Roland Garros: terra amara per Shapovalov e Medvedev (di Marco Mazzoni)
“La terra battuta è una maestra severa. Non basta il braccio, ti costringe a lottare ma soprattutto a pensare. Contro l’avversario al di là della rete e contro te stesso, il rivale più temibile…”. Parole interessanti, estremamente sagge, che mi raccontò un valido collega dell’Equipequalche anno fa, durante una lunga sosta per la pioggia al bar del Roland Garros. Non erano sue, ma di un vecchio tecnico francese, uno che aveva lavorato con la generazione di tennisti transalpini dei primi anni 80. Non ricordo il suo nome, ma ricordo esattamente il suo pensiero sulla terra rossa, che condivido alla lettera. Perché questa riflessione, proprio oggi? Calza a pennello per descrivere quel che ho visto in campo nel primo lunedì di Roland Garros 2019. Una giornata strana, con diversi match poco intriganti (soprattutto per i big), ma alcuni ricchi di spunti.
La mia lente era puntata su due talenti in ascesa, Daniil Medvedev e Denis Shapovalov. Lungi da me dilungarmi su lunghe analisi tattiche, nemmeno sulla cronaca delle loro partite, già in archivio da ore. Quello che è interessante, tornando alla riflessione iniziale, è rivedere in quelle parole molti degli atteggiamenti sbagliati ed errori che hanno portato sia Shapo che Medvedev alla sconfitta. Due partite assai diverse, contro rivali diversi, in contesti diversi, ma con un sottofondo “cupo, mesto e sentenziale”: i due giovani, ricchissimi di talento, hanno ancora molto da imparare nella gestione della partita, nell’approccio alle difficoltà, nell’adattare la propria differenza di classe a quel che la partita richiede per fare la differenza con l’avversario.
Medvedev vs. Herbert è stata una partita straordinaria, una delle migliori dell’anno a cui abbia assistito. Sul nuovissimo campo 14, preso d’assalto già alle 10.30 del mattino dal foltissimo pubblico accorso al Roland Garros, i due hanno portato in campo stile ad attitudine assai diversa. Daniil è una delle “mie” scommesse per il 2019: faremo i conti a fine anno, ma i progressi del russo sono evidenti. Ha iniziato il match imponendo i suoi punti di forza: servizio preciso, palleggio in progressione poderosa fino allo strappo, all’accelerazione decisiva. Herbert è un tennista che adoro, un po’ barocco, molto retrò, leggero per il tennis palestrato dei nostri tempi, ma con l’istinto dell’attaccante purosangue. E’ stato bravo il francese a restare fisicamente e mentalmente in partita quando era soverchiato dalla maggior potenza del russo, chiuso nell’angolo, a remare senza speranza contro una corrente troppo forte. Non è annegato sotto quelle ondate violente, ci ha creduto. Ha alzato il rendimento del servizio ed ha guadagnato campo, fino al terzo set, quando un break gli ha fatto credere di potercela fare. Herbert ha iniziato a volare in campo, ginocchia basse e via in anticipo, verticalizzando il gioco e chiudendo spesso di volo con il suo tocco delicato. Una delizia. Bravissimo PierUgo, ma qua iniziano i (molti) demeriti di Medveved. Il russo, per due set impeccabile per come riusciva a calibrare rischio e rendimento del suo tennis, ha iniziato a perdere la pazienza. Ha perso il bilanciamento, finendo per sparacchiare via– come faceva sotto pressione fino a pochi mesi fa – oppure accettando il palleggio a bassa velocità del rivale. Praticamente ha regalato troppi errori non forzati al francese, ed è sceso nella sua “palude”, finendo incantato dalle giocate di Herbert, dai suoi tocchi, dalle sue discese a rete. Medvedev dal terzo set ha gestito malissimo i tempi della terra battuta: se all’avvio teneva alti ritmi rischiando poco per quindi affondare con i suoi devastanti colpi in spinta, si perso non accettando che il match era cambiato. Non è riuscito ad imporre di nuovo quegli schemi che ben lo avevano sostenuto. È andato in evidente confusione tattica, non riuscendo a reagire ad un rivale capace di cambiare le carte in tavola. Sulla terra la tattica è fondamentale quando si gioca punto su punto, sulla lotta. Serve lucidità, flessibilità di adattamento, resilienza e umiltà. Doti che vanno oltre al puro talento tecnico e fisico, e che proprio sulla terra si possono allenare molto bene visto che la superficie offre la possibilità di interpretare più che altrove. Medvedev ci ha regalato una bellissima partita, ma ha subito una sconfitta cocente… tanto che in sala stampa ha risposto solo ad una domanda sull’andamento del match: “Lui ha iniziato a giocare meglio dal terzo set ed ha vinto la partita”. Quattro parole ed è scappato via, evidentemente furibondo. Una lezione che gli servirà per crescere, se avrà la voglia, pazienza e lucidità di rivedersi la partita, e capire dai suoi sbagli dove migliorare.
