Gianluigi Quinzi appende la racchetta al chiodo: “Entrare in campo era diventata una sofferenza”
Gianluigi Quinzi ha deciso ufficialmente di interrompere la propria carriera da tennista professionista: il venticinquenne marchigiano, capace di raggiungere la posizione n.142 del ranking ATP nell’aprile 2019 e conosciuto anche per aver vinto il torneo Juniores di Wimbledon nel 2013, ha comunicato la scelta nel corso di una recente intervista rilasciata a “La Nuova Sardegna“.
Fermo dal novembre 2020 (si ritirò al secondo turno del torneo ITF da $15.000 di Villena, Spagna, contro Carlos Lopez Montagud), in merito ad un suo possibile ritiro si era già espresso il maestro Giovanni Torresi nei mesi scorsi ma lo stesso Quinzi, assieme alla famiglia, smentì quelle dichiarazioni. “Entrare in campo era diventata una sofferenza, non c’erano più passione e divertimento. Quando mi sono reso conto che non sarei riuscito ad entrare in Top-100, ho detto a me stesso che avrei dovuto riflettere e capire cosa fare: avevo troppe aspettative, non riuscivo a gestire l’ansia, a resettare e ripartire con entusiasmo. Quando si perde dopo aver vinto tanto da giovane, è una tragedia: dopo 20 anni di sacrifici non ero più convinto dei miei obiettivi. Per mantenermi faccio l’allenatore“, ha commentato Quinzi, che in questo momento si trova in Sardegna per seguire l’Under 16 lombardo Federico Vita (classifica 2.5), con il quale ha cominciato a collaborare da oltre due mesi. Gianluigi, oltre ad iniziare il percorso da allenatore, in questi mesi sta anche frequentando il corso di laurea in Scienze Motorie con l’obiettivo di diventare un manager sportivo.
Nella sua carriera a livello professionistico ha vinto quattordici titoli in singolare, di cui due Challenger (nel 2018, a Francavilla e Mestre), e due in doppio (nel 2016, in Israele e Ungheria al fianco dell’austriaco Lucas Miedler). Quinzi, inoltre, ha vinto per tre volte contro tennisti classificati in Top-100 (nel 2016 superò Lacko e Bagnis in due appuntamenti Challenger, l’anno successivo eliminò Donskoy all’ATP 250 di Marrakech).
Per quanto concerne l’attività Under 18, vanta undici successi in singolare (oltre al già citato titolo a Wimbledon, si ricorda l’affermazione al Trofeo Bonfiglio nel 2012) e cinque in doppio, oltre al best ranking alla prima posizione mondiale.
TAG: Gianluigi Quinzi, Ritiro
Avevo letto tutti i primi 160 commenti e ci vuole molto tempo.
Sui FB di G.Q. molti commenti di sostegno al nostro diligente giocatore.
Qui una marea di critiche a destra e sinistra.
Si parla di gioco impostato da challenger, colpi non di livello, nessun miglioramento.
Tutti che seguivano Quinzi, tra l’altro, ovviamente, non credo che ad altri interessi scrivere troppo a riguardo.
Ecco, tutti esperti di Quinzi.
Nessuno che parli degli infortuni che hanno pesato molto su questa scelta, sul suo rendimento in campo, e sul ranking.
Nessuno che dica che non può tenere una carriera nei challenger, se sta fuori ogni anno mesi e mesi.
Nessuno che dica che essere nei 150, puntare ai 100, e poi essere scaraventato fuori dai 400 perchè non puoi giocare, non è semplice affatto. Ti può succedere un paio di volte, magari ad inizio carriera o a fine carriera, ma se arrivi a 25, oltretutto con quasi 2 stagioni all’aria per il Covid, e devi ripartire dalle quali dei challenger o dalle wild card, ad un certo punto ti rendi conto che non ne vale più la pena.
Ma avete mai provato a giocare almeno a tennis, qualche torneo o no ?
Io sono sempre stato N.C. quando trovavo un rendimento decente e miglioramenti … dolore al braccio, alla schiena, in un torneo facevo due partite, poi alla terza male al braccio, ok, perdevo contro le teste di serie che andavano almeno in semifinale, ma avrei faticato a giocare pure con chi vincevo al primo turno facile.
