa ha vinto il Roland Garros!”. Ecco, infatti. Ogni paragone con Nadal è un paragone fra galassie che non entreranno mai in collisione, ma che può creare collisioni psicologiche non da poco. Tutti conosciamo i casi di giovani spagnoli promettenti schiacciati (anche) dal peso dell’etichetta di “nuovi Nadal”: forse il più eclatante è quello di Carlos Boluda, un vero mattatore a livello giovanile, che l’anno scorso, a 27 anni e con un best ranking al 254, ha deciso di ritirarsi chiosando la sua scelta come “una liberazione”. Per quanto non manchino mai ottimi professionisti spagnoli nel circuito, lo spauracchio del Day After, di quello che succederà dopo il ritiro del campione di Manacor, lasciava fino a poco tempo fa intravedere presagi poco rassicuranti, se non addirittura un tramonto simile a quello di grandi scuole che avevano in passato dominato il circuito, come quella australiana o quella americana. E poi è apparso Carlitos.
Vivo da tanti anni in Spagna e mi hanno chiesto se l’apparizione di Nadal e quella di Alcaraz sulle scene tennistiche abbiano delle similitudini; se c’è stata maggiore aspettativa in un caso o nell’altro; se entrambi sono stati investiti fin dall’inizio del ruolo messianico di predestinati. Direi che lo sbocciare di questi due talenti così precoci si è svolto in contesti diversi. Ho raccontato in altre occasioni che ho avuto la fortuna di assistere, un po’ per caso, al debutto a livello professionistico di un Nadal appena quindicenne. Parliamo di vent’anni fa, nell’edizione 2001 del Challenger di Siviglia. Dopo aver passato il primo turno contro il modesto Israel Matos, gli tocca la testa di serie numero due (poi vincitore del torneo) Stefano Galvani. Un campo secondario, con pochi posti a sedere, ma ricordo bene una folla di curiosi assiepata per vedere questo promettente ragazzino già bardato con il terribile look “canotta & pinocchietto” e con un atteggiamento a metà strada fra l’arroganza e il timore reverenziale. Fra gli addetti ai lavori si parlava da tempo di questo nuovo talento che si stava affacciando, ma le aspettative, e pertanto le pressioni, erano più sfumate. L’asticella che Rafa sognava di saltare era infatti alta, molto alta, ma non inaccessibile: lo avevano preceduto diverse generazioni di grandi campioni, vincitori di Slam (Santana, Orantes, Gimeno, Bruguera, Moyà, Costa e Ferrero), del Master (Corretja), perfino due recenti numeri uno del mondo (Moyá e Ferrero), ma ci si muoveva in una dimensione tutto sommato umana. Per i possibili rincalzi di Nadal l’asticella pare invece insormontabile e può intimidire chiunque. Poi va tenuto presente che vent’anni fa non esisteva la cassa di risonanza delle reti sociali, che possono trasformarsi in un ring capace di beatificare o di crocifiggere chiunque. Il nome di Carlos Alcaraz ha da tempo inondato non solo i media specializzati ma anche i social dove, come sappiamo, pullulano presunti esperti, profeti, coach, tecnici, psicologi, storici, e dove un sano confronto fra due giocatori di diverse generazioni può trasformarsi in una guerra senza quartiere. Anche per i più cauti sembra infatti inevitabile paragonare, riesumare il palmarés di Rafa a livello infantile e giovanile per contrastarlo con quello di Carlos, elaborare statistiche di precocità, stabilire confronti tecnici e tattici, preconizzare vittorie e record da battere. Il tutto si può tradurre in un incremento della pressione.
Anche per questo la recente semifinale di Indian Wells aveva un peso specifico particolare, quello di un possibile passaggio di consegne, di una sfida ghiottissima per i giornalisti di mezzo mondo, che hanno contribuito a caricarla di toni epici, come se un unico match fosse un duello a via o morte, sufficiente a cambiare il corso della storia. L’incontro è stato avvincente, oltretutto giocato in condizioni estreme per via del vento, ma quello che ho maggiormente ammirato è proprio il fatto che entrambi i giocatori hanno saputo sovrapporsi a questa pressione mediatica. Due teste assolutamente privilegiate. Scendere in campo pensando di battere la Storia e non chi c’è dall’altra parte della rete è quasi una garanzia di sconfitta, come probabilmente è successo a Djokovic l’anno scorso nella finale degli Us Open.
