Martina Trevisan, storia di un talento a cui la vita era scivolata via (di Marco Mazzoni)
“C’era una volta…”, la classica frase di rito con cui iniziano le favole. Già, le favole… Sarà una definizione inflazionata, ma come altro si può definire quel che sta vivendo Martina Trevisan a Roland Garros? È una vera favola, quella di una ragazza di talento che si era persa per strada e si è ritrovata, una che è stata capace di rimettere insieme i pezzi della sua vita e tornare in gioco, riprendendosi con gli interessi le soddisfazioni di una carriera promettente appena sfiorata da junior. Quella di Martina è soprattutto una pagina umana importantissima per una ragazza ricchissima di vita a cui la vita era scivolata via, persa in un’adolescenza difficile che aveva trasformato un’atleta piena di talento in giovane una donna in lotta con se stessa.
Sembra passato tanto tempo, visto che il prossimo 3 novembre compirà 27 anni. Ma lei, facendo uno sforzo enorme sul piano intimo, ne ha parlato diffusamente qualche tempo fa sul progetto editoriale “The Owl post”, con una lunga confessione intitolata “Metamorfosi”, dove tra crisalidi e farfalle si racconta, si mette a nudo con coraggio, mostrando i suoi incubi, la sua fragilità, ma anche la forza che le ha permesso di ritrovarsi e di tornare prima a giocare, quindi a vincere. In questo straordinario Roland Garros, Trevisan si appresta a giocare un quarto finale, impresa clamorosa per una che non aveva ancora vinto un solo match nel main draw di uno Slam.
Eppure quando era teenager, gli Slam non solo li sognava, ma li stava preparando con una carriera giovanile estremamente promettente. Quel “dirittaccio” (per dirlo bonariamente alla toscana, lei capirà!) mancino, così veloce e imprevedibile, quegli angoli tanto stretti quanto vincenti, erano un incubo per rivali assai più potenti e sulla carta quotate.
Chi meglio di lei può raccontare la propria storia. Ecco qua alcuni estratti delle parole di Martina, ripresi dalla sua lettera-confessione: “Con ogni probabilità sono entrata al circolo prima ancora di esserne cosciente, nel pancione di mamma, che lì faceva la maestra. La mia scalata però è stata rapida perché a 4 anni ero già la padrona indiscussa di tutto il Circolo Tennis Perignano. Gonnellina nera, canotta bianca, scarpe all’ultimo grido, giravo per i campi trascinandomi appresso una racchetta dalle corde multicolor che, pur essendo per bambini, era alta almeno quanto me. (…) Con il mio maestro, Matteo, avevamo fatto passi da gigante. Poco prima di compiere 15 anni calcavo già i campi più prestigiosi ed ero ben piazzata nel ranking ITF, che è l’anticamera del WTA, il palcoscenico dei grandi. Giocare a tennis mi divertiva. Fino a quando non mi sono divertita più”.
Ecco che arriva il passaggio più duro, duro come un macigno. Martina cresce, e qualcosa dentro di lei si rompe, insieme alla sua famiglia. Spezza la sua ascesa sportiva, la sua voglia di vivere, la sua serenità. Tutto va in subbuglio. Anni difficilissimi…
“Ero giovane e talentuosa. Che non sono ne meriti ne colpe. Ma ho iniziato a sentire, forte, la fretta attorno a me di coglierne tutti i frutti prima ancora che l’albero avesse il tempo di radicarsi per bene nel terreno. Prima che le mie radici e il mio tronco fossero forti abbastanza da resistere alle intemperie, che, crescendo, prima o poi, arrivano. (…) Dentro le mura di casa non si respirava un’aria serena ed io passavo molto tempo ad allenarmi. Anche quando avrei sicuramente avuto bisogno di fare altro. (…) Ero una quindicenne che voleva vivere come una quindicenne, recuperando, magari con gli interessi, tutto ciò che sentivo di aver perduto negli anni precedenti. Senza tante regole. Senza preoccuparmi di far tardi perché il giorno dopo avevo una partita. Senza il bisogno di nascondere i miei muscoli allenati dentro a maglie di taglie comode. Stavo cambiando e il mio fisico cambiava con me. Mi sentivo libera, e credevo di aver finalmente riacquistato il controllo della mia vita. Ora, con il senno di poi, che è anche un po’ quello del mai, so che quella che chiamavo libertà era una semplice fuga. Ma mentre hai il vento in faccia è difficile capire chi è che corre e chi è che scappa”.
