Pospisil: “ATP e PTPA possono coesistere”
Alcuni giorni fa Vasek Pospisil ha rilasciato al collega britannico Simon Cambers una lunga ed interessante intervista (pubblicata su Tennis Majors), in cui il canadese parla diffusamente della tanta discussa Professional Tennis Players Association, lanciata a New York appena prima dell’ultimo US Open. Pospisil, diventato braccio destro di Djokovic nel difendere “gli interessi dei giocatori” crede che il vero problema che ha portato alla nascita della PTPA sia la scarsa protezione per la categoria e che la nuova associazione possa coesistere con l’ATP (mentre Gaudenzi ha affermato l’esatto contrario). Ecco alcuni passaggi del pensiero di Vasek.
“La ragione principale che ha portato alla nascita della PTPA è una lotta, che dura da 30 anni, dei giocatori per la mancanza di rappresentanza. Non siamo una voce unificata, non possiamo influire sulle decisioni che influiscono sui nostri mezzi di sussistenza e sulla nostra vita. Il problema è la struttura dell’ATP. È solo qualcosa che i giocatori volevano e di cui avevano bisogno da oltre 30 anni. Altri sport hanno questa struttura, il tennis no. Ovviamente l’anno scorso, quando ho iniziato questo movimento con Norton Rose, poi Novak e le donne, avevamo più di 70 delle prime 100 donne e quasi 80 dei migliori uomini favorevoli al processo; quello era un approccio un po’ diverso, volevamo negoziare premi in denaro, condivisione delle entrate e incanalare qualsiasi successo avessimo verso il Challenger Tour. La fase due avrebbe cercato di creare un’associazione di giocatori, quello era sempre il piano, avremmo cercato di organizzare i giocatori dall’interno. Questa volta siamo andati direttamente a cercare di organizzare i giocatori. Il nostro non è un movimento di conflitto”.
Pospisil punta il dito contro la struttura dell’ATP, come è fondata e funziona la rappresentanza (membri dei tornei e dei giocatori): “Il più grande malinteso che viene lanciato in questo momento è far credere che PTPA possa essere dannosa per lo sport e per la visione che ha l’ATP per la gestione e suoi progetti da realizzare, questo non potrebbe essere più lontano dalla verità. Personalmente mi piacciono molto Massimo (Calvelli, l’amministratore delegato dell’ATP) e Andrea (Gaudenzi, il presidente), penso che siano davvero bravi ragazzi, uomini di principio, competenti, intelligenti. Di sicuro, alcune cose avrebbero potuto essere gestite in modo diverso, ma questa è una pandemia, non li ho mai davvero incolpati per qualcosa che è successo negli ultimi cinque mesi, ad essere onesti. Non ha niente a che fare con la gestione in questo momento. Stiamo solo cercando di organizzarci, tra i giocatori, il che è sempre necessario in qualsiasi momento. Anche se avessero realizzato la loro visione, i giocatori avrebbero comunque bisogno di un qualche tipo di rappresentanza e soprattutto essere ascoltati un po ‘di più. Ma in questo momento, ci stiamo organizzando dall’interno e daremo loro tutto il tempo del mondo per attuare la loro visione. Quindi questo argomento è completamente irrilevante e non fattuale, non dovrebbe essere usato per contrastare le ragioni per cui abbiamo fatto l’associazione. Noi daremo loro tutto il tempo per realizzare i loro progetti, perché ci piace la loro visione”.
Alla fine il nocciolo della questione è fondamentalmente economico: una diversa ripartizione dei guadagni, con una fetta assai più ampia “della torta” a favore dei giocatori. Continua Pospisil: “La questione è di essere trattati come partner commerciali. In questo momento, non è così. Dovremmo essere in grado di venire al tavolo delle trattative, giocatori e tornei, e lasciare quella discussione con entrambe le parti che si alzano avendo preso degli impegni, e tutti sono felici. È così che dovrebbe essere fatto, perché ovviamente portiamo un enorme valore ai tornei… Loro gestiscono lo spettacolo e noi siamo lo spettacolo. Non è un sindacato, ma essere uniti è ciò che alla fine dà quella leva grazie a cui possiamo affrontare queste discussioni di lavoro come partner e non solo come quelli che sono lì seduti e si sentono dire …OK, ecco qua ragazzi, prendete semplicemente quello che facciamo, queste sono le nostre decisioni, che vi piacciano o no. Questa è la cosa principale. Quello che vogliamo è costruire un vero team professionale di imprenditori, così da poter avere accesso ai numeri, ai dati finanziari di questi eventi, che non abbiamo. In questo momento siamo assai all’oscuro in termini di finanze. E ci sono altre problematiche: calendario, pensione, assicurazione, queste sono tutte cose in cui il tennis è inferiore ad altri sport. Ci sono un sacco di cose che devono essere riviste e discusse. Ecco perché siamo dove siamo oggi e perché è nato il PTPA “.
