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John Isner: un trionfo 1000 volte meritato
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Il successo di John Isner nel Masters1000 di Miami fa già parte delle statistiche del tennis ma con Big John che alza al cielo un trofeo tanto importante e desiderato è andata in paradiso un’intera classe di giocatori. È vero che abbiamo vissuto e viviamo un’epoca d’oro del tennis con campioni di caratura assoluta, con i Big5 che si sono spartiti tornei del Grande Slam a ripetizione ma è pur vero che ci sono sempre stati tennisti che hanno continuato a remare nonostante continue sconfitte e che non hanno mai perso la voglia di lottare e cercare il loro personale posto al sole. E a Miami Isner…lo ha trovato.
Isner è il classico ottimo giocatore, forse non potrà essere definito un campione assoluto ma è uno che a tennis ci sa giocare, e anche bene: Alexander Zverev in finale, Del Potro in semi, Chung nei quarti, Cilic negli ottavi, più Youzhny e Vesely, una settimana d’oro a Miami ma che non deve stupire più di tanto. È stato il suo primo Masters1000 ma la carriera dell’americano è di quelle da invidiare e desiderare: nuovamente in top10 lo statunitense classe ’85 nativo di Greensboro in carriera ha raggiunto tanti traguardi, con i suoi 13 titoli vinti nel circuito ATP, i quarti di finale a New York nel 2011, gli ottavi a Melbourne e Parigi in diverse occasioni anche se verrà ricordato dagli amanti delle statistiche soprattutto per aver disputato e vinto la più lunga partita di tennis di sempre, nel tempio di Wimbledon, quando nel 2010 ci vollero tre giorni (dal 22 al 24 giugno) e 11 ore e 5 minuti per sconfiggere il francese Mahut, in un match irripetibile e portato a casa solo per 70-68 al quinto e decisivo set. Roba da fantascienza, roba da annali del tennis e da raccontare ai nipoti. Curiosamente proprio a Wimbledon non ha mai avuto troppa fortuna, raggiungendo al massimo il terzo turno nonostante un servizio esplosivo a disposizione scatenato da 208 cm d’altezza (per 108 kg).
Un gigante buono della racchetta e amato dai colleghi: non sorprendono in tal senso le parole del finalista Zverev battuto a Miami, che nel discorso di premiazione post match lo ha ringraziato per avergli insegnato a giocare a tennis. Avrà esagerato un pizzico il tedesco NextGen ma è stato il suo personale e condivisibile modo di rendere i giusti onori all’americano.
Un tennista abile nel gioco di volo e con una mobilità impensabile per uno della sua stazza: la partita che mi impressionò di Isner ci porta in Davis, nel 2012, quando in Svizzera e contro sua maestà Roger Federer nel primo turno sorprende il Re e il mondo tennistico intero sconfiggendo l’elvetico in 4 set e dimostrando una mobilità impressionante. Lì ho capito che Isner era sì un gigante ma che sul campo da tennis sapeva diventare estremamente rapido e agile.
Alessandro Orecchio
TAG: John Isner
5 commenti
Ragazzi quest anno torna roddick a Wimbledon e agli su open con wild card… saranno cavoli amari per tutti… si sta preparando per fare un anno jolly come ha dichiarato alla bbc… senza pensare alla classifica
E vincerà ancora, con quel servizio ingiocabile che si ritrova, tanto più per la mancanza nel circuito di ribattitori di livello come erano Djokovic e Murray ai bei tempi…
@ Pollicino (#2069773)
bastasse essere corretti per vincere un 1000, il mio amico Gigi del circolo sotto casa avrebbe vinto gli USA open.
Isner…risen!!!
Quel che fa piacere del successo di Isner a Miami è che proprio a tutti ha fatto piacere.
Quando uno è corretto in campo, raccoglie frutti. Sempre.