Tutto le scappa di mano, si ritrova da ragazzina focalizzata solo nel tennis, ad una vita lacerata sul piano personale e familiare, sino al dramma della anoressia: “I nuovi equilibri su cui poggiava la mia famiglia mi avevano destabilizzata. A papà era stata diagnosticata una malattia degenerativa e questo lo ha reso sempre meno presente nella mia crescita. Non è stato facile vedere mamma ricostruire la sua quotidianità con una nuova persona accanto, che aveva sempre fatto parte della mia vita, ma sotto un’altra luce. Ero arrabbiata con lei e non conoscevo altra arma per ferirla che non il suo amore per me. Combattevo contro tutto ciò che rappresentava il mio passato da atleta, sul quale tutti avevano riposto grandi speranze ed ambizioni, dimentichi della persona che dietro quell’atleta soffriva. Detestavo il mio corpo muscoloso e mi imponevo diete al limite della sopravvivenza pur di perdere peso. 30 grammi di cereali e un frutto la sera. Era quanto mi bastava per stare in piedi, e per far preoccupare mia madre, che correva a cogliere le pesche dagli alberi pur di vedermi mangiare qualcosa. Nella mia testa, come in un paradosso, avevo l’impressione che solo sparendo le persone sarebbero riuscite a vedermi davvero, ad interessarsi. Ad occuparsi di me. Per fortuna, giunta al punto di non ritorno, ho capito che non sarei potuta andare avanti così.
Avevo perso ogni interesse, mi ero chiusa nel mio bozzolo; in uno stato di apatia in cui neppure mi riconoscevo più. Non ero nemmeno più la brutta copia di chi sono per davvero, e così ho chiesto aiuto. Dall’anoressia si può guarire”.
Questa la frase più bella. Dalla anoressia si può guarire. Con fatica, sacrifici, un complesso e durissimo lavoro su se stessi. Ma si può guarire, e ritrovare quella via, quella voglia di vivere e di riprendersi tutto che ti conferisce una forza enorme, perché torni più forte di prima.
La rinascita è la pagina più bella della giovane vita di Martina, come descrive nel suo racconto: “Sono stata rieducata a mangiare, a fare pace con le mie ferite. Ad apprezzare il mio nuovo corpo, a perdonare chi aveva sbagliato e a ritrovare il mio tempo per fare le cose. Quasi senza accorgermene mi sono ritrovata di nuovo con una racchetta mano. Prima per insegnare, così da avere una piccola indipendenza economica e condividere con altre persone la passione per il tennis. E poi, inevitabilmente, per gareggiare di nuovo. Quasi, e dico quasi, come se avessi voluto riprendere da dove avevo lasciato. (…) Quest’anno ho conquistato per la prima volta l’accesso al tabellone principale di un torneo del Grande Slam, in Australia. Ho lavorato molto e continuo a farlo per far sì che questo diventi il mio nuovo standard, il mio nuovo habitat”.
L’accesso al main draw in Australia le sembrava un passo da gigante, una meta incredibile finalmente raggiunta. Ma se ci pensiamo bene, perché una ragazza con così tanto talento e con la forza di superare ostacoli così grandi, oggi dovrebbe porsi limiti? In campo sta dimostrando di potersela giocare con tutte, e in questa fase storica il tennis rosa di vertice è a dir poco “instabile”, grandi picchi di qualità e pause enormi, da parte di tutte le migliori. E sportivamente i suoi 27 anni sono solo una ventina… Interessanti le parole del suo coach Catarsi: ha rivelato che Martina si sente quotidianamente col bravissimo mental trainer Lorenzo Beltrame (che collabora con lo staff di Tirrenia), che la spinge ogni giorno durante il torneo a scrivere le proprie sensazioni; una sorta di diario che la libera di tensione e le conferisce consapevolezza, quella di chi si trova ancora in gara nel torneo perché se l’è meritato sul campo.
Martina Trevisan sfida nei quarti Iga Swiatek, talentuosa polacca classe 2001. Sulla carta parte sfavorita, ma sarà una partita tutta da vedere, perché il talento ma soprattutto il carattere della toscana può permetterle di sognare, come quel “drittaccio” e quella “garra” che ci sta incantando match dopo match. Martina non deve smettere di sognare, e allo stesso tempo di sorridere, perché proprio il suo sorriso travolgente ha conquistato il mondo della racchetta. Siamo sicuri che Martina non tremerà all’ingresso sul Chatrier. Guarderà quella terra “amica” e sarà capace di sprintare e colpire, scatenando il meglio del suo talento, senza paura. Quando hai ripreso la tua vita per i capelli, non hai più paura di niente… La sua storia è la più bella del torneo, direi dell’anno 2020. In un’annata terribile in cui si parla quasi solo di Morte, il suo è un esempio di tanta tantissima Vita.