Pur se diversi tennisticamente, Nadal e Alcaraz sono accomunati proprio da una solidità personale eccezionale, in grandissima parte dovuta all’ambiente in cui sono cresciuti e all’educazione che hanno ricevuto. Sono dei tori in campo, ma emanano quella sorta di umiltà e buon senso che forse trasmette l’origine provinciale, potenziata dalla sobrietà di un’educazione basata su valori ben saldi. Le famiglie di entrambi hanno il grande merito di aver saputo occupare il loro posto con intelligenza e rispetto, senza interferenze inopportune, risolvendo nel migliore dei modi lo spinoso triangolo giocatore-coach-genitori. È da apprezzare in particolare nel caso di Alcaraz, perché suo padre, nonostante sia stato un giocatore professionista (anche se modesto) e sia direttore di una scuola tennis, non ha ceduto alla facile tentazione di voler plasmare il campione in casa, ma ha saputo mettersi da parte quando Juan Carlos Ferrero ha cominciato ad occuparsi della crescita di suo figlio. Per la cronaca: Ferrero, che è una persona umana e sensibile, fu colpito (lo ha raccontato recentemente il suo ex coach Antonio Martínez Cascales) oltre che dalle potenzialità tennistiche, dalle qualità personali del piccolo Carlos, tanto da puntare tutto su di lui, declinando le prestigiose offerte di collaborazione di giocatori come Thiem o Tsitsipas.
Piedi per terra e buon senso insieme a lavoro duro e ambizione sono ottimi pilastri su cui costruire una carriera, come ha dimostrato Rafa e come sta dimostrando Carlos, anzi …Carlitos. In una recente intervista su Men’s Health (il canto delle sirene extratennistiche raggiunge chiunque…), oltre a mostrare il fisico che ha scolpito in dure sessioni di allenamento, ha infatti detto di preferire il diminutivo con cui lo chiamano da sempre: “Voglio che quelli che mi conoscono continuino a chiamarmi Carlitos, perché è come mi hanno sempre chiamato. Non voglio che, di colpo, perché sono cresciuto o perché faccio il tennista, mi chiamino Carlos. Voglio che continuino a vedermi come il ragazzino che sono sempre stato”. A questa semplicità, che mi auguro non si intacchi con il tempo, bisogna aggiungere un’incontenibile fame di vittoria, tanto che Ferrero su Mundo Deportivo ha detto di lui che “quando sente l’odore del sangue è come uno squalo”. È probabilmente impossibile uguagliare i risultati di Nadal, ma è possibile ispirarsi a quella che sarà la sua più preziosa eredità, quel connubio di umiltà e ambizione che hanno contribuito a renderlo uno dei più grandi sportivi della storia.
Paolo Silvestri
TAG: Carlos Alcaraz, Nadal, Paolo Silvestri, Rafael Nadal, tennis spagnolo
Grazie!!!
Grazie!!!
@ Luca Martin (#3115287)
Grazie!
Grazie Marco! Un grande piacere tornate a collaborare con te, e con Livetennis.
@ Diego (#3115671)
ovviamente mai pronunciare invano rafa; prIma necessario guardare il Maaaagnifico palmares ok
E sbaglieresti!
Grazie mille! 🙂
rafa non lo dovreste neanche nominare invano…
Grazie mille!
Ma tu puoi anche vedere gli asini volare. Berrettini negli slam ha già dimostrato di essere super competitivo su ogni superficie, ha fatto i quarti in tutti e 4 gli slam, ha giocato 3 semifinali in 3 slam diversi, ha vinto un set in finale a Wimbledon contro Djokovic, e tu “non hai la sensazione che possa essere competitivo per gli slam”?? Ti consiglio di abbassare il valore che dai alle tue sensazioni e considerare maggiormente i dati di fatto, nello specifico i risultati ottenuti.
Ogni tanto si legge qualcosa di sensato, complimenti. Il più delle volte sembra davvero che i commenti siano scritti da chi non ha mai nemmeno visto una racchetta da tennis da vicino..
Con Rafa bisogna chiedere a Djokovic. E a Federer per un anno su 15.
Diciamo che Berrettini, se fosse un cavallo lo giocherei piazzato, mentre Sinner vincente. Infortuni a parte, non ho la sensazione che possa competere per gli slam ma magari uno o magari due mille li potrebbe portare a casa. Mentre proprio le “incompletezze” tecniche e fisiche di Jannik danno la sensazione che ci sia un grande margine. Invece Alcaraz non ha 19 ma 30. Voglio dire che gioca con una maturità irreale. Ma è proprio questo il limite, il margine di miglioramento è modesto….
