Open Court: Il tennis Pro ai tempi del Covid-19 (di Marco Mazzoni)
Il tennis ai tempi del Covid-19. Sembra il titolo di un libro o film che scimmiotta il capolavoro “L’amore ai tempi del colera” di Gabriel García Márquez, premio Nobel per la letteratura. Purtroppo non è un nuovo romanzo ma una triste realtà, che il mondo della racchetta è costretto ad affrontare. L’emergenza mondiale per il virus sta travolgendo intere nazioni, crea dubbi, paure, timori dal punto di vista sanitario, sociale ed economico. Non è questa la sede per parlare ed argomentare sulle scelte politiche dei vari stati. Possiamo solo notare che nessuno – ma proprio nessuno – era minimamente preparato ad affrontare una sfida così importante, dalla Cina (dove il tutto è nato) al resto del mondo. Nessuno. Si cerca di correre ai ripari, e nemmeno in tutti i paesi, con politiche fin troppo variegate e scoordinate, quando un input generale su di una linea di condotta univoca forse eviterebbe errori ed incertezze che sono già state commesse e che arriveranno ancora.
La ricaduta sul tennis Pro è totale e immediata, perché il nostro sport è per vocazione internazionale, proprio come questo “maledetto” virus che si sta diffondendo con una velocità incredibile in un mondo ormai iper connesso e globale. I tornei, secondo il calendario, si susseguono senza soluzione di continuità in ogni angolo del globo. Proprio come il Covid-19, che dalla Cina ha viaggiato ovunque, dalla “vecchia” Europa alla Nuova Zelanda, dall’estremo oriente al Nord e Sud America fino all’Africa. Persino in Islanda, che un tantino isolata lo è pure. Niente, il mondo è totalmente coinvolto in questa sfida, davvero globale e importante, e il tennis Pro è costretto a farci i conti, che ci piaccia o no.
Sono uscite le prime cancellazioni di eventi, tra ITF e Challenger; come le norme igieniche sull’uso di asciugamani, bandane regalate al pubblico, ecc. Si potrebbe ironizzare dicendo che si poteva arrivare ad una decisione del genere senza “scomodare” un pericoloso virus… Che i tennisti possano benissimo fare a meno dei ball boys (che servirebbero, appunto, alle palline…) ci si poteva arrivare ben prima, e per altra strada, il buonsenso. Ad ogni modo, questo è solo una goccia nel mare dei problemi che stanno per investire il tour ATP e WTA.
Come la mettiamo con i prossimi tornei? Non solo dal punto di vista del pubblico, ma anche dei giocatori e delle migliaia di professionisti che ruotano intorno ai vari eventi: organizzazione, operatori, media, produzione tv, assistenti, coach, giocatori e via dicendo. Ogni settimana un numero nutrito di persone si spostano da un continente all’altro, da un paese all’altro, con vari mezzi. E non tutti gli stati si sono mossi con politiche univoche rispetto agli ingressi. Sta per iniziare il Masters 1000 di Indian Wells, in California. È girata voce nei giorni scorsi che alcuni giocatori possano aver concrete difficoltà anche nel solo arrivare nei luoghi dei tornei. Ci hanno comunicato che alcuni sono arrivati tranquillamente, anche partendo dall’Italia. Altri sono molto dubbiosi, dovendo ancora arrivare. Come rispettare una precauzionale quarantena, da qua in avanti? Arrivare alla location del torneo con 15 giorni almeno di anticipo? Vorrebbe dire poter giocare al massimo due tornei al mese, stravolgere le programmazioni. E se si perde subito, si aspetta visto che non si può correre al torneo della settimana seguente?
Al momento non si conoscono ulteriori prese di posizione da parte di ATP, WTA o ITF per una decisione univoca e chiara. L’emergenza è esplosa da poco, e molti nemmeno la stanno affrontando con lo stesso “impegno” e convinzione. Non è una situazione facile perché è enorme, è globale ma ancora non sta interessando tutti i paesi con la stessa virulenza e ci sono sensibilità assai diverse nell’affrontare il tema e le sicure ripercussioni. Però ci auguriamo che nelle “stanze dei bottoni” se ne stia parlando seriamente, prendendo in considerazione scenari realistici e cercando di dare delle risposte chiare, univoche e coordinate, perché ritrovarsi in un coacervo di divieti e concessioni tra loro contraddittori non farebbe bene a nessuno e potenzialmente molto male….
Sicuramente questa drammatica situazione avrà sul tennis un impatto notevole, perché è una disciplina importante e impone viaggi continui, in un momento in cui saremo sempre più privati della libertà di movimento per contenere il problema. E chissà per quanto tempo. Per i grandi tornei sono già stati venduti milioni di biglietti (pensiamo agli Slam ed i 1000 insieme), ed è pure l’anno Olimpico, con il Giappone alle prese con una lotta già feroce sul piano sociale ed economico. Ed i diritti TV?
Non possiamo fare previsioni, e non sarebbe giusto farle. La speranza è che si possa contenere l’epidemia e tornare alla normalità il prima possibile, ma sentendo gli esperti non abbiamo alcuna certezza sui tempi, non solo a breve ma nemmeno nel medio termine, ossia per i prossimi mesi. Grande incertezza, quando invece il calendario avanza, e tra poco più di un mese sarà terra battuta in Europa, e chissà come saremo “conciati” a metà aprile. Un’altra speranza è che chi governa il tour Pro possa prendere decisioni corrette, che tutelino salute e valori sportivi innanzitutto e davanti a tutto. L’onere di chi si trova in posizioni di comando. Non saranno decisioni facili.