Marco Mazzoni
TAG: Giocatori Italiani, Iga Swiatek, Marco Mazzoni, Martina Trevisan, Roland Garros 2020, storie, Trevisan
Per anni ho lavorato con il disagio adolescenziale. Ora che ho ina figlia adolescente,nonostante la mia professione,mi sento preoccupato e certe volte smarrito. Brava questa ragazza. Non aggiungoaltro
Brava Martina per tue imprese sportive, ma soprattutto per gli insegnanti che hai sostenuto e superato nella tua vita. Un insegnamento ed un monito per tante ragazze che vivono momenti molto delicati. La vittoria più bella è stata quella di dire “l’anoressia si può vincere “.
In bocca al lupo per il tuo prossimo impegno sportivo e per la tua vita di tutti i giorni.
Mi sono spesso chiesto se sia inevitabile, ogni volta che si tenta di parlare di sport, che salti fuori il webete di turno che sputa sentenze su materie che non conosce, e non ha neanche l’umiltà di informarsi non al Bar Mariuccia, ma sul sito WTA.
Se lo avesse fatto, avrebbe scoperto che guarda caso nel 2020 Trevisan ha perso 2/6 24/6 al primo turno degli AO da tale Kenin, n° 15 al mondo…
Concentrati, amico! Evitare figure di m…. non sarebbe poi così difficile. Basterebbe informarsi prima di mettersi a pestare sulla tastiera.
Grazie e forza Martina. La tua storia spero insegni a tanti soloni che un atleta ha una sua storia piu o meno complessa ed e’ stupido giudicarlo in maniera superficiale. Forza Azzurri. Sempre!!
Penso che Marco Mazzoni sia una una sintesi tra Ernest Hemingway e il Sommo Poeta. E non aggiungo altro.
Di livello basso ci sono i tuoi commenti, perennemente e inutilmente livorosi.
Sono molto combattuto nello scriverlo ma lo faccio comunque. Nell’analisi del maestro Zijno, manca, a mio avviso, qualcosa di fondamentale. Ovvero che, purtroppo, molto spesso il GIUDIZIO parte proprio dall’ambiente familiare, dai genitori che hanno in molti casi delle grandi frustrazioni, degli enormi sentimenti di rivalsa sulla vita, che proiettano sui ragazzini promettenti, esercitando su di loro delle pressioni insostenibili soltanto per soddisfare delle ambizioni represse o mai realizzate per mancanza di mezzi. Questa cosa la dice chiaramente Trevisan, parlando di “pressioni”. Questa cosa l’ho vissuta personalmente, non nelle mia famiglia ma nella famiglia di altri ragazzini che erano molto promettenti come lo era mio fratello tanti anni fa. Ecco, un maestro di un ragazzo promettente dovrebbe forse inserire, nel suo mental coaching, anche questa fase, che dovrebbe coinvolgere la famiglia, per evitare che tutto il lavoro fatto sul ragazzo poi venga reso vano da un ambiente familiare che invece fa del giudizio (del proprio figlio e degli altri ragazzi) il perno di tutto
Io inviterei, non foss’altro che per scaramanzia, a restare coi piedi per terra. Per me Martina questo torneo, comunque finisca la partita di domani, lo ha già vinto, e contestualmente ha vinto la partita – molto più importante – che riguarda il suo personale (e spero definitivamente allontanato) disagio.
e prenditi una pausa ogni tanto 🙂 …non era onestamente l’articolo giusto per uscirtene così.
Ringrazio di cuore Marco Mazzoni e LiveTennis per aver messo insieme i pezzi della storia di Martina Trevisan. Una storia bella e brutta, semplice e complessa…
Tutto dipende dal punto della storia al quale si guarda. La storia di Martina è una parabola rovesciata, a forma di “U”. Se si guarda al primo tratto (quello in caduta libera) è una storia terribile. Se si guarda dal punto più basso in su, è una storia bellissima che nessuno ha regalato a Martina, se non lei stessa.
Credo che la storia di Martina meriti di essere conosciuta dal maggior numero possibile di appassionati di tennis. Chiedo quindi a Marco Mazzoni il permesso di linkarla sul mio sito, e di lanciare un invito rivolto a tutti i siti di tennis, grandi e piccoli, a linkare e diffondere questa storia: un vero vaccino a protezione della psiche di tutte quelle ragazze che rischiano di imboccare “la parabola” troppo tempestivamente, ai primi, inevitabili ostacoli o dubbi.