L’anno scorso sinner ha fatto la finale, non mi pare che da lì in poi siano stati solo progressi. È un grossolano errore pensare che l’età significhi per forza che tra tre mesi o sei o un anno alcaraz sia più competitivo di adesso. Entreranno altre componenti nella sua vita, e dovrà dimostrarsi abile a gestirle. Il tennis è tecnica, fisico, e testa. Basta poco per scombinare tutto. I risultati vengono quando vengono, qui si sta finendo col sovrapporre la parabola di alcaraz con quella di nadal perché entrambi spagnoli, perché entrambi giovanissimi subito competitivi, e fisicamente strutturati. Però poi alcaraz perde in Australia da berrettini che per tanti non sa manco dove tira di rovescio. Lasciate parlare i risultati, e per un annetto. Poi si valuterà. Ma con calma.
Per me Alcaraz vale già un top 5…
Però non vedo margini di miglioramento tecnico (a parte che gioca bene tutti i colpi), ma soprattutto fisico, non è altissimo e ha troppa massa muscolare e prima o poi dovrà mettere in programma infortuni atletici.
Così come è sbocciato presto sfiorirà velocemente, “comme le fleur que vive l’espace d’un matin”
Ci sono tanti “espertoni” che credendo di essere chissà chi si permettono di criticare uno come Matteo che è nei top ten da anni!
Ma come pensate che un tennista possa rimanere in top ten senza usufruire, come qualcuno, della classifica bloccata???
Se giudicate in questo modo Berrettini, non capite molto di tennis. Nessun giocatore che sia valso mediamente la 35esima posizione ha mai raggiunto 3 semifinali ed una finale slam nella storia di questo sport. Al contrario ci sono stati decine di Top Ten che non hanno mai superato nemmeno i quarti di uno Slam. Ad esempio Robredo. O Fognini. O Guy Forget, tanto per andare un po’ più indietro nel tempo. La questione è semplice. Non vi piace lo stile di gioco di Matteo, oppure ne siete semplicemente invidiosi, e non volete apprezzarne le capacità.
Matteo per stile di gioco, fisico, potenza, mentalità e anche purtroppo per la predisposizione agli infortuni, è assimilabile ad un altro grande campione che ha da poco lasciato i campi:
Juan Martin Del Potro.
E come lui, ha la concreta possibilità di portare a casa uno slam.
Dovreste baciarvi i gomiti per avere finalmente un campione come lui, ma invece fa tanto radical chic scrivere su Live tennis che Berrettini è scarso.. proprio non ce la fate a resistere.
Ma allora tra gli spara palle io metterei pure Rafa!!!
Invece penso proprio che Alcaràz sarà una vera e propria spina nel fianco nelle carriere tennistiche sia di Matteo che di Jannick (lasciamo stare la concorrenza Fognini dai Fab 3 che non è mai esistita, troppo il distacco).
Questo ci causerà molto spesso il fallimento dei traguardi più prestigiosi perché la differenza tra gli attuali nostri e lo spagnolo è millimetrica a favore di quest’ultimo.
concordo su tutto tranne che sulle tue previsioni su Sinner.
mi spiego: come testa è un top assoluto, come fondamentali li ha tutti eccellenti, il servizio e il gioco a rete sono da migliorare soprattutto in continuità, fisicamente si dovrebbe irrobustire ma a soli 20 anni ha tutto il tempo per progredire anche nei suoi punti deboli.
in conclusione ha tutta la carriera davanti e nessuno può escludere categoricamente che non vincerà mai slam in carriera, io invece sono personalmente convinto che ne vincerà più di uno, diventando il più forte tennista italiano di tutti i tempi.
sugli altri italiani concordo sostanzialmente con le tue opinioni
Quello che mi fa più paura e che Nadal ha vinto in un era dove cmq la lotta con Federer e Djokovic e stata dura e si sono divisi vari slam….adesso non vedo l alternativa ad Alcaraz a breve termine…a meno che uno tra Zerev Sinner o FAA diventi un fenomeno…ma la vedo dura …cmq e anke vero che non può vincere tutto e sempre e sempre in essere umano…
Paragoni infelicissimi! Alcaraz, Sinner, ecc. E Harry Potter sono forme diverse di tennis e letteratura. Il gf invece è spazzatura ed ha un bacino di utenti di accertata pochezza culturale.