Diverso lo scenario e la sconfitta di Denis Shapovalov, nel tardo pomeriggio sul campo 7. Anche qua l’attesa era molta: il canadese può piacere o meno, ma è un tennista che non ti lascia indifferente. Non ci sono molte altre racchette così sorprendenti, che possono regalare giocate altrettanto fulminanti e scariche pure di adrenalina, tecnica ed agonistica. Adrenalina… forse è la definizione esatta per Denis. Più che un “tennista” nel senso pieno del termine, è un colpitore di talento assoluto, è istinto puro che si infiamma e brucia tutto e subito. Dalla sua Yonex escono traiettorie così uniche che a volte stento a credere che lui stesso possa immaginare prima di colpire… escono e basta, suadenti, bellissime. Purtroppo c’è molto ancora da costruire per dotarlo di struttura, di forza mentale, di continuità agonistica e di lucidità tattica. E qua si torna all’adagio iniziale, come la terra battuta può insegnare. “Shapo” dovrebbe giocare settimane e settimane sul rosso, per cercare di costruire sul suo braccio e fisico quelle certezze che rincorre e dalle quali sembra anche fuggire. Struff oggi ha giocato una partita spettacolare. Solidissimo, non ha regalato niente o pochissimo col rovescio, quando era chiamato in avanti, quando ha dovuto spostarsi e difendersi. Granitico, preciso, ha trovato l’Ace quando necessario, le risposte nei momenti importanti. Applausi per come ha disputato quest’incontro, al suo meglio, meritando assolutamente il successo. Tuttavia Denis ha commesso alcuni errori fondamentali, e non solo li ha commessi oggi. Intanto è indispensabile che scenda in campo un atteggiamento più positivo, più sereno, più pro-attivo. Non può esaltarsi e trascinare le masse dopo le sue clamorose giocate, per poi spegnersi immediatamente in quei monologhi autodistruttivi appena spedisce fuori due pallate o l’altro ti castiga… Serve una costanza di focus sul match che oggi non possiede, o che riesce a tenere solo quando è assistito dalle “giocate”, che lo tengono acceso. Un on-off continuo porta solo tempesta, non vittorie. Sul rosso serve non solo pazienza, ma lucidità nella difficoltà. È raro riuscire a vincere match a furia di pallate… bisogna saper lavorare lo scambio, attendere il momento e quindi sparare. L’altro può variare tattica, e devi esser lucido per intuire e reagire. Devi confrontarti con un tennis meno veloce e quindi sei costretto a pensare di più, a spendere energie mentali superiori rispetto a quando la partita scorre via su pochissimi scambi. Oggi Shapovalov in vari momenti del match vs. Struff dava la sensazione di essere superiore, nella spinta, nella qualità e quantità di soluzioni con cui vincere il punto. Ma… nel caos che porta in campo, ha sprecato con errori banali quella decina di palle che avrebbero girato il match a suo favore.In ogni set ho contato alcune risposte in momenti delicati (15-30, vantaggi) che l’avrebbero portato a palle break proprio quando