Intervista esclusiva a Filippo Volandri: “La finale a Wimbledon di Berrettini viene da lontano”
Difficile togliersi dagli occhi il torneo straordinario di Matteo Berrettini a Wimbledon. Ci ha divertito, ci ha regalato un sogno che consideravamo quasi proibito, irrealizzabile. Invece abbiamo avuto la conferma che l’azzurro è a tutti gli effetti un Top Player, pronto a giocarsela alla pari contro i big nei grandi tornei, Slam inclusi. Abbiamo avuto la conferma che il sistema Italia è forte e che “l’ondata” è appena all’inizio.
Ne abbiamo parlato con Filippo Volandri, Direttore tecnico del settore maschile della Federtennis e Capitano di Davis azzurro. Il risultato di Matteo, e anche quello di Lorenzo Sonego (ottimo il piazzamento agli ottavi dei Championships), non viene per caso, è il frutto di un lavoro partito da lontano, perseguito con determinazione, capacità e programmazione. È il frutto di una sinergia e unione di forze che rende i giocatori parte di un sistema che funziona, che sostiene il tennista a 360° e gli permette di tirar fuori il meglio.
Filippo, il bilancio degli italiani a Wimbledon 2021 è straordinario. Due azzurri negli ottavi (non dimentichiamoci di Lorenzo Sonego) e l’impresa pazzesca di Matteo Berrettini. Prima del torneo avevamo buone aspettative, il campo ci ha fatto letteralmente sognare. Un risultato complessivo impensabile qualche anno fa, ma analizzando bene la situazione attuale, non ci siamo arrivati per caso.
“Assolutamente, nessun caso. Abbiamo ottenuto questo splendido risultato grazie ad una “valanga” di lavoro dietro e grazie alla forza ed agli sforzi di tutti. In primis la forza di Vincenzo Santopadre, di Stefano Massari, di Roberto Squadrone nel suo ruolo importante di preparatore atletico, era presente a Wimbledon, e non dimentico Francesco Bientinesi che lavora con Matteo nelle altre settimane. Torno al punto iniziale, è merito di Matteo e di tutto il gruppo di lavoro, che include anche il supporto di consulenti come Umberto Rianna, che segue Matteo in molti tornei in stagione, e Craig O’Shannessy che dopo ogni partita di Berrettini invia dei dati super interessanti, che ci permettono di riflettere e lavorare. La vera forza di Matteo è il suo talento e il saper gestire tutte queste risorse, che vengono ovviamente filtrate, ma non è da tutti riuscire a sfruttare così tanti input e trarne il meglio per il suo gioco, lui ci riesce alla grande”.
Sinceramente, ti aspettavi di vederlo in finale?
“No, sinceramente non pensavamo alla finale, e nemmeno lui, ma l’obiettivo del lavoro di tutti era esattamente quello, arrivare fino in fondo. Ripensando al torneo, va detto che lui di fatto è sceso in campo da favorito nei primi dieci giorni. Questo è un elemento che è stato poco sottolineato, è una gestione totalmente diversa in un torneo così importante. Ha vissuto una esperienza “a la Djokovic”, “a la Nadal”, quelli che ogni volta che scendono in campo “devono” vincere. Berrettini c’è riuscito alla grande. Ha perso da Djokovic perché quando il punto è davvero importante, in qualche modo lo vince sempre Novak. L’ha dimostrato mille volte in carriera e nel torneo contro Shapovalov… gli ha concesso tante palle break, ma alla fine… tre set a zero per lui. In finale contro Matteo, Djokovic ha sofferto una piccola flessione a metà del primo set, l’ha pagata con Berrettini bravissimo ad approfittarne, ma dall’avvio del secondo set c’è stata un’altra partita, Novak non ha sbagliato più nulla. Berrettini è stato bravissimo, ha giocato alla pari sino alla fine e ha costretto Djokovic ad alzare il livello. Matteo ha confermato come gli basti “una sola prima volta”: dopo aver vissuto un’esperienza nuova e importante, impara subito e all’occasione successiva la gestisce benissimo. Infatti in tutto il torneo ed in finale è stato in campo alla grande”.
Con questo splendido risultato Berrettini è n.3 della Race 2021, ma soprattutto possiamo considerarlo a tutti gli effetti un Top Player. Impressiona come riesce a gestirsi dando una sensazione di controllo, esprime una consapevolezza notevole.
