Medvedev: “Lasciare Mosca è stata una necessità”
La “nouvelle vague” del tennis russo passa da Mosca. La capitale del paese infatti può vantare ben tre top20: Daniil Medvedev, Andrey Rublev e Karen Khachanov. In tutta la Russia il tennis è da tempo uno degli sport più amati e seguiti. Importantissimo fu l’intervento dell’ex premier Boris Yeltsin che, da grandissimo appassionato, investì molti rubli in strutture e tecnici per lo sviluppo della disciplina nel paese. Si veniva dal crollo dell’epoca sovietica, con il tennis relegato a disciplina tanto affascinante quanto “ostile” perché troppo occidentale, troppo internazionale, troppo capitolista ed individuale per una società chiusa ed anchilosata sui dogmi del comunismo e proletariato. Lo sgretolamento dell’impero URSS fu il “bomba libera tutti” che portò in pochi anni alla prima ondata di tenniste russe. Un’ondata travolgente per quantità e successi, ma anche tra gli uomini negli ultimi 25 anni sono arrivati campioni come Safin, Davydenko, Kafelnikov, Youzhny e tanti altri buoni giocatori. In fin dei conti, gli uomini sono stati di meno, ma complessivamente più forti.
Dopo qualche anno di ricambio generazionale nel maschile, ecco il nuovo tris d’assi russo, con Medvedev già tra i primi inseguitori di Rafa e Novak, Rublev in grandissima ascesa (5 tornei vinti nel 2020) e Khachanov un po’ più “fermo” ma vincitore di un Masters 1000 e solido top20. I tre talenti moscoviti hanno caratteristiche tecniche e fisiche molto diverse tra loro, ma sono accomunati dallo stesso destino: hanno lasciato Mosca da giovani per crescere e sbarcare nel grande tennis professionistico. Quindi in Russia, nonostante gli investimenti, non ci sono tecnici e strutture adeguate? La risposta l’ha data Daniil Medvedev in una recente intervista concessa in patria.
“A causa del freddo e della pioggia, crescere a Mosca è complicatissimo, alla fine sei costretto a scegliere di lasciare il paese per allenarti“, ha dichiarato Medvedev. “A Mosca ci sono posti e persone con cui puoi allenarti, ma se c’è un centro specifico dove vuoi andare, beh, potresti dover viaggiare per un’ora sulla strada a causa del traffico. E non basta quello: il peggio è che non sai mai se impiegherai 30 minuti o un’ora e mezza. In una brutta giornata potrebbero volerci anche due ore. Non è possibile sprecare tutto questo tempo per strada, senza nemmeno aver la possibilità di scegliere il meglio”.
“Ci sono molte semplici ragioni per cui vai all’estero per allenarti, per diventare un giocatore migliore. Quando sei giovane e vai in un altro paese non è mai facile, ma penso che fare questo poasso ci abbia resi tutti e tre più forti, questo è certo”, riferendosi anche ai concittadini Rublev e Khachanov. Infatti Daniil si è trasferito nel sud della Francia cinque anni fa per allenarsi con Gilles Cervara, che aveva fondato un centro tennistico a Cannes con Jean-Rene Lisnard. Il loro incontro avvenne in un torneo junior sempre in Costa Azzurra. I due si conobbero, scattò subito la voglia di provare a lavorare insieme, tanto che nel giro di qualche mese Daniil si trasferì in Francia. “Cambiare paese così da giovane non è facile. Devi imparare la lingua, ritmi di vita diversi, manca la famiglia e gli amici, ma dall’altro lato già ti abitui a quello che sarà il tuo futuro: viaggi continui, lontananza da casa, la testa focalizzata nella carriera”.
Il punto di svolta nella carriera di Rublev (grande amico di Daniil e compagno in molti eventi junior fin dai primi circuiti nazionali) arrivò nel 2016 quando si è trasferì a Barcellona per allenarsi con Fernando Vicente. Dopo un inizio più stentato con qualche bella partita e tante sconfitte, la crescita nel 2019 fino alla consacrazione nel 2020, che l’ha portato all’attuale numero 8 nel ranking con la qualificazione per le Nitto ATP Finals.