Dici cose giustissime. Sarebbe bello che le capissero anche gli alcaraziani, ponendo fine al trilione di messaggi giornalieri con cui ci spiegano come Alcaraz sarà il futuro dominatore dell’universo. Ma so di chiedere troppo.
Siamo in tanti ad apprezzare Alcaraz ma a non sopportare più gli sproloqui dei suoi tifosi più accaniti.
Secondo voi possibili punti deboli di Alcaraz e di Nadal in ottica strategia di una partita?
Ad Alcaraz gli giocherei molto in slice sul rovescio e lo chiamarei a rete più spesso anche se é bravo, in percentuale dovrebbe essere più falloso che da fondo.
A Rafa non saprei, sa fare tutto.
@ Dr Ivo (#3115265)
Bravo!
Gran bell’articolo
@ Dr Ivo (#3115265)
Ahah! No dai, non gufo e non sono geloso…La mia speranza è solo quella che finalmente gli italiani si ritaglino un piccolo spazio di gloria pure per loro. Da tempo immemorabile tutto quello che c’è da vincere nel tennis, lo vincono gli altri. Sarei felice che finalmente toccasse pure a noi, qualche volta. Adesso sembra che Carlitos sia pronto a spaccare il mondo, a me piacerebbe che a fare lo spaccapietre sia un nostro azzurro…Quando Berretto ha perso con Nole a W, per fortuna quella sera avrebbero trasmesso la finale degli europei, altrimenti la televisione l’avrei presa a seggiolate…dai, mi si perdoni il sovranismo tennistico, ma il solo pensiero di altri 15 anni di dominio altrui, dopo il dominio dei Fab per 20, mi fa invecchiare di colpo di 35 anni…
Ho sempre vissuto il tennis, in quanto sport individuale, ma anche per la sua storia e la cultura che lo accompagna ( la finale di Murray a Wimbledon fu arbitrata da un giudice inglese, non so in quali altri sport potrebbe succedere) come sport sovranazionale, se così si può dire, senza bandiere e appartenenze.
Personalmente ho molto apprezzato Graf ed Henin ad esempio, oppure Mc Enroe e Federer e il mio auspicio di una loro vittoria andava oltre la “nazione” che rappresentavano ma derivava dalle emozioni che suscitano sul campo in chi ama questo sport.
Poi ci sono anche motivazioni, devo dire spesso inconsce, che ci fanno seguire i tennisti italiani con partecipazione e simpatia, anche quando assumono comportamenti riprovevoli.
Li abbiamo visti da bambini, seguiti nei tornei giovanili, assistito ai loro sforzi e anche se
trovo razionalmente intollerabile che dei ragazzi di vent’anni già milionari decidano di non pagare le giuste tasse nel paese che gratuitamente li ha fatti nascere in un ospedale pubblico, fatti studiare in una scuola pubblica, curati in strutture pubbliche, aiutati economicamente nella pratica dello sport, questo non mi impedisce di sperare che il colpo di Musetti superi la rete, o che quello di Sinner cada sulla riga; insomma è un discorso lungo e complesso e forse sono andato fuori tema, come dicono a scuola, e questo post merita un 4 ed il tuo sicuramente un 10.
A proposito, questa sera parteggerò per Kirgyos, che sul campo da tennis mi piace molto più di Sinner.
Ovviamente qualora vincesse Jannik sarei ugualmente felice.
Credo si possa fare!
Io tifo ad ogni partita in modo quasi infantile per tutti gli Italiani ma al di fuori di quei momenti in cui prevale la ragione , mi rendo conto che questi ultimi due anni sono stati assolutamente i migliori per il tennis italiano dall’epoca di Panatta e Barazutti in poi.
Ma questo non mi impedisce di essere realista e pensare attraverso ciò che vedo che Berrettini con la finale di Wimbledon e l’attuale sesto posto nel ranking mondiale è andato ben oltre quelle che sono le sue possibilità sia fisiche che tecniche.
Sotto il profilo fisico è fatto di cristallo , oltre al noto problema agli addominali dovuto alla sua conformazione fisica e alla sua battuta , in quanto avendo due gambe esili prive di muscolatura, con invece una parte superiore imponente,fa si che lo sforzo che compie con la prima di servizio , sforzi molto più del normale la fascia addominale non potendo far perno con le gambe, per cui non capisco perché non si sia lavorato su un potenziamento muscolare , basato soprattutto sull’elasticita’ che non ha e che gli fa perdere l’80% degli scambi.
