Da Milano: Bolivia- Dellien vince e scatena i connazionali
Davanti a un gran pubblico, tra cui una trentina di boliviani scatenati, Hugo Dellien batte Danilo Petrovic e intasca il quinto titolo in carriera: “La Bolivia non ha grandi sportivi, io sto aprendo una strada e ho l’obbligo di rappresentarla nel migliore dei modi. Ai soldi, preferisco l’affetto della gente”. Adesso, per lui, rotta su Wimbledon e obiettivo top-50. Grande successo per l’ASPRIA Tennis Cup – Trofeo BCS.
A un certo punto sembrava di essere a La Paz, o magari a Santa Cruz De La Sierra, laddove Hugo Dellien si era trasferito quando aveva 13 anni, per inseguire il sogno di diventare un tennista, primo boliviano di livello dopo oltre trent’anni. Ce l’ha fatta e ha scatenato la tennis-mania nel suo Paese, tanto da essere sostenuto da parecchi connazionali ovunque vada. Ce n’erano tantissimi anche per la finale dell’ASPRIA Tennis Cup – Trofeo BCS (46.600€, terra), almeno una trentina, a fare un tifo caldo ma civile nella finale contro Danilo Petrovic. Tanta passione è stata premiata da un successo, il quinto in carriera nel circuito Challenger. È finita 7-5 6-4 per Dellien contro un avversario più debole, in particolare sulla terra battuta. Ma le finali sono partite complicate. E Dellien lo sa: “Non ero a mio agio, mi sentivo nervoso, avevo l’obbligo di vincere – ha detto – c’è una grande differenza tra perdere in finale e vincere il torneo. Grazie a Dio ho tenuto duro in una partita complicata. Nonostante non abbia giocato come volevo, ho combattuto con lo spirito giusto e questo ha fatto la differenza”. Forte di un servizio molto potente, una buona smorzata e un notevole rovescio lungolinea, Petrovic è partito fortissimo. I primi quattro game sono andati ai vantaggi, ma è stato lui il primo a brekkare. È salito 4-1 contro un Dellien contratto, autore di troppi errori gratuiti, ma sempre positivo col linguaggio del corpo. Ed è stato premiato. Ha ricucito lo svantaggio fino al 4-4, poi sul 4-5 si è trovato per tre volte a due punti dal perdere il set. Nel momento del bisogno ha mostrato la sua classe, evitando guai. Dellien giocava il miglior game della partita sul 5-5, trovando il break decisivo con un gran passante di dritto e una bella giocata a rete. Al cambio di campo, Petrovic chiedeva l’intervento del trainer per un problema alla schiena. Sparacchiava quattro risposte nel game successivo e il match sembrava chiuso, soprattutto quando Dellien brekkava in avvio di secondo. Un po’ di distrazione e l’orgoglio del serbo riportavano in equilibrio il parziale. Petrovic ritrovava incisività al servizio e con la palla corta, costruendosi addirittura la chance per portare il match al terzo: sul 4-3 in suo favore aveva tre palle break che lo avrebbero portato a servire sull’ipotetico 5-3. Dellien le giocava da campione ed era lui a scippare il servizio al serbo nel game successivo. Il resto è quasi commovente, con l’esultanza dei suoi connazionali e il trofeo a loro dedicato.
ROTTA SU WIMBLEDON, OBIETTIVO TOP-50 ATP
“Per me è speciale giocare davanti alla mia gente – racconta Dellien dopo aver dedicato oltre 20 minuti a foto, saluti, abbracci e autografi – sappiamo che lo sport in Bolivia non dà grandi gioie. Grazie a Dio, i miei risultati stanno facendo conoscere il tennis nel mio Paese. Molta gente è orgogliosa, cresce la passione e io sono la causa di tutto questo. Ho l’obbligo di rappresentare la Bolivia nel miglior modo possibile, per ora lo sto facendo e speriamo di continuare così”. Dellien ripete continuamente “Grazie a Dio”, segno di una profonda fede. D’altra parte, fa il segno della croce prima di ogni partita. Tanta fede gli è servita a superare i momenti difficili, come a fine 2016, quando aveva smesso di giocare e aveva investito 15.000 dollari (tutto quello che aveva messo da parte in anni di carriera) per mettersi in società con il padre. Ha trovato la forza di ricominciare, ha aggiustato tanti dettagli tecnici (soprattutto il rovescio) e adesso si avvicinerà al suo best ranking: la vittoria a Milano lo spinge al numero 83 ATP, a sole nove posizioni dal best ranking. Ma gli obiettivi di Hugo sono ben più ambiziosi: “Parto per Wimbledon già stanotte. Prepareremo il match nel miglior modo possibile, troverò un avversario (John Millman, ndr) che ha battuto Federer allo Us Open. Sarà dura, però ho grande fiducia. Nonostante la superficie sfavorevole farò del mio meglio, dopodiché giocherò altri quattro tornei sulla terra battuta: un Challenger in Germania e i tornei ATP di Bastad, Amburgo e Kitzbuhel. Alla fine faremo il punto della situazione, l’obiettivo è chiudere l’anno il più vicino possibile ai top-50 ATP”. Le possibilità ci sono, anche se dovrà raccogliere qualche punto sul cemento. Ha il tennis e l’esuberanza atletica per riuscirci, ma ha ancora tutto da dimostrare: i punti del suo breakdown sono tutti sulla terra, al massimo quella verde, ma sempre e soltanto terra.
