“Essere Coach” per Paolo Cannova, allenatore storico di Salvatore Caruso.
Il sodalizio tra Paolo Cannova, Coach di Salvatore Caruso e quest’ultimo è un rapporto ormai quasi decennale che anno dopo anno si è rafforzato sempre di più. Partiti all’inizio della loro collaborazione con nessun punto ATP e una semplice classifica nazionale di 2.5, l’allenatore palermitano è riuscito a portare “Salvo” alle soglie del tennis che conta. La sua scommessa, anno dopo anno, si sta rilevando vincente, i risultati e la classifica migliorano sempre più e Paolo crede nel suo allievo fermamente e spera che un giorno possa entrare tra i primi 100 giocatori al mondo continuando a sorprendere e far emozionare le platee. Sì, perché Salvatore è uno di quei giocatori così “veri”, fuori e dentro al campo, che qualora ti trovassi a passare nelle vicinanze durante il suo match, non puoi che rimanere coinvolto e finire per tifarlo.
Il 2017 e la prima finale challenger.
Il 2017 è stato l’anno delle conferme e delle prime volte, la qualificazione al Roland Garros e la prima finale challenger. Dopo l’exploit della prima finale ottenuta sulla terra di Biella, sconfitto da Filip Kraijinovic, Salvatore ha subito un piccolo calo di rendimento, dovuto in parte ad appagamento, ma soprattutto alla stanchezza psico fisica. “Il torneo di Biella e quelli precedenti, hanno stancato parecchio Salvo-afferma Coach Cannova-sin dal secondo turno contro Garcia Lopez sono state tutte maratone di tre set con oltre 40 gradi in campo. A Biella vinse delle partite incredibili. Ricordo su tutte quella con Arnaboldi in semifinale, dove era sotto di un break nel terzo set. Finito quel torneo era davvero esausto e questo calo si prolungò fino alla fine di settembre seppur continuando a giocare bene i risultati stentavano ad arrivare.”
La stagione quindi si chiudeva senza risultati di rilievo e dunque la decisione presa fu quella di fermarsi prima dell’inizio della preparazione invernale. “Decisi di far fermare Salvatore, per vari motivi, prima di tutto perché avevamo già la classifica per le qualificazioni degli Australian Open, poi per dargli la possibilità di partecipare all’università dell’ATP e non da meno per farlo riposare a dovere perché sapevo che il lavoro che avremmo dovuto svolgere in inverno sarebbe stato importante.”
Le peculiarità di una nuova preparazione.
“La scelta di fermarci e non giocare fino a fine novembre fu azzeccata- afferma Cannova- in virtù dell’inizio di stagione brillante. Il segreto risiede appunto nell’ottimo lavoro invernale svolto a Siracusa con uno staff di eccellente qualità, fatto di persone che si sono dedicate interamente a lui oltre ad un’importante maturazione di Salvatore.” Il quartier generale è la TC QUADRO TENNIS ACADEMY di Siracusa. “La TC Quadro-afferma con orgoglio Cannova- è un contesto perfetto per il tennis di alto livello, ha tutto per essere un’accademia vera e propria, vanta una struttura tra le migliori della Sicilia Orientale con campi di diverse superfici, palestra, centro benessere, e tutte le condizioni per lavorare al meglio.
Durante la preparazione invernale abbiamo lavorato molto sul servizio, ci siamo concentrati anche sul rovescio, che nonostante sia il suo colpo naturale, aveva bisogno di essere colpito con una intensità diversa e pur essendo un tennista senza gravi lacune tecniche, ritenevo giusto continuare a lavorare sui fondamentali citati”. Attenzione particolare è stata data anche alla parte atletica. “Il suo preparatore è da sempre Pino Maiori un professionista particolarmente competente e un professore motivato nel lavoro che svolge con noi sia in preparazione che nelle settimane di richiamo fisico.”
Paolo continua aggiungendo le novità sulla nuova preparazione. “Mi sento di dire che la vera novità della preparazione di quest’anno è stato l’allenamento tecnico svolto con tanti tennisti diversi provenienti sempre dal territorio sud-orientale siciliano. L’aspetto fondamentale è stato quello di aver giocato ogni allenamento con situazioni e caratteristiche di gioco differenti da uno sparring a un altro. Nei mesi di novembre e dicembre sono venuti ad allenarsi con Salvo una dozzina di professionisti , ognuno in giornate diverse. Ogni allenamento era dunque vario e differente da quello precedente, e grazie alle diverse caratteristiche di gioco dell’avversario, Salvo ha dovuto adattarsi quasi ogni giorno ai diversi stili di gioco, quindi niente di più di quello che normalmente succede in partita.”
