Open Court: Tiafoe ingaggia Wayne Ferreira, sarà la svolta per Frances? (di Marco Mazzoni)
“Grande notizia! Sono felice di annunciare che ho aggiunto al mio team un nuovo membro, l’ex top 10 Wayne Ferreira”
Con questo post sul proprio profilo Twitter, l’americano Frances Tiafoe ha annunciato la nuova collaborazione, per cercare di rilanciare una stagione per lui partita molto male.
Frances ha perso tre match su tre nella trasferta australiana, ma anche il ritorno in patria non è stato affatto soddisfacente: due partite vinte in due Challenger (contro avversari molto indietro come classifica), ed i quarti a Delray Beach, dove però ha subito una vera batosta da Ugo Humbert (6-1 6-2 lo score). Risultati che l’hanno fatto sprofondare al n.82 del ranking ATP, molto indietro rispetto al suo best ranking di n.29, strappato un anno fa.
Da tempo negli USA si parla del suo “particolare” team, in cui come coach figura il 27enne Zack Evenden, grande amico di “BigFoe” ma senza grandi esperienze precedenti e con un curriculum di modesto giocatore di College in patria. “Per me contano moltissimo i rapporti umani, non riesco a lavorare con qualcuno che sento come estraneo” aveva dichiarato lo scorso anno Tiafoe.
La storia del giovane americano è molto particolare. Big Foe” è cresciuto letteralmente in una struttura tennistica, dove il padre Frances Sr. fu prima operaio durante la costruzione, quindi custode e capo della manutenzione del Junior Tennis Champions Center di College Park, nel Maryland. Ottima prospettiva per lui ed il fratello gemello Franklin, nati da una famiglia immigrata dalla Sierra Leone nel 1996. A soli 3 anni i due bambini iniziarono a tirare le prime palle contro i muri di allenamento, e non era raro che i Tiafoe dormissero nel tennis center, condizione migliore della loro modesta abitazione priva di ogni comfort. “La mia non è la classica storia di un giovane tennista, è stata dura. Oggi che sono diventato Pro faccio tutto per la mia famiglia, che mi ha sempre sostenuto”. Da ragazzo Frances si spostò in Florida presso il centro della USTA, seguito da José Higueras, ex forte tennista iberico e allenatore di Michael Chang e Jim Courier. Piaceva la grinta ed applicazione di questo teenager, gentile e sorridente, tanto che la federazione puntò su di lui affidandolo prima al Nicolas Todero e quindi Robby Ginepri nell’autunno del 2016. Nel 2018 la svolta, con l’ingresso nel suo team di Zack Evenden, diventato nel 2019 suo coach unico, insieme al fisioterapista Bret Waltz. Curioso il rapporto tra Frances e Zack: i due divennero amici nel 2014, ad Orlando, dove Everden giocava nel tour college presso la Florida A&M. L’intesa tra i due fu immediata, molti messaggi, qualche weekend insieme, fino ai primi allenamenti ed i tanti consigli inviati da Zack a Frances via cellulare durante i tornei. Nel 2017 Tiafoe invitò Everden nella trasferta asiatica come amico, ma l’intesa funzionò così bene da passare alla proposta di lavoro. “Per me la vita funziona così, chi mi è vicino ha un ruolo importante, come il mio manager o la mia famiglia. Con Zack passiamo un sacco di tempo insieme, siamo come fratelli, io cerco rapporti veri con persone vere”.
Ottimo aver fiducia del proprio coach e potersi fidare, ma per un tennista ancora discretamente “grezzo” come Tiafoe, forse a suo fianco servirebbe anche un ex tennista con esperienze più solide o un coach assai più navigato. I risultati scadenti dell’ultimo periodo avranno consigliato a Frances questo passo e la scelta di Wayne Ferreira, ex top 10 sud-africano, con poche esperienze come coach “puro” a dire il vero. Il due volte semifinalista agli Australian Open (1993 e 2003) ha assistito per un breve periodo Marin Cilic nella stagione su erba, oltre ad una sporadica collaborazione con il team di Davis del suo paese.
Di Ferreira si ricorda un tennis tattico, buono su tutte le superfici, e sopratutto la capacità di affrontare al meglio Pete Sampras, contro cui strappò ben 6 vittorie su 13 match, un record che possono vantare in pochi (“Riuscivo a leggere bene il suo servizio”, raccontava Wayne). Ferreira dovrà cercare di mettere ordine al tennis di Tiafoe, molto potente ma ancora assai disordinato, spesso incapace di passare da difesa ad attacco, situazione in cui si affida a colpi troppo rischiosi; o al contrario non sfrutta venendo avanti delle buone aperture procurate con la spinta dal fondo. Anche alla risposta Tiafoe è poco costante, e la sua posizione nello scambio è troppo arretrata. Con quella bizzarra apertura del dritto, necessita di un po’ di tempo per trovare la palla, e chissà che anche un lavoro mirato su questa esecuzione assai particolare non possa aiutarlo.