Ed ogni volta che facevo progressi, dovevo fermarmi tre settimane a far riposare i tendini ed i nervi del braccio destro, poi ovvimante ci si è aggiunta pure la spalla e da li non ho più giocato tornei.
No, questo solo per farvi capire.
Non credo abbiate mai giocato a tennis, nemmeno a livello locale nei tornei, con frequenza.
Io giocavo ai tempi 7 partite alla settimana. Una al giorno. Erano troppe. Ma giuste per tenere alto il livello. Troppe per non avere dolori.
A Lugano Renzo Furlan mi disse che c’era una mancanza di muscolatura sotto la spalla, per quello che mi faceva male il braccio.
Ecco, pure Furlan, Caratti, Camporese, Gaudenzi … quando raggiunsero il loro miglior rendimento in carriera, si sono dovuti fermare per guai fisici vari. Furlan alla mano, Caratti prese un virus in estremo oriente che lo ha messo k.o. facendogli perdere terreno nel ranking, Camporese l’epicondilite, e nonostante questa ha vinto a Milano, Gaudenzi la schiena.
E io cosa c’entro ?
E’ stato al massimo 146 , sempre 200 e oltre… ha vinto una (una) partita ATP in 8 anni, non ha mai passato le qualifiche, dove si e ‘ sempre schiantato, spessissimo perso nelle qualifiche Challenger… NIENTE il nulla… senza tennis… parole di top 50… siete fuori di testa
L’arroganza e la supponenza che ha portato Avanti per anni, oggi portano i loro frutti e riscuotono un fallimento più che meritato. VIVA L’UMILTÀ
Livetennis perderà un buon 30 x cento di utenti con questo ritiro. E le conseguenze si vedranno nei prossimi mesi con capovolgimenti a livello Federale.
Volandri disse solo al suo allenatore di insegnare al “ragazzino” di come ci si deve comportare
@ GIALAPPA SBANDY REMIX (#2859782)
Lungi da me contraddire Wilander che parla di sè stesso ma raggiunse il top della carriera passando da regolarista ad attaccante ma non solo da fondo. Sul servizio oltre all’altissima percentuale di prime (92% contro Leconte al Rolando) non poteva fare ma lavorò da matti sul back di rovescio e sul gioco di volo grazie al doppio col compagno Nystrom. Il suo gioco non poteva contrastare quello di Lendl perché Ivan lo migliorava anch’egli ma aveva bisogno eccome di aggiungere qualcosa e lo fece.
@ Arhuss (#2859754)
Si conosco ambedue e se ho risposto ad un post ironico scambiandolo per serio faccio volentieri un passo indietro ma i fatti stanno così!
@ Carmine (#2859726)
Come si dice dalle mie parti: quella volta gliela ha tirata. Mi pare fosse al Challenger di San Marino, comunque sia è pur anche vero che quinzi aveva atteggiamenti da super star ed era circondato da persone che consideravano gli altri delle nullità.
Gli infortuni hanno avuto sicuramente un peso, ma io penso che di più abbia pesato la consapevolezza di non poter diventare un top-10 (o ancora meglio).
Nessuno, credo, nega che il tennis per stare (comodamente) nei 100 ce l’avesse, ma non era quello il suo obiettivo (ricordate la frasetta un po’ maligna di Volandri?).
Né tennistico, né economico.
Una carriera diciamo da top-50 (tra il 40 br e il 60, per capirci, perché poi se no lo spiritoso non manca mai) non gli avrebbe consentito di sentirsi affermato nella vita; e neppure guadagni tali da vivere alla grande. Probabilmente ha già l’alternativa (se non per sentirsi completamente affermato, perlomeno per vivere più che bene).
Non credo facesse per lui una carriera (dignitosissima, per carità, per molti altri) da top-50, sempre con la valigia in mano e l’hotel a tempo, a sudare su campi (spesso) assolati assieme a gente affamata di emergere e con motivazioni a mille.
molti credo che perculassero solamente tutti quelli che erano sicuri che sarebbe diventato un campione, solo in base alla vittoria di Wimbledon junior
Ma come si fa a paragonare Sinner a Quinzi…?! Roba da matti!!
Per chi masticasse di tennis era prevedibile la sua parabola!
La verità é che avete incensato per anni un ragazzo il cui talento non é mai sbocciato..
