Aurora Zantedeschi: “Sono buona e generosa ma attenti a farmi un torto…” La tennista di Verona si presenta ai lettori di Live Tennis dopo le vittorie di Tabarka
Quando ho deciso di intervistare Aurora Zantedeschi, la tennista 19enne che presentiamo oggi, la mia curiosità è stata attratta dal suo cognome imponente, sul quale peraltro non esiste un’etimologia certa, abbinato ad un nome così leggero, sfumato, in un gioco di contrasti che funziona bene ed è quasi magnetico. Allora ho fatto una breve ricerca sul web e mi sono imbattuto nella straordinaria figura di Francesco Zantedeschi, chissà mai se lontano antenato di Aurora, un abate vissuto a cavallo tra fine ‘700 ed ‘800 che ha lasciato importanti tracce di sé nella scienza ma anche nella filosofia. Una figura eclettica, insolita in questa sua variegatezza per il suo tempo, che vede convergere su sulle sue opere tre materie che attraversano la storia del pensiero dell’uomo: religione, scienza e filosofia. E forse non sono questi tre modi di intendere il tennis? La fatica e la solitudine del tennista, descritte da tanti, Agassi e Federer per citarne due, quanto potrebbe essere sopportabile senza un approccio quasi fideistico a questo sport, alle sue liturgie ed ai suoi dogmi, basti pensare ai punteggi privi di razionalità? Ma quanto il tennis è anche un amore per la conoscenza, una filosofia appunto, con l’atleta teso ad osservare se stesso, i suoi limiti ed anche il mondo circostante, con il continuo viaggiare cui sono costretti ogni settimana i tennisti? E sarebbe possibile nel tennis moderno, essere credibili senza affidarsi alla scienza, alla medicina ed alle nuove tecnologie per rendere un atleta sempre più competitivo? Ma mentre pensavo appunto a Francesco Zantedeschi ed ai rapporti tra a scienza, religione e conoscenza, i messaggi vocali di Aurora, che rispondeva alle mie domande, mi riportavano alla realtà.
L’intervista è stata realizzata dopo la vittoria di Aurora nel singolare di Tabarka del 29 settembre scorso.
Come è nato il tuo amore per il tennis ed a che età hai iniziato a giocare?
Io ho iniziato a giocare a tennis quando avevo 4 anni. Ho iniziato seguendo mio fratello più grande che giocava anche lui a tennis, un giorno sono andata ad accompagnarlo con i miei genitori e ho iniziato a giocare al muro, la maestra mi ha visto e ha detto ai miei genitori: “Domani portatemela così facciamo qualche test di coordinazione per vedere se può iniziare a giocare a tennis”. E così è stato…
Quando hai capito che il tennis non era uno sport come gli altri, ma era quello che tu volevi veramente fare? C’è stato un passaggio chiave, una vittoria, un episodio?
Io ho capito che volevo giocare a tennis quando ho giocato due semifinali in singolo under 18 in Svezia, quasi tre anni fa. Però alla fine è sempre stato quello che volevo fare, perché quando giocavo o andavo all’allenamento era un momento in cui mi divertivo. Ma da quelle due semifinali ho visto che poteva veramente essere la mia strada.
Descrivi ai nostri lettori chi è Aurora Zantedeschi in campo:
In campo vado a momenti. A volte sono molto carica e aggressiva, soprattutto se l’avversario mi fa un torto, comunque rispettando le regole, l’avversario e gli altri; altre volte sono molto più tranquilla, riesco a mantenere la serenità in campo. Il mio stile di gioco è prevalentemente aggressivo ma quando c’è da difendere riesco a farlo. I miei colpi migliori sono il servizio, il dritto, il back e anche la smorzata. Invece i colpi da migliorare sono rovescio, soprattutto la difesa di rovescio, e a livello fisico la rapidità, che comunque rispetto agli anni scorsi ho migliorato.
