Fabrizio Ornago dice basta: l’azzurro si ritira all’età di 29 anni
Ad una settimana dall’annuncio di Alessandro Bega, il tennis italiano deve fare i conti con un altro ritiro: il ventinovenne Fabrizio Ornago, anch’egli al pari di Bega tra i più conosciuti da appassionati e addetti ai lavori specialmente per quanto fatto a livello Futures (sei titoli vinti in carriera in singolare, l’ultimo sulla terra battuta del Cairo nel gennaio 2021), ha comunicato il suo addio all’attività professionistica attraverso un post pubblicato su Instagram.
“Otto mesi fa non riuscivo più a fare una passeggiata senza dolore. Ora, grazie a specialisti di altissimo livello, posso di nuovo divertirmi su un campo da tennis. Ma sono cambiate moltissime cose e questo infortunio mi ha tenuto lontano dalle competizioni per troppo tempo. La vita continua ed anche veloce. Ho deciso quindi di non continuare la mia attività internazionale. Fa malissimo, perché quelle emozioni fortissime che ogni volta dovevo riuscire a gestire mi mancano, ma sento che è una scelta che devo avere il coraggio di prendere. Forse la parte più bella della mia carriera tennistica è alle spalle, ma grandi cose stanno per arrivare e sono già all’opera per raggiungere nuovi obiettivi e se in questi anni ho imparato a conoscermi, non saranno mai abbastanza e saranno sempre più alti. Quindi, forse, la parte migliore sarà sempre il futuro. I ringraziamenti preferisco farli di persona. Qui solo un enorme grazie a chi per me c’è sempre stato“, questo il commento del giocatore di Cernusco sul Naviglio.
Attualmente numero 561 della classifica ATP, Ornago è stato n.355 del mondo nel novembre 2018. Nel corso della sua lunga carriera, l’azzurro ha preso parte alle qualificazioni di tre tornei del circuito maggiore, riuscendo a passare anche un turno nell’ATP 250 di Sofia dello scorso anno (eliminò il bulgaro Donev in tre set, salvo poi cedere in due parziali a Troicki). All’inizio di questa stagione ha partecipato all’ATP 250 di Singapore, uscendo sconfitto all’esordio nel derby contro… Alessandro Bega (7-5 6-2): curiosamente, tutti e due hanno terminato la carriera proprio in questi giorni.
TAG: Fabrizio Ornago
@ Spigolo (#3002236)
@ Spigolo (#3002236)
parlavo di quanto hanno scritto Cataflic e Rosario…
Sì per carità fa esperienze uniche ma senza titoli di studio e/o soldi messi da parte non è che vai lontano. Potrà fare il maestro di tennis a Londra invece che in Italia, ma non è che diventa ingegnere ad honoris o businessman di successo automaticamente
@ Ale77 (#3002165)
L’assunto che ciò equivalga ad avere delle persone migliori con miglior controllo delle relazioni sociali, dal quale si è partiti, resta tutto da dimostrare.
@ cataflic (#3001964)
Cataflic ha pienamente ragione. Rosario, fare una prenotazione per una vacanzetta è una cosa, viaggiare di continuo è tutt’altro. Passeggiare con la testa tra le nuvole e fare il turista è una cosa, andare a competere, allenarsi, sopportare viaggi e fusi è diverso. Essere sportivi professionisti ti può dare esperienze/aperture mentali che sono scuola di vita. L’università, soprattutto al giorno d’oggi… beh mi fermo qui
Non sarebbe una cattiva idea destinare una piccola parte degli enormi introiti del circuito maggiore a favore di un fondo che supporti i giocatori under 23 che non hanno grandi mezzi e provano ad emergere nel circuito ITF.
Rosario, vabbè, sono una massa di falliti fancazzisti depressi, figli di papà…così ti piace di più?
Cerchiamo di essere un po’ costruttivi.. 😉 .concordo pienamente coi soliti discorsi sulle università americane e gli impegni economici…saranno 20 anni che ne scrivo….ma non puoi certo paragonare la vita media e l’esperienza di un universitario con la vita media di un tennista, dai….
a Bega e Ornago si aggiunge Vanni, che ha smesso ad Agosto, e ha iniziato a collaborare nel team di Andrea Pellegrino. Purtroppo nessuno lo dice ma alla base di questi ritiri ce fondamentalmente il discorso economico…i giocatori dal 350-400 in su non riescono ad entrare spesso nei challenger, o se riescono hanno spese e vanno in negativo se non arrivano almeno ai quarti. sono costretti a giocare a squadre per vivere ma non riescono a giocare le quali negli stessi giorni..e perdono punti…quindi il ritiro e la prosecuzione nel mondo open-squadre..dove riescono a guadagnare dai 15 – 20 mila euro annui, introitando anche con le lezioni private o entrando nel mondo dei coach-maestri eccetera…
Bravo Fabrizio… buoni risultati e grande amore per il nostro sport. Avanti tutta, da ora in poi.
