Un tetto sul centrale: quando il meteo non è più un problema
Nel 2020 il Roland Garros ultimerà i lavori per rendere effettivo il tetto sul Philippe Chatrier: diverse novità per stare al passo con gli altri Slam, fra cui un nuovo campo da 2200 spettatori con tribune dietro il Suzanne Lenglen e soprattutto il famigerato tetto sul campo centrale. Una riforma necessaria, attesa, con lo Slam francese che seguirà l’esempio dei suoi forti fratelli Major. Anche il centrale a New York ha subito una riforma e si presenterà all’ultimo appuntamento Slam più… moderno: la Rod Laver Arena, il Centre Court e l’Arthur Ashe Stadium, nessun grande appuntamento è più disposto a soffrire le intemperie del tempo. Costi quel che costi.
Problematiche che ovviamente non riguardano solo i 4 tornei più importanti della stagione: non possiamo non menzionare il piccolo gioiello de La Caja Magic al combined di Madrid, in un impianto che in pochi minuti permette ai giocatori di tornare in campo per lo svolgimento del proprio match. Infrastrutture importanti, dai costi elevati ma che rappresentano la giusta controffensiva alle bizze del tempo.
A Cincinnati negli ultimi giorni il meteo sta facendo ammattire un po’ tutti, dai tifosi sugli spalti ai giocatori chiamati a un vero e proprio tour de force, senza dimenticare chi sta comodo sul divano di casa ma non può vedere il proprio amato tennis alla tele. Difficile scordare anche alcune edizioni assai piovose del Roland Garros o di Wimbledon, con partite che sono diventate storiche maratone anche per via delle innumerevoli interruzioni: c’è anche il caso estremo del troppo calore, dell’afa che soffoca, come nella campagna asiatica autunnale (ricordate Wuhan dove i ritiri fioccano uno dietro l’altro?), un calore che gli Australian Open possono mettere ko proprio grazie al tetto sulla Rod Laver Arena.
In un tennis che corre per mantenersi al passo coi tempi, non possono esistere solo modifiche a regolamenti: è chiaro che il meteo può penalizzare qualsiasi atleta, senza trattamenti di favore, però, proprio perché si tratta di qualcosa tanto variabile, bisogna fare uno sforzo che punti dritto alla regolarità. Una competizione deve mettere i suoi partecipanti nelle medesime condizioni di partenza, solo così lo spettacolo può essere garantito e lo spettatore non si stancherà facilmente.
Alessandro Orecchio
TAG: Australian Open, Roland Garros, Us Open, Wimbledon
7 commenti
La Caja E’ una cagata pazzesca. Non c’è bisogno di essere Architetti per affermarlo: un Grammatico tendente all’Ermeneutico è più che indicato a dirlo…
Remembering: “…PIOVE.È INCREDIBILE…” Emminkia Emmenomale che piove ogni tanto…
Outdoor = all’Aperto
.
l’unico tetto ‘sportivo’ è quello di amburgo (che non abbisogna di aria ondizionata mantenendo le condizioni climatiche simili per tutti) il resto dei tetti creano una DISPARITA’ inaccettabile tra chi gioca al chiuso e chi all’aperto. Il tutto nel nome dell’audience più che della difficoltà di concludere un torneo (mai accaduto in 100 anni a Cincinnati)
@ marvar (#2178426)
Quella è la data del primo sbarco su Marte da parte dell’uomo, troppo presto per Roma
A parte non aver citato il nuovissimo Louis Armstrong, non sono d’accordo per niente sulla definizione di “gioiello” dell’impianto di Madrid, che a me pare “una Cajata pazzesca!”
a Roma il tetto quando??nel 2080??