Grazie
non ero a conoscenza della sua storia personale e di come abbia influito sulla sua carriera.complimenti a M.Mazzoni
davvero encomiabile Martina. una ragazza con gli attributi
è un bel post…..c’è solo una cosa che mi lascia perplesso.
il peso delle parole lo danno gli adulti e non i bambini…..dire che la vita non è giusta è come dire che è ingiusta e quindi non si discosta molto dal concetto di colpa….e anziché dare la colpa ad un genitore si rischia che poi il bambino se la prenda con la vita in generale e anche da questo nascono anoressia, bulimia,ma anche la violenza contro chi ai nostri occhi appare piu’ fortunato
forse un po’ tutti (ma specialmente la psicologia) dovremmo renderci conto che non sempre esiste il giusto, non sempre esistono dei colpevoli,e invece far capire ad un bambino che non va mai sottovalutato che la vita è fatta di scelte e che non sempre quelle peggiori poi sono tali.
sia ben chiaro che non ti sto contraddicendo…..la mia è solo una riflessione nata dal tuo post molto interessante
Conoscevo la storia di questa ragazza.
Sono cose che emozionano e fanno venire un nodo alla gola…ora probabilmente ha una marcia in più.
Mi piacciono molto quei suoi sorrisini tra un punto e l’altro, dopo magari un punto sfortunato o un errore banale…li trovo delizioso.
Brava Martina!!
Ecco il ritornello del livello molto basso… Non lo leggevo da 5 minuti ed ero in pensiero… Cosa vuol dire ancora con l’ho capito però
@ Pierre Herme the Picasso of Pastry (#2622287)
grazie di cuore Pierre
Ti volevo dare un like ma poi ho cambiato e ti lascio un post per dirti che il tuo commento e’ un mix che denota una grande sensibilità umana oltre alla risaputa competenza tennistica.
Il tennis femminile si specchia in Martina e il suo ghigno alla Joker inquieta le anime candide.
quando le famiglie sono colpite da queste disgrazie non vanno mai giudicate ma comprese …..a volte la testa fa viaggi strani e incomprensibili per chi li vive da fuori…..
caro marvar…..per essere piu’ credibile (e meno maschilista) dovresti dire almeno la stessa cosa di cecchinato 2 anni fa e quindi del livello del tennis maschile….
……tacci tua!
Beh che il livello sia da profondo rosso è vero. Che la trevisan sia da sempre quanto meno per abnegazione sopra questo livello è altrettanto vero (top 100 è sempre stato alla sua portata imho), quindi è meglio esserci che non esserci. E il rischio di non esserci era comunque alto, quindi i meriti le vanno riconosciuti tutti. Se alla fine poi quelle un po’ più forti si infortunano, si ritirano o perdono non è colpa di nessuno. E in ogni caso preferisco una Trevisan felice e vincente che una Errani rosicona e perdente, e non mi riferisco al fatto di vincere/perdere la singola partita.
Bellissimo articolo, mi sono commosso.
Non conoscevo la storia di Martina, molto toccante. Spero venga letta da tante ragazze che come lei hanno attraversato o stanno attraversando un momento simile. Mi auguro che Martina continui ad andare avanti con la stessa voglia di vivere e la stessa forza di volontà dimostrate in questi anni
Siete un disco rotto con questa storia del livello basso del tennis femminile,detto a te e a coloro che avrebbero detto lo stesso se al posto Trevisan ci fosse stata un’altra tennista straniera con il suo ranking.
@ Tifoso degli italiani (#2622052)
concordo amico mio, sui pilastri che devono essere le basi su cui appoggiarsi. Io le chiamo pietre della vita e in effetti sono per come la vedo io costituite da 3 elementi, VALORI, Verità sulla vita, Forza Vitale.
1) i valori come dici tu.I valori sono il proprio monito continuo, per il cuore e per l’anima. Dipendono dalla educazione ricevuta e non sono uguali per tutti, perchè dipendono dalla cultura. I valori sono dunque personali. Per esempio “mentire è sbagliato” è un valore non una verità, perchè implica un giudizio etico. I valori quindi sono i principi e gi ideali in cui credete. I miei ad esempio, tra gli altri sono: aiutare chi è in difficoltà al di là di simpatie/guadagni. Tradire la fiducia sapendo di farlo non mi piace. La famiglia è più importante del lavoro. Essere altruista. essere gentile prima ancora che giusto con gli altri. ma sono i MIEI valori.
2) Verità sulla vita. le verità sulla vita sono il modo in cui crediamo che il mondo giri. le elaboriamo con l’esperienza e variano anche queste da persona a persona in base a ciò che ci capita e anche in base all’ambente. Le mie sono: LA vita è ingiusta, Le regole del gioco cambiano (la vita è liquida, e lo vediamo tanto in questi mesi), Non ci sono garanzie (ok ti impegni ma non è detto che basti). Le ho imparate sulla mia pelle.