@ cataflic (#3001535)
Sarà anche come dici tu. Io ritengo che trovarsi a lavorare ancora prima di finire la scuola, andarci con autobus affollati che non passano mai, barcamenarsi con il budget quotidiano e dover eseguire ordini al freddo sia più formativo.
Eppure io non sono migliore di altri per questo.
Cataflic stai dipingendo un quadro astratto… direi surreale. Qualunque studente universitario e’ in grado di prenotarsi un albergo e andare in giro per il mondo e parlare inglese. Lo fanno continuamente. Solo che lo studente universitario tipo (e giocatore di tennis) ha pensato che passare la propria vita a tirare palline su un campo da tennis è alquanto limitante per le potenzialità umane. Personalmente, lo ritengo addirittura deprimente se non umiliante proprio (Quinzi e Caruana devono essere del mio stessi avviso), ma è soggettivo. Bravo Ornago ad aver continuato gli studi in fisioterapia e ad aver tentato la strada del professionismo anche se gli è andata male ed economicamente è stato un disastro. La sua famiglia se lo poteva permettere evidentemente, cosa che la stragrande maggioranza non può fare. Forse per ora, la strada migliore per coniugare studio e sport sono le università americane. Bisognerebbe proporre qualcosa di analogo anche in Italia.
Concordo assolutamente con quanto detto da ➡ ZEDARIOZ
In parte concordo. Ma tralasci pero alcune considerazione che essendo un appassionato dovresti sapere. Ovvero che se ci pensi il n.200 al mondo e’il 200 esimo al mondo piu bravo nel proprio mestiere e se va bene, se va proprio bene, finisce a pari a fine anno. Il che vorrebbe dire sulla carta campare di tennis ma non risparmiare ne vivere. Ecco, questo tipo di storture andrebbero in qualche modo gestite. Se pensi che del total commitment di un torneo atp solo il 20% o giu di li va ai giocatori (lordo per giunta) direi che qualcosa possa essere migliorata. Come e’ gia migliorata a poco a poco se paragonata anche solo a 10 anni. Ma la strada e’ lunghissima. Dopo di che, dal punto di vista del merito, e’ ovvio che non sei buono e non sei mai andato oltre (vado a caso) il 400-500 non e’ che debba essere io a mentenerti la carriera per tuo diletto. Dopo tutto il tennista e’ imprenditore di se stesso e si assumo un rischio come tutti. Ma tra il faticare a vivere di tennis da 180-200 del mondo e sentirsi professionista quando non vai oltre il n.600 ce ne passa. Ci sono delle differenze
Discorso che vale solo per chi è molto benestante e ci prova finché non arriva il momento di fare altro. Purtroppo per un Ornago ed un bega che hanno inseguito il loro sogno per 10 anni, ce ne sono tanti anche più bravi che non ci hanno neanche potuto provare seriamente. Tra allenamenti, coach, viaggi, se non arrivi almeno al livello challenger, cioè primi 250, vai in perdita pesantissima sin dai primi anni.
@ Henry (#3001342)
Ho giocato a padel con lui poche settimane fa, sta a Milano e studia on line e fa qualche lezione di tennis
Ornago ha una laurea in fisioterapia quindi il suo futuro sarà roseo sia se scegliesse di fare il maestro che se iniziasse ad esercitare la professione sanitaria, tanti auguri Ornago
Disamina lucida e inappuntabile….
E’ proprio cio’che avviene…
Il ” Redde rationem”…
@ Alessandro zijno (#3001414)
Zijno…non e’un assioma il fatto che essere dei Pro di alto rango voglia dire essere persone migliori…anzi..
Ci sono stati e ci sono casi,di tennisti di alto livello che in quanto a doti umane lasciano molto a desiderare, tutt’ altro che esempi da seguire,soggetti supponenti e arroganti ,anche in altre discipline ..lasciamo perdere..va
Suerte.
Giocare a tennis a livello pro, anche basso espone dei ragazzetti a delle esperienze che quasi nessun altro può fare.
Viaggiare in continenti diversi, barcamenarsi dovendo parlare poi almeno un inglese ottimo e magari altre lingue, tra alberghi, campi, tornei, allenamenti, etcetcetc è qualcosa che organizzativamente richiede una maturità superiore a quella di chi esce di casa, va in aula all’università e poi da gli esami.
Diciamo che è la famosa scuola di vita, ma con uno spirito internazionale, non come una volta quando si andava a fare il garzone nella bottega dell’artigiano che parlava dialetto stretto.
Se uno poi una volta che hai capito che se sarà, sarà lunga e difficile, riesci a fare comunque un percorso di studi, ti trovi a 26/27 anni con contatti in tutto il mondo, e una certa indipendenza mentale.
Ornago l’ho visto giocare più volte, bravo, ma chiaramente in quel limbo di giocatori che alle soglie dei challenger normalmente si fermano.