E adesso descrivi che tipo di ragazza sei fuori dal campo:
Fuori dal campo dicono che sono una ragazza molto buona e generosa, allo stesso tempo sono anche egoista, permalosa e abbastanza stronza con le persone che mi fanno un torto. Se una persona mi fa un torto esce la cattiveria che è in me e la cattiveria che c’è nello Scorpione in generale, ossia il mio segno zodiacale.
A proposito di amicizie, è possibile secondo te essere amiche di altre tenniste oppure, a causa della competizione, non si è mai completamente sincere?
Secondo me si può essere amiche con altre tenniste, ma di amiche sincere già ce ne sono poche in generale nella vita, se sono anche loro tenniste ce ne sono ancora meno, ma comunque ci sono e si possono avere ed io ce l’ho.
Veniamo alla tua prima vittoria importante in un torneo, quella nel 15.000 di Tabarka. Com’è stato il percorso del torneo e che cosa hai provato prima e dopo la finale?
In finale ho giocato con la Colmegna, una ragazza molto forte. Sinceramente prima della partita ero abbastanza tranquilla, sapevo che la mia avversaria giocava molto bene, quindi sono entrata in campo serena con la consapevolezza di poter perdere, ma che comunque si trattava, anche per lei, di una finale e quindi le cose potevano anche cambiare. Con la Colmegna ci avevo giocato ad aprile e ci avevo perso facile, tipo 6-2/6-1, poi avevo fatto un set di allenamento prima del torneo il martedì e avevo perso 6-2. Ero consapevole che sarebbe stata difficile da vincere, ma comunque sapevo anche che nelle finali gli equilibri spesso cambiano: infatti ho giocato molto bene proprio per la serenità con cui ho affrontato il match, invece lei ha risentito molto della tensione. Dopo la finale ero emozionata, non ci credevo di aver vinto quindicimila dollari, ed ero in balia di tantissime emozioni, sia positive che negative. Da una parte ero felice perché avevo espresso un buon gioco tutta la settimana ed ero contenta per il mio maestro e anche per i miei genitori, dall’altra avevo paura perché comunque dovevo iniziare un nuovo torneo dopo due o tre giorni e non è mai facile, perché ci si aspetta sempre tanto da chi ha appena vinto una finale.
Tra le prime dediche che hai fatto c’è stata quella al tuo coach. Ci parli un po’ di lui e del vostro rapporto?
Io mi alleno con Damian Di Noto da quattro anni. Lui è un ragazzo argentino che vive qua in Italia da venti anni e mi sono trovata bene con lui da subito. Il fatto che lui fosse argentino e provenisse da un’altra cultura, mi ha insegnato moltissime cose non solo a livello tecnico. È come se fosse un padre per me, è molto caloroso, molto affettuoso nel momento del bisogno ma nello stesso tempo è anche molto freddo, lucido, ti fa capire le cose e accetta i miei sbagli, questo per me è fondamentale. Il rapporto che ho con lui è un rapporto prima di tutto sincero ed onesto. È anche un rapporto di amicizia anche se predomina l’aspetto lavorativo, come deve essere.
Guardando i tuoi risultati, sembrerebbe che la tua crescita sia stata prevista grado per grado, livello dopo livello. Hai fatto semifinale, poi finale e poi hai vinto un torneo.
Il fatto che io abbia fatto semifinale, finale e vittoria non è assolutamente una strategia, perché comunque io non mi sarei mai aspettata prima di tutto di fare semifinale, neanche di far finale, ancora meno di vincere il torneo. Magari fosse una strategia, così potrei adottarla sempre!
La tua prima vittoria in un torneo pro è stato però un doppio a Monastir insieme ad Angelica Raggi. Ti piace giocare il doppio e quanto cambia il tuo gioco?