“Ha consolidato dentro di sé una consapevolezza altissima. Il successo al Queen’s gli ha dato un’enorme fiducia, gli ha dimostrato che se esprime al massimo il suo gioco gli altri non gli stanno dietro… Sono in pochissimi quelli che ci riescono, Djokovic, Nadal, Medvedev, Zverev, Tsistipas, di fatto i migliori, una manciata di rivali e non 20 o 30. Berrettini è consapevole che dipende da lui, da come va in campo, da come si allena. Ha la testa giusta ed il team giusto per fare benissimo. Matteo è un ragazzo riflessivo, attento, molto autocritico, invece Vincenzo Santopadre ha un altro carattere e approccio, riesce a smorzare questa parte critica rendendo il tutto più leggero. Umberto Rianna invece è più “quadrato” e lo supporta con la sua concretezza nelle occasioni in cui è in torneo con lui. Nella squadra ci sono gli incastri giusti e si compensano a vicenda. Questo è uno dei segreti dei grandi risultati”.
Valutando l’ascesa di Matteo, personalmente tra le tantissime cose in cui è cresciuto mi impressiona quanto sia migliorato nella velocità e reattività, considerando la sua stazza, ma anche nell’aspetto mentale.
“Sì, perché ci lavora! Sono aspetti fondamentali sui quali è necessario lavorare quasi quanto su diritto e rovescio. Concentra molti sforzi ogni settimana parlando con Stefano Massari, e con Lorenzo Beltrame sempre a disposizione. L’attitudine è quella giusta, ma è necessario dedicarci tempo e sforzi. Lui lo fa e i risultati si vedono, con la giusta attitudine e atteggiamento. Le due cose vanno di pari passo, l’attitudine ce l’ha innata, l’atteggiamento lo costruisci col lavoro”.
Tornando al tennis azzurro su erba, abbiamo vissuto una crescita impressionante. Nel 2019 abbiamo vinto con Sonego e Berrettini, quest’anno abbiamo riscritto la storia, con Matteo dietro solo a Djokovic e Federer come punti guadagnati…
“È un passo in avanti clamoroso. Se chiedevi prima a Matteo quale fosse la sua superficie preferita, ti avrebbe detto terra o cemento, sarebbe stato indeciso tra queste due. Oggi inserisce anche l’erba. Riflettendo oltre Berrettini, in poco tempo è cambiato tutto. Fino alla mia generazione di fatto non avevamo giocatori da erba, sui prati si cercava di adattarsi. Adesso non è più così, non si può dire che il tennista italiano non è buono per giocare su erba, l’italiano può giocare bene, anzi molto bene, su ogni superficie. Sonego è un altro esempio: vince su erba, vince su terra, gioca benissimo e vince partite importanti sul cemento e indoor. Cosa è cambiato? Mentalità, partendo dal modo in cui vengono allenati i ragazzi. Li portiamo prima possibile a fare esperienze su tutti i campi, soprattutto quelli rapidi dove vengono assegnati il 70% dei punti nell’annata tennistica, mentre prima tendevano a restare molto più sulla terra battuta, visto che anche a livello Challenger la stragrande maggioranza dei tornei si giocano sul rosso. Ora li spingiamo a fare esperienze nuove, a provare, a rischiare, e loro sono ben disposti, così si alimenta il tutto e c’è una crescita dell’intero sistema. Quando i ragazzi si fidano, si fanno consigliare nel modo giusto, arrivano anche cose inaspettate, che in realtà sono il frutto di una visione e di una volontà di far crescere tutto il sistema ed il movimento”.
Berrettini nella premiazione di Wimbledon ha forse detto la cosa più bella, “Questo è inizio della mia carriera”, non un punto d’arrivo nonostante abbia giocato la partita più importante che ci sia.
“Matteo nel periodo del Covid, con la quarantena in atto, ha lavorato sul sentirsi “uno di loro”, uno dei big. Quando andò alle ATP Finals a fine 2019 si sentiva come uno che… sì, ce l’aveva fatta, era lì con i migliori, ma li guardava ancora da lontano. Nel 2020 ho parlato spesso con Matteo, e mi diceva che era cambiato qualcosa, che non li guardava più dal basso verso l’alto, ma sentiva di essere al loro livello, di poterli guardare negli occhi con convinzione. Il torneo di Wimbledon e la finale da lui disputata ne è l’esatta dimostrazione. Sul Centre Court con Federer nel 2019 aveva giocato in un certo modo, due anni dopo contro Hurkacz in semifinale ha dato una dimostrazione di forza incredibile, anzi ha pagato pure troppo in quel match, e domenica in finale contro il n.1 del mondo ha fatto partita pari. Rispetto al 2019 è totalmente un altro giocatore, ha fatto un salto di qualità personale enorme”.
