Lorenzo Sonego: adesso è tempo di conferme
Lorenzo Sonego è indiscutibilmente il tennista italiano del momento: dopo una stagione di tante ombre e poche luci colpa anche di vari infortuni, il giocatore classe ’95 è letteralmente esploso. Nelle ultime settimane Sone-Go ha infilato una striscia positiva di 15 vittorie, raddrizzando una classifica che non ne rispecchiava il reale valore e portando a casa prima un future e poi una bellissima accoppiata challenger fatta del successo a Ortisei e della finale (rischiando di vincerla) a Ismaning in Germania. Buoni giocatori battuti come Kecmanovic, Gombos, Puetz e Donati e una ritrovata consapevolezza nei propri mezzi. Surreale come la stagione indoor abbia sancito tale rinascita, per un tennista che forse ha perso troppo tempo sulla terra battuta. Come tanti suoi connazionali.
Di fondo potrebbe infatti esserci un problema: la programmazione. Sonego come tanti altri giovani italiani in rampa di lancio (come lui Donati, Berrettini, Pellegrino) si sono incaponiti durante l’anno sulla terra rossa degli ammalianti challenger italiani, cui va detto è difficile rinunciare. La Fit opera “regalando” wild card che dovrebbero promuovere la crescita dei suoi giovani talenti, ma il rischio è che, complice la forte concorrenza delle pattuglie spagnola e sudamericana sul rosso, tali inviti finiscano per fare un buco nell’acqua, con appuntamenti dove se tutto va bene i nostri alfieri strappano un paio di turni (si parla di media, poi vanno ovviamente considerati i vari exploit che fortunatamente quest’anno a livello challenger abbiamo vissuto).
Non è però solamente, a mio avviso, una questione di inviti e wild card federali: bisognerebbe osare di più e “ascoltarsi”. È chiaro che le generazioni italiane di tennisti 95-96-97 se la cavano egregiamente sulle superfici rapide, soprattutto indoor. Perdere tempo sulla terra rossa diventa quindi un pericoloso strumento che può portare un tennista a snaturarsi, regredendo su quelle superfici che sarebbero congeniali.
In questo caso l’esempio di Fabbiano è utilissimo: dopo un 2016 ad alti livelli sul veloce, il tennista pugliese aveva raccolto davvero poco sulla terra battuta. Trattandosi di un tennista intelligente, quest’anno la programmazione è cambiata: davvero poco tempo passato sul rosso nella lunga stagione dei challenger italiani e tante trasferte che lo hanno portato a cercare tornei dal campo partecipanti più accessibile su superfici sicuramente più rapide. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un best ranking alle porte della top70 e la certezza di aver capito su cosa puntare per il futuro prossimo. Un po’ quello che ci auspichiamo per Sonego…e non solo per lui: dopo buoni risultati sono necessarie le conferme, e queste possono essere cercate e trovate lontane dal rosso. In tal senso il prossimo future a Santa Margherita di Pula fa storcere il naso: la possibilità di qualche punto extra sembra essere l’unica motivazione plausibile e in tal senso il giocatore va capito e supportato.
Con il 2017 agli sgoccioli il vero banco di prova sarà il 2018: il coraggio di osare e una programmazione per assecondare le proprie inclinazioni. Forza Sonego, adesso che ti sei sbloccato devi crederci per primo tu…e punta forte sul veloce.
Alessandro Orecchio
TAG: Italiani, Lorenzo Sonego
Dici? A me pare che sia Orecchio ad avercela con se stesso… 🙂
Per me sone-Go una volta messa massa muscolare diventerà un treno su red Clay con la sua tigna garra sarà un osso durissimo fa battere
L’articolo e’ perfetto ! Come sempre d’altronde! Da cio’ si evince che l’autore e’ molto preparato @@@
Probabilmente vedo un altro tennis rispetto a molti altri utenti ( di cui rispetto le opinioni ) , ma non credo sia la superficie il punto della questione .
Tenuto conto dell’importanza di effettuare una programmazione che cerchi di comprendere più o meno tutti i tipi di superfici , bisogna sempre tenere conto delle caratteristiche tecniche di ogni singolo tennista .
Sonego in particolare è il classico giocatore di fondocampo , che ama scambiare e dal buon servizio e non a caso sul rosso ha disputato dalle ottime prestazioni (come quella con Sousa a Roma ), non riuscendo a portare a casa molte partite per inesperienza . Senza contare che inoltre , oltre ad essere stato vittima di molti infortuni , Sonego aveva giá fatto un tour di tornei in California sul cemento da tutti amato , ottenendo risultati scarsi .
Ergo , il problema di fondo non è la terra rossa . Piuttosto c’è da considerare come Lorenzo stia maturando e in queste ultime settimane sia riuscito ad ottenere quanto non aveva capitalizzato in passato , nonostante fosse in possesso dei mezzi tecnici necessari . Una crescita che potrá diventare importante se riuscirá a dare a questi risultati.
E comunque non c’è nemmeno un punto interrogativo nell’articolo, così imparate!