Marco Mazzoni
Articolo scritto ieri sera prima della cancellazione del torneo di Indian Wells.
TAG: ATP, CoronaVirus, Covid-19, Emergenza Coronavirus, Marco Mazzoni, Masters 1000 Indian Wells 2020, Open Court, WTA
@ Tennisaddicted (#2534351)
Non solo ti do ragione in quello che scrivi, il tennis è solo uno sport che amiamo, è vero, ma la gente non ha ancora capito che la situazione che ci troviamo a fronteggiare è uguale a quella di una guerra civile…dove non si combatte un nemico ma si ha a che fare anche con un nemico che magari vive e vedi tutti i giorni e invece di stare in casa e osservare le regole, se ne va in giro come un vitellone tra movide e luoghi di ludibrio…e ti fotte…altro che Nadal o Federer… quindi, siamo come in una guerra civile, e non riusciamo a capacitarcene. chi lo fa per primo forse si salva…
Venendo al tennis, che si fermi o meno, è l’ultimo dei problemi; la ha presa con filosofia il mio amico Golubev con il quale ho parlato poco fa; è a Nur Sultan (ex Astana) per il challenger, ha figlia e moglie a Bra’, lui se rientra in Italia non può più riuscire e dopo questa settimana non saprà cosa fare, se volare via Mosca a Miami, dove è residente, o altro, rimanendo lontano dalla famiglia.. mi dice: cosa dovrei fare, gioco e vedo, mi proteggo, cerco di stare in hotel qui, allenandomi e giocando quando debbo. ma prima di tutto cerco di osservare le regole in un Paese dove ufficialmente non ci sono casi, anche (aggiunge) se all’informazione qui non credo…
ecco, il parere di un ragazzo che non è nemmeno nei primi 100 al mondo in doppio, ma che ragiona…
Intanto chi si trova in situazioni di comando cominciasse a restituire i soldi dei biglietti venduti. Nell’articolo si parla di tennis pro e quindi ci si occupa di business e non di salute e sicurezza che non ci azzeccano minimamente con la decisione di sospendere i tornei. Faccio presente che i circoli continuano con le loro attività. Sono anche attivi tutti i corsi e le scuole tennis per ragazzine/i e adulti. Si affittano regolarmente ore di campo se vuoi giochi anche dalle 3.30 alle 4.30 del mattino. Chi ha girato un poco i circoli conosce le condizioni igieniche in cui si trovano spogliatoi e docce della maggior parte di essi. Quindi lasciamo perdere i discorsi su raccattapalle, asciugamani, bandane, palline sudaticce che qui le decisioni si prendono solo in relazione al dio denaro.
Caro Mazzoni ti domandi sui tempi ……saranno lunghi qui (Europa) la musica è appena iniziata….
aggiungo ….come sempre d’altronde
la stagione europea e’ a fortissimo rischio, la do al 50%
Giusto….. ma poiché sto sito si chiama Livetennis, se non si scrive qui dei problemi sul tennis derivanti dal Coronavirus (ovviamente di poca importanza rispetto al resto, e qui hai sicuramente ragione), dove si dovrebbe scrivere? Già bisogna limitare gli spostamenti, limitare anche gli argomenti su cui discutere sarebbe eccessivo non credi?
E se ripenso che un mese fa ci venivano a dire di non smettere di andare ai ristoranti cinesi… il virus era già qui, e adesso non si può quasi uscir di casa, altro che andare al ristorante…
Il guaio è che la gente non ha ancora compreso il pericolo. Ieri ancora tutti al bar, tutti al supermercato a far scorte… e il calcio, che ha giocato a porte chiuse, ha offerto un pessimo esempio di comportamento, con baci e abbracci fra giocatori e staff…
Il tennis, a questo punto, è il minore dei problemi. Bisogna darsi una mossa a trovare una cura.
Certo, infatti non ho commentato il tuo pezzo… Dico solo che quando le sono persone sono intelligenti e sensibili come te, forse non è il caso di parlare e scrivere dei problemi di un settore, direi bellissimo ma marginale
@ Tennisaddicted (#2534351)
ciao 🙂 mica ho scritto che non ci si debba fermare. Ho scritto (ieri sera, non si sapeva ancora di IW) sulla difficoltà del momento, oggettiva, e della necessità di decisioni forti, coordinate e condivise. Come potrebbe essere bloccare tutto per qualche mese. lo scenario peggiore è un torneo sì, uno no, uno forse.
Invece ha scritto bene a cosa andrà incontro il mondo del tennis con in giro il coronavirus. Dr. Mazzoni bravo per l’analisi, grazie.
Il tennis si deve fermare in tutto il mondo. Chiusura a macchia di leopardo è pericoloso e oltretutto ingiusto verso i tennisti,se qualcuno può giocare e qualcuno no.
Mazzoni,
scrivi sempre dei begli articoli, ma stavolta non era il caso… Che il tennis si fermi, come tutte le altre attività della vita, non dev’essere una preoccupazione per nessuno quando è in corso una pandemia globale dagli sviluppi imprevedibili