A me piace molto giocare il doppio, infatti quando lo gioco sono mi diverto tanto, lo vivo in modo migliore, perché c’è una compagna al mio fianco che affronta e condivide la mia stessa partita, quindi può aiutarmi nei momenti più ansiosi e difficili. Quindi sì, mi piace molto e lo vivo molto più serenamente rispetto al singolo. (Aurora ha appena vinto il suo secondo torneo di doppio, a Tabarka, in coppia con Martina Colmegna nda)
Dove senti di poter arrivare quest’anno sia come tornei che come ranking?
Fino a fine anno in teoria farò solo 15.000, ancora questi due a Tabarka (ha raggiunto secondo turno e semifinale nda) ed altri sei più o meno. Poi farò 2/3 mesi di preparazione ed ancora non so cosa farò dopo, dobbiamo ancora impostare la programmazione con il mio maestro, dipende anche da come andranno questi ultimi tornei. Comunque penso di poter iniziare magari a fare qualche 25.000, ma si vedrà. Io a fine anno come ranking posso puntare ad essere tra le 700 e le 750 WTA.
Qualche mese fa a Sezze, in un match poi perso, hai dato un 6/0 a Bianca Turati, che ti precede di tanto in classifica e che tecnicamente è una delle nostre giovani migliori. Cosa è successo poi in partita e quanto devi migliorare nella tenuta mentale?
Per quanto riguarda la partita con Bianca Turati, lei ha fatto un terzo set molto bello e brillante, ha mostrato in quel momento la sua forza mentale e fisica che le permettono di avere una classifica maggiore rispetto alla mia. A livello mentale io dico che c’è sempre da migliorare, perché sempre si impara, ma rispetto all’anno scorso ho fatto un gran passo avanti, perché ho vinto partite che prima non vincevo, ho affrontato situazioni che prima affrontavo in maniera diversa, portandomi a perdere. Quindi sono molto migliorata anche se c’è ancora tantissimo da lavorare.
Bianca Turati ci fa pensare agli USA. Ho visto che da junior hai giocato in Florida: come mai e come giudichi il tuo percorso under 18?
Per quanto riguarda il mio viaggio in Florida, sono andata all’Evert Tennis Academy perché conoscevo il direttore. Mi ha detto: “Dai vieni, ti alleni qui una settimana, la settimana dopo c’è un ITF under 18 e lo puoi fare”. Ho colto l’occasione e sono andata a fare questa esperienza molto bella. Per quando riguarda il mio percorso under 18, ho iniziato tardi a giocare tornei, perché comunque prima non avevo un livello tale da poterli fare e poter competere, ci sono arrivata quando avevo già 17-18 anni. Per quello che ho fatto, ho ottenuto buoni risultati, soprattutto in doppio, quindi è stato un buon percorso che mi ha aiutato ad affrontare i tornei successivi.
In una nostra intervista di qualche settimana fa Susanna Giovanardi ci ha detto che, a parer suo, gli itf under 18 sono inutili. È una posizione che riscuote qualche consenso nell’ambiente. Qual è il tuo punto di vista?
Il mio punto di vista sui tornei ITF under 18 è completamente diverso da quello della Giovanardi, perché secondo me sono molto utili per i ragazzi e le ragazze, come preparazione per poi affrontare i tornei pro. Sicuramente sono due mondi completamente diversi, perché negli under 18 giochi con gente più o meno della tua età, invece nei pro giochi con gente che ha molti più anni di te. Però negli under 18 inizi a gareggiare fuori dall’Italia, con giocatrici che hanno modi diversi di affrontare la partita, di giocare. Tutto concorre a fare esperienza.
Quali sono le millenium su cui punteresti per il futuro del tennis italiano?
Secondo me le più promettenti sono la Cocciaretto e la Pigato, come ragazze. Se devo aggiungere anche i maschi, punto sicuramente su Musetti e Sinner.
Hai uno staff e da quante persone è composto?
Il mio staff è composto da due maestri: Damian Di Noto e Giulia Meruzzi, ma prevalentemente Damian perché Giulia mi sta seguendo molto meno ultimamente. Poi è ho un preparatore atletico, Jose De Laurentis e un fisioterapista che mi segue da cinque anni, Orlando Schultz. Poi ci sono i miei genitori, senza i quali non potrei giocare a tennis e che comunque sono i miei primi sostenitori, quindi nello staff ci sono anche loro, insieme ai miei tre fratelli.