Marco Mazzoni
TAG: Cambio di Coach, Frances Tiafoe, Marco Mazzoni, Open Court, Wayne Ferreira
Quasi uguali. Sia tecnicamente che fisicamente. Due gocce d’acqua
Se leggi le tesi espresse da altri utenti qua sotto se lo sarebbe dovuto tenere tutta la vita…come una mamma, insomma. Nonostante i pessimi risultati.
@ simposio (#2528958)
Scrivi che nel tennis non c’è il malcostume di cambiare coach se perdi quattro partite.
In realtà succede: Dies con Kerber, Geserer e Sachs con Goerges, Muster con Thiem, Hilton con Edmund, Vallverdu con Wawrinka, Dehaes con Puig, Bajin con Clijsters (non hanno neanche aspettato di giocare un incontro), Rodriguez con Anisimova (diversi mesi e pochissime partite giocate), Tipsarevic con Lajovic.
Queste sono le sole controprove alla tua affermazione PER il solo ultimo anno. Per cui si vede che nel tennis i coaches vengono esonerati ANCHE subito se non c’è intesa. Non esiste una casistica comune a tutti gli allenatori, come non esiste o se esiste è difficile da trovare il coach ideale che sa come migliorare quel tennista, per cui molti non cambiano allenatore e altri lo cambiano. Non c’è una via maestra da seguire, dipende caso per caso.
Secondo me nei 30 ci può stare l’americano se ha un coach all’altezza come Ferreira. Il suo amico era un coach inadeguato e lo ha rovinato facendogli perdere almeno due anni…
Il sosia di Sinner…
I motivi possono essere i piu disparati.
1)Un coach di nome COSTA. Mi sono spesso chiesto perche Cecchinato dopo la separazione da Vagnozzi abbia deciso di affidarsi a Uros Vico. E di continuare ad oltranza con questa collaborazione nonostante dovrebbe essere ormai evidente che si e’ rivelata poco proficua.
E la risposta che mi sono dato e’: probabilmente perche e’ una soluzione a basso costo.
2)Cambiare un coach nel tennis non e’ come cambiare un coach nel calcio.
Nel tennis il coach e’spesso un parente. E va sempre a rivestire un ruolo da quasi psicologo.
Perche Camila non cambia coach? Probabilmente perche da un punto di vista caratteriale si sente piu ”sicura” col papa’ e vivrebbe il nuovo e forzato rapporto con nuovo coach, come un evento ”traumatico”
Spesso poi, non e’ nemmeno colpa del coach, se i risultati di un tennista non sono positivi.
E alcuni tennisti ”funzionano” solo se lavorano con alcuni coach.
La Errani ha lavorato per anni con Lozano. Quando i due si sono separati, non e’ che la Errani abbia cominciato a rigiocare meglio.
Roberta Vinci non sarebbe mai arrivata dove e’ arrivata senza Cina’ e sarebbe stato difficile ( per ovvi motivi ) vederla con un coach diverso.
Nella maggior parte dei casi, decidere di rimanere con lo stesso coach anche a seguito di un lungo momento negativo e’ sinonimo di intelligenza e riconoscenza.
Vedi per esempio Sonego. E’ tennisticamente nato col suo attuale coach, che dal nulla lo ha portato in top50. Perche Sonego avrebbe dovuto cambiarlo dopo 7 mesi di risultati negativi se E’ DIVENTATO quello che e’ GRAZIE al suo coach?
Il tennis non e’ il calcio, che se l’allenatore sbaglia 4 partite viene esonerato. Nel tennis non c’e’ questo malcostume per fortuna. Lorenzo e’ stato intelligente a rimanere calmo e a rimettersi a lavorare, e adesso sta uscendo fuori dal momento negativo.
Col senno di poi, anche Cecchinato avrebbe fatto meglio a rimanere con Vagnozzi
Forse nel frattempo ti sei perso Berrettini che con lo stesso allenatore che lo aveva lanciato è entrato nella top 10 e ha giocato le atp finals… Per chiarirci, dei giovani, solo zverev, taitsipas e Medvedev ci sono riusciti. Nella baraonda formata da tutti i presunti fenomeni next gen che hanno cambiato allenatori a Gogo nessun’altro ci è riuscito.
Ma quale svolta…il livello è quello e quello resta anche perché fisicamente è già formato da un pezzo il torello. Massimo top 30.
Mi spiegate una cosa, per favore? Perchè tutti i tennisti in rampa di lancio (o almeno tanti di loro) ingaggiano coach di nome o comunque coach forti che li portano spesso in alto e i nostri rimangono sempre con gli stessi coach e allenatori per tutta la vita tranne Fognini che, non a caso, sono anni che è il nostro n. 1? Cioè chiedo, rimanendo sempre con lo stesso coach che ci ha scoperti da ragazzini si può aspirare ad arrivare dove, ad esempio, è arrivato Fognini?