Struff concedeva qualcosa. Lì il “giocatore” intuisce, sente il “sangue”, e gioca la palla corretta sul piano tattico, non affidandosi solo all’istinto ed al talento. Denis le ha sparate tutte fuori. Sul rapido il rischio totale può anche funzionare, non sempre ma spesso; sul rosso no, funziona assai poco. Denis non sarà mai un tennista da terra battuta, anche se avrebbe mezzi straordinari per governare pure il “rosso”… Però provare a crescere nell’atteggiamento, nel focus del match, nel saper attendere il momento per sferrare l’affondo, nel giocare un tennis meno istintivo e più tattico, sarebbe un salto di qualità enorme. Quello che gli manca per salire nella top10 e giocarsela davvero con i big. La speranza è che Shapovalov non resti solo un tennista eccezionale nella giocata o nella “giornata”, ma che riesca ad imbrigliare quell’istinto meraviglioso in un tennis un filo più razionale ed efficace. L’anno scorso non voleva nemmeno giocarci su terra il canadese… poi l’ha fatto, ed è cresciuto molto. Quest’anno è andata peggio. La crescita non è mai una linea retta, una salita continua. È una scala. E tutti noi sappiamo quanta fatica costa salire gradino dopo gradino…
da Parigi,
Marco Mazzoni
@marcomazz
TAG: Daniil Medvedev, Denis Shapovalov, Marco Mazzoni, Parigi, Roland Garros 2019, Shapo, tattica, terra battuta
Da una scala tra 0-10, Shapovalov lo inserirei tra i giocatori buoni (7-7,5), non credo che meriti molto di più (allo stato attuale). E’ molto bello da vedere, elegante, disinvolto, plastico, ma io lo trovo un po’ impreciso. Troppi errori non forzati.
Parlando di Medvedev, questi ultimamente mi ha deluso parecchio. Mi sembrava un giocatore in grandissima ascesa, da 8-8,5; l’ho visto giocare partite straordinarie, INDOOR però. Adesso invece lo vedo spesso annaspare, essere troppo falloso, fisicamente in affanno. Evidentemente non sa tenere lo scambio o non sa imprimere forza alla palla, non riuscendo quindi a spingere a sufficienza, cosa che su terra è spesso indispensabile.
Insomma per la lotta al vertice, li rimanderei entrambi.
Stai peggiorando la situazione.
Siamo in fase di transizione da figura cattiva a pessima (il bambino capriccioso che si arrampica sugli specchi per non dire che ha sbagliato).
Hai scritto “i due russi”, si o no? – SI
Shapo è russo, si o no? – NO
Nato in russia, si o no? – NO
Mai avuta la cittadinanza russa in vita sua? – NO (lo dice in un’intervista che ha doppio passaporto Israele e Canada)
Frank sinatra era italiano? Evidentemente secondo te si, come Michel Platini e Robert De Niro…
Ma sì… Certo… Hai ragione… Shapovalov è israeliano… Anzi no, è russo… Anzi no, è iraniano (iraniano????) con origini russe e con cittadinanza di comodo… Ok. Ciao. Buona giornata.
Ma di che errore parli? Non è nato in Canada. I suoi genitori non sono nati in Canada. E quel tipico esempio di ” cittadanza ” che si ottiene dopo essere vissuto in un Paese un tot di anni.