Puoi cambiare una regola nel tennis: quale cambieresti?
Se dovessi cambiare una regola io metterei anche nel singolo 40 pari e punto secco per far diventare le partite più un gioco di nervi saldi, come piacciono a me. Ovvio che se inizi a perdere tutti i 40 pari ti dà fastidio, però si crea un’atmosfera più adrenalinica.
Molte giocatrici junior nel passaggio tra le pro si perdono. Quali sono le cause principali secondo te?
Secondo me il motivo per cui tante giocatrici che sono forti a livello under poi si smarriscono quando passano ai tornei pro è perché non reggono a livello mentale le prime sconfitte, non riescono ad accettarle perché sono abituate a fare molte meno cose per poter vincere e portare a casa la partita. Quando ti scontri con giocatrici che hanno più esperienza di te ed hanno molti più anni di te, devi trovare più soluzioni e devi fare molto di più per vincere una partita, perché anche le avversarie hanno molte più soluzioni. Quindi alcune si perdono e smettono perché non riescono più a vincere.
Parlaci dei tuoi studi e di come sei riuscita a conciliare studio e tennis.
Io ho fatto il liceo scientifico al Don Mazza di Verona. È una scuola paritaria quindi è comunque una scuola normale. Sono riuscita a conciliare lo studio e il tennis: è stato difficile però ce l’ho fatta. Gli ultimi due anni, grazie alla carta della federazione e al progetto “studente atleta”, avevo maggiori agevolazioni. Non è stato per niente un percorso facile da fare perché con la maturità ho fatto pochissimi tornei fino al quinto anno, ma se tornassi indietro rifarei le stesse cose, perché secondo me una base minima di studio e di cultura dovrebbero avercela tutti e finire le superiori dovrebbe essere il minimo indispensabile.
Di recente hai scritto che non c’è uno sport che esponga quanto il tennis ad un enorme dispendio di energie psichiche. Perché e come riesci a fronteggiare lo stress?
Secondo me quello che ho scritto su Instagram è assolutamente vero, perché comunque nel tennis devi soffrire e tener duro in campo, sempre: con 40 gradi, se c’è il vento, se c’è il sole, se piove un po’, nelle pause, sei lì sempre da sola e devi affrontare queste situazioni, quindi è difficilissimo mantenere la concentrazione sempre alta, hai un livello di stress altissimo. Io riesco a fronteggiare questo stress perché comunque parlo molto con il mio maestro, prima dei tornei ed ogni volta che ne ho bisogno.
Cosa insegnano le vittorie nel tennis e cosa insegnano le sconfitte?
Per me le vittorie ci insegnano a capire fino a dove possiamo arrivare, invece le sconfitte ci fanno capire dove dobbiamo migliorare e quali sono le nostre carenze durante la partita.
Di recente sui social hai attaccato quei tifosi che rendono gli stadi poco frequentabili dalle famiglie. Forse è anche responsabilità dei calciatori?
La violenza negli stadi non è assolutamente colpa dei giocatori perché comunque loro giocano a calcio, stanno facendo uno sport che in teoria dovrebbe piacergli. Secondo me sono semplicemente i tifosi che sono troppo accaniti dal tifare una squadra al punto da rovinare tutto e come rovinano lo sport rovinano anche le giornate di alcune famiglie, è successo anche a me quando sono andata a vedere una partita dell’Hellas Verona contro l’Inter.
Qualche settimana fa, 1 milione di ragazzi in Italia è sceso in piazza per la difesa del pianeta. Qual è il tuo pensiero in merito?