Ahhahahaha tu ce l’hai con Orecchio. L’articolo però dice cose assolutamente sacrosante ed è il pensiero di tutti o quasi gli appassionati di tennis italiano. Sono sicuramente valutazioni professionali dei ragazzi e dei loro staff ma il fatto che siano professionali non le rendono corrette per forza. Passare da challenger indoor sul veloce a SMDP su terra è come fare due sport diversi. Il livello degli avversari è totalmente differente così come la velocità di palla, la regolarità dei rimbalzi ecc..ecc..
Giocare su terra ha un senso anche per chi non esprime su questa superficie il proprio gioco migliore, però magari sarebbe meglio farlo quando è il periodo dei tornei su terra e non tra 4 tornei indoor. Non sarebbe stato meglio fare due settimane di allenamenti in vista di Brescia e Andria se proprio non ce la si faceva ad affrontare il torneo di Brest? Il fatto che si fosse iscritto a SMDP non vuol dire nulla, ovviamente vi avrebbe dovuto giocare se avesse perso nei primi turni negli ultimi tornei, perchè ci si cancella senza problemi da tornei challenger figurarsi negli ITF. Io credo che se sono 40 anni che non abbiamo un giocatore molto forte o comunque un gruppo di giocatori mediamente forti, nonostante i molti talenti a livello giovanile, la colpa sia molto degli staff che ci capiscono poco in tema di programmazione, preparazione atletica e preparazione mentale. Non gliene faccio una colpa, non sono in grado e basta. Se il motivo fosse racimolare punti per esser presente a tutti i costi alle qualificazioni degli AO allora saremmo al delirio perchè francamente un giocatore come Sonego oggi cosa può fare in quel torneo? Terzo turno di qualificazione? Primo turno MD? Il gioco non vale la candela.
Si vede che tu non leggi i miei commenti sul tennis giocato
Beh, comunque non sarei così radicale da abbandonare la terra battuta definitivamente…….
E’ però evidente che sia lui che Berrettini – dotati di un ottimo servizio – riescono a metterlo a frutto meglio sul veloce che non sulla terra.
Spero vivamente che nella programmazione del prossimo anno ne tengano conto!!!
Federer quasi 37-enne evita la terra e cerca solo cemento per le sue preziose articolazioni! 😆 Come al solito dipende dal punto di vista. In un ottica barazzuttiana è chiaro che la terra è fondamentale sempre ma ora è a S. Marino lasciate che terraioli i sanmarinesi!
Peccato per la finale persa sul filo del rasoio, comunque forse è stata una cosa positiva. Questa sconfitta gli ha fatto capire che può sicuramente farcela ma che deve sempre restare concentrato a certi livelli ( e non si può permettere tutti quei doppi falli), vedendo che era li li penso sia sicuramente spinto a lavorare molto per migliorare ogni singolo difetto, forse se vinceva si adagiava un po’ sugli allori. Comunque gran servizio,dovrebbe migliorare il dritto che mi pare non faccia acquistare alla pallina una elevata velocità e questo sul veloce può penalizzarti.
Si parte dal presupposto che ogni challenger nostrano si disputi su terra e invece questa è forse l’abitudine da cambiare. Per molti mesi anche a ridosso dello US Open (in cui magari 12 dei nostri devono recarsi per le quali) giocare solo su terra non ha molto senso ed approntare 3 o 4 campi in cemento in un grande circolo non dovrebbe rappresentare un grosso problema! Il problema si risolverebbe radicalmente se si potesse montare fisicamente un bel campo in cemento (anche provvisorio) su un campo terraiolo magari sul centrale senza tanti problemi.
Io non sono esperto di tennis, sono però abbastanza bravo sui numeri. Se si guarda il calendario Atp ci sono tanti challeger in giro per il mondo e alcuni Atp 250 un po’ snobbati. Alcuni giocatori svegli che faticavano ad entrare nei primi cento al mondo hanno tatticamente sfruttato queste occasioni. Una volta che sei li hai piu stimoli e voglia. Ho sentito su questo un intervista a Seppi. Lui e top 100 da piu di 10 anni. Anche lui ha ribadito che quando non entri piu nel atp 250, nei challenger e’ durissima. Un esempio è Lorenzi. Per entrare nei 100 è andato a fare challenger impensabili in giro per il mondo avendo già Circa 30 anni. Dopo non è più uscito. I numeri dicono questo.
Finalmente torna su terra. Tutti sto tornei sul duro fan male alle articolazioni.
@ Tennisaddicted (#1977467)
Ma un commento entusiasta prima o poi lo farai vero?
una via di mezzo invece noooo?
@ Gabriele da Firenze (#1977472)
Eravamo in 3, ma la terra battuta non la obolirei
Per me Sonego ha caratteristiche che lo rendono competitivo anche su terra..forse per Berrettini é più valido il discorso fatto nell’articolo.
Non sono d’accordo con Orecchio tutti i migliori giocatori attuali a livello mondiale si sono formati sulla terra per poi adattarsi alle altre superfici, non so se scegliere una strada diversa possa portare a grandi risultati. Poi sono d’accordo che vincere su superfici diverse possa essere piû facile nel breve periodo.
