Da Firenze: Marco Trungelliti, maratoneta (e fiorentino) per caso
A inizio settimana, l’argentino non sapeva nemmeno se sarebbe sceso in campo. È finita che ha vinto tre maratone, compresa la semifinale contro Safwat. “Non sono entrato tra i top-100 a causa degli infortuni: pazienza, sarà per l’anno prossimo”. Per lui è la seconda finale consecutiva a Firenze. Se la vedrà con Pedro Sousa, autore di una clamorosa rimonta contro Philipp Kohlschreiber. Finale in TV.
“Ho giocato più ore in questo torneo che in tutto l’anno!” Con questa battuta, accompagnata da un sorriso radioso, Marco Trungelliti ha sintetizzato la sua settimana alla Firenze Tennis Cup – Trofeo Toscana Aeroporti (46.600€, terra). In tanti anni di carriera, ha giocato sei finali Challenger (vincendone una): quella contro Pedro Sousa sarà la settima, ma Firenze è l’unica città in cui ne ha raggiunte due: “Incredibile! In realtà mi sono sempre trovato bene in questo club, mentre l’anno scorso sul piano tecnico ho avuto delle difficoltà. Aveva piovuto molto, i campi erano pesanti, non si poteva nemmeno correre, eppure ero arrivato in finale. Al primo turno mi ero salvato per miracolo, poi nei quarti contro Gutierrez-Ferrol ero stato sotto 3-0 e servizio nel tie-break del terzo. Situazione identica a quella di ieri contro Vilella”. Casi della vita. In semifinale, l’argentino è emerso alla distanza (3-6 6-3 6-0 il punteggio) contro Mohamed Safwat, che pure è stato il miglior giocatore in campo per almeno un’ora. Con scambi lunghi e una palla molto pesante, l’egiziano sembrava destinato a una facile vittoria. “In effetti all’inizio ho sbagliato tattica, non giocavo quasi mai lo slice, colpo importante per spezzargli il ritmo, soprattutto sul rovescio – dice Trungelliti – ero un po’ stanco dopo la battaglia di ieri, e fino a quando non sono entrato in partita ho faticato. Ma nel secondo set ho iniziato a sentirmi meglio, a variare, a metterlo in difficoltà, e la mia palla gli rimaneva in mano”. Sotto 6-3 2-1, Trungelliti è stato bravo a recuperare il break di svantaggio, poi il game chiave è stato l’ottavo: Safwat ha annullato la prima palla break con un gran passante di dritto, ma sulla seconda una risposta un po’ fortunosa e un rovescio sulla riga hanno portato l’argentino sul 5-3. Trungelliti si è aggiudicato gli ultimi 9 game, ma c’è stata battaglia anche nei primi game del terzo. Il break spaccapartita arrivava nel primo game: Safwat commetteva un grave doppio fallo sulla parità, poi sparava un dritto in corridoio. Sul 3-0 si è fatto trattare dal fisioterapista per un problema al piede sinistro, e gli ultimi game sono stati una formalità.
“TOP-100 ATP? ARRIVERANNO NEL 2020…”
Vedendolo giocare, sembra incredibile che Trungelliti non sia mai entrato tra i top-100 ATP: tocca la palla come pochi, però gli manca continuità. “Quest’anno mi ero attrezzato per farcela, ma poi l’infortunio mi ha bloccato”. Ripensando al 2019 tennistico (al netto delle note – e gravi – vicende extra che lo hanno interessato), è comunque soddisfatto. “Sì, perché praticamente non ho giocato – racconta – però quando stavo bene ho visto che il tennis c’era e ho ottenuto anche qualche risultato. Il mio obiettivo era garantirmi la certezza di giocare le qualificazioni dell’Australian Open, ci tenevo molto. Se vinco la finale sono certo al 100%, ma anche così è quasi fatta”. La finale colta a Firenze è un mezzo miracolo, perché l’obiettivo di inizio settimana era semplicemente stare bene. “Non sapevo neanche se avrei giocato, era tornato il problema fisico che mi aveva costretto al ritiro allo Us Open. Non sapevo se potevo scendere in campo, giocare un set, una partita intera… All’improvviso, mi sono trovato in finale dopo aver giocato tantissimo”. Comunque finisca la sua esperienza fiorentina, ci sono due buone notizie per Trungelliti: la