Coppa Davis, sul tavolo alcune modifiche: finali su 11 giorni, con 16 squadre e tre paesi coinvolti
Mentre il mondo della racchetta sta vivendo con un po’ apprensione – e non senza polemiche – l’inizio della quarantena obbligatoria “down under”, necessaria a prendere parte ai tornei dell’estate australiana, arriva una notizia interessante riguardo la Coppa Davis.
Il più antico campionato sportivo a squadre nazionali al mondo (1900), dopo la rivoluzione del 2019 targata Kosmos, non si è svolta nel 2020 per colpa della pandemia e (soprattutto) problemi economici ed organizzativi. Inutile girarci intorno: il nuovo formato delle finali è stato interessante, ha prodotto alcuni buoni risultati ma ha avuto molti problemi, sia sul lato meramente organizzativo che tecnico. Per questo l’anno “sabbatico” via-Covid è servito a riflettere e porre le basi per alcune novità. Ne fornisce conferma proprio il sito ufficiale della manifestazione, che oggi esce con una notizia interessante. L’ITF sta vagliando alcune novità proposte da Kosmos (società tra cui figura il campione del Barcellona calcio Piqué). I maggiori cambiamenti proposti stanno in tre punti:
- le fasi finali avranno uno schedule giornaliero diverso e si completeranno su 11 giorni
- le fasi finali si svolgerebbero non più in sede unica ma in tre diversi paesi
- dal 2022 le squadre ammesse alle finali sarebbero 16 e non 18
Una di queste modifiche sarà già operativa nel 2021: l’ITF ha deliberato che le finali di quest’edizione si svolgeranno dal 25 novembre al 5 dicembre, quindi già su 11 giorni.
L’idea di base alle proposte di modifica è quella di ampliare l’interesse per la competizione, affiancando a Madrid altre due capitali europee nell’organizzare alcune sfide (due raggruppamenti e due quarti di finale), sino alle semifinali e finale, che andranno in scena a Madrid. Questa proposta appare sensata: nella sola sede di Madrid, per quanto funzionale, lo schedule giornaliero era talmente intasato da costringere i giocatori ad orari assai prolungati, eccessivi. Inoltre riportare la fase finale su più paesi potrebbe certamente ampliare l’accesso del pubblico e rendere lo spettacolo appetibile ad una più vasta platea. Resta comunque la novità della sede unica: quindi niente ritorno alle affascinanti sfida casa-trasferta, che erano uno dei motori dell’interesse di una competizione nazionale (e che rendeva molte sfide Davis terribilmente affascinanti).
Albert Costa, direttore delle fasi finali della “nuova” Davis, ha affermato: “I più importanti tornei internazionali si adattano e si evolvono nel tempo. La novità della Davis 2019 ha portato un tennis fantastico ma ci ha anche insegnato molte lezioni. Siamo impegnati a vedere la competizione con una prospettiva di lungo termine e siamo fiduciosi che con alcuni aggiustamenti l’esperienza per giocatori e fans sarà ancora migliore. Il poter diluire le sfide su più sedi può evitare che i match si concludano molto tardi e consentire così ai giocatori un riposo adeguato”.
Ogni decisione in merito alle novità verrà presa entro il prossimo marzo, il tutto valutando anche l’impatto della pandemia in corso. Pare che Kosmos abbia già stilato una piccola lista di città condidate ad affiancare Madrid nell’ospitare le fasi finali del torneo, ma non sono trapelate indiscrezioni. Seguiremo le novità in merito.
La Coppa Davis è un monumento del tennis, una competizione decisiva nel secolo scorso per seminare la passione dello sport della racchetta in molti paesi. Con buona pace dei nostalgici, il vecchio formato aveva bisogno di un rinnovamento, soprattutto per far tornare la maggior parte dei big in campo; l’operazione è riuscita solo in parte. C’era bisogno di una svolta, ma si è svoltato fin troppo, snaturando alcuni elementi cardini del torneo, che ormai si stenta a definire “Davis”. Di sicuro una nuova formula ha bisogno di essere testata più volte per stabilirne la bontà. L’esordio nel 2019 è stato assai discusso, luci e ombre, polemiche ma anche molte belle partite. Pur essendo uno sport prettamente individuale, il tennis riesce ad appassionare la passione sportiva di un paese come pochi altri, per questo dispiace la perdita delle semifinali e finale “in casa” o “trasferta”, perché si veniva a creare un ambiente diverso da quel che si assiste in un classico torneo. Veniva a crearsi un’atmosfera calda, per match spesso epici. Non sarà per niente facile ritrovare questa dimensione in sfide su campo neutro, la sede unica stabilità dall’organizzazione. Dall’altro lato, la sede unica ha il pregio di concentrare il meglio dello sport – quando ci sono i migliori – in un’unica location, diventando così un polo di altissimo profilo, grande conclusione di una lunga stagione tennistica.
Tra pro e contro, alla fine la cara vecchia insalatiera fa sempre parlare di sè, nel bene o nel male.
Marco Mazzoni
TAG: cambiamenti formato Davis, Campioni ITF, Coppa Davis, Coppa Davis 2021, Kosmos, Marco Mazzoni, Novità Davis, nuova formula
Auguro con tutto il cuore il peggior fallimento possibile.
.
Accanirsi sul cadavere della Davis è proprio degli sciacalli. Lasciatela in pace e lasciateci guardare le vecchie partite in cui il pubblico dismetteva la “fede” per il federer o il djokovic o il nadal di turno e tifava per la propria squadra, quella nazionale.
Grazie
Prosegue l’accanimento terapeutico sulla povera Davis…
Abolite sta cosa e dopo il master stagione finita.il vero campionato a squadre diventa atp cup che almeno serve come allenamento per australian open
Ma Pique’ ha comprato i diritti a tempo indeterminato..probabilmente non si tornerà più alla vera Davis ma aggiustare l’ insulsa formula 2019 si può fare.
Final 4, cambio di sede e superficie ogni anno e ripristino dei match al meglio dei 5 set.
Leggendo questo articolo e quelli precedenti al fattaccio, si stenta a credere che siano stati scritti dallo stesso autore 😉 per la serie, il tempo rimargina tutte le ferite…
Mi sa che io ho problemi di rimarginazione!
Una bella e grande SCHIFEZZA !
Non disprezzerò mai abbastanza Piqué per aver rovinato la coppa Davis
Meccanismo “casa-trasferta” e partite al meglio dei 5 set, Questo era il succo della Coppa Davis. Se togli uno dei due ingredienti ti ritrovi un succedaneo, che continuare a chiamare “Davis Cup” appare del tutto pretestuoso.
Capisco le esigenze d programmazione però mi sembra che così siano avvantaggiate le squadre che giocando a Madrid perché arriveranno alle fasi finali ben rodati sulla superficie che non sarà mai identica in altre sedi (e non so se indoor la leggera altitudine abbia rilevanza).
Eventualmente potrebbero giocare su due sedi i gironi e fare le fasi ad eliminazione diretta a Madrid
C’è poco da fare…senza più fattore campo e sfide 3 su 5 non andrete mai da nessuna parte.
Piccola considerazione sconclusionata paradossalmente magari senza accorgersene si va alla ricerca di un’omologazione nelle cose nel tennis andiamo a trovare stili di gioco sempre più monotematici e privi di originalità così come non si riesce a capire l’originalità della coppa davis che era il pubblico
3 Paesi coinvolti e noi tutti ancora sconvolti…
Tornate indietro finché siete in tempo!