Marco Mazzoni
TAG: Filippo Volandri, intervista Filippo Volandri, Lorenzo Sonego, Marco Mazzoni, Matteo Berrettini, Stefano Massari, Umberto Rianna, Vincenzo Santopadre, Wimbledon 2021
sta dicendo ancora di più. sta dicendo che berrettini è il risultato della rivoluzione copernicana impostata da dell’edera ormai oltre 10 anni fa.
cosa che capisce solo chi fa il tecnico e vive il mondo dell’istituto lombardi. chi non è un insegnante federale e non ha idea di cosa sia l’istituto lombardi, non può capire
Cecchinato dovrebbe fare un bel bagno di umiltà.sono 2 stagioni che fatica a stare nei 100 e continua ad avere in campo atteggiamenti irrispettosi verso arbitri ed avversari. Forse non ha mai imparato ( e di occasioni ne ha purtroppo per lui avute tante) la cultura della sconfitta. Tecnicamente è superiore agli altri 2 che hai citato, io personalmente mi tengo tutta la vita un professionista serio ed esemplare come Giannessi,che non farà mai una semifinale Slam e non entrerà nei primi 20, ma che sono certo non sarà mai coinvolto in faccende di partite truccate.
Nota interessante per i neofiti del forum. Matteo Berrettini spara il suo dritto, lungo linea o incrociato, ad oltre 150 all’ora. L’avversario, sempre che gli riesca, può solo rispondere in modo difensivo. Giocatori come Musetti, Cecchinato, Sonego, lo stesso colpo lo tirano intorno ai 100 all’ora. In questo modo consentono all’avversario di rispondfere in modo offensivo, di attaccare. Conclusione! E’ una questione di forza, oggi se non sei forzuto e spari razzi, non puoi andare molto avanti. Berrettini, non riesce a fare lo stesso con il rovescio, tira debole e l’avversario ne approfitta. Piaccia o meno, è così, il tennis di oggi non è per gli artisti della racchetta ma per i forzuti. enzo
Esclusiva? Che colpo!
Certo Gaio e Giannessi infatti hanno vinto 3 atp 250 …
E giocato altre 2 finali ( sempre 250 ) nell’ultimo anno …ma per favore
l’unico a non aver tratto giovamenti da quella vittoria è cecchinato……ma ancora con sta storia!…cecchinato vale poco piu di un Giannessi o un gaio…con 6 mesi di gloria in tutta la carriera…..
Ciao Joh, scrivi da Torino?
Berrettini ha perso la finale essenzialmente per la più bassa percentuale di punti fatti con la seconda palla (39% a 58%). Tra l’altro ho calcolato che gli sarebbe convenuto tirare tutte prime palle. Ipotizzando che avesse messo dentro solo il 60% di secondi servizi (così come ha fatto con la prima palla), avrebbe fatto 4 punti in più (28 anziché 24), nonostante la marea di doppi falli (sarebbero stati 25 anziché 3). Ovviamente assumendo che, servendo tutte prime palle, avrebbe avuto il 76% di punti anche con il secondo servizio
@ Rob (#2875269)
Visti i commenti credo vada di Tavernello
Il merito dell’exploit di Berrettini ha un solo nome e cognome: MARCO CECCHINATO.
Senza quella semifinale di Parigi, a quest’ora Berrettini sarebbe ancora impelagato nei challanger insieme a Gaio, Marcora e Giannessi.
La vittoria di Cecchinato su Djokovic ha segnato la rinascita del movimento tennistico italiano.
Ma gli accordi ci sono perché il supporto c’è ed aiuta. Altrimenti farebbero diversamente.
Posso non conoscere tutti i dettagli, ma dire che il supporto non ci sia stato, mi pare contrario alla verità.
Come ho riconosciuto anche io il merito primo è del tecnico, ma la federazione non è estranea. E’ alle spalle ed in qualche modo supporta.
Poi le differenze di opinioni ci sono ed avolte servono per evolvere. Fra noi, come fra i tecnici…
Cordiale Gisva,
naturalmente sai cosa pensa Gipo di Rianna giusto ? e anche quali sono gli “accordi” per i quali alcune “consulenze” devono essere accettate..
Saprai perfettamente delle “incomprensioni” sulla guida tecnica di Lorenzo che erano all’ordine del giorno tra Gipo e la federazione..
Capisco che tu vedendo la TV ti possa essere fatto un idea ma fidati…quella è la Tv …
Saluti
@ Pier (#2875190)
Una bottiglia di Barbera?
@ Poldi (#2874996)
Relativamente ai 3 che citi, Matteo c’era e li aspettava. Loro sono tutti usciti prima. Ne vuoi fare una colpa a Matteo? Matteo ha fatto il suo dimostrando di essere un giocatore determinato e forte. Se gli altri non lo hanno dimostrato di certo è un loro limite.