Se Berrettini avesse un servizio da 7 anziché da 9.5 , sarebbe 60/70 nel ranking atp , è grazie alla continuità che ha sul servizio che è molto difficile brekkarlo , infatti in quei rarissimi game in cui non entra mai la prima , viene quasi sempre brekkato ma la sua forza è che mediamente tramite il servizio parte con due 15 di vantaggio e naturalmente è anche molto difficile batterlo al tie break, dove il servizio è l’aspetto più importante.
Lui gioca con il servizio e con il dritto a incrociare le rare volte che durante lo scambio riesce ad aprirsi il campo ma ormai lo conoscono e sanno che bombardandolo sul rovescio va in totale difficoltà e perde 8 scambi su 10 , è un giocatore che commette una marea di “gratuiti” a partita , mediamente 35-40 , per cui da lui abbiamo a mio parere, già visto il massimo.
Sinner è un giocatore che ha una maturità e forza mentale impressionante ma se ci avete fatto caso nell’ultimo anno , il suo tennis non è migliorato, se non riguardo solo il servizio.
È molto meno aggressivo e più attendista , non si apre più il campo come prima per poi impallinarti con le sue bordate , cioè lo fa ma molto più a sprazzi..
Nel gioco di volo non sono riusciuti a fargli fare neppure un passetto avanti ed il fatto che contro i top 5 perde sempre mentre con gli altri 7/8 forti ne vince una su tre , da lui mi aspetto che possa stare costantemente nella top ten , perché difficilmente esce subito , i suoi ottavi , quarti se li gioca quasi sempre..
Oltre a questo potrà vincere qualche 1000 ma dimentichiamoci Slam o che arrivi tra i top 3.
Il resto del Tennis Italiano è quello che sappiamo…
– Sonego la mattina si sveglia e si chiede come sia possibile che stia da un’annetto tra il 20/25 del ranking , destinato a scendere a breve..
– Fognini che resta il più forte tecnicamente, ormai gioca da fermo e ha perso oltre la forma fisica visti i tanti acciacchi e l’età che avanza anche la cattiveria che era un suo limite ma anche uno stimolo che sembra non avere più, è il classico giocatore che sta cercando di andare avanti per fare qualche soldino prima del ritiro entro un paio d’anni.
– Su Musetti mi taccio, a mio avviso non ha assolutamente alcuna possibilità di diventare un Top Player, potrà forse vincere qualche 250 e arrivare nei top 30/35 ma non oltre per mille motivi.
Questo è quanto….
Per leggere il tuo commento a favore di Carlitos non serve nemmeno arrivare a 2…
Apprezzo e seguo Alcaraz da sempre, nonostante i ripetuti tentativi di farmelo diventare antipatico da parte tutti gli italioti il cui giardino del vicino è sempre più verde. Detto questo, però, non mi aspetto il dominio che in tanti pronosticano. Vedo in Alcaraz molta precocità che lo porta ad essere già il candidato ideale alla vittoria dei 1000 e degli slam a cui si presenta, ma non trovo in lui aspetti che possano migliorare al punto da renderlo il numero uno incontrastato per decenni. Sicuri che non sia un giocatore già fatto a finito e che, pertanto, può ambire alla top 5 senza dominarla? In caso contrario, dove si può migliorare per arrivare a dominare gli attuali e futuri top 5 con i quali, al momento, se la gioca e, anzi, spesso perde?
Apprezzo e seguo Alcaraz da sempre, nonostante i ripetuti tentativi di farmelo diventare antipatico da parte tutti gli italioti il cui giardino del vicino è sempre più verde. Detto questo, però, non mi aspetto il dominio che in tanti pronosticano. Vedo in Alcaraz molta precocità che lo porta ad essere già il candidato ideale alla vittoria dei 1000 e degli slam a cui si presenta, ma non trovo in lui aspetti che possano migliorare al punto da renderlo il numero uno incontrastato per decenni. Sicuri che non sia un giocatore già fatto a finito e che, pertanto, può ambire alla top 5 senza dominarla? In caso contrario, dove si può migliorare per arrivare a dominare gli attuali e futuri top 5 con i quali, al momento, se la gioca e, anzi, spesso perde?
gli sparapalle alla Sinner Alcaraz e felix e Rublev hanno i loro fans..
così come nella letteratura vende e si conosce più Harry Potter di guerra e pace..
o in TV si guarda il grande fratello più di report della gabanelli..
Ottima descrizione di 2 grandi talenti..