3) La Forza Vitale. Che è la risposta. alla domanda: cosa devo fare della mia vita? esseree felice? cercare il successo economico? Cosa mi dà piacere? se pensiamo ad esempio al tennista professionista, questa è una domanda fondamentale: da dove colgo la forza per affrontare le migliaia di difficltà che incontrerò nella mia strada? Voglio i soldi? (beh allora a 22 anni magari già posso dire basta se nn sono un top player perchè lavrando guadagno di più e faccio prima esperienza….sto banalizzando eh). Voglio capire quale è il mio limite? mettermi alla prova? sentire sensazioni? (allora giocherò fino a 40 anni anche se sono ancora una terza categoria, sto sempre banalizzando eh, per far capire). Voglio vivere la quotidianità per come viene, giorno per giorno? (beh allora non mi metterò obiettivi chiari ma penserò a fare bene ciò che faccio in quel momento, una filosofia molto sana secondo me). insomma capire perchè sto facendo una determinata cosa e se davvero è ciò che voglio o solo uno strumento per raggiungere altro.
@ marvar (#2622139)
sei veramente indecente e triste
Articolo bellisimo che riprende un’intervista molto commovente rilasciata poco tempo fa da Martina.
Veramente felice di vederla salire in classifica e di vedere che arrivano risultati importanti…..perché quel “dirittaccio”, ha fatto entusiasmare da subito chi ha avuto la fortuna di vederla giocare più volte dal suo rientro nel 2014. Complimenti.
Bastiàn cuntràri
commovente… 😀
@ cataflic (#2622003)
esatto Cataflic, lei non ne parlava volnetieri a quei tempi
Livello molto basso del tennis femminile testimoniato dal risultato di questa mestieranti 28 enne che prima di ora non aveva mai giocato nemmeno un primo turno slam
Grazie per il bellissimo articolo
Articolo favoloso….commosso
…bravo
bellissimo articolo
Articolo molto bello e pieno di vero significato
Un articolo che sembra scritto da me. Non dico altro.
@ alessandro zijno (#2621974)
Capisco che il tema è complesso e probabilmente (spero) per non dilungarti hai riassunto i vari aspetti, ma i bambini/ragazzi di oggi hanno bisogno di tutto tranne che sentirsi dire che la vita è liquida. Che lo sia lo vedono quotidianamente proprio in tutte quelle situazioni che hai accennato: nei genitori che un giorno stanno insieme e l’altro no e magari stanno con un’altra persona (e dopo qualche tempo con un’altra ancora); nei coetanei che ti giudicano in base all’aspetto e/o in base a ciò che possiedi, ecc ecc.
Al contrario devono imparare e capire che ci sono principi e valori eterni, che devono costituire solidi pilastri della vita di ognuno. Che valgono sempre: al di là dei limiti che ognuno ha, anche se i tuoi genitori non sono stati capaci di mantenere una promessa fatta, anche se i coetanei sembrano guardare più al superfluo che all’essenziale…
@ David (#2621956)
Ti ringrazio, e… siamo ancora in tempo 🙂
Ringrazio tutti gli amici per la stima, ma qua le parole belle non sono tanto le mie quanto quelle di Martina.
Buon tennis a tutti.
@ alessandro zijno (#2621974)
Mi ricordo quando ai tempi in cui si era ritirata, chi la conosceva si trincerava dietro ad un affettuoso e riservato “problemi fisici”…si capiva che c’era qualcosa di più serio di una poca voglia di continuare….adesso comunque splende il sole!
Grazie Luca, apprezzo molto perchè ti leggo e sei uno che approfondisce le cose.
@ pablox (#2621975)
Che piacere vedere Martina nelle partite
lottare con tanta energia…
una ragazza che tutti vorrebbero come figlia,sorella ,amica.@ pablox (#2621975)
Bellissimo articolo, che deve far riflettere quando da fuori giudichiamo ragazzi che non dimentichiamolo mai,hanno una vita propria con i problemi che tutti possiamo avere.
Prima di denigrarli e prenderli in giro per una sconfitta o una prestazione non all’altezza, ripensiamo sempre a questa storia!
@ pablox (#2621975)
@ pablox (#2621975)
Complimenti Alessandro.
Anche a Marco Mazzoni.