Guardando la stagione dei nostri 95-97 uno degli aspetti che secondo me andrebbe evidenziato è poi l’impatto sulla loro stagione delle Pre-Quali per Roma.
E’ chiaro che per loro la possibilità di entrare nel tabellone di Roma è un jolly importante per la carriera; dal punto di vista economico e della carriera.
Tuttavia vedere che molti dei giocatori più seguiti dalla federazione (Sonego, Mager e Pellegrino di sicuro, ma un po’ anche Berrettini) hanno di fatto sacrificato la prima parte della stagione per arrivare al top per le pre-quali ha un po’ distorto la loro stagione.
Eravamo in due…mi sono finito i polpastrelli per scrivere queste cose…
La programmazione dei tennisti sta diventando un tormentone su questo sito. Che noia… Ma saranno valutazioni professionali dei ragazzi e dei loro staff oppure no?
Il discorso sula terra rossa va bene in generale, ma non per Sonego. Lo scorso anno è andato in California, a marzo in Cina. Con risultati scarsi. Poi è stato male fisicamente e se sai di avere problemi ppreferisci tornei vicino a casa. Se Sonego fosse stato bene nei mesi scorsi, forse avrebbe fatto risultati simili sulla terra. Ricordo che Pula è sulla terra…
@ Elio (#1977441)
Meglio il veloce che la terra…e cmq se c’è una superficie in cui emerge la tecnica quella è l’erba! Un master 1000 erbivoro, ad halle, aiuterebbe
Una grandissima cavolata la tua 💡 🙄 😮
Vedere solo partite sul veloce 😆 Che noia ❗
tUTTA
Tutta la vita.
quanti insulti ho ricevuto su questo sito per anni e anni dicendo esattamente le stesse cose di dice A.O. nell’articolo.
ABOLIAMO LA TERRA BATTUTA!!!
Tenete d’occhio Liam Caruana !!!
ma che titolo è? piu confermarsi di quello che sta facendo?e lo sta facendo nel migliore dei modi,
@ Andre77 (#1977407)
Oltre a non avere il giusto guadagno in termini di punti non lo hai, in prospettiva, in termini economici.
Come in tutte le professioni fare sempre la stessa cosa comporta dei rischi. L’apprendimento nel tennis non finisce mai, basta vedere che perfino uno come Federer ha potuto beneficiare, in termini tecnici, solo con una variante tattica: stare più vicino alla riga di fondo gli ha sviluppato un nuovo e micidiale rovescio.
Occorre variare campi, superfici, latitudini, avversari, paesi, regioni, condizioni climatiche. Non puoi limitarti alla terra.
La terra non ti consente di forzare il lavoro necessario a sviluppare una battuta di livello. E’ la base della costruzione di un giocatore che deve, ad oggi e per forza di cose, non essere attaccato. Noi siamo abituati da sempre ad una condizione di svantaggio o di non vantaggio.
E’ ed era inaccettabile.
I ragazzi del 95-96-97 che abbiamo, diversamente da prima, hanno invece un buon fondamentale su cui lavorare. C’è molto da fare, ma partono con una buona base.
Sonego e Berrettini servono bene e stanno aggiungendo qualcosa in termini di rotazioni. Donati ha una buona battuta. Quinzi forse è quello che è più indietro, ma ce la può fare a migliorare la battuta.
Come l’indimenticabile Gene Wilder diceva nel celeberrimo film:
SI PUO’ FARE!!!
Per una volta sottoscrivo fino all’ultima virgola dell’articolo di Orecchio! Mai avrei pensato che ciò potesse accadere! 😛
Non mi capita spesso, ma non cambierei nemmeno una virgola.
Bravo, bravissimo Orecchio.
Ha centrato in pieno in problema.
I nostri ragazzi del 95-96-97, diversamente dalle generazioni precedenti, sanno giocare con profitto anche sulle superfici veloci.
Quindi l’accanimento terapeutico cui sono sottoposti a suon di terra battuta li porta, per forza di cose, ad adeguarsi ad un approccio diverso dalle loro attitudini.
Non si può rinunciare alla stagione (o meglio la maratona) italo terraiola? Si può.
Fabbiano ce l’ha fatta ed è 20 cm più basso di Sonego e Berrettini.
Che nell’Articolo…condivido tutto!
Il problema è?? Come si fa a nn giocare i challenger sul rosso italico?
Il fatto che ce ne siano così tanti è un problema, la federazione ti obbliga quasi ad accettare le wc, ti obbliga a partecipare alle prequali, alle nextgen… insomma il sistema va cambiato, fabbiano ha rischiato e ha fatto bene ma in quanti lo farebbero?
Sottoscrivo in toto, per entrare nei primi 100 giocando esclusivamente Challenger, devi vincerne a grappoli (vedi Lorenzi qualche anno fa). Diversamente rimane galleggiante tra i 200 Atp circa, senza contare che nei pochi Atp su terra rischi sempre di beccare un terraiolo ai primi turni, giusto dare più iportanza al gioco sul veloce che da più possibilità di giocare tornei e alzare il livello.