Jaden Agassi, a caccia di un diverso “Grande Slam” (di Marco Mazzoni)
Mentre il tennis sta muovendo i primi passi verso una vera ripartenza, forse negli USA in agosto, proprio dagli States arriva una storia curiosa, che solo sfiora il mondo della racchetta ma di sicuro incuriosisce. Il network sportivo americano ESPN ha prodotto un piccolo speciale su Agassi. Stavolta il mitico Andre è un personaggio di contorno del reportage, focalizzato sul figlio maggiore Jaden. Un nuovo prodigio con racchetta, nato con i geni straordinari di Andre e Steffi Graf? No, il neo diciottenne Jaden sogna il “Grande Slam”, ma è un obiettivo diverso: è il massimo punteggio realizzabile con una battuta nel baseball. Nello sport con la mazza, il battitore completa un Grande Slam quando impatta la palla con forza e realizza un fuoricampo con tutte le basi piene, totalizzando il massimo punteggio possibile di 4 punti (3 dalle basi piene più la sua come battitore).
Jaden ha provato in vita sua molti sport, tennis incluso, ma ha scelto il baseball, quello in cui si è sentito più pronto e predisposto. “Adoro il baseball”, ha ammesso, “fin da piccolo è stato un amore e prima vista. Adoro i compagni di squadra, sopravvivere e combattere con quelli che diventano in campo i tuoi fratelli. Ogni partita presenta una nuova serie di sfide, adoro capirle e dare il mio massimo sul diamante”.
Il 18enne Agassi sta seguendo l’amore familiare per lo sport, forgiando la sua crescita atletica. È un interno di terza base e soprattutto lanciatore, attualmente impegnato nella riabilitazione dopo essersi sottoposto ad un intervento chiamato “Tommy John” (una procedura chirurgica di medicina sportiva, molto comune nel baseball, mediante la quale il legamento collaterale ulnare del gomito mediano viene sostituito con un tendine preso da un’altra parte del corpo o da un donatore esterno). Nonostante la giovanissima età, è una operazione ormai comune e di routine per chi pratica a livello massimo questo sport, visto il terribile stress a cui è sottoposto il braccio nel lancio.
Jaden sta pianificando di iniziare la carriera collegiale presso l’Università della California del Sud in autunno, dopo alcune estati straordinarie con Las Vegas Recruits, un’accademia di baseball che prepara all’università. Con il Draft abbreviato a causa della pandemia di coronavirus, probabilmente Agassi salterà il prossimo giro di scelte non sarà Pro. Dice di vedere il Draft come “piano B”, consapevole di aver ancora molto da dimostrare sul campo – specialmente quando si viene fuori da un infortunio.
“Vengo da uno sport in cui “mangi ciò che uccidi” – dice Andre Agassi, “Non speri che qualcuno lo faccia per te: guadagni solo col tuo sforzo e risultati. Non è cambiato molto con Jaden, quando i tuoi genitori hanno vissuto al massimo livello uno sport, non sei affascinato dalla grandiosità che si nasconde dietro il sipario… Vuoi esser l’attore”.
Essere figlio d’arte è bel biglietto da visita come promozione, ma poi la pressione è sempre altissima… “È un ragazzino bizzarro e forte”, ha affermato un valutatore di una squadra della Major League, “Jaden Agassi ha una potenza notevole, e di sicuro ha ereditato dai genitori una capacità di coordinazione occhio-mano straordinaria, e sembra anche la loro freddezza nel brillare nel grande momento”. La qualità dei campioni, sembrerebbe. D’accordo anche Evan Greusel, allenatore di lunga data di Jaden ed l’ex lanciatore della Minor League: “Ha una personalità da lanciatore. Le sue battute sono particolari, ma soprattutto possiede la miglior mossa di pickoff (con cui si elimina il corridore avversario) che io abbia visto in un mio allievo. Inoltre mantiene sempre una grande calma sul monte di lancio, non l’ho mai visto agitarsi anche nelle situazioni più stressanti di un match”.
