Archeo Tennis: 22 marzo 2006, la prima chiamata del “falco”
Il 22 marzo 2006 è una data molto particolare nella storia moderna del tennis. Al Miami Open – che allora si giocava nello storico impianto di Key Biscayne – fu introdotto per la prima volta sul tour Pro il sistema di controllo elettronico della chiamata della palla, Hawk-Eye technology (ribattezzato in Italia “Occhio di Falco”). Oggi è una consuetudine, anzi fa molto strano – e provoca pure aspre polemiche – quando nei campi secondari il sistema tecnologico non è disponibile. Molti ne chiedono anche l’introduzione su terra battuta, nonostante si possa verificare il vero segno lasciato dalla palla. Le nuove normative di sicurezza imposte dal Covid hanno accelerato il processo di introduzione del controllo elettronico, tanto che in vari tornei ormai i giudici di linea sono stati accantonati completamente. Il primissimo torneo ad essersi affidato alla sola tecnologia per valutare la palla in campo, lo ricordiamo, sono le NextGen Finals di Milano.
Tornando al debutto dell’Hawk-Eye technology, fu Jamea Jackson a chiamare per la primissima volta il controllo del segno della palla. Era un match di primo turno, con la 19enne americana opposta alla connazionale Ashley Harkleroad. Sfortunatamente per lei, la chiamata fu confermata dal sistema elettronico, visualizzata in campo sullo schermo gigante. “Non ho avuto ragione, ma è stato fantastico”, disse la Jackson a fine partita. “Toglie molta pressione. Non ti arrabbi; giochi e non devi più preoccuparti delle chiamate. Volevo essere la prima a farlo, avendo questa opportunità”. Più avanti nella partita, fu Harkleroad a diventare la prima giocatrice a chiamare l’intervento del “falco” e invertire il giudizio del giudice di linea grazie alla tecnologia Hawk-Eye. Alla fine, Jamea Jackson vinse la partita col punteggio di 7-5, 6-7, 7-5.
La nuova regola concedeva ai giocatori due Challenger per set per rivedere le chiamate del giudice di linea. Se il responso del controllo elettronico era positivo per il tennista che l’ha chiesto, il giocatore manteneva entrambi i Challenger; altrimenti “la sfida” era persa e si perdeva la chance.
Oggi sarebbe impensabile fare a meno di questa tecnologia, ma è curioso riavvolgere il nastro a quei giorni, poiché molti tennisti, anche di vertice, si dissero al momento contrari all’introduzione del controllo elettronico.
“Quello che sta succedendo è una follia”, disse Roger Federer, “Un puro spreco di denaro”. Poco dopo ritrattò queste dichiarazioni, dicendosi favorevole al sistema, ma forse anche per questo il campione svizzero ha sempre avuto un “pessimo rapporto” con Hawk-Eye technology… Il più duro tra i top fu certamente Marat Safin: “Sono totalmente contrario. Distruggerà lo spirito del gioco; perderemo fluidità. Chi è il genio che ha avuto un’idea così stupida?”.
Le polemiche più fondate furono in realtà sul discorso dell’equità. Infatti per diverso tempo, per colpa dei discreti costi di implementazione del sistema, solo il campo principale di un torneo o comunque pochi campi erano dotati del controllo elettronico della chiamata. “Non vedo perché questo sistema dovrebbe essere utilizzato sul campo centrale e non sugli altri campi”, disse allora il francese Arnaud Clement dopo essere passato al secondo turno senza l’opportunità di utilizzare i Challenger, avendo giocato su di un campo secondario. “Capisco le ragioni tecniche. Ma in fondo tutti dovrebbero essere allo stesso livello”.
