Viktoriya Tomova ed i contrastanti test sul coronavirus
Viktoriya Tomova ha rilasciato delle dichiarazioni ad un portale bulgaro in merito a quanto è accaduto a Palermo. La bulgara ha specificato di avere avuto il Covid in Serbia ed è arrivata in Italia, dopo avere svolto i vari esami del caso, risultati negativi. Dopo essere atterrata in Sicilia, è ovviamente risultata positiva al sierologico, chiusa in hotel e sottoposta a tampone, che non ha dato un esito.
Secondo Tomova è poi stato fatto un secondo tampone sia a lei che al padre, risultato negativo. Le è stato poi fatto un terzo test, risultato poi definito che ha dato responso positivo. Tornata in Bulgaria, è stata sottoposta ad 8 test in 8 giorni che han sempre dato esito negativo. Una vicenda decisamente particolare.
Un Grazie a Dizzo
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5 commenti
UNA BARZELLETTA
La differenza evidente già da questo caso è che un singolo esito di falso positivo è decisivo per mettere in azione tutte le misure restrittive, la quarantena, l’allarmismo, etc.
Il problema dei falsi negativi invece viene (anche giustamente) contrastato con i test ripetuti.
Sicuramente ci saranno dei falsi positivi, come sicuramente ci saranno anche dei falsi negativi… magari come dice bao.bab solo perchè effettuati con sistemi meno sofisticati… però a te ed a quelli che la pensano alla stessa maniera fa più comodo parlare dei falsi positivi…
Allora per capirci esistono possibilità di avere differenti risposte dai tamponi a seconda della strumenti usata o del campionamento.
Una PCR svolta su di un sistema chiuso da’ prestazioni più robuste ed affidabili che non su di un sistema aperto.
Esiste la possibilità di avere falsi positivi indotti da materiale genetico disperso a seguito dell’infezione (pezzi di virus in sostanza)
È importante che per valutare la fine della malattia ci si attenga alle linee guida OMS non ancora interamente recepite dall’Italia che persegue nel richiedere il doppio tampone negativo anche laddove la malattia abbia concluso il suo decorso
Probabile caso di falso positivo. Chissà quanti altri ce ne sono nei “focolai” nostrani…