Bellissimo articolo, mi ha commosso
Complimenti a Marco Mazzoni per l’articolo meraviglioso e a Martina per le prestazioni di oggi e per il percorso virtuoso anche se sofferto. Aggiungo 2 pensieri: il primo è sul concetto di “giudizio”: spesso tendiamo a giudicare (generalizzo) senza sapere a fondo le dinamiche personali degli atleti, famosi e non, ma anche dei nostri parenti, vicini di casa, amici e conoscenti, non solo nel tennis ma nella vita! La seconda è quanto sia importante un percorso di mental training (anche basico, imparando a riconoscere le proprie emozioni e quelle degli altri, provare a gestire le proprie reazioni a tali emozioni, reimparare a respirare ecc ecc) anche in tenerissima età. Personalmente anche con i miei bimbi di 6/7/8 anni che alleno già faccio questo: e badate bene alcuni di loro, se non tutti, non faranno i tennisti nemmeno dilettanti, forse tra 1 anno giocheranno a calcio, o faranno hip hop, o passeranno a pallavolo. Ma certe dinamiche interne se le porteranno dentro tutta la vita. per molti anni in passato si è pensato a livello popolare che per lo più un percorso psicologico servisse agli adulti per rielaborare alcuni problemi, lutti, situazioni di disagio o stress potenti vissuti nell’infanzia. Io invece credo che si debba cominciare da bimbi: a 8 anni queste ragazzine già si guardano, si confrontano e purtroppo si “GIUDICANO”. Andando così a creare dentro di sè delle credenze autolimitanti. Bambine che chiedono “maestro ma io sono cicciotella? Oppure si autocommiserano dicendo: io non so fare questo, io non so fare quell’altro. Attraverso delle semplici domande (quindi senza mettere dentro nessuna idea alla bimba/o) si può portare queste bambine ad una piena consqpevolezza di sè, insegnando loro che nulla è ETERNO, che la vita è LIQUIDA, che oggi ci sentiamo una cosa, domani un’altra e possiamo raggiungere i nostri traguardi con l’impegno sapendo bene tuttavia che l’impegno è necessario e fodnamentale ma che può non essere sufficiente. E quanti ragazzini/e hanno oggi i genitori separati? Una cifra. E sapete quando ti raccontano cosa ti dicono? quasi tutti cominciano col affibbiare le “colpe” (all’uno o all’altro genitore). E quindi io lavoro con loro sul concetto (MALEDETTO) di colpa, provando a cambiarlo con la parola responsabilità ad esempio, o “scelta”. Sembrano concetti lontani per i ragazzini invece hai voglia se capiscono e migliorano la loro quotidianità esistenziale. Perchè se (e purtroppo capita) non si tolgono questo concetto di colpa cominceranno sì ad affibbiarlo a papà o mamma o tutte e due ma poi finiranno per darsela loro al colpa ed ecco che comincia l’anoressia o la bulimia o i problemi alimentari (oltre alle cattive abitudini ma qui apriremmo un discorso lunghissimO). Un’altra parola che spesso usano i bimbi è “Giusto”: del tipo non è giusto che papà abbia abbandonato mamma o non è giusto che mamma si comporti così. O non è giusto che il maestro faccia questo o che l’altro bambino faccia quello. E allora è fondamentale che i bimbi sappiano che LA VITA NON E’ GIUSTA, e lo sappiano presto. Una volta si cresceva più in fretta non perchè c’era la fame, ma perchè i bambini imparavano in fretta queste cose. La Vita non è giusta eppure è bellissima, perchè ovviamente tutto questo va insegnato e fatto capire “sul campo” con esempi, situazioni e con soluzioni POSITIVE all’ingiustizia. Lasciando quindi passare il messagio che ok non tutto va come vorremmo eppure possiano cavarcela lo stesso. Mi sono dilungato, sorry 😀
Bellissimo!
complimenti Marco, articolo giusto su tutto
Bravo Marco. Sei bravissimo. Ho scritto molti articoli quando ho fatto giornalismo sportivo. Ma tu sei di un altro pianeta. Scrivi bene e ci metti il cuore. Avrei voluto conoscerti…bravo
Ma davvero il suo coach si chiama…Catarsi?…nomen omen?
Complimenti Mazzoni, hai scritto un articolo splendido, capace di emozionare. E complimenti a Martina. Per lei non ci sono parole per esprimere il groviglio di emozioni che la sua storia scatena. Il suo è uno dei sorrisi più belli che io abbia mai visto.
Visto da lontano sembrerebbe cosi’ ma, come si fa a giudicare una situazione di per se’complicata se non si conoscono I reali motivi che solo I diretti interessati sono al corrente.
Il suo sorriso scolpito dentro è un incoraggiamento per chi soffre. Per non arrendersi mai alla vita!
