Open Court: Gulbis, sussulto australiano del tennista più bohémien della nostra epoca (di Marco Mazzoni)
In una giornata in cui tutti i big hanno passato indenni il secondo turno, spiccano le maratone di Thiem, costretto agli straordinari da un impeto di classe di Alex Bolt (che talento, purtroppo al momento inespresso) e di Khachanov, capace di superare l’emergente svedese Ymer solo al super tiebreak decisivo. Cade Kevin Anderson, avanti di due set ma rimontato da Fritz, fisiologico crollo per il finalista di Wimbledon e US Open dopo la lunga assenza per infortunio.
Tra i vari temi di giornata, merita un piccolo focus il ritorno a buon livello del lettone Ernests Gulbis. Ex top 10, dotato di un talento tecnico assoluto ma anche di un approccio al professionismo decisamente bohémien, Gulbis ha inanellato una serie infinita di errori tecnici (tra cui un nuovo e totalmente inefficiente movimento del dritto) e di gestione della propria carriera che l’hanno fatto sprofondare ai margini, crollato addirittura al n.256 del ranking all’inizio degli Australian Open. Nel 2019 ha vinto la miseria di 6 partite perdendone 17, incluse sconfitte nette contro sconosciuti come il turco Altug Celikbilek sull’erba di Antalya o lo svedese Lucas Renard nel primo turno di qualificazioni a Stoccolma (n.1560 del ranking!).
A 31 anni Gulbis pareva ormai un ex giocatore, ma lui c’ha creduto. È arrivato “down under” nell’indifferenza generale, ha superato le qualificazioni e si presentato nel main draw senza niente da perdere ma supportato da una condizione fisica accettabile (per non dire buona, visto il suo ultimo periodo…) e pure un’apertura del dritto assai più corta, snella ed ortodossa, archiviando quel movimento inguardabile e totalmente inefficiente che aveva contribuito ad affossarlo. All’esordio ha dato una piccola lezione al talentuoso Felix Auger Aliassime, sconfitto grazie ad un tennis stranamente (per lui) razionale ed efficace. Il giovane canadese ha peccato di inesperienza, giocando male i momenti importanti, ma anche insistendo troppo sul rovescio di Gulbis, notoriamente colpo più forte e continuo insieme al servizio. Grazie ad una buona efficacia della prima e pochi errori col dritto, Ernests ha passato il primo turno, con pieno merito, e oggi ha superato in tre set Bedene, regalandosi un bel terzo turno contro Gael Monfils. Un match che promette spettacolo se Gulbis continuerà a giocare con questo focus e buona efficienza fisica.
La storia del lettone meriterebbe un approfondimento a parte, tanto è ricca di episodi bizzarri ed aneddoti incredibili. Figlio di un ricchissimo magnate del gas nel suo paese di una attrice con velleità hollywoodiane, è cresciuto in un contesto agiato e di classe, potendo approdare a grandi strutture per la sua maturazione tecnica(come quella di Bresnik a Vienna, per esempio). Ricordo perfettamente il giorno in cui l’ho scoperto, per caso, grazie ad uno streaming di pessima qualità in un Challenger tedesco. Non avevo idea di chi fosse ‘sto Gulbis, ma il nome quasi fiabesco mi attirò. Era ancora un acerbo teenager, ma quella combinazione di servizio e accelerazione secca di rovescio mi rapì. Tanto che quando sbarcò a Montecatini in Davis nel 2008, ghiotta fu l’occasione per vederlo dal vivo. Impressionante come fece vedere i sorci verdi ai nostri azzurri, anche se non amava affatto il campo in terra molto lento preparato nell’umido settembre italiano.