CUORE BOLIVIANO
Dellien ha preso sul serio il suo ruolo di ambasciatore della Bolivia (dove peraltro non vive più da otto anni: risiede a Buenos Aires con la giovane moglie Camila Giangreco, ex giocatrice paraguaiana). Quando gli si chiede se è meglio essere il numero 1 di un Paese come la Bolivia o il 10 di una potenza come possono essere Argentina, Francia, Germania o la stessa Italia, la sua risposta è tutta cuore: “Non saprei, non essendo mai stato il numero 10 di un altro Paese. Ma se la domanda riguarda le possibilità economiche, dipende dal singolo. Personalmente preferisco mille volte rappresentare una nazione che non ha mai avuto giocatori, essere il primo a iniziare un cammino e ed essere seguito da tutti. Più che i soldi contano l’affetto e il sostegno di un Paese intero”. E via di corsa per doccia e cena, in attesa di prendere un volo per Londra, laddove ripartirà il suo viaggio. Lo scorso anno, Laslo Djere giocò a Milano da numero 101, vinse il torneo e poi avrebbe dato una svolta alla sua carriera, arrampicandosi addirittura tra i primi 30. Dellien sogna di fare altrettanto. Termina così, avvolta dal tricolore rosso-giallo-verde della bandiera boliviana, la quattordicesima edizione dell’ASPRIA Tennis Cup – Trofeo BCS. Un’edizione di grande successo, che ha fatto registrare il sold out per la finale e incontri di ottimo livello, anche nei complicati giorni di metà settimana, quando il caldo aveva raggiunto picchi quasi insopportabili. Un’edizione che ha lanciato la stella di Lorenzo Musetti, splendido semifinalista, e che ha confermato le qualità degli organizzatori, dal direttore del torneo Massimo Lacarbonara e dallo staff di Makers, a partire dall’infaticabile Carlo Alagna. Ancora una volta, Milano si è confermata una Grande Città del Tennis. L’appuntamento è per la prossima estate.
ASPRIA TENNIS CUP – Trofeo BCS (46.600€, terra)
Finale Singolare
Hugo Dellien (BOL) b. Danilo Petrovic (SRB) 7-5 6-4
TAG: Challenger Milano, Challenger Milano 2019, Hugo Dellien
Ragazzo simpatico e positivo, figlio di un paese che ho trovato molto accogliente e aperto. Sono questi i ragazzi che fanno bene allo sport e al mondo.
Dellien ha manager italiano
Bella storia!
Ragazzo simpatico. A Wimbledon sarà difficile battere Millman. Ma nel tennis, mai dire mai. In bocca al lupo.
Dopo la prima di un equadoriano al giro d’Italia ora abbiamo anche la prima di un Boliviano…
Ottimo vedere come gli orizzonti sportivi si stiano allargando anche verso l’altra sudamerica…
@ simposio (#2373833)
Concordo in pieno
A parte che per me ci vogliono entrambe le tipologie di personaggio, lasciamo a Kyrgios quel che è di kyrgios… Non che lo stimi particolarmente, ma come lui non ce ne sono tanti. Non facciamo che adesso il nome Kyrgios identifichi un’ampia platea di giocatori, perchè non è assolutamente vero…
Quoto
Bravissimo ragazzo. Servono questi personaggi nel circuito
Piu Dellien
Meno Kyrgios