Da Bergamo: Il personaggio venuto dal nulla
E se Bergamo stesse battezzando una nuova stella? Il percorso di Fabian Marozsan al Trofeo FAIP-Perrel (44.820€, Indoor) sembra avere – addirittura – qualche somiglianza con quello effettuato da Jannik Sinner nel 2019: il 22enne ungherese aveva giocato un solo Challenger in tutta la carriera (Budapest 2017), perdendo nelle qualificazioni. Una settimana fa si è presentato a Bergamo senza nemmeno la certezza di giocare le qualificazioni. Adesso è in semifinale dopo la scintillante vittoria contro Dennis Novak, n.107 ATP e seconda testa di serie. “Ero alternate, poi l’ultimo della lista… Ho iniziato ad allenarmi sperando di entrare in tabellone – racconta a caldo dopo il 7-5 6-1 contro l’austriaco – quando ho saputo di poter giocare ho solo pensato di dare il meglio, senza alcuna pressione. È successo tutto in una volta, sono felice di giocare qui”. Vedendolo giocare, ci si domanda come faccia ad essere numero 415 ATP. Ha un buon fisico, è completo, sa giocare in ogni zona del campo… misteri di uno sport indecifrabile come il tennis. Di certo non si è deconcentrato quando Novak ha chiesto l’intervento del fisioterapista per un problema al piede sinistro, sul 4-1 nel secondo set. Non è rimasto sulla panchina, ma è corso in campo in attesa di riprendere il match, mettendo ancora più pressione all’austriaco. Va detto che Novak era realmente menomato: dopo aver perso il primo set ha avuto un netto calo atletico e faceva fatica a muoversi. Ma l’impresa di Marozsan rimane, così come vale la pena scoprire qualcosa di più su di lui. “Sono nato a Budapest e vivo in una cittadina a 20 km dalla capitale – racconta – ho iniziato a giocare a 4 anni di età e ho imparato tutto da mio padre. Sono cresciuto in un club vicino a casa, poi ho giocato una buona partita contro Zsombor Piros, mio coetaneo, in cui sono stato notato da Csaba Babos, padre di Timea, che mi ha chiesto di andare ad allenarmi con lui a Budapest. Ho accettato, mi ha seguito per un po’ di tempo e poi un paio d’anni fa ho iniziato a lavorare con la federazione ungherese, che mi mette a disposizione coach e preparatore atletico”. C’è incredulità nei suoi occhi, ma è un ragazzo da seguire: a Bergamo è da solo, eppure sta gestendo alla perfezione una situazione tutta nuova. “Da piccolo amavo Federer e Nadal: li seguo ancora oggi, ma in questo momento cerco di carpire ogni segreto dai campioni. Djokovic, Monfils, Sinner, Musetti… li guardo tutti con attenzione”. Qualcosa è però cambiato nella sua carriera, visto che si è aggiudicato 25 delle ultime 28 partite giocate. È già certo di salire intorno al numero 360 ATP, ma la sensazione è che a Bergamo stia nascendo qualcosa di molto, molto interessante. In semifinale (non prima delle 20) se la vedrà contro Cem Ilkel. Semifinale inedita, inattesa… e tutta da seguire.
RUNE VINCE, MA OCCHIO…
La prima semifinale si giocherà alle 18.30 e sarà un match che si pregustava sin da inizio settimana: il numero 1 del tabellone Alex Molcan contro il più atteso, nonché il più amato dal pubblico: Holger Vitus Nodskov Rune, i cui match sono stati decisamente i più seguiti (e applauditi) lungo tutta la settimana. Non ha fatto eccezione il quarto di finale contro Damir Dzumhur, il giocatore dal passato più importante tra quelli presenti a Bergamo. Ancora una volta, Rune ha mostrato le sue qualità in uno spettacolare primo set, vinto al ventesimo punto del tie-break, peraltro dopo aver rimontato un break di svantaggio e annullato un setpoint sul 6-7 del tie-break. Si sono visti diversi scambi ad alta intensità, con entrambi protesi a caccia del punto, nel rispetto delle proprie caratteristiche. Rune l’ha vinta mentalmente: dopo aver ceduto nel secondo set, è ripartito forte nel terzo e ha trovato il break al quarto game, mandando su tutte le furie un Dzumhur che si rivolgeva continuamente verso il suo angolo. Sul 3-1, il danese ha chiesto l’intervento del fisioterapista per farsi fasciare la caviglia destra. Ha chiuso agevolmente perché Dzumhur era uscito mentalmente dal match, vittima di chissà quali spettri interiori. È finita 7-6 2-6 6-1 ma c’è un piccolo allarme per il danese: se la caviglia non preoccupa, all’ultimo cambio di campo non si è seduto e ha fatto ossessivamente stretching, toccandosi gli adduttori. Ha concluso il match senza problemi, e la speranza è che non abbia alcuna menomazione in vista della semifinale. Il programma di sabato scatterà alle 16.30 con la finale del doppio, e dalle 14.30 alle 16 ci sarà una bella occasione per tutti gli appassioni sprovvisti di Green Pass. In collaborazione con la farmacia Verdello Centro, che ha effettuato i tamponi a giocatori e staff per tutto il torneo. Un’altra iniziativa per avvicinare la gente a un torneo che è sempre più parte integrante della città.