In quell’occasione ebbi la fortuna di scambiarci due parole, non era nessuno ancora ma non si vergognava a parlare di “futuro da Top10”. Molti lo considerarono uno sbruffone, e per l’atteggiamento lo era assolutamente, ma a quella classifica di n.10 c’è arrivato per davvero, anche se per troppo poco tempo, dopo aver raggiunto la semifinale a Roland Garros 2014, suo highlight in carriera. A Roma si prese il lusso di sconfiggere Federer e pure battibeccare con il mitico Gianni Clerici in sala stampa, rispondendo a tono ad una domanda puntigliosa del nostro amato scriba sull’essere cresciuto in un contesto agiato. La leggenda narra che suo padre, quando si recava sporadicamente a vederlo in torneo, arrivasse in elicottero e prenotasse l’intero piano dell’hotel in cui alloggiava, per non aver vicini potenzialmente scomodi… Aneddoto che non so quanto sia vero, ma ben spiega il contesto in cui Ernests è vissuto per anni.
Ha cambiato mille coach, ha litigato in campo e fuori con colleghi e allenatori. Ha pure passato qualche brutto momento in Svezia quando fu pizzicato con alcune prostitute (c’è grande libertà sessuale ma la prostituzione è illegale) senza averne “bisogno” visto il suo notevolissimo appeal sulle ragazze, attratte in modo magnetico da quel “bello, ricco e impossibile”. Ha raccontato tra il serio e il faceto di aver buttato via un sacco di soldi nei casinò, insieme a chissà quante altre storie vere o inventate, ma perfette a raccontare un Bad boy vero, uno che banale non è mai stato e mai lo sarà.
In mezzo a questo vortice di 31 anni vissuti pericolosamente, Gulbis ha avuto anche la forza di riprovarci, di provare forse a se stesso più che agli altri di voler essere ancora un giocatore. Perché di lui in passato si è scritto tanto, ma forse troppo poco per sottolinearne la classe immensa per il tennis. Pochi altri suoi coetanei possono vantare una prima di servizio così mortale ed un rovescio altrettanto fluido e vincente. Troppo pochi i risultati ottenuti in rapporto alle sue doti tecniche. Probabilmente è tardi per una vera ultima chance, e questa di Melbourne resterà una delle sue fiammate d’autore. Storia di un artista con racchetta che ha fatto di tutto per non diventare una leggenda.
Marco Mazzoni
@marcomazz
TAG: Australian Open 2020, Ernests Gulbis, Gulbis, Marco Mazzoni, Open Court, storie di campioni
Sicuramente un personaggio fuori dal solito schema del tennista, anche se devo dire che mi sembra un po’ costruito…Safin per dirne uno era un’altra cosa.
Non so, quando lo sentivo nelle interviste che si vantava di aver letto questo o quel libro, di essere diverso dagli altri tennisti, di essere stato fermato con una prostituta…se sei speciale lo devi trasmettere con il tuo comportamento, non deci dire di esserlo…comunque rimane un personaggio interessante (se lo paragoni a un djokovic, uno zverev ecc.).
Oltre a questo tutti si dimenticano che ha/aveva uno dei diritti più brutti che abbia mi ricorda uno dei diritti più brutti che abbia mai visto nei vertici atp…vero motivo per cui non ha mai vinto nulla, né avuto una carriera top
Non è vero che nessuno ci credeva andate a vedere i commenti miei delle qualifiche che mi auguravo sinner non trovasse il lettone al primo turno..si sa con quel servizio il lettone è un crack peccato sia viziato…
@ No (#2500745)
Paragone del .., tipo un topo di fogna .
.con un cigno nel lago
infatti, avrebbe potuto sicuramente giocare a livelli più alti, ma è sempre bene ricordare che come giocatore è vissuto nell’epoca di nadal, federer e djoko, quindi per quanto potesse darsi da fare sarebbe comunque rimasto chiuso dai tre.
Bella testimonianza per un amante del Tennis come me!