E’ un israeliano di origini russe. Se cerchi su Wiki infatti è di religione ebraica e parla il russo. Quella canadese è una ” cittadinanza di comodo “
Non è sbagliato ciò che dici ma non credo tu abbia centrato appieno il vero problema (ti ricordo che nessuno era più ballerino di McEnroe al momento dell’impatto e sappiamo cosa ha combinato McEnroe… o anche Rios sul diritto non è che fosse sempre ben piantato a terra, andava spesso in eccessiva rotazione e in arretramento con busto e spalle, non attraversava la palla col peso del corpo, ma faceva lo stesso i buchi per terra, per via di quel braccio fulmineo, come Shapo d’altronde). C’è un problema oramai non più risolvibile scondo me relativo all’ impugnatura e alla meccanica della volee di diritto. Il che significa che si toglie almeno il 50% di possibilà di chiudere facilmente il punto a rete, che per un gioctore mentalmente offensivo come lui è un grosso handicap (tralascio la questione posizionamento e lettura degli spazi nei pressi della rete su cui bisognerebbe aprire un capitolo a parte ma è questione da specialisti specilizzati). Ma non è questo il punto più importante, dopo tutto Djokovic a rete è piuttosto scarso anche lui mentre Nadal, fino a 4 anni fa, a rete ci andava solo a inizio partita per il sorteggio e a fine partita per stringere la mano ad avversario e arbitro. C’è un’ansia nel gioco di Shapo, la quale, fintanto che non verrà tenuta a bada e incanalata, non gli permetterà di combinare nulla di prestigioso. E l’ansia è uno stato mentale che va aggredito su tutti i fronti del tennista (quello psicologico, quello tecnico e quello atletico) altrimenti non lo vinci. Per fare questo ci vogliono fior di professionisti (un tecnico preparato per il tennis di vertice che ovviamente deve insegnargli anche la tattica – non arrivo a dire due figure diverse anche se…,- un preparatore atletico, e uno psicologo, insomma uno Shapoteam con i controrazzi che lo segua in pianta stabile per almeno il prossimo triennio a partire da ieri) che, con tutto il rispetto, non mi sembra lui abbia. L’ansia non la combatti con i pupazzatti (magari provi con gli allineamenti magico-trigonometrici alla Nadal, non si sa mai…) o con la rassicurante presenza della mamma o richiamando il vecchio coach… In questi 4 anni, periodo da quando ho messo l’occhio su di lui, non ci sono stati progressi significativi sotto quei due aspetti. Gli errori che faceva ieri, tali e quali li fa ancora oggi. Ad oggi è il nostro Quinzi: per quanto il paragone possa sembrare provocatorio, non lo è. ‘Zero’ progressi tecnici e tattici in ambo i casi da quando erano juniores. A questo punto la domanda è: non è che sia arrivato al capolinea? Non è che non sia ‘Il fenomeno’ che tutti gli addetti ai lavori si aspettavano ma semplicemente un gran talento alla Gasquet o addirittura meno? Lo sapremo entro 2 anni. Non di più. Anche se con la mossa del gambero nessuno è mai diventato fenomeno. Pertanto già da fine anno (6mesi) qualche certezza in più l’avremo: farebbe meglio a chiudere ancora attorno ai venti/venticinque se vuole conservare la chance di diventar fenomeno (la stagione su terra l’ha bruciata; se brucia anche quella sull’erba, come fece l’anno scorso, la vedo dura a confermare gli ottimi risultati che fece nella seconda parte dell’anno…)
Grazie Mazzoni per il bel commento, spero che lo leggano quei “trogloditi del tennis” che vorrebbero giocare solo sul cemento
Facevi meno fatica a chiedere scusa per l’errore. E pure più bella figura.
Non vuol dire nulla. E’ iraniano di origini russe. Non è nato in Canada e nemmeno i suoi genitori ( che sono russo-iraniani ) ergo col Canada non c’entra nulla. Anch’io potrei prendere la cittadinanza inglese tra 2 anni ( vivo a Londra da 8 anni ) ma questo non farebbe di me un inglese. Rimarrei comunque italiano.
Shapo finchè non deciderà che può tenere 3 scambi in più rimarrà sempre prigioniero di uno stato di forma più che perfetto.
So che ci sta lavorando, ma lo vedo sempre troppo ballerino negli appoggi, sono rarissimi i colpi che termina in posizione stabile…non puoi sempre correre saltellando di qua e di là come se ti stessero facendo fare il tergicristallo anche quando comandi il gioco. Appena riesce a mettere i piedi a terra sono dolori per tutti.