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7 commenti
Daniele Musa fece semifinali al torneo Challenger di Milano 3 – Basiglio senza avere nemmeno un punto ATP.
Aveva già giocato però a livello challenger, mi sembra.
Sono d’accordo su quasi tutto con due uniche precisazioni…. La prima e’ che non ci si può permettere di chiamare scarsoni chi ha ranking e livello per giocare gli itf perché che vi piaccia o no sono pur sempre professionisti del tennis. L’altra riguarda l’aspetto economico . Sono d’accordo che quello fa una grande ingiusta selezione. Ma di marozsan ne abbiamo parecchi in Italia , non avremmo da invidiare nessuno … il problema sono le possibilità’ non solo economiche ma è il sistema che non permette ai ragazzi di emergere … quando arrivi ad avere il livello di itf … serve o di essere giovanissimo e piacere ( giustamente ) alla federazione oppure essere figlio/amico di …. Sennò entri nel brodo degli itf e da lì è difficilissimo uscire … per questo non si possono chiamare scarsoni … perché tanti di loro giocano veramente bene…
@ Babe, Maialino Ritardatario (#2969602)
Il tennis non potrà mai essere uno sport “democratico”…ha barriere troppo forti sin dall’inizio, con costi accessibili per pochi se si vuol fare un po’ seriamente.
Sai quanti possibili talenti ci sarebbero anche in Italia, ma tante famiglie non possono nemmeno pensare di accostarsi a uno sport aristocratico e dispendioso per il portafoglio.
Solo le famiglie ricche, o chi è già nell’ambiente tennistico, possono consentire ai propri pargoli una formazione adeguata… e il nostro non è uno sport che puoi iniziare a 13 anni da autodidatta…o meglio, lo puoi fare, ma sei già escluso dalla possibilità di sfondare.
Per giocare a tennis e raggiungere e puntare a una carriera professionistica internazionale, servono una vagonata di soldi, che forse solo un bambino su 100, in Italia, dispone. Gli altri 99, neanche ci possono provare seriamente!
Il nostro, è uno sport classista per definizione, poi esistono anche le eccezioni (alla Sinner), ma sono casi rari, figli di congiunture particolari.
In questo sport, chi ha i soldi parte troppo avvantaggiato, anzi gli altri non partono proprio.
Per cui, posiamo usare belle parole, sognare che il figlio dell’operaio da 1300 euro al mese vincerà Wimbledon, ma è praticamente impossibile…se prendiamo i primi 200 al mondo, almeno 190 erano dei “figli di papà” e sarà così anche domani. E i figli di papà potranno anche continuare a fare carriere internazionali e lottare per il punticino preso a 26 anni ad Antalya, Sharm e Monastir. È così oggi e lo sarà anche domani!
Sai quanti potenziali Marozsan ci saranno in giro per il mondo… senza un centesimo dunque speranza di emergere. In compenso abbiamo chilate di scarsoni figli di papà e mammà che girano per il mondo per anni a cercar punti negli ITF africani o asiatici. E c’è gente che lamenta soldi per facilitare l’attività di questi questi scarsoni. I soldi vanno dati alle federazioni per promuovere il tennis e i giovani potenzialmente talentuosi nei paesi in via di sviluppo altro che soldi a gente che, quando va bene, prende un punto o 2, a torneo. Finiamola con sta storia di soldi facili per gente scarsa. ITF&ATP devono collaborare in questo senso. Soldi solo a livello ATPm per 150 professionisti; riforma dei Challengers e cancellazione dei tornei Futures. I gestori di resorts si lagneranno ma ce ne faremo una ragione.
Più che altro mette in evidenza come siano decaduti i challenger in generale.
Bel report.
Interessante.
Grazie 🙂
2019 io c’ero..ero di passaggio a Bergamo.. Sugli spalti contro Donskoy..