Molti dovrebbero fare un grande mea culpa e scusarsi pure col ragazzo, al quale avete addossato pesi psicologico non indifferenti, che lui nn ha saputo e nn sa gestire.
Onore a chi lascia la sua passione per fare altro, sempre!
Ma resta il fatto che ci avete propinato per anni un qualcosa in questo ragazzo che vedavate solo voi
No ! un totale nulla di fatto (entrato una volta in un tabellone ATP in otto anni con una sola partita vinta in otto anni, avversario fuori dai 100…) e’ di gran lunga il peggio mai visto…
8 anni in giro a vuoto, senza risultati, senza tennis, sempre perso di brutto nelle qualifiche, come NESSUNO MAI, ma soprattutto un mare….da delirio collettivo ….
Un peccato
Non deve essere facile gestire la mancanza del salto definitivo in fondo era arrivato a ridosso dei top 100
In più trovare le risorse per mantenersi e probabilmente non gravare sulla famiglia
In ogni caso grazie hai riportato il tennis italiano a grandi livelli seppur a livello giovanile ed è tutto merito tuo
Se si guardano i due vincitori di Wimbledon Junior prima e dopo Quinzi, si può notare che entrambi hanno avuto carriere simili al nostro.
@ GIALAPPA SBANDY REMIX (#2859797)
Sei proprio un soggetto interessante. Vorrei dire che condivido la tua analisi ma non si può fare. Non è una analisi, è esperienza diretta. Buon lavoro
@ GIALAPPA SBANDY REMIX (#2859785)
Borg non mi risulta che si sia ritirato per infortuni… era scarico psicologicamente
Sono combattuto tra quello di Toro Seduto e quello del generale Custer.
Il problema è il buio di giorno ! 😛
Come le tue, no ?
Fino a 16 anni batteva quelli che avevano 2 anni più di lui. E questo l’ha portato alla ribalta già da quando aveva 11 anni. Le prime notizie di Quinzi le leggevo ai tempi di mymag sul forum di Rino Tommasi. Non eisteva ancora nemmeno livetennis.
Uno aveva risposto ironicamente ” si, nel mio condominio è nato ieri un bambino ed oggi dicono che è il più forte tennista che ha 1 giorno d’età “.
Il significato di quel commento è evidente.
Tu sbagli gli argomenti per portare avanti questo concetto.
Quando Quinzi a 15 anni batteva tutti i 17enni al mondo, non c’era nessun maggiorenne nei primi 100, il più giovane aveva 21 anni addirittura in una settimana del ranking ATP Entry System. Chi giocava da 17enne era con Wild Card e veniva regolarmente mazzolato.
Evidentemente non sai nemmeno di cosa stai parlando e ti reputi pure un esperto del settore.
Senti chi parla … ci spieghi magari come si imposta un tennista per il livello juniores, ed uno per il livello pro, per caso ? Se lo accenni, dovresti saperlo, no ?
O parli come al solito a ” sensazioni ” ? Direi proprio di si.
” basti vedere Berrettini ” Che poi è tutto il contrario di Sinner e Musetti, come ” process di maturazione in tempi più lunghi “.
Questo concetto è proprio quello che ha portato decenni di vuoto in Italia ai vertici del tennis mondiale.
Un top 10, brucia le tappe, poco da fare.
Se vuoi la crescita lenta, è perchè vuoi che il tuo giocatore entri a malapena nei top 50, perchè quando è al top quella è la sua posizione massima, poi torna indietro.
Oppure questo è un discorso che va bene quando porta i giocatori a fare best ranking dopo i 30.
Il tennis è uno sport che va veloce, non aspetta.
Questo regolarmente, poi ci sono le eccezioni.
Victor Estrella è uno di quelle eccezioni.
Si, ma prima della testa viene il fisico. Tu puoi avere la testa di Wilander, ma se sei sempre a casa a curarti gli infortuni, mi dici come fa la testa a fare la differenza … fuori dal campo ?
I folli sono quelli che credono di sapere, ma non sanno niente.
Tipo chi pensa che non abbia mai battuto un top 100, quando invece è successo per ben tre volte.
Oltre a non sapere che vanta 2 successi challenger, e valli a vincere tu i challenger.
Adelchi Virgili, 2.8 a 13 anni, era considerato il più forte al mondo della sua età. molto prima rispetto a Quinzi.