Medvedev,a differenza di Shapovalov, è da capire.Lui deve anche fare il il “primo ministro” in Russia. 😳
Bell’articolo, come sempre d’altronde. Non ho visto il match di medvied( orso in russo), ma forse ha avuto affinità con quello del Ceck contro Mahut. Per quanto il russo sia superiore al nostro tennista, entrambi hanno perso match simili contro avversari inferiori su questa superficie. Commentando qualche giorno fa un intervento di un altro forumista, che giustamente evidenziava la mancanza di derby tra i francesi nonostante il numero altissimo, aggiungevo che i pochi abbinamenti con teste di serie erano contro tennisti non in fiducia come il Ceck e Medvied. E quando non sei in fiducia, quando ti girano per la testa troppi “fantasmi”, in uno sport “psicosomatico” come il tennis poi lo paghi, come è accaduto al russo e all’italiano.
Ottima analisi anche su Shapo: talento pazzesco, ma ancora alla ricerca di una maturità tattica, mentale e agonistica sulla terra ma anche su altre superfici, che stenta ad arrivare. Nei momenti in cui si accende rasenta la perfezione stilistica, i “gesti bianchi” applicati alla velocità e alla potenza del tennis moderno.
Veramente ormai si dice “Peccatore”
Circa le “problematiche” tecnico/tattiche di Shapo, a questo giro “passo”: avevo già scritto dei lunghi post a febbraio e quindi mi permetto di rimandare a quelli (anche se i miei pochissimi “followers”, e soprattutto i molti “haters” 😆 :lol:, già li avranno “criticati” a sufficienza… :mrgreen:).
Denis Shapovalov non è russo. E’ canadese. Nato a Tel Aviv (in Israele), all’età di 9 mesi si è trasferito a Toronto con la famiglia ed ha acquisito la cittadinanza canadese. Oggi risiede a Nassau, capitale delle Bahamas (per ragioni fiscali, ovviamente). Il suo unico passaporto è quello canadese. OK?
@ Nick Name (#2346945)
Ci sarà tempo per parlare solo di Shapovalov e dei suoi problemi. Coach incluso. Dopo l’erba ed cemento USA sarà il tempo per un primo bilancio della seconda stagione da Pro.
Crescere richiede spesso scelte difficili. Molto difficili, ma necessarie per rompere le barriere che non ti fanno decollare.
Bell’articolo, sia per la scelta, sia per lo sviluppo dei contenuti.
Spero serva a chiarire un po’le idee a chi si sta cominciando ad appassionare a questo sport, su quanto possano essere altalenanti e imprevedibili i percorsi di crescita dei giocatori e quanto sia complessa una stagione tennistica per un professionista, tra scelte difficili, ostacoli imprevisti e necessità di dedizione totale.
Su Shapo, il suo quasi coetaneo ma molto amico Auger Aliassime ha speso l’ anno scorso e quello prima in tornei challenger sulla terra in tutta Europa prendendo delle sonore scoppole anche ,ma adesso guardate ha già al attivo 2 finali 250 sul rosso e secondo me è molto più giocatore di Shapo!questo forse anche xchè è seguito da un tecnico francese che sulla terra ci ha giocato e molto
Bell articolo…… Però due parole sull impresa del “lottatore” Caruso ci stavano a pennello 😉
Shapo delusione numero 1 di questo 2019
Marco, i tuoi articoli sono meravigliosi. E toccano registri diversi, dal tecnico (come questo), al narrativo, al poetico. Stra-bravo!
un ottimo struff, cresce ogni anno.
E chi si aspettava i due russi fuori al primo turno? Con Khachanov che tra 2t o 3t potrebbe andare a far loro compagnia
Bravo Mazzoni. Hai taciuto però la cosa più importante per Shapo: ci vuole un coach di spessore, altrimenti lo perdiamo. Tatticamente e tecnicamente in 4 anni non ha cambiato pressoché nulla: si affida esclusivamente al talento immenso. In questo lasso di tempo ha solo affinato ciò che già si portava da casa. E così si ritorna al Barabba Uber alles che parlava di Shapo giocatore strategico: L’ho già detto – c’è modo e modo per acchiappare commenti. Uno è considerare la gente come una massa di babbei/boccaloni… L’altro è sforzarsi: non tanto per negare la precedente ipotesi, quanto per far lavorare di più e meglio il proprio cervello.
Shapo grande delusione di questo 2019
Peccato