Jaden adesso si trova di fronte a un bivio, scegliere quale ruolo ricoprire nella sua probabile carriera di giocatore delle Major, battitore o pitcher? “Prima o poi il baseball prenderà quella decisione per lui”, afferma sicuro Andre, “ma oggettivamente, con la sua compostezza e il controllo di gioco, sembra davvero brillare sul monte di lancio”. Infatti a detta degli scout che l’hanno osservato, una delle qualità migliori di Jaden Agassi è quella di destabilizzare i battitori avversari con una rara capacità di cambiare.
Jaden sta crescendo, accetta le future sfide ed ha deciso finalmente di sfoggiare con orgoglio il “pesante” cognome. Fino a poco tempo fa, preferiva indossare il soprannome di “Rock” sul retro della sua maglia, per non attirare l’attenzione su di sé. “Volevo che la gente mi considerasse per il giocatore che sono, non per la mia famiglia. Una cosa che mi ha davvero stregato è la loro etica del lavoro”, afferma parlando di mamma e papà, “è davvero una benedizione averla appresa in giovane età. Apprezzo davvero aver capito fin dall’inizio quanto impegno ci vuole per essere il migliore in qualcosa”.
“Andre non ha mai voluto che Jaden focalizzasse completamente la sua vita sulla pratica dello sport”, afferma Greusel, “perché è consapevole di quanto sia difficile il viaggio e la percentuale di persone che hanno effettivamente successo. Ha puntato molto sull’insegnamento, come dimostra da anni con il progetto scolare della sua fondazione, e questo vale ancor più per i figli”. Alla fine il talento di Jaden per il baseball era troppo evidente per essere negato, e sprecarlo sarebbe stato un delitto.
“Sono davvero orgoglioso di lui”, afferma Andre. “è sempre stato un bambino molto misurato, che prende sul serio gli impegni, osserva e replica con attenzione. Ha imparato come guadagnarsi il proprio percorso e farà tutto il possibile per compierlo al meglio. Sono orgoglioso di seguirlo, la sua carriera non dovrà essere per forza eccezionale per darmi il piacere di guardarlo”.
Marco Mazzoni
TAG: Agassi, Andre Agassi, baseball, famiglia Agassi, Jaden Agassi, Marco Mazzoni, storie, Usa
6 commenti
Commento n°4 alle 17.26 (sono le 19.08)oscurato perchè ho scritto che non mi piace il Baseball ❓ Ammazza ❗ 😮
Genio e sregolatezza da un kid proveniente dalla citta dei casino’,Steffi la tipica tedesca miticolosa nel lavoro,poche parole e mai fuori posto .
L’unione di due fenomenoni del tennis non ha dato vita ne a un tennista ne a un dottore ma ad un giocatore di baseball,che beffa,quando si diceva chissa’ che tennista viene fuori con quei geni.
A me non piace il baseball. Beato lui. Cmq rispetto quelli che amano questo sport, ma a me non interessa per niente.
Scusami Marco ma una bischerata l’hai scritta (ma non è colpa tua perché l’ha detta Jaden a proposito dei suoi genitori)ed è quella a proposito della loro “etica del lavoro”. La mamma sì, niente da dire, ma André?
Quale etica del lavoro? Si allenava duramente per colpa (o merito) di suo padre, lui la parola etica del lavoro non la conosceva proprio …
@ MD (#2558843)
Non sono un esperto di baseball, spero di aver scritto meno bischerate possibili 🙂
E’ buffo ritrovare il bambino che nell’ultimissima pagina di “Open” diceva al suo amichetto: “è il libro di papà”, parlando del dattiloscritto.
Alle imperfezioni quando si parla di baseball (il pickoff è l’assistenza in base da parte del lanciatore prima del caricamento; il giocono non si divide in lanciatori vs battitori ecc.) ormai noi sparuti appassionati siamo abituati:
https://www.baseball.it/2015/02/18/una-battuta-in-fallo-tradurre-il-baseball-in-italia/