Secondo me è inutile andare a protestare. Tanti giovani hanno preso questa protesta solo per saltare un giorno di scuola, continuando poi a buttare cose per terra (sigarette, pacchetti di sigarette, bottiglie di plastica e altre cose); in realtà dovrebbero iniziare a protestare dopo aver messo in pratica ciò che sostengono. Questo è un argomento molto delicato, comunque concordo che c’è tanto inquinamento. Secondo me si dovrebbero creare dei laboratori didattici o comunque delle ore di scuole, fin dalle elementari, sull’inquinamento, perché quando si è bambini si imparano le cose principali ed è su di loro che occorre puntare.
Quali sono i 3 desideri più grandi della tua vita?
Il mio primo desiderio più grande è quello di essere felice, il secondo quello di giocare a Wimbledon, il terzo quello di poter viaggiare tutta la vita.
Fin qui Aurora, una ragazza certamente sincera e con le idee chiare su se stessa e sul mondo. Le auguriamo tutta la felicità che cerca e che merita.
Antonio De Filippo
TAG: Aurora Zantedeschi, Interviste LiveTennis
LE CHIACCHERE NON MI RIGUARDANO,anche se capisco che in questo momento il tennis femminile italiano è solo chiacchere
Also Sprach Zarathustra!
Ha pienamente ragione.
‘Secondo me è inutile andare a protestare.’
intervista interessante, ha detto alcune cose che condivido e mi sembra una brava ragazza, naturalmente voi esseri privilegiati di 47 cromosomi vi focalizzate solo sulla frase del titolo
@ Carl (#2456454)
Ero venuto per fare lo stesso commento. 😯
Avrei tante domande per capire attraverso una ragazza le varie problematiche che possono stravolgere la carriera di ragazze.
Non me ne voglia Zantedeschi,anzi bello far conoscere le nostre atlete ma io voglio capire le cose piu’profonde.
Hai mangiato pesante? Ma non sei stufo di leggere di Federer Nadal e dei soliti 20 tennisti? A cosa gioca questa secondo te? Badminton? TU hai vinto un 15000? Ieri per Musetti che ha vinto un 15000 c’erano 100 e passa commenti. 😕
Mi piace questa Zantedeschi, l’importante è non farle torti 😆
Speriamo che dopo questa intervista non si perda, come è avvenuto invece con le altre…
A quando un’intervista alla Matteucci?
Il titolo dell’articolo mi ricorda qualcosa, si potea chiamar Rosina:
“Io sono docile, son rispettosa,
sono ubbediente, dolce, amorosa;
mi lascio reggere, mi fo guidar.
Ma se mi toccano dov’è il mio debole,
sarò una vipera e cento trappole
prima di cedere farò giocar”.
https://youtu.be/cqMxYzhOxK4
@ Chittammuorto (#2456421)
Quale è il problema, se non ti interessa non leggerlo.
E comunque a turno hanno fatto articoli/interviste simili su tutti i giovani (anche se non sono fenomeni)
Zantedeschi è cognome veronese, e non è poi raro a Verona.
Quanto all’etimologia in Veneto i cognomi che iniziano per Zan- sono comuni (Zanin, Zanetti, Zanato, ecc…) e Zan sta per Giovanni (Giovanni –> Gian –> Zan).
Quindi Giovanni il tedesco, con riferimento a un antenato di origine germanica (o forse Giovanni dei tedeschi, con un Giovanni contadino o fattore in una tenuta di proprietà di tedeschi).
Ma di chi stiamo parlando scusate????????????? un articolo di 3 pagine su un portale nazionale per che cosa??? complimenti alla ragazza ma m sembra esagerato sto dazzebao su questa tennista che se gli fai un torto te ne rende 5 volte….ma daaaaiiiiii….
Il primo torneo in doppio non l’ha vinto con la Raggi, ma con la Travesi (fecero due titoli ed una finale consecutivamente), poi ha vinto il terzo con la Tcherkes Zade e poi quello con la Raggi. Quest’anno invece prima di vincere quello con la Colmegna, di titoli in doppio ne aveva vinti altri due!