Più volte il sistema è stato criticato per scarsa accuratezza. I creatori della tecnologia hanno sempre assicurato grande affidabilità e percentuali di scarto rispetto al vero punto di contatto della palla con il campo quasi nulle. Tuttavia nel corso degli anni più volte le immagini tv hanno confermato una certa discrepanza tra impatto reale e la simulazione (seppur molto accurata) di Hawk-Eye. Per questo si è fatto strada nel tempo il nuovo sistema Foxtenn, che a differenza di Hawk-Eye non è una simulazione computerizzata ma utilizza telecamere ad altissima frequenza che riescono ad immortalare il vero punto di contatto della palla col terreno, diventando praticamente infallibile.
Ad ogni modo, da 16 anni a questa parte il tennis è molto cambiato grazie alla tecnologia in campo.
Marco Mazzoni
TAG: archeo-tennis, controllo elettronico della chiamata, Hawk Eye, Marco Mazzoni, Occhio di Falco, Storia del tennis
…delorentis… dinus, della famiglia dei migratori…
Sicuramente l’assenza del falco su terra rischia di generare disadattamento: Troicki non si è più ripreso e ha rasentato la follia piena pur avendo ragione. Il problema è che ha fatto il folle perdendo 6-1 6-1 😆 From the space you can see it in! There is no space 0 spaceeee! Give me the camera! E a Roma casualmente avevano una camera con un lungo filo!
… e io, enormemente deluso di quanto il potere arbitrale fosse determinante nel calcio, saputo dell’adozione di questa meraviglia tecnologica ho spento la passione per quel gioco in cui si parla solo di rigori negati e goal annullati ingiustamente e acceso l’interesse per il tennis.
Viva l’occhio di falco, viva la regolarità anche nello sport.
C’è anche un problema di parità di trattamento, nelle partite su terra il giudice di sedia può essere chiamato a controllare l’impronta per un numero indefinito di volte, il falco invece per un numero limitato salvo che non dia ragione a chi lo richiede
“Per questo si è fatto strada nel tempo il nuovo sistema Foxtenn, che a differenza di Hawk-Eye non è una simulazione computerizzata ma utilizza telecamere ad altissima frequenza che riescono ad immortalare il vero punto di contatto della palla col terreno, diventando praticamente infallibile.” È incredibile la dabbenaggine degli esseri umani: ci sarebbe sempre bisogno di uno lì, pronto a vegliare, districare e spiegare come stanno effettivamente le cose.
L’unica controindicazione del sistema sono i costi e l’assenza dei giudici di linea pagati o volontari.
Per il gioco non avere discussioni è meglio, forse una volta l’indotto del torneo sul territorio era maggiore con qualche dozzina di persone coinvolte nell’organizzazione e senza giudici è tutto un po’ più asettico, ma tant’è.
Dipende se c’è luce, ovvero spazio tra linea e segno. Nei campi dei professionisti si vede. Unico appunto: per me il campo andrebbe tirato più spesso che non solo a fine set.
Avrete notato come in alcuni casi, il punto è assegnato perchè la traccia ovale del falco, tocca di qualche millimetro la parte esterna della linea. Per lo stesso motivo il punto è out se l’impronta è fuori di pochissimo. I giocatori sono tenuti ad accettare, e nessuno protesta. E’ vero che sulla terra si vede l’impronta, ma se si verifica quanto sopra, anche sulla terra è difficile giudicare il punto, per questo il falco è necessario anche lì. enzo
…e aggiungerei meno male
Tutti i campi dei tornei maggior dovrebbero averlo, terra o altro. Requisito minimo per i tornei da ATP 500 in su
Fu un ottima introduzione sul veloce, purtroppo non si può dire ciò nel calcio, poiché il VAR lo sta lentamente stritolando pescando fuorigioco passivi ininfluenti ai gol
Sulla terra ci sono ragioni fisiche che impediscono ad HawkEye di garantire il consueto margine di errore di 3.6 mm.
FoxTenn, tuttavia, può essere utilizzato sulla terra.
Trattasi di rarissimo esemplare, il “Falcus preistoricus giudiciorum”
Diciamola tutta, questi sistemi (specie Hawk Eye) non sono accurati, tanto è vero che sulla terra rossa non vengono praticamente mai applicati perché sarebbe immediato constatarne l’inefficacia