Su quanti siano in totale i giocatori che hanno firmato la propria adesione alla PTPA Pospisil resta vago… “Novak ha detto siamo in 150? Ok, non sapevo che avesse già detto il numero, buono a sapersi. Stiamo spingendo per arrivare a 200 e avremo un aumento significativo del supporto non appena coinvolgeremo le donne “.
Ecco uno dei nodi della questione: ATP crede che non possa coesistere con la neonata PTPA. Il parere di Pospisil: “Non vedo davvero perché no. In un certo senso, sostituisce semplicemente il nostro Council (ATP Player) e i nostri rappresentanti in seno al Board. Penso che l’unica cosa che facciamo davvero sia organizzare i giocatori in un modo che abbiamo una protezione legale, perché in questo momento non siamo legalmente protetti all’interno dell’ATP. Il Tour può continuare come sta andando adesso, ma all’interno dell’ATP non abbiamo alcuna protezione e con la nostra associazione avremo protezione. Forse qualcosa dovrà essere ristrutturato sulla carta, ma la funzionalità effettiva del Tour non dovrebbe cambiare in alcun modo, in termini di eventi. Penso che solo i negoziati sarebbero molto diversi, ma in termini di impatto effettivo sul Tour, non vedo alcun motivo per cui le cose dovrebbero cambiare, a meno che non avessimo un programma di mettere su il nostro Tour. Allora improvvisamente avremmo quel tipo di potere, ma secondo le regole ATP non ci è permesso giocare altro che eventi ATP, questa è una discussione diversa. Non è affatto nostra intenzione in questo momento. Ma ovviamente non sono nemmeno ingenuo, se andiamo avanti di 6, 12 mesi, 24 mesi, le cose potrebbero essere molto diverse. E se lo saranno, significa solo che l’ATP non ha fatto un buon lavoro perché se avessimo migliori opportunità allora saremmo pazzi a non prenderle. A breve termine PTPA può assolutamente coesistere con ATP. E penso che sia perché il nostro approccio non è conflittuale, loro sono stati più combattivi di noi”.
Possibile si arrivi a uno sciopero? Pospisil crede di no, ma… “Penso che l’idea sia quella di mostrare quanto siamo organizzati e uniti, in modo che la contro parte tornei, quando entriamo in trattative e portiamo i nostri negoziatori, possa apprezzare il fatto che siamo organizzati e quindi cooperiamo. Non dovrebbe mai esserci un motivo per uno sciopero. Se c’è, allora è completamente colpa dei tornei, perché significherebbe solo che stanno cercando un bluff. Non mi aspetto che lo dovremo mai fare, se abbiamo a che fare con uomini d’affari intelligenti. Penso che avremo una trattativa, con discussioni molto ragionevoli e poi il gioco è fatto, fai un accordo. Non dovrebbe accadere niente di drastico. Ma il fatto che saremmo in grado di boicottare è ciò che potenzialmente ci darà forza in queste discussioni”.
Gli ricordano che Federer e Nadal non appoggiano il progetto: “Non aiuta, di sicuro. Per prima cosa, le loro dichiarazioni, vorrei che ci avessero parlato prima, forse non volevano… Sento che da parte loro ci sia stata un’errata interpretazione di ciò che stiamo iniziando a fare, questo è il principale contro-argomento, così se lo togli (l’errata interpretazione), improvvisamente non c’è più alcuna contro argomentazione che abbia senso. Mi piacerebbe poter parlare con loro, se lo desiderano. Penso che Nadal sia un super giocatore ed è stato piuttosto esplicito, quindi sono ottimista sul fatto che almeno uno di quei due si unirà. Ma loro due non sono lo sport intero, sono due giocatori. Ottengono quasi troppo credito, nonostante siano grandi. Cosa faranno due giocatori se 500 sono unificati e due no? Ovviamente possono influenzare alcuni giocatori a causa del loro potere da star. Ma onestamente, lo sport è molto più grande di un paio di nomi “.