Articolo di sostanza! Grazie ad entrambi e buon tennis.
Articolo molto bello ma, come sempre, questo genere di articoli e non solo andrebbero scritti alla fine delle grosse avventure. Un po’ per scaramanzia per chi ci crede e un po’ per evitare di far lievitare la pressione già data dai soldi e dalla competizione in se. Pensando anche che l’incontro con la swiatek è alla portata 🙂
Sei un grande Mazzoni, articolo scritto divinamente.
Qualcuno che oltre alla bellissima parentesi sportiva ci mette anche il cuore a scrivere.
Veramente un bell’articolo.
Martina si merita sicuramente tanto per il suo passato e spero che riesca nell’impresa. Credo che in tanti italiani tiferanno per lei…
Una volta sarebbe bello sentire dai nostri atleti ” e ANDIAMOOOOO!!!!”. 🙂 .
Non conoscevo Martina come giocatrice ne tanto meno la sua storia. Che fantastica scoperta qui a Parigi! Direi che mi entusiasma ancora piu’ di Jannik.. domani potremmo avere 2 italiani in semifinale, ma Martina questo Roland Garros potrebbe anche vincerlo, forza!
complimenti per l’articolo e soprattutto un grande in bocca al lupo a martina
@ Frozz (#2621854)
top top top
Fortunatamente al primo turno è riuscita a girare a suo favore la partita con la più quotata Giorgi altrimenti questo bell’articolo non sarebbe mai uscito e, personalmente, non avrei mai conosciuto la sua storia
Per mia fortuna è riuscita al primo turno a girare a suo favore la partita con la Giorgi, altrimenti questo bell’articolo non sarebbe mai uscito e non avrei conosciuto la sua storia
Siamo corregionali e l’ho sempre seguita con affetto e ho sperato che potesse vivere queste giornate stupende anche quando annaspava nei tornei minori, speriamo davvero che sia un nuovo inizio: finalmente !
Mi entusiasma questa ragazza addirittura più di sinner che spero cmq batta rafa
Seguo Martina da tanti anni e conoscevo sommariamente la sua storia, seppur i particolari non mi fossero noti. Non so perché ma appena ho finito di leggere questo articolo ho associato a Martina Berrettini. Forse perché credo che in lui stia avvenendo un processo inverso, ovviamente in termini e dimensioni diverse. Credo che Berrettini sia passato dalla libertà alla non libertà, si sia rinchiuso nel suo bozzolo che comprende lui e la sua fidanzata, un mondo a due che probabilmente gli toglie molte energie emotive per combattere sul campo. Comunque sia, da quella finale di Biarritz nel 2016 i segnali Martina li aveva dati, seppur alternati. Io quattro anni fa, durante quella finale, ho pensato che potesse esser pronta per la scalata, ma evidentemente era necessario altro tempo. Il suo tennis mi piace molto, come quello di Paolini, anche se quest’ultima ha forse meno tattica e meno coraggio nelle situazioni delicate. Bisogna dire che sul 5-1 del primo set, dopo 3 games abbastanza brutti, forse un’altra si sarebbe demoralizzata, mentre Martina ha tirato fuori carattere e personalità
Bellissima storia, non la conoscevo… il suo bellissimo sorriso è lo specchio della splendida persona che è
Scampoli di vita, quella vera, bel pezzo e sono ancora più contento per Martina, brava e… Vamosssss che il prossimo turno te la giochi.
Vai Martina vola!!! Per altro sei bellissima.
Bellissimo articolo e bellissima storia quella di Martina. Ora continua a sognare e non ti fermare, forza!
Grandissima Martina anche perche conosco in prima persona tutto quello che ha vissuto….altro che slam lei ha vinto ben altro!
ma come, il padre si è ammalato e la madre lo ha lasciato per poi mettersi con un altro?
Marco è sempre un piacere leggerti! Hai scritto per Martina un bellissimo pezzo!
Forza Martina. Che sei grAnde lo hai già dimostrato!!!!vivinaso
Complimenti x l articolo!!!
E complimenti a Martina che con il suo sorriso ci ha dato una lezione di vita.
Le auguro ogni bene❤
Bravo Marco ( come sempre )
Gran bel pezzo e gran bella storia.
Proviamo ad allungare questo sogno e che nessuno ti svegli …. fino a Sabato :-)))
Una bellissima storia per una grande Campionessa. A prescindere da come andrà il resto della sua carriera.
Martina una ragazzata talentuosa. Non conoscevo bene questa ragazza e tutti i suoi problemi avuti nella sua adolescenza. Si è sempre parlato della Giorgi, della Errani, invece c’era una splendida ragazza che finalmente è riuscita ad uscire dal tunnel. Spero che sia l’inizio di un periodo straordinario.
ti voglio bene Martina.