No Poldi, non capisci mai un tubo, è incredibile.
Volandri sta provando a spiegare che nel 2019, quando arrivò alla semifinale degli UsOpen e poi ai Masters, lui si considerava bravo per esserci arrivato ma non ancora all’altezza degli altri.
Che in questi 2 anni e passa ha lavorato, sui colpi, sull’atteggiamento, sulla psicologia su tutto quanto ed è già da oltre un anno che Berrettini si sente arrivato al livello dei più forti. Per questa ragione ha potuto affrontare il suo ruolo da favorito per 10 giorni di fila senza alcun problema, poi ha potuto dominare la semifinale slam
ed infine andare addirittura in vantaggio di un set in
finale contro il dominatore dell’universo tennis. Tu invece all’inizio di questo torneo lo vedevi a malapena tra i primi 10 ed hai pronosticato la sua sconfitta almeno 5 volte tra il Queens e Wimbledon.
Insomma lui ti ha dimostrato che hai torto marcio (tu e l’altro fenomeno di Enzo) e tu gridi: “visto che avevo ragione!?”
Felice che Volandri è il nuovo capitano della Davis.
Uno che ne capisce non come il suo precedente un certo Barazzutti ora veramente superato in tutto.. nella comunicazione e nella tecnica
ma è vero sei scarso pure a padel? Così dicono i bene informati
beh oddio, Rianna lo segue da 3 anni come segue Musetti e non mi pare proprio un idiota…alla FIT invece rode, e manco lo nascondono, il non riuscire (e mai ci riusciranno credo) a mettere le mani su Sinner. Invece la Giorgi gestita da un team fit avrebbe avuto ben altri risultati che sotto il padre..ma ormai è andata.
Come se dovesse dimostrare qualcosa a te…
è un finalista slam ed è arrivato in finale da favorito per la qualità di gioco e la tenacia, tu invece?
@ enzolabarbera (#2874944)
E Fognini maleducato… E Berrettini non ha il rovescio… E Sinner senza fantasia… E Musetti incostante… Chissà che cosa ti soddisfa.
Davvero?
Hai mai visto Rianna(Federazione) all’angolo di Berrettini?
Così come ha sempre seguito Sonego un passo dietro Arbino.
La Federazione supporta i tecnici che seguono i giocatori, non cerca più di sostituirsi ai tecnici privati, come faceva in precedenza.
Il merito principale va ai singoli giocatori ed ai tecnici che li seguono, ma non si può dire che la Federazione sia assente.
@enzolabarbera e @poldi
ma che problemi avete?
@ Poldi (#2874996)
Sarà in piccola parte anche vero…ma non capisco tutto questo astio nei confronti del tennis italiano, che nonostante tutto ci sta regalando tante soddisfazioni! Forse dovresti provare a scrivere su livetennis.es (se esistesse). Magari lì puoi scatenarti incensando il tuo pupillo iberico invece che scrivere e denigrare gente su questo sito…
Volandri è sempre stato un vero appassionato e un bravo ragazzo che avrebbe fatto meglio a stare lontano dalla FIT (personalmente dubito che i rapporti dureranno molto tempo)
Capisco che gli ordini di scuderia sono di salire sul carro a prescindere ma se togliamo l’ultimissimo periodo la federazione è davvero estranea alla crescita di Berrettini
Il plauso va a Santopadre e al suo staff..punto
Saluti
Volandri ha detto che è contento come il giorno in cui ha battuto Federer?
Ah ah ah! 🙂
@ Poldi (#2874996)
e quindi?
Poldi, c’è un magnifico sito che ti consiglio: livefreccette.it
Aaaaaaaaaaaaaa! Allora avevo ragione che Matteo rispetto ai Tsitsi,Medvedev,Zverev,Nole e Rafa e’ sotto…sono curioso di vedere l’italiano vs 1 di questi dopo questa “incredibile” finale(in particolare vs i primi 3 da me scritti) e se riuscira’ a vincerci (non credo) avra’ fatto un passo in avanti
In effetti perché essere entusiasti dopo che per la prima volta un nostro giocatore ha vinto al Queen’s ed è arrivato in finale a Wimbledon?
Molto meglio deprimersi e tornare a quando si usciva tutti al primo turno e si gridava al miracolo per una semifinale in un AT250…
Probabilmente è semplicemente un troll.
Dev’essere brutto quando uno si fissa con la propria idea e non la modifica nemmeno a fronte di chiare evidenze
Vamossssss filooooooo
Da Londra a Roma sono circa 1800 chilometri. Quindi sì, viene da lontano.
Mamma mia quanto entusiasmo! enzo