Karen Khachanov (vincitore di quattro titoli ATP) fu il più giovane a lasciare Mosca. Già a soli 15 anni si era spostato in Croazia per seguire il suo primo coach Vedran Martic, quindi passando tre anni dopo a Barcellona, dove ha lavorato con Galo Blanco. Attualmente vive a Dubai ed è allenato da Fredrick Rosengren. “Il tennista alla fine diventa un cittadino del mondo” dichiara Khachanov, “anche se Mosca resterà sempre casa mia”.
“A Mosca c’è un ottimo insegnamento di base” continua Medvedev. “Nel paese c’è da sempre una grande cultura sportiva, che viene dall’eredità sovietica con l’importanza data allo sport per le vittorie olimpiche e nazionali. Anche a scuola si praticano diversi sport. Il tennis è uno sport più giovane, ma c’è grande fermento e passione. Purtroppo per sviluppare tutte le abilità necessarie ad imporsi nel professionismo, spostarsi all’estero resta più comodo, sia per il clima che per il vantaggio di potersi confrontare con allenatori e metodi internazionali. Non è facile che qualche allenatore o ex giocatore di altri paesi scelga di far base a Mosca, è una bellissima città ma molto complicata per vivere, muoversi, ecc” chiude Medvedev.
Marco Mazzoni
TAG: Andrey Rublev, Daniil Medvedev, Karen Khachanov, Marco Mazzoni, Mosca, Russia, tennisti russi
Credo, Marco, che convenga tu scriva di tennis evitando divagazioni di stampo politico. Uno stile maggiormente sobrio potrebbe essere più opportuno, specialmente in un contesto come quello di LiveTennis
Qualche appunto sparso
1\ In un paese con un sistema (più o meno realmente) socialista viene da sè che la pratica di una disciplina individuale come il tennis non venga incentivata, ribadisco incentivata e non proibita. Il tennis, concettualmente, viene (sarebbe assurdo il contrario) in secondo piano nel momento in cui lo Stato decide che siano altri gli sport più adatti alla diffusione capillare (ribadiamolo, GRATUITA) della pratica sportiva per tutta la popolazione.
2\ L’Impero Urss, piano con le parole :D. L’URSS era una federazione di 15 Repubbliche Socialiste, forse ti stai confondendo con l’Impero degli Zar o con l’attuale Impero Nord Americano 😉
con immutata stima
Grande Daniil.. In mezzo a propki moscoviti non è facile
Anche Rafa ha fatto il trapianto… Era rimasto con un’ascella in testa!!
Senti queste parole, poi le confronti con quelle di Zeppieri che dice va che gli pesa allontanarsi da casa e capisci che questo sport non fa sconti. Se vuoi diventare professionista devi buttare anima e corpo e rinunciare a famiglia, amici, abitudini ed adeguare tutto in base alla carriera. Quinzi lo ha fatto da giovane in sudamerica ma poi non ha retto. Sono tante le difficoltà da superare per fare quella vita, e molte non sono legate al mero allenamento.
Un orso fuori Mosca
W il popolo Russo !
Rafa non mi sembra ‘trapiantato’….piuttosto chiederei ad un calciatore da UK, Rooney, bel lavoro….di certo non chiederei al coach dell’Inter ( Cesare Ragazzi….).
E vedo all’orizzonte un Karatsev che non mi dispiace affatto..quanto al Medvedev si è profuso in parole per giustificare la sua fuoruscita dalla patria Russia, ma poteva risparmiarsi, ormai appena le disponibilità economiche lo consentono i tennisti scelgono i posti più “confortevoli”, da molti punti di vista; per noi che seguiamo questo sport ormai è la normalità, se non si offendono i compatrioti moscoviti..
Al suo posto inizierei a chiedere informazioni a rafa per un trapiantino…
Bell’articolo!
Medveded deve essere uno stakanovista: appena alzato, prende in mano la racchetta e si allena, senza neppure levarsi il pigiama…