Queste ultime parole sono discretamente forti, e confermano la netta spaccatura che si è creata con un buon numero di giocatori. Oltre a Federer e Nadal, l’aspetto forse più interessante di questa spaccatura è che per quel che ci è dato sapere – sono ancora molto vaghi su chi ha aderito in seconda battuta – quasi nessuno dei giovani più forti ed emergenti si è unito a loro: Thiem, Tsitsipas, Medvedev, Rublev e via dicendo. Questi saranno molto probabilmente i leader del movimento tra poco tempo…
Lo scenario a medio termine è assai incerto. PTPA sembra tirare dritta per la propria strada. Ma le novità programmatiche lanciate da Gaudenzi durante US Open 2020, con l’impegno nel rivedere moltissime cose – incluso la percentuale di ripartizione degli utili – riuscirà a disinnescare la forza innovativa e l’appeal di PTPA sui giocatori “indecisi”?
Marco Mazzoni
TAG: Andrea Gaudenzi, ATP, Intervista, Marco Mazzoni, Massimo Calvelli, PTPA, Vasek Pospisil
Mah….faccino pure….io sento tanto odore di circuito parallelo, discussione sui punti/non punti….come era tra la fine degli anni 70 e l’inizio degli 80….discussioni in cui gli unici ad avere voce in capitolo saranno primi 10 che sono mediaticamente spendibili…e intanto i giocatori da challenger continueranno ad arrancare da 150 mondiali….anzi da n. 107 ATP e n. 185 PTPA
Credo che l’idea di rappresentanza sia buona, ma è essenziale che serva alla base, non a creare ancora più contrattazione per i top.
Non parlo di Djokovic. Parlo di Federer. Federer che si vende come uno dei migliori, quando ha risultati molto buoni ma non eccezionali dal 2010. Ossia vive di rendita
@ Grimaldello (#2635618)
Comprimari o meno, questa ”organizzazione” ha 75 giocatori dei primi 100. Se dovessero malauguratamente decidere di mettersi di traverso e boicottare tutto…a Medvedev Thiem e Tsitsipas non resterebbe che giocare a briscola con Roger e Rafa
@ Antosantos (#2635576)
Si si abbiamo capito. Ciò che non abbiamo capito è perché mai si dovrebbero contare i risultati del decennio. E se proprio dobbiamo contare le vittorie per decenni, ci sarebbe da aggiungere che nel decennio precedente, il migliore è stato di gran lunga Federer, seguito da Nadal e prima di Djokovic ci sono almeno 6-7 nomi che hanno vinto almeno 2 Slam, a memoria direi, Safin, Roddick, Agassi, Kurtten, Bruguera e mi sa che ne manco qualcuno. Insomma a cosa serve la classifica del decennio? È talmente evidente che non significhi nulla che non so manco perché ti rispondo.
Certo per carità. Ma, nell’ipotesi più forte, ovvero quella scissionista, a parte Djokovic gli altri sarebbero dei “comprimari”. Buoni tennisti ma non tali da richiamare orde televisive. L’audience in TV la fanno i Top 10.
P.S. Comunque, secondo me, è stata sbagliata la tempistica: non era il momento di fare rivendicazioni economiche, o atti di forza, visto l’andazzo del mondo. Ma Djokovic ha troppa fretta di scalare il mondo degli affari.
Quando dice “i giocatori avevano bisogno di protezione” ricorda tanto quei mafiosi che chiedono il pizzo…
Sicuramente saprà giocare meglio di come parla…
Detto questo, mi sembra logico che i giocatori debbano unirsi, così come mi sembra logico che i migliori vogliano mantenere differenti premi. Le due cose si scontrano. Djokovic si presta perché vuole essere ricordato. In tanti, anche dopo 10 anni, lo considerano secondo a uno che negli stessi anni ha fatto pochissimo… Si, quello svizzero quarto giocatore del decennio
@ Grimaldello (#2635484)
Si ma ci sono Schwartzman, Berrettini, Shapovalov, Ruud, Garin, Fritz, Opelka e molti altri ancora. Dovrebbero essere circa 75 dei primi 100, che e’ un numero notevole
a me piacerebbe sapere come questa cosa potrebbe favorire giocatori fuori dai top 100…..i tennisti al top mi sembrano gia’ abbastanza “coccolati” rispetto ad altri sport….
ad ogni modo i bilanci degli eventi ATP dovrebbero essere pubblici e trasparenti. Dichiarano cose molto gravi, se fossero vere. E dico se
A distanza di un paio di mesi dalla sua fondazione, mi pare che questa ATPT non abbia ancora fatto nulla, a parte dei proclami generici. Inoltre, come conclude Mazzoni, il fatto che nessuno dei migliori (a parte Djokovic) abbia aderito forse significa che non se ne sentiva così tanto la necessità: specie in un anno pandemico con drammatiche ripercussioni in tutto il mondo.