Quoto
Completo la richiesta dell’utente Laver di ieri sera al mio commento su Gulbis, dal momento che lo conosco bene: Ernesto è anche un ragazzo colto, che parla oltre al lettone, russo perfettamente, tedesco, svedese e francese. è iscritto all’università di scienze motorie a Riga e mi ha detto che a carriera finita vuole prendersi la laurea. durante i tornei se ne sta molto da solo, finite le sue partite lo vedi raramente nelle players lounges o in giro per il torneo…se ne va a visitare le città, gli piace comprare nei negozi ma non robe banali, non viaggia con un entourage di molte persone, sua moglie la si vede raramente anche perché hanno un figlio di nemmeno 2 anni. il suo maestro è da sempre stato Breznik, che ha in seguito collaborato con Thiem e per Gulbis aveva fatto uno strappo alla regola in quanto Ernesto 3 anni fa gli aveva chiesto di ritornare con lui, perché oltre al rapporto di lavoro, Breznik è stato come un padre per lui, che ha trascorso anni a vienna, dova ha anche una splendida casa.
Sino all’anno scorso, Gulbis svolgeva la preparazione invernale insieme a thiem e bublik a Maillorca. A volte, se non gli va di allenarsi, rimane a dormire perché gli piace molto… E’ un ragazzo generoso, molto, e molto disponibile, nel circuito è amico di Fogna e Flavia, ma le sue amicizie non sono nel tennis, ma nel jet-set di Riga e Mosca, dove si reca spesso e dove ama perdersi quando non è impegnato nel tennis. La bellezza del personaggio Gulbis forse degli ultimi anni, è che se perde non gliene frega nulla…non fa una piega..e si esalta nei tornei importanti… mi ha scritto un sms in previsione del match con Monfils che suona cosi…se fossi uno spettatore e non un giocatore, pagherei il biglietto per assistere..non sarà un match statico… e questa la dice tutta su Ernesto. io spero che la favola continui, poiché avere lui, fogna, kyrgios, verdasco, e pochi altri nel circuito, da linfa vitale al nostro sport.
Per me è la storia classica del ragazzo ricchissimo e insoddisfatto, vissuto nell’ombra di un padre opprimente. Ricordo che quando era ancora agli esordi, il padre lo vantava già come un campione affermato. Peccato, un bel talento, ma lui inseguiva i suoi fantasmi.
Quando ero ragazzo c’era un dibattito tra noi amici. Prendere un palo è un tiro sbagliato o un tiro sfortunato?
Ecco mi sembra che per Gulbis valga un po’ lo stesso quesito.
Fortunatamente ho visto giocare Adriano Panatta e posso dire che all’epoca c’era in tutti lo stesso dubbio. Avrebbe potuto riempire la sala di trofei oppure ha dato semplicemente il massimo?
Dal mio punto di vista penso che avrebbe potuto vincere molto di più. Ma nel caso di Panatta la tesi non fa acqua dal momento che in effetti ha VINTO già qualcosa di grosso. Nel caso di Ernests sinceramente il discorso mi sembra più che altro romantico/melanconico, corredato da tanta poesia, che sostenuto da valutazioni concrete. Resta sicuramente un giocatore da vette di gioco veramente elevate.
E perché “vita sprecata”? Cosa avrebbe aggiunto alla sua vita essere stabilmente nella top ten? Soldi? Ne ha già abbastanza grazie a suo padre. Fama, notorietà? Magari non gli interessano più di tanto. Donne? A quanto pare non gli mancano. Quindi? Una vita come la sua l’avrei “sprecata” volentieri anch’io.
C’è da chiedersi se fosse nato in una famiglia di modesta estrazione, avrebbe sprecato così il suo indubbio talento? Dubito! Amando il tennis, non mi piacciono per nulla i talenti sprecati. Li voglio vedere espressi in campo, non negli articoli si cronaca rosa.
Diciamo che ha sprecato il suo talento. Ma se è contento lui contenti tutti
Addirittura? La vittoria non è tutto nella vita…
La vittoria non è tutto nella vita…
A me sembra la cronaca di una vita sprecata… punti di vista…
Voglio un commento dell’utente DrittodiGulbis per favore
Lo ricordo ancora il buon Ernests mettere in seria difficoltà e battere Roger e Rafa.Talento unico che anni fa incantava col suo estro geniale,il suo tocco e il suo magico tennis.Sono contento che ogni tanto si riaffacci al tennis dei migliori,lui e Dolgopolov erano tra i miei preferiti.A proposito,qualcuno ha notizie dell’istrionico ucraino? Non lo si vede in giro nel tour da un pezzo.Infortunio o cos’altro?