Questo articolo, e questa storia, insegna a noi tifosi che dietro ad una prestazione c’è di più della tecnica, dell’altezza dell’atleta, dello staff, dell’ tipologia della racchetta, di un punto che entra e che ti svolta la carriera… c’é una vita fatta di cose che con il tennis hanno spesso poco da spartire. Quindi, secondo me, un tifoso può rimanere deluso da una prestazione di un atleta ma non può condannarlo: ne sa così poco dopotutto.
Bello il suo sorridere sia ai colpi vincenti suoi che degli avversari
Ora capisco che hanno il loro perché..
Bello il suo sorridere sia ai colpi vincenti suoi che degli avversari
Ora capisco che hanno il loro perché..
Grazie Mazzoni, ci ha perfettamente fatto calare nella realtà di una giovane donna in grado di ripartire e Rinascere. A Martina i migliori auguri per continuare su questa strada ricca di meritatissime soddisfazioni e a Lei, caro Marco, un invito a raccontarci sempre storie così significative. Saluti!
Spendida tennista, ma ancor più splendida persona, che racconta con semplicità il difficile mestiere del vivere.
Bellissima la lettera di Martina, che non conoscevo e ho letto aprendo questo articolo, a sua volta molto ben fatto come sempre quando si tratta di un pezzo Mazzoni. Da questi problemi o non si esce più o si esce con una forza, un coraggio e una consapevolezza incredibili.
Forza Marti, comunque vada sei una potenza!
Bellissimo articolo e storia davvero toccante, che mi ha fatto venire i lucciconi…al di là dei risultati sportivi, che questa cavalcata al Roland Garros amplificano, e di cui diventano una metafora della vita, grande ammirazione ed empatia per Martina, ragazza che si merita tutto ciò che di bello le sta capitando
Marco complimenti. Un articolo bellissimo ed emozionante. Forza Martina!!!
Leggere queste cose per me, mamma di una ragazza che da 4 anni è nel tunnel di questo maledetto disturbo, è un altra spinta ad andare avanti, spero che anche lei come Martina trovi la “svolta” !!
Grazie Martina. Un esempio. Peccato che questa storia venga fuori solo ora.
Vai Martina sei una ragazza speciale il tuo RG lo hai vinto con il sorriso e la determinazione, sei un orgoglio per l’Italia sportiva
Ho i lucciconi…questa storia è un esempio per tanti!
Ancora più felice per la nostra portacolori. Questi articoli dovrebbero far riflettere un po chi spara critiche su chiunque dagli spalti di un campo da tennis vantandosi di conoscere di un giocatore oltre al cognome anche il nome di battesimo ….
Per tutti quelli che in questi anni chiedevano con ironia perchè avesse voglia dopo un ritiro, di star lì ad arrabattarsi tra gli itf….questa è la risposta!
Che botta di energia, grazie
Non conoscevo la sua storia, sapevo solo avesse persa per strada la voglia di essere nel circuito. Toccante, mi piaceva prima, ancora di più ora.
Complimenti bella penna
Appena sveglio leggo questo bellissimo articolo e mi sento carico a pallettoni per una nuova giornata di lavoro. In un periodo come questo abbiamo bisogno di storie come quella di Martina,dove un un’exploit straordinario sportivo passa addirittura in secondo piano rispetto ad una rinascita caratteriale da cui prendere esempio. Grazie Marco e viva Martina
Bellissimo articolo Che ti fa capire quello che apparentemente è inspiegabile Sembra la trama de “Il migliore” un vecchio film con Robert Redford La storia di un talento che sembrava perso per poi tornare Perché questa ragazza ha un grande talento e questo rende tutto possibile Forza Martina
Martina ha l’età di mia figlia che, con molte differenze, ha vissuto un periodo simile, in cui odiava le sue cosce.ne siamo usciti. Uscire da un tunnel è una bella favola. Le cicatrici non spariscono, ma sai come gestire i momenti difficili. Trevisan saprà fare in modo che questo non sia solo un episodio. Ma saprà anche capire il limite da non superare tra il tennis e la vita. Auguri!
Scritto benissimo, complimenti
Porca miseria mannaggia mi fate emozionare….come non amare senza se e senza ma martina Trevisan….
Complimenti per l’articolo. Bellissimo.
Tutto bello, da film ! Commovente e la fine credo sara’ ancora piu’ bella !
Una considerazione, atleticamente grande fisico, tutto ‘natural’ frutto di grande lavoro.