Questo mix è stato il vero segreto ed è stato fondamentale per Caruso, sia come abitudine a giocare con avversari diversi , sia ad abituarsi brevemente ad un nuovo stile di gioco in poco tempo.
“Sono orgoglioso di questo progetto perché nasce da una mia idea, dalla mia storica volontà di condivisione e con il conseguente allontanare sempre più dal mondo del tennis la chiusura e le invidie che purtroppo spesso attanagliano i club e maestri di piccolo spessore. Il progetto, che è ancora in piedi, consiste nel congregare tutti gli allenatori della Sicilia sud-orientale con giocatori di livello e iniziare una vera e concreta idea di confronto. L’idea è stata ben accolta da tutti loro, ritengo che questo lavoro svolto ha fatto bene a tutti quelli che vi hanno aderito.”
Paolo è un allenatore che adora il confronto tra colleghi. Questa filosofia di lavoro nasce dall’essersi formato come Coach con Carlos Rodriguez, storico allenatore di Justine Henin e Na Li. “Carlos mi ha insegnato a confrontarmi con gli altri, io do agli altri qualcosa del mio bagaglio d’esperienza e loro danno qualcosa del loro a me, cosi la crescita è assicurata e continua. Tra professionisti, è una cosa basilare, ci si dà agli altri senza paura di dare.” La storia di coach Cannova e Caruso può e deve essere un esempio da seguire per tanti Coach, Maestri, che intraprendono il percorso del professionismo partendo dal nulla e cercando poi di arrivare ad alti livelli.
Alla mia curiosità sul rapporto che vige tra gli allenatori dei giovani tennisti italiani, l’allenatore palermitano afferma: “Tra i coach dei giovani italiani vi è tanta stima e rispetto, siamo tutti persone alla quale piace il dialogo e quando ci capita di discutere di tennis è un vero piacere. Questo particolare ci aiuta a crescere giorno dopo giorno”.
Classifica e prospettiva futura.
In merito alle velleità di raggiungere posizioni ambiziose del ranking mondiale Paolo afferma: “Se inizialmente pensavo che raggiungere gli 80 ATP sarebbe stato l’apice della sua carriera, adesso credo e spero, senza peccare di presunzione, che si possa aspirare a qualcosina di più, poi magari non entreremo mai tra i primi 100, ma è giusto crederci e desiderarlo.”
La superficie di gioco
Qual è la superficie di gioco ideale di Caruso è sempre stato oggetto di discussione. I risultati lo hanno visto protagonista soprattutto su terra, con la finale al challenger di Biella e tante semifinali, mentre sul veloce australiano quest’anno ha raccolto la sua prima qualificazione slam, nonché il suo miglior risultato in carriera. ”Ho sempre asserito che Salvatore è un giocatore da veloce, ma fino ad oggi aveva comunque ottenuto la maggior parte dei suoi migliori risultati su terra, basti pensare alla finale di Biella e prima di Melbourne la sua unica vittoria nelle qualificazioni slam era stata proprio al Roland Garros. Quest’anno è arrivato il risultato che aspettavo da tempo e le ottime partite con Jaziri e Baghdatis hanno dimostrato quanto ho sempre pensato. Ma si sa, da buon italiano nasce su terra, superficie che conosce da sempre e storicamente la superficie dove gli Italiani muovono i primi passi, ma grazie alle sue caratteristiche tecniche ho la fortuna di allenare un tennista capace di adattarsi ovunque.”
La trasferta cinese e i prossimi tornei
“L’idea iniziale era quella di giocare il challenger di Indian Wells e poi andare a fare le qualificazioni dei due Master 1000 Americani, ma purtroppo non avendo certezze di entrare nel tabellone di qualificazione, abbiamo optato per il piano B, ovvero quello dei tre tornei in Cina. Tornei che comunque si svolgono in condizioni a noi favorevoli (cemento outdoor).
In merito alla trasferta cinese Coach Cannova dice: “I tre tornei asiatici sono andati discretamente bene raggiungendo un quarto di finale al $75.000 di Shenzen e i secondi turni di Zhuhai e Qujing. Sappiamo che si poteva aspirare a risultati migliori ma le condizioni generali non erano di certo semplici, ritengo quindi che sia stata una trasferta comunque positiva. E’ indubbio che tra 52 settimane la speranza sia di avere una classifica che ci permetta di giocare i master mille di Indian Wells e Miami.”
Con l’inizio della stagione su terra rossa la programmazione scelta da Coach Paolo Cannova è senza dubbio ambiziosa: “Nell’immediato giocheremo le qualificazioni del torneo ATP 250 di Marrakech e dopo il Master 1000 di Montecarlo.”