Uno dei migliori articoli con il pretesto del tennis che abbia letto….bravo Marco
@ Nicola 1984 (#2500836)
Ti ringrazio, bellissime parole Nicola, spero di continuare a meritarmi i tuoi complimenti. Ci metto passione. Buon tennis.
Ringrazio Marco Mazzoni che ha scritto questo articolo.
Scrivere di Ernst Gulbis fa capire quanto sono importanti le vite di ognuno dei tennisti e a volte che un riscatto seppure marginale, …ma quanto è bello raccontarlo.
A volte essere numero 1 tutta la vita nel ranking ATP, non ti permette raggiungere un top come quello che in questi giorni può prendersi Ernst Gulbis.
bello, aspettiamo una spero lunghissima testimonianza
Complimenti Marco per l’ottimo articolo e le tue capacita’narrative:i tuoi articoli,il tuo stile,i tuoi ricordi e,sopratutto,le tue cognizioni tecniche,personalmente mi entusiasmano.Se poi concludi gli articoli-come quello odierno-con delle vere e proprie perle di poesia,allora i complimenti da parte mia non bastano piu’.Sei un grande e continua a regalarci simili emozioni con i tuoi racconti e la tua competenza.
Non è diventato una leggenda semplicememte perchè non ha mai messo il tennis davanti a tutto.
Super Articolo per un super giocatore, tanto forte quanto dannatamente pazzo e tormentato.
Tuttavia il tennis avrebbe sempre più bisogno di tanti Ernestini Gulbis.
#GodSaveERNESTO
Idolo assoluto
Hai il numero di sua sorella?
@ Chittammuorto (#2500746)
Tutto vero, incontrato a Roma durante gli allenamenti presso circolo utilizzato per gli allenamenti durante internazionali, è stato sempre il più disponibile e simpatico con i ragazzini che assistevano gli allenamenti di tutti i campioni presenti compreso Serena che non si filava proprio nessuno. Al suo pari (e forse di più) solo Kyrgios.
In realtà , per quanto fosse orribile quel dritto, raggiunse il suo top con la semi la RG e il n 10 atp proprio nel periodo in cui tirava il dritto in quella maniera.
Io sono un suo amico, ho parlato tante volte con lui di tante cose sia tennistiche che non… ora non ho tempo per impegni ma domattina o più tardi vi racconto qualche cosa di lui, che è un bravissimo ragazzo, non banale, figlio del 5nto signore più ricco della lettonia e rappresentante della Lukoil nel suo Paese; ernests si è sposato con una bellissima ed elegante ragazza russa di origine georgiana, designer di gioielli, ma talmente bella e aristocratica che sembra una attrice degli anni 30, hanno un figlio ed Ernesto gioca perché gli piace.. quando può usa il jet di suo padre per i tornei in Europa, non firma autografi a fine incontri e non esulta come un maniaco, quasi tutti lo fanno.. al RG nel 2014 battè Roger si infilò le racchette nel fodero e se ne usci dal campo quasi come se si sentisse un estraneo sul centrale… e poi ha un gioco che ti porta a giocare le paritte insieme a lui…se in giornata può battere chiunque, vedi Zverev a Wimbledon…se non ne ha voglia perde anche con un poppante..ma non ne fa un dramma… ha una sorella molto bella che fa la modella a Singapore…e ha sofferto molto da ragazzo (da qui i suoi scatti e racchette frantumate e alti e bassi) per la separazione dei genitori..
Gulbis come Fognini è fatto così. Prendere o lasciare.
Storia di uno che sa godersi la vita, tutta la mia ammirazione.
“Storia di un artista con racchetta che ha fatto di tutto per non diventare una leggenda”.
Mazzoni, sei un grande!
Ho sempre stravisto per Gulbo❤
Grazie per il bel racconto su questo giocatore mai banale.