Eppure anche lui, non è esploso, o almeno è scoppiato.
Problemi ? Anche nel suo caso sempre gli stessi : gli infortuni.
Non è che quando avevano 13 anni erano dei fenomeni, poi si sono dimenticati di come si giochi il servizio ed il rovescio.
Un mio amico, Anacleto Mapelli, da B3 dava un 6-1 lasciando pochi punti nelle quali di Gardone Val Trompia ad un certo Alessandro Da Col. Primo gioco del secondo set, infortunio alla schiena.
Ha ottenuto un solo punto ATP … battendo un giovanissimo Youzhny in un circuito satellite.
Per renderci conto, Paolo Canè a Valmadrera, torneo nazionale di Cat. A, lasciava solo 3 giochi agli avversari a match. Incontra il Cleto, e Paolo sclera, quasi finisce al terzo set, vincendo in due set lottati.
In Svizzera ? Il Cleto nella Serie B svizzera ha battuto un certo Pippo Rosset.
Ma … il livello era senza dubbio da challenger, anche primi 200 al mondo, ma infortuni vari lo hanno tenuto lontano dai livelli pro. A 18 anni, in zona, vinceva da N.C. e poi pure tutti i tornei di categoria C … da N.C. Due anni dopo era B3. Non vi dico, le ragazze più forti d’Italia in allenamento facevano pochissimi giochi con lui.
Tornando ad Adelchi Virgili, Quinzi a confronto ha deluso molto meno. Ma per via degli infortuni, non certo per colpe sue.
Sciortino, Cinà, Ansaldi, Accardo, Figliomeni, Matteo Trevisan, Galimberti, Variale, De Vecchis … ce ne sono stati tanti di talenti italiani da giovani, mai entrati nei primi 100, certi addirittura mai nei 300. Ci ho messo anche il Buon Giorgio Galimberti, perchè si è fermato al n.104. Ma stiamo già parlando di livello da Coppa Davis, nel suo caso.
Eh, bèh, cavoli … a Wimbledon Juniores Diego ha fatto seguire il n.67 al mondo a soli 17 anni, ai tempi solo Agassi e tennisti baby prodigio vari erano messi meglio di lui alla sua età.
Purtroppo, lui stesso l’ha ammesso, ha fatto scelte sbagliate, come andare da Pato Alvarez, che è un coach da terra battuta, non per il suo tipo di tennis, infatti, andando a giocare sulla terra rossa, ha buttato in aria tutto quello costruito fino a li.
Con tutto il rispetto, a Cordenons, dopo Wimbledon, era proprio passato al team argentino di Edoardo Medica.
Ho pensato ” speriamo bene ” … da li si è interrotta la crescita che fino a li era in linea con la progressione in base all’età.
Poi ( cioè : ma ) abbiamo avuto dei grandissimi coach argentini, come Infantino che con Camporese ha ottenuto dei grandissimi risultati.
Ma recentemente, ritengo che se uno debba andare all’estero, le strade giuste siano in Francia, Spagna, USA.
O qualche team da altre parti, dove oltre a puntare sulla parte fisica e strategica, si punti anche sulle abilità tecniche, cosa che si è lasciata un po’ da parte ultimamente.
Se vai in Argentina, al limite puoi fare bene a Roma, o al Roland Garros, difficile su altre superfici. Anche se poi abbiamo avuto argentini come Nalbandian che rendevano anche su erba o cemento, o Del Potro. Ma sono due casi isolati nel contesto della concezione del tennis in Argentina.
a) Vivacchiare nei top 150 ? E come cavolo fa, se ogni volta si ferma per infortunio, e viene scaraventato fuori dai top 300, fino oltre la 400ma posizione.
E non è un caso che vedendosi fuori pure dalle quali di Wimbledon, per via dell’infortunio ( forse non aveva nemmeno il ranking protetto ) ad un certo punto dica … basta stop.
b) Secondo te, come ci si deve comportare dopo una vittoria … oltretutto a Wimbledon ?
” ok, abbiamo vinto … che bello ” … e tutti a casa ? Dai.
Appunto.
E infatti subito dopo il tuo commento c’è quello di uno molto intelligentO. Ma se vai in campo partendo sempre 300 posizioni indietro, dai future, e poi ti devi fermare per gli INFORTUNI, quindi niente entrate, come cavolo fai a gestire la tua carriera ? Regali fiorellini a tutti quanti ?