Per me qualsiasi cosa farà avrà alle spalle una consapevolezza che uno studente si sogna.
@ Lo Scriba (#3001380)
Pienamente d’accordo con quanto dici.
@ Alessandro zijno (#3001414)
Non sono convinto che essere stati dei tennisti pro aiuti ad essere persone migliori, è un’equazione che non mi torna.
Temo che, anche nel tennis, questa maledetta pandemia abbia rivoluzionato per sempre le nostre vite.
Innanzitutto buona vita a Fabrizio!!! Poi vorrei aggiungere qualcosa sul discorso professionismo: a mio modesto parere rendere così tanto elitario il Tennis PRO è uno svantaggio per la società. Sia quella civile sia quella meramente sportiva. Piú individui possono competere in una specialità, più quella specialità/disciplina stessa se ne avvantaggia. E se avessimo più professionisti avremmo maestri ancora più pronti al termine della carriera (in percentuale) e avremmo anche, se avessero abbandonato il Tennis per fare altro delle PERSONE migliori, più capaci di gestire le emozioni, più sane nei comportamenti sociali. Insomma un bene per tutti tranne che per i primi 10 al mondo che dovrebbero rivedere al ribasso (ma di poco) i loro budget per villoni, imbarcazioni di lusso, viaggi spaziali. Sia chiaro, lo sport deve riconoscere in termini economici secondo i MERITI e non secondo i BISOGNI, ma una redistribuzione più equa permetterebbe a più atleti di continuare e per qualcuno persino di muovere i primi passi almeno.
PS non parlerei così se fossi tra i primi 10 al mondo 🙂
Innanzitutto buona vita a Fabrizio!!! Poi vorrei aggiungere qualcosa sul discorso professionismo: a mio modesto parere rendere così tanto elitario il Tennis PRO è uno svantaggio per la società. Sia quella civile sia quella meramente sportiva. Piú individui possono competere in una specialità, più quella specialità/disciplina stessa se ne avvantaggia. E se avessimo più professionisti avremmo maestri ancora più pronti al termine della carriera (in percentuale) e avremmo anche, se avessero abbandonato il Tennis per fare altro delle PERSONE migliori, più capaci di gestire le emozioni, più sane nei comportamenti sociali. Insomma un bene per tutti tranne che per i primi 10 al mondo che dovrebbero rivedere al ribasso (ma di poco) i loro budget per villoni, imbarcazioni di lusso, viaggi spaziali. Sia chiaro, lo sport deve riconoscere in termini economici secondo i MERITI e non secondo i BISOGNI, ma una redistribuzione più equa permetterebbe a più atleti di continuare e per qualcuno persino di muovere i primi passi almeno.
PS non parlerei così se fossi tra i primi 10 al mondo 🙂
Mi ricordo quest’estate al TC di Melzo, finite le due ore su terra con il mio compare, vediamo entrare per l’ora successiva un signore “attempato” e un ragazzo alto, magro e con dei colpi che ti lasciavano a bocca aperta da quanto erano tesi e dal rumore del contatto tra racchetta e pallina, non usuali per il livello amatoriale delle partite di tennis in questi circoli.
Aveva parlato di un infortunio con l’avversario di partita e si intuiva fosse un professionista, quando mi ha detto il nome gli ho risposto “ah, ti seguivo spesso su livetennis” e lui “non nominarlo nemmeno, un branco di pazzi fanatici”
Non sono sicuro che i soldi siano distribuiti male.
Se fai strada negli atp, guadagni soldi.
Se ti barcameni nei challenger, te la cavi.
Al di sotto ci puoi stare qualche anno, ma meglio dedicarsi all’attività nazionale.
Si può discutere sul livello delle varie asticelle (quanti tennisti devono guadagnare, tantissimo, quanti tanto, quanti devono stare a livello challenger etc etc), ma il mercato non paga i futuristi, già i challengeristi si devono accontentare del grasso che cola dal mondo atp.
Il tennis è sempre stato elitario, anzi in passato lo era ancora di più.
Buona second life, Fabrizio ♡
Grande Fabrizio. In bocca al lupo per la tua carriera da Fisio
Notizie su Quinzi? 😳
Purtroppo il tennis professionistico è diventato sempre più elitario perché o sei un campione, o fai la fame! Conseguenza della mala distribuzione dei soldi e anche del troppo facile ingresso nei tornei internazionali.
Buon proseguio Fabrizio! Grazie!
Cominciano a farsi i conti.
Se non rientri e tolte spese e tasse non alzi almeno 2.000 euro al mese puliti, ti metti a fare il maestro, giochi i campionato a squadre, azzeri le spese e vivi meglio.
Magari non sarà il suo caso, magari avrà in mente altro ancora, ma se non sei ricco di famiglia, quella è l’età delle decisioni irrevocabili.
Ornago, Bega, Quinzi, Caruana, Eremin e soprattutto Lorenzi. Ben 6 ritiri nel 2021.