Rublev: “E’ inevitabile che qualche tennista risulterà contagiato”
Mentre si infittiscono le voci di una possibile cancellazione del torneo di Washington per molteplici problemi (difficoltà nei voli per gli Stati Uniti, situazione sanitaria negli USA fuori controllo, possibile quarantena al rientro dall’America), il top15 russo Andrey Rublev ha parlato al media del suo paese Sport-Express, mostrandosi fatalista sulla situazione in corso.
“Il Coronavirus è tutt’altro che debellato – afferma Rublev, “in Russia come negli USA e in molte altre parti del mondo. Dobbiamo farcene una ragione, nonostante le precauzioni che verranno prese, credo che quando il tour Pro ripartirà sarà inevitabile che qualche giocatore o giocatrice risulti positivo al Covid-19. Questo sta accadendo già in altri sport che sono ripartiti, e nonostante i casi, dobbiamo andare avanti. Match e tornei devono riprendere“.
La Russia sta attraversando una fase molto delicata per quanto riguarda la pandemia in corso. Secondo i dati ufficiali degli organi sanitari internazionali, la patria di Rublev ha rilevato oltre 770mila contagi (4° paese al mondo in questa triste classifica) e 12mila decessi.
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8 commenti
Le proporzioni sono un po’ diverse… Controllare sistematicamente svariati milioni di cittadini è impossibile, con tutta la buona volontà. Dove ci sono stati nuovi focolai, probabilmente il virus c’è sempre stato, anche perché il lockdown non interrompe la trasmissione, per esempio all’interno delle famiglie. Invece controllare poche centinaia di persone (al centro di un giro economico di un certo rilievo, aggiungerei) è più che fattibile.
Sicuro no, possibile certamente. In ogni caso, all’Adria tour (con regole ben diverse, che rendevano relativamente facile qualche contagio) alcuni tennisti hanno preso il virus, rimanendo in parte asintomatici, in parte con qualche leggero stato febbrile. Quindi per questi tennisti il virus non ha comportato alcuna grave conseguenza, a dimostrazione del fatto che nel 95-99% dei casi il virus crea problemi seri a persone con patologie (questo, a scanso di polemiche inutili, non significa “liberi tutti” ma solo che bisogna continuare a usare le giuste precauzioni, con particolare attenzione alle persone anziane e/o con patologie, ma senza farsi sopraffare dal panico).
Per capire che hai torto basta guardare alla Cina. Una volta arrivati a zero casi, pur con distanziamento prolungato per molte altre settimane, con le frontiere chiuse agli stranieri e obbligo di quarantena per 14 giorni per chi rientrasse nel paese non sono comunque riusciti ad evitare del tutto dei seppur piccoli nuovi focolai. L’eliminazione completa del rischio è impossibile, la riduzione anche notevole di esso certamente sì.
@ Tennisaddicted (#2568778)
Si parla di una “bolla” in cui tutti saranno controllati e “tamponati”. Tennisti e persone al seguito non avrebbero contatti potenzialmente rischiosi con nessuno al di fuori. Non mi sembra difficile come concetto. Poi se bisogna aver paura pure dell’aria è un altro discorso…
E’ inevitabile che chi vive può venire contagiato, non solo nel tennis. Quindi bisogna riprendere tutto con le dovute precauzioni. Ha riaperto la Scala per dire una cosa a caso
È interessante leggere di certezze così granitiche (es. “non si sfugge”…) in un tempo dove tutto è incerto. Come se la trasmissione di un virus fosse un evento deterministico e evitabile al 100% attenedosi a regole e precauzioni varie. Mah, beati loro.
Con le misure previste dai tornei americani, se qualcuno risulta positivo vuol dire che o lo era già prima (o è stato contagiato da qualcuno che lo era già prima), o non ha rispettato le misure. Non si sfugge. Poi salvo sorprese non si faranno, ma solo per la scelta miope e insensata di sottoporre i giocatori a quarantena al rientro.
Caro Rublev è inevitabile che devi portare iella?