prima è che sente di non star giocando troppo bene, quindi di avere notevoli margini di crescita (“Mentre sto molto bene di testa”). La seconda è che ha ben chiaro cosa fare per dare l’assalto ai top-100 ATP. “È fondamentale la figura del mio allenatore, lo spagnolo Albert Portas (ex top-20 ATP, vincitore del Masters 1000 di Amburgo nel 2001, ndr). Era un giocatore stabile, è una persona molto tranquilla e pensa molto. Lui e mia moglie Nadir mi hanno aiutato molto: lo scorso anno sono cresciuto e lui ha avuto un ruolo importante. Se non mi fossi fatto male, quest’anno sarei entrato tra i top-100. Pazienza, sarà per il 2020”. A Firenze si è presentato senza allenatore, ma c’è buona parte della sua famiglia: mamma, fratello e la “mitica” nonna, 90 anni, diventata famosa lo scorso anno al Roland Garros. Per adesso è rimasta in hotel. “Ci piacerebbe portarla in finale, ma si potrebbe emozionare, inoltre è un po’ superstiziosa: sin dal primo match è rimasta in hotel e ho sempre vinto, quindi potrebbe decidere di non venire per scaramanzia…”
SOUSA, FOLLE RIMONTA SU KOHLSCHREIBER
A sorpresa, il secondo finalista della Firenze Tennis Cup non è Philipp Kohlschreiber. Il tedesco ha combinato un pasticcio nel match contro Pedro Sousa, bruciando un vantaggio di 5-0 nel secondo set e facendosi annullare ben cinque setpoint. Punto dopo punto, il portoghese ha ricucito lo svantaggio e si è imposto col punteggio di 6-3 7-5, prendendosi uno scalpo importante. Per Sousa sarà la tredicesima finale Challenger in carriera, la dodicesima negli ultimi due anni. Quest’anno ne ha già giocate due e le ha vinte, a Blois e a Meerbusch. Una serie di buoni risultati che lo hanno portato addirittura tra i top-100 ATP lo scorso febbraio (anche se adesso è in 124esima posizione). Accompagnato a Firenze da coach Ruben Ramirez Hidalgo (il tennista ad aver vinto più partite Challenger nella storia, con ben 423 successi), è un tipo apparentemente naif, ma in realtà è dotato di due colpi molto penetranti, con poca rotazione e tanta velocità. Ogni tanto si prende inspiegabili pause agonistiche, come nei quarti contro Coppejans (avanti 6-2 4-0, si era fatto trascinare in un pericoloso tie-break) o al primo turno contro il nostro Enrico Dalla Valle, che con un pizzico di convinzione in più avrebbe anche potuto sgambettarlo (è stato avanti 2-0 al terzo). Quando è ben concentrato, invece, sa essere molto pericoloso. Contro Kohlschreiber non si è mai disunito e ha effettuato una rimonta impressionante, sia pure con un po’ di fortuna. Sul 5-2 e 40-30 (nel terzo dei cinque setpoint), si è salvato con un improbabile dritto in slice, giocato alla disperata, terminato all’incrocio delle righe. Kohschreiber non ha mollato, ci sono stati game combattuti, ma Sousa li ha vinti tutti, con una sola incertezza al momento di chiudere, quando ha commesso un doppio fallo sul primo matchpoint. Se l’è comunque cavata e si è garantito un ranking intorno al numero 115 ATP, che diventerebbe 109 in caso di vittoria. La finale si giocherà alle 15.30 sul Centrale del CT Firenze: l’ingresso costerà 17 euro (20 per la tribuna numerata) e sarà trasmesso in TV su SuperTennis, il canale di proprietà della FIT, visibile al n.64 del digitale terrestre e al 224 della numerazione di Sky. In serata, è terminato il tabellone di doppio: al termina di una finale combattutissima, si sono imposti il canadese (di origine indiana) Adil Shamasdin e lo svizzero Luca Margaroli. In svantaggio 9-6 nel super tie-break, hanno rimontato in extremis e l’hanno spuntata 7-5 6-7 14-12 contro gli spagnoli Martinez-Granollers.
2 commenti
Forza Marco sono qua in tribuna e tifo per te anno scorso hai perso e te lo meriteresti vamos
Io Trungelliti lo tifo a prescindere e l’ostracismo che denuncia da parte di tanti colleghi nei suoi confronti è vergognoso e mafioso.