Bell’articolo !!! Non sarà facile per Carlitos intraprendere una carriera come quella di Nadal, ma ci deve provare…auguri
Grandissimi! Bravi!
Ogni articolo che pubblicate su questo spagnolo ormai non fa altro che renderlo più odioso e antipatico (già non lo è molto di suo…). Possibile che non ci siano altri argomenti di cui scrivere se non di lui?
Il tennis è uno sport individuale, quindi si può tifare chiunque indipendentemente dalla nazionalità.
Di solito il tifo dipende da una serie di variabili: perché si apprezza il gioco godibile, perché piace il personaggio o perché si ha una particolare attrazione fisica verso quell’atleta ( come nel caso dei tifosi di Thiem 😀 ).
Nel caso di Alcaraz non capisco quali possano essere i parametri che lo fanno preferire ai nostri.
Si al momento sta avendo una crescita esponenziale che Sinner sembrerebbe invece avere arrestato. Ma per quanto efficiente il gioco di Alcaraz non mi sembra più bello da vedere rispetto a quello di Musetti. E caratterialmente, come personaggio, non trasmette l’umilità e l’umanità di Jannik. E non mi sembra bello come Berrettini. Quindi il preferire Alcaraz, da italiani, a Sinner e Musetti mi sembra solo esercizio di provocazione, per stimolare reazioni.
Interpreto il tuo nick con la migliore intenzione sapendo che dietro vi si cela una persona intelligente e spiritosa, quindi mi sento di poterti consigliare di “sentir sbocciare la speranza” che vadano avanti i nostri e di NON preoccuparti di ciò che fanno gli altri.
Non penso che tu dia credito alla boutade apologetica di Fognini secondo cui l’essere stato contemporaneo di Nadal, Federer e Djokovich gli avrebbe impedito di lottare per i più alti traguardi…
(sappiamo infatti che Fabio i famosi tre li ha incontrati raramente perché veniva eliminato da “non-fab” prima di arrivare a loro).
Quindi, non vedo come Carlitos possa togliere qualcosa ai nostri che i nostri non dovrebbero raggiungere con le loro forze.
Berrettini, Sinner, Musetti, ci metto ormai anche Cobolli, hanno una loro strada da compiere, ciascuno deve migliorarsi tecnicamente, tatticamente, mentalmente, fisicamente, ecc.. Carlitos in questo percorso non c’entra nulla. Tutto il discorso che si fa attorno a lui è puramente teorico e basato su un unico parametro, la precocità. Quest’ultima, è vero, non solo fisica (come Aliassime) ma anche mentale, ma è pur sempre un dato teorico… e anche se fosse reale, voglio vedere quante volte la sua presenza impedirà a qualcuno dei nostri di raggiungere un obiettivo che sarebbe stato altrimenti di sicuro nelle sue mani! Insomma, IF, è giusto tifare i nostri ma gelosie, invidie e guferie lasciamole pure ai non-sportivi. 😉
@ Antonio (#3115223)
Gli anti Alcarazziani esistono perché ogni volta che gioca un Italiano ci sono utenti che riempiono i post delle partite con lodi allo spagnolo e critiche agli Italiani. Critiche assolutamente immeritate visto l’emozioni che continuamente ci fanno provare; Emozioni tennistiche mai provate per gli italiani nati negli anni 70’/80′.
Il mio Benvenuto a Paolo, amico e compagno di tante avventure tennistiche nel recente passato. Bell’articolo, complimenti
Sono sincero. Dopo 15 anni di dominio nadaliano, l’unica speranza che sento sbocciare è quella che non ce ne siano altri 15 alcaraziani.30 anni di dittatura tennistica spagnola mi sembrano troppi per dei poveri tifosi azzurri come me che aspettano uno, almeno uno, dico uno slam dal 1976.
Bellissimo articolo complimenti: stasera vedremo se alcaraz può vincere il torneo
Grazie Paolo per avere restituito umanità ad un giocatore divisivo come pochi, disprezzato dai più (il gioco monocorde, gli atteggiamenti in campo, i pugnetti, la presunzione . . .), amato invece dai fautori della ‘garra’ e della Spagna in generale. Probabilmente si tratta solo di un ragazzo dalle idee chiare e dagli obiettivi molto ambiziosi. Anche io ho sempre fatto fatica a sopportare i bambini prodigio quando troppo esposti mediaticamente.
Commenti dei rosiconi per avere dedicato un ennesimo articolo a questo piccolo ma grande campione tra 3….2….