Il mental coach … lo portiamo in giro in vacanza tutto l’anno con noi ( non tutto l’anno perchè purtroppo molti mesi sei a casa fermo per infortunio, ma il mental coach ha fame anche quando sei a casa senza giocare … ).
Io sono molto scarso di rovescio.
Sai quale colpo imparavano prima i miei allievi e pure delle signore mie allievi ( ho anche insegnato tennis, pensa ).
Il rovescio ! Prova a cercare di indovinare il perchè …
Anche nel tennis, psicologicamente ( ma anche tenuta atletica zero, non avevo la minima cognizione di come ci si prepara per una partita in un torneo ), ero un disastro.
Solo follia, potevo fare un rimontone, come perdere una partita già vinta, perchè in mente mi si creava la convinzione che fosse impossibile fare un quindici.
Indovina ? Fuori dal campo sono un motivatore d’acciaio.
Ma si va da livelli bassi, a livelli pro.
Proprio per quello mi è sempre piaciuto fare il tifoso tennistico. A volte sei sulle tribune a fare casino, a volte sei vicino al campo a motivare il giocatore.
Tanto per fare due esempi : Seppi e Bolelli, con me a bordo campo, erano senza Max Sartori ad Oberstaufen, e Claudio Pistolesi a Torino, sarà, ma vinsero facile due set a zero. Bolelli veniva pure da un periodo di crisi di risultati, Seppi era in semifinale !
Certo, con uno come me a bordo campo a sostenerti, ok, uno, due tornei … al terzo mi tiri una racchettata sulla bocca per farmi stare zitto ! 🙂 Anche se vinci tutte le partite ! 🙂
Mi sanguinano gli occhi!
Se hai paura del fuoco, te ne tieni lontano, se non hai paura del fuoco, puoi finirci dentro.
Può essere. Avendo una sicurezza oltre al tennis, non doveva rischiare il tutto per tutto con la massima decisione, non aveva pressioni, ma nemmeno la massima tenacia, sotto l’aspetto motivazioni.
Se aveva solo il tennis per diventare ricco, probabilmente era in campo ancora adesso.
Ma è teoria. La realtà è che con gli infortuni che ha avuto, tutto quello che vogliamo, ma è come cercare di girare per il mare remando, con un buco nella barca. Alla fine, se vuoi arrivare a riva, molli i remi e la barca e ci arrivi a nuoto. Potevi avere tutta la voglia di remare che voi, ma se stavi li a remare, andavi giù anche tu.
No, se quello fosse stato il motivo, si sarebbe già ritirato anche prima del coronavirus.
Sono gli infortuni che gli hanno dato il ko, non puoi giocare nei challenger subendo infortuni, tornando indietro di 300 posizioni ogni volta. Ma anche semplicemente per motivi economici.
State parlando di provarci, di prendere i coach, preparatori, mental trainer etc. etc.
E con cosa li paghi se non giochi perchè sei infortunato ? Coi fiorelini ?
Ma lascia perdere, sono due situazioni completamente diverse.
Anche se oggi Sinner dovesse dire ” Ah, che palle questo tennis. Sono sempre gialle e pelose. Sempre. Cambio sport. Torno a sciare. “.
Ha già guadagnato con il tennis per le sue future generazioni.
Stai parlando di uno che è già entrato nei top 20, non di uno che è il n.179 e fatica a vincere nei challenger …
Guarda, gli infortuni hanno fermato Borg, a 27 anni, avendo vinto ” solo ” 11 tornei del Grande Slam.
Figuriamoci se non possano fermare un giocatore che deve sopravvivere a livello challenger … per un po’ di tempo speri che gli infortuni siano sempre meno frequenti, ma quando ti trovi di fronte ad una situazione contraria alle tue speranza, molli l’osso.
Non dico che sarebbe arrivato nei top 10, ma senza infortuni, avrebbe giocato ritagliandosi una carriera attorno alla 50ma posizione del ranking mondiale. Ma senza infortuni, però.
@ arrivodopo (#2859650)
Se si presenta come allenatore come ex vincitore di Wimbledon jr parte malissimo
@ arrivodopo (#2859650)
Se si presenta come allenatore come ex allenatore di Wimbledon jr parte malissimo