I buoni propositi per il 2018
“Penso che per questo 2018 non sia utopico provare l’assalto alla top 100, ovviamente sarà veramente difficile tenendo in considerazione i tanti punti da difendere. Di certo chiudere l’anno tra i primi cento giocatori al mondo è veramente dura, ma raggiungerlo per qualche settimana prima dei punti da difendere in estate potrebbe essere realizzabile. I sessanta punti a inizio anno, più quelli raccolti in Cina mi fanno ben sperare e non credo sia folle pensare che la top 100 sia raggiungibile, magari sbaglierò ma sento che si può fare. Per noi raggiungere quel traguardo è un sogno da fare a occhi aperti. Tante cose mi portano a pensare che questo nostro sogno sia realizzabile, noi lavoriamo ogni giorno per raggiungerlo.”
L’essere Coach per Paolo Cannova
A questa domanda Coach Cannova si ferma un secondo, prende fiato, sgrana la pupilla e diventa un fiume in piena affermando quanto segue : ”Essere Coach più che una professione è una vocazione. Molti di quelli che si accreditano questo vocabolo, solo perché rende “figo” farlo, dimenticano che la traduzione letteraria di questo termine è “conducente”, dunque parliamo di qualcuno con la responsabilità di dirigere. Le prime differenze con il semplice allenatore di club sono i compiti, non siamo di fronte ad una sola funzione Tecnica ma alla capacità di studiare le esigenze del tennista che potrà portarlo al raggiungimento del suo top di rendimento e il conseguente mantenimento. Il primo dei compiti del Coach, innanzitutto, è quello di creare un contesto tale per cui il giocatore in questione potrà ottenere ciò che da solo non potrebbe fare, circondandosi e coordinando a dovere un Team all’altezza del risultato da conseguire. Tra le qualità basilari del Coach c’è l’attitudine alla comunicazione e nello stesso tempo l’abilità al sapere ascoltare. Le vere difficoltà stanno nel non avere orari fissi. Sì, perché il lavoro può protrarsi anche 24h e spesso portare alla rinuncia della propria vita privata con la conseguente lontananza forzata dalla famiglia. Questi fattori portano a chi non realizza questa parte di sacrificio a cambiare lavoro in poco tempo”. Inoltre continua dicendo: “Il Coach è un osservatore che lavora concretamente sulla personalità di un giocatore, non è un semplice teorico che applica sempre la stessa metodologia, motivo che rende ancor più complicato il suo lavoro quando si trova di fronte a due allievi che ovviamente hanno personalità e modi diversi. Di certo è importante essere acuti , ancor di più se come nella mia situazione con Salvatore, si ha la possibilità di lavorarci per tanti anni e quindi l’obbligo di essere attenti alle diverse tappe della vita per poterle gestire tenendo conto del cambiamento.”
Paolo Cannova tra dieci anni.
“Mi piacerebbe dire questa follia…ormai la dico, vorrei chiamare Caruso di secondo nome Lorenzi, quindi augurargli una carriera come quella di Paolo. Lorenzi rappresenta un esempio per tutti, un professionista di livello assoluto. Mi auguro, inoltre, che Salvo un giorno possa vestire la maglia dell’Italia in Davis, in quanto lui è innamorato dell’idea di essere un giorno tra i convocati dell’Italia. Sarebbe il coronamento di un sogno e soprattutto la giustificazione a tutti i suoi sacrifici fatti negli anni.” Paolo continua dichiarando “Conoscendolo penso che tra vincere un ATP 250, nel giro di qualche anno e essere convocato in Davis, lui preferirebbe la seconda. Al momento, però, è un discorso prematuro, perché i vari Fognini, Seppi, Lorenzi e Bolelli sono di un livello superiore a Caruso e sono degli esempi per noi e per tutto il movimento”.
In merito a dove si vedrà Paolo dopo ulteriori dieci anni da allenatore di Caruso dice così: “Per quanto riguarda me, tra dieci anni spero di aver acquisito altra esperienza in questo mondo e poter vantare nel curriculum di aver portato Salvatore Caruso, da 2.5 (classifica nazionale) e zero punti a primi cento. Questo è un qualcosa che pochi possono vantare e che, nessuno me ne voglia, è il vero termometro di un allenatore. Ritengo inoltre che, raggiunto questo obbiettivo, ci si possa sentire orgogliosi e fieri del proprio operato ma soprattutto completi professionalmente, ma ahimè tutti sappiamo quanto questo sia difficile.”
Si ringrazia per la disponibilità il Coach Paolo Cannova
Luigi Calvo
TAG: Interviste LiveTennis, Paolo Cannova, Salvatore Caruso
@palmiros
conosco benissimo sia Salvo che Paolino e ti posso dire che il 75% di quello che salvo ha fatto e che farà è tutto merito di Paolino che l’ha preso quando salvo era un giocatore normalissimo e l’ha portato dove è adesso e lo porterà molto più su. Sono convinto di questo perché conoscendo Salvo è un ragazzo veramente caparbio che sa cosa deve fare dentro e sopratutto fuori dal campo e che sono convinto che alla fine potrà raggiungere tutti i traguardi che si è prefissato.
@oscaro80
La cosa che spesso non si capisce quando un allenatore dice che è soddisfatto di una trasferta, anche se questa è andata male, sono gli obiettivi che sono stati raggiunti non magari sotto il punto di vista dei risultati ma sotto il punto di vista magari TECNICO, TATTICO, DI PERSONALITA’, DI ADATTAMENTO. I giocatori e gli allenatori che si focalizzano solo sul risultato sono quelli che purtroppo non arriveranno mai a giocare a buon livello.
@ palmiros (#2065364)
Anche. Soprattutto. Ma da solo non arrivava manco in top 1000 altro che top 100
Caruso in Davis subito!!!! A parte questo conosco coach Canova ed è esattamente come lo ha descritto l’utente Alessandro. Non solo un ottimo allenatore, ma un maestro di vita. In bocca al lupo a lui e a mio compare Salvuccio x il prosieguo della stagione
Però se davvero pensa di poter entrare nei 100 per l’estate non può considerare risultati positivi i secondi turno challenger e forse nemmeno un quarto. Più realisticamente Caruso può puntare a stare nei 150 per quest’anno. Sarebbe già un bel risultato.
Ho conosciuto coach Cannova e il suo cavallino Caruso all’ATP di Sofia; ottime persone sul piano umano, disponibili, molto serene e piacevoli. Per essere coach bisogna sapere infondere nel proprio giocatore la serenità e il sorriso con la gusta carica nel fare il proprio lavoro, e in questo mi è parso che Paolo sia molto bravo. Auguro a lui e a Salvo un grosso in bocca al lupo per il proseguo della stagione, perché lavorano e amano e credono in quello che fanno, fuori e dentro al campo.
Complimenti a coach Cannova! Auguro a lui e Caruso di coronare il sogno
Ho avuto la fortuna di conoscere Coach Paolo Cannova e condividere con lui alcune settimane in giro per l’Italia. Mi sento di poter rivelare 3 segreti, di cui uno inedito. Il primo che è che possiede una positività incredibile, non per nulla ha allenato in passato alcune ragazze che si sono imbevute della sua passione e propensione al vedere le cose positive. Questo, unito ovviamente alle competenze tecnico-tattiche e alle metodolofie d’insegnamento, le classiche progressioni, lo rende speciale. Ovvio che con Salvo e la sua famiglia si sia creato qualcosa di bellissimo che non sempre si potrà creare con tutti, ma attenzione Paolo è uno che non si riempie solo la bocca del concetto di staff, che ormai lo fanno tutti, lui davvero riesce a far sentire importanti i cusoi collaboratori, è autorevole ma mai autoritario, sa comprendere gli altri naturalmente, possiede cioè una intelligenza emotiva in una forma eccezuionale che lo rende disponibile all’ascolto. Il secondo segreto è la calma e la pazienza uniti col sorriso. la sua sicilianità, la voglia di godersi il momento, il “qui ed ora”, è una filosofia molto sicula, e di paolo in particolare. il terzo segreto è il cappello. Ragazzi Djokovic in crisi è arrvato a offrire 5 milioni di euro per il cappello originale. Si dice, e vi assicuro che non è una aleggenda, che sia un oracolo. Quando Coach Paolo è in dubbio se gestire un match sulla diagonale di rovescio, o iscriversi in america o in asia, o fare una settimana in più di preparazione…indossa il suo cappello e l’idea arriva in meno di 30 secondi. 🙂
P.S disclaimer: il post non è e non deve essere inteso come una proposta d’acquisto né d’investimento. L’oggetto potrebbe non portare ai benefici illustrati. prima dell’eventuale acquisto leggere le note informative inserite nell’etichetta 🙂
Complimenti per l’articolo
Caruso mi piace molto come mentalità alla fatica al lavoro,
gli auguro i migliori successi.
è sono diventato dopo che per anni ho tifato Dima un suo grande tifoso
Gran bell’articolo. Caruso non è tra i miei giocatori preferiti ma sta dimostrando di voler fare il professionista in modo serio e dunque merita la massima stima e il supporto di tutti noi appassionati.
i meriti sono del siciliano caruso per essere arrivato a questi